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Cultura

Pantelleria – 25 aprile, Sindaco D’Ancona “ringrazio coloro che credono nei valori di libertà e democrazia”

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In occasione della Festa della Liberazione, il Sindaco di Pantelleria, Fabrizio D’Ancona, nell’annunciata cerimonia tenutasi questa mattina dinanzi la Casa Comunale, si è così espresso per commemorare il 25 aprile 2024:

Carissimi concittadini, autorità tutte,
oggi l’Italia celebra l’anniversario della Liberazione, per me il primo da Sindaco. Questa ricorrenza merita delle riflessioni che mi auguro possano contribuire a ritrovare quello spirito di concordia e di unione di cui noi abbiamo bisogno, partendo da Pantelleria sino ad arrivare alla nostra nazione tutta.
Il 25 Aprile 1945 segna la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche, dei bombardamenti, dei lutti, delle privazioni che avevano afflitto e mortificato per lungo tempo la nostra comunità nazionale. Tuttavia, è doveroso ricordare come la medesima data non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile e la spirale d’odio che in alcuni territori perdurò ancora per diversi mesi ed è altrettanto corretto ricordare come, mentre quel giorno milioni di italiani tornarono a godere della libertà, molti altri nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziarono a subire efferati eccidi con il successivo dramma dell’esodo dalle loro terre.
Da quel 25 Aprile nacque comunque un nuovo percorso per la nostra Italia, che portò alla nascita di una grande nazione repubblicana, liberale, democratica, solidale, forte, i cui valori verranno sanciti con grande lungimiranza all’interno della Carta Costituzionale. Tali valori, pur tra le tante contraddizioni che hanno segnato i primi anni del dopoguerra, sono ai giorni nostri patrimonio imprescindibile della nostra società civile, un patrimonio a cui nessuno di noi sarebbe disposto a rinunciare.
Tanto tempo è trascorso da quella data e lungo e faticoso è stato il cammino di consolidamento della democrazia, ma, a distanza di tanti anni, possiamo certamente affermare che l’Italia democratica e repubblicana può considerarsi una nazione moderna, evoluta, immune da qualsiasi rischio autoritario, avendo trovato forti radici nei sentimenti di libertà, uguaglianza, fraternità all’interno di tutte le componenti territoriali, siano esse politiche, militari, civili, ecc..
In questo nostro primo 25 Aprile da amministratori di quest’isola, abbiamo ritenuto doveroso ricordare tutti coloro che pagarono con la loro vita le scelte scellerate del passato e nel contempo ricordare e ringraziare tutti coloro che perirono combattendo per la nascita della odierna Italia. Una festa di tutti gli italiani, una festa di tutti i cittadini di questa nostra piccola isola che deve guardare al futuro delle nuove generazioni, trasmettendo loro un forte segnale di inclusività, superando le tante lacerazioni del recente passato. Per tale ragione abbiamo ritenuto doveroso festeggiare questa ricorrenza, stabilendo un cerimoniale, alla presenza dei rappresentanti dell’ANPI, delle Forze Armate, delle Autorità Civili, per ricordare l’inizio del percorso democratico del nostro paese, sottolineando che, pur nelle differenze che contraddistinguono ciascuno di noi, siamo tutti cittadini di un’unica nazione, l’Italia e ne dobbiamo essere fieri.
In questo importante anniversario, il 79° per la nostra comunità nazionale, vorrei sottolineare l’importanza dei valori costituzionali, perno fondante della nostra azione amministrativa, della nostra attività al servizio dell’Isola e dei cittadini. A quanti, approfittano di questo importante evento per avere una loro visibilità e per continuare a lanciare messaggi controversi e divisivi, che non aiutano certo la crescita della cittadinanza locale, accusando l’attuale amministrazione di aver effettuato delle censure, rispondo in maniera chiara e forte. I nostri sentimenti, i nostri valori, la nostra vita, la nostra cultura, la nostra storia, ci hanno visto, ci vedono e ci vedranno sempre portavoci e fautori di principi democratici, liberali, repubblicani, valori conquistati con il sangue di molti italiani e che oggi sono patrimonio di tutti. Nessuno di noi è o potrà essere in futuro disponibile a rinunciare alle libertà acquisite. Nella fattispecie, il cerimoniale deciso dall’Amministrazione ha previsto di concludere questa ricorrenza con l’ascolto delle note dell’inno di Mameli, ad oggi l’unico inno che unisce la nazione tutta, VINCITORI E VINTI, senza distinzioni di appartenenza. Abbiamo ritenuto giusto farlo senza censurare alcuno e lo abbiamo fatto.
Per concludere, ringrazio tutti gli intervenuti, ringrazio altresì coloro che credono nei valori di libertà e democrazia e che antepongono l’amore per la propria Patria a ogni contrapposizione ideologica.
Il Sindaco
Fabrizio D’Ancona

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

Cultura

Pantelleria, I racconti del vecchio marinaio pantesco

Orazio Ferrara

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In viaggio con patrun Vito

Il sole scendeva lento sul porto vecchio di Pantelleria, tingendo di rosso scuro le pietre di lava delle parate difensive del castello a guardia sempiterna dello specchio di mare antistante. Era un pomeriggio inoltrato di uno dei primi anni Sessanta e io, curioso come sempre di cose di mare, mi fermai ad osservare un vecchio marinaio seduto, tranquillo e silenzioso, su una bitta della banchina.

Poteva avere sui settant’anni e la salsedine e il maestrale di tutti quegli anni gli avevano modellato il viso come una fitta e intricata ragnatela, che non metteva affatto repulsione, anzi lo rendeva del tutto simpatico, facendomi subito riandare con la mente ai vecchi marinai di Salgari, i cui romanzi di mare in quel tempo erano una delle mie letture preferite. Il vecchio marinaio era intento a battere con forti colpi, ripetutamente. la sua pipa sulla suola di una scarpa, ma a me sembrò che non volesse scrollarsi soltanto della cenere, piuttosto dei pensieri molesti, carico gravoso e ineludibile che ti regala la vecchiaia. Alla mia domanda se avesse mai fatto parte di un equipaggio di un veliero pantesco dei tempi andati, alzò lo sguardo tra il meravigliato e l’indispettito e con la pipa a mezz’aria.

Ma cosa poteva mai interessare a quel ragazzotto, che sembrava tornare allora allora da una giornata di mare passata tra gli scogli di punta San Leonardo, di un tempo ormai irrimediabilmente perduto? Poi parlò con voce roca come ghiaia che si muove sotto le onde del mare e disse: “Sugn’ statu prima picciotto ‘ì varca appoi marenaro”.

Dunque prima mozzo e poi marinaio, quindi una vita sul mare fin da giovanissimo Dette queste parole si tacque e caricò lentamente la pipa con del tabacco nero come la pece e l’accese. Sembrava che il colloquio fosse finito lì, quando riprese a parlare con quella sua voce roca, che sapeva di mare antico.

“Fici lu primu viaggiu da Pantiddraria a Napule ca varca ‘i patrun Vitu”. A questo punto, per il lettore che non intende bene il siciliano, continuo il racconto in italiano, salvo, per inciso, qualche espressione dialettale. “Allora ero picciotto ‘ì varca. Era il 1903, o forse il 1904, chi si nni ricorda cchiù e in quegli anni patron Vito era il capitano di veliero più sperto di Pantelleria e dopo ‘u Signuri nostru era il mare ad avere tutta la sua devozione.

In navigazione, pur con tutta la sua indiscussa bravura in cose di mare, non era mai arrogante perché soleva ripetere “Cu mari e cu venti ‘un tti fa valenti” (Con il mare e con i venti non essere arrogante o peggio spavaldo).

“Il veliero di patrun Vito non era grande, ma era solido e forte come una pietra nivura della nostra isola. Si chiamava “Madonna di Trapani” ed era stato varato nei cantieri di Amalfi nell’anno 1890, se non ricordo male. Ha navigato, attrezzato poi con un motore, fino alla vigilia dell’ultima guerra.

Ai miei tempi andava solo a vela. Aveva due alberi e bompresso e dispiegava una velatura, che lo faceva filare dritto sul mare come una freccia. Allora le barche avevano ancora un’anima di tela, bianca come le ali di un angelo. Il giorno della partenza, che per me era l’inizio del primo viaggio per mare come picciotto, la stiva era piena zeppa fino all’orlo. I sacchi più pesanti erano lì, i capperi di Bommarino. Quelli che si mettono sotto sale, carnosi, quelli che danno sapore a tutto quel che mangi. E poi, le cassette, con la stoffa sopra per non farle scaldare, dell’uva passa più bella, quella della contrada di Grazia di Sopra. Seccata al sole nostro africano, dolce come il miele, la nostra Zibibbo, trasformata in oro, doveva arrivare a Napoli al più presto possibile, dove la gente danarosa la voleva per i loro dolci.

Patron Vito fu categorico: da Pantelleria a Napoli senza scali in porti intermedi. Se Dio vuole, in tre giorni. E così fu. Uscimmo dal porto con il vento buono, lasciandoci presto alle spalle ‘a petra ‘i fora. La brezza gonfiava la vela maestra come il petto di un galletto in amore. Sette, a volte otto nodi, in pieno giorno. Un trotto regolare. Potevi quasi sentirla, la barca che mangiava il mare, spinta solo da quelle tele spiegate e dalla bravura di Vito e del nostromo Turi.

Il capitano Vito non dormiva. Stava lì, con il timone in mano, a parlare con il vento e con le onde, a sentire l’odore del mare che cambiava. Dalla costa siciliana fino a che non vedevi altro che blu. Non voleva fermarsi. Non per Messina, non per Salerno. Doveva essere un viaggio diretto. Un viaggio cui dovevano vantarsi, al ritorno, tutti i marinai dell’equipaggio nelle lunghe serate invernali pantesche davanti a un buon bicchiere di vino passito. La vita a bordo era semplice: pane, cipolla e qualche sarda salata.

Il silenzio

Ma la cosa più bella era il silenzio. Solo lo scricchiolio del legno, il vento che fischiava nelle sartie e il suono delle onde che si aprivano, inchinandosi, sotto la prua. Per tre giorni e tre notti vedemmo solo l’orizzonte. Poi, all’alba del quarto giorno, quando il sole cominciava a spuntare, eccola. La sagoma grande, colorata, di Napoli, all’ombra del suo gigante nero, il Vesuvio.

Solo in quel momento patrun Vitu tirò un sospiro che sembrava quello del mare intero. Attraccammo, e il carico era perfetto. I capperi profumavano, l’uva passa era intatta. Era così, allora. L’abilità e il coraggio di un uomo di mare pantesco e i frutti della sua terra.

Oggi, ci sono i motori, e quella meravigliosa sensazione di andare per mare spinti solo dal vento di ‘u Signuri nostru … quella non la senti più”. E si tacque, batté più volte la pipa sulla suola della scarpa per scrollare la cenere e si perse, silenzioso, nei suoi pensieri antichi incrostati di salsedine.

 

Orazio Ferrara

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Personaggi

E’ morta Ornella Vanoni, un’artista di grande di stile, simpatia e sagacia

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“Io voglio vivere finchè do alla vita qualcosa”
Il mondo della musica perde una vera icona… “senza fine”

La voce tra le più imitate e seducenti della musica italiana si è spenta per sempre.
Ornella Vanoni è morta a 91 anni, nella sua casa di Milano, colpita da un arresto cardiocircolatorio.  I soccorritori sono arrivati quando ormai era troppo tardi. 

Classe ’34, con lei si chiude un sipario dello spettacolo senza tempo e senza repliche. L’artista, che aveva esordito nello spettacolo a teatro con Strehiler,  non era solo una cantante, era un simbolo capace di attraversare epoche senza mai diventare fuori moda. 
All’attivo si contano quasi settant’anni di carriera e  oltre 55 milioni di dischi venduti, che hanno  scolpito la sua voce nella memoria mondiale. 

La personalità forte, caratterizzata spesso da sferzate pungenti, era dotata di grande intelligenza e capacità da riuscire a cantare sul palco duettando con giovani big della canzone italiana.

Negli ultimi anni era diventata la presenza fissa più attesa da Fabio Fazio, forse più della Littizzetto, che superava in simpatia e spontaneità. 
Lo scorso giugno venne insignita della laurea honoris causa. Durante la cerimoni seppe manifestare la sua regale umiltà.

Parlando della morte, la cantante milanese così si è espressa “Io non voglio morire troppo grande. Io voglio vivere finchè alla vita do qualcosa e la vita mi dà. Il giorno in cui non dò più o non mi dà, io non voglio vivere.”

Ieri sera se ne è così come ha vissuto, con stile, senza clamore. 
Di lei rimarranno le sue canzoni intramontabili, impresse addosso al suo pubblico come cicatrici dolci.

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Cultura

Gran Galà delle Lady Chef – Prima Edizione Siciliana

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Gran Galà delle Lady Chef – Prima Edizione Siciliana

Il 24 e 25 novembre, presso l’Hotel Casena dei Colli di Palermo, si svolgerà la prima edizione del Gran Galà delle Lady Chef, promosso dall’Unione Regionale Cuochi Siciliani

Un evento che intende valorizzare il ruolo delle donne chef, protagoniste della cucina professionale siciliana, e celebrare la loro competenza, dedizione e passione.

Il comparto Lady Chef, nato ventinove anni fa, ha come obiettivo quello di mettere in risalto la figura femminile nelle cucine e di contribuire al superamento del divario di genere. Il Gran Galà sarà dunque un’occasione di incontro e di festa, ma anche di riflessione e confronto, nel segno dello spirito associazionistico che anima l’Unione Regionale Cuochi Siciliani.
All’interno della manifestazione si terrà la selezione regionale del Concorso Cirio, che decreterà la Lady Chef siciliana chiamata a rappresentare la regione nella fase nazionale dei Campionati della Cucina Italiana a Rimini

“Una vera e propria festa – ha dichiarato la Coordinatrice Regionale, Chef Rosi Napoli – che vuole essere anche un momento di condivisione, riflessione e confronto”. Le Lady Chef provenienti da tutte le province siciliane si ritroveranno a Palermo per vivere insieme due giornate intense, all’insegna della collaborazione e della professionalità.

“Celebreremo la bellezza – ha concluso Chef Napoli – quella che rimane anche sui volti stanchi dopo ore di lavoro. Celebreremo i sacrifici, la competenza e la forza delle nostre meravigliose Lady Chef.”

A moderare l’evento sarà la food blogger e Lady Chef, Barbara Conti, Segretario Provinciale APCI di Ragusa, che accompagnerà il pubblico in questo viaggio di memoria, territorio e passione culinaria.

Per consultare il programma completo  epotere prendere parte alla Cena di Gala, aperta a tutti, andate sulla pagina facebook Lady Chef Regione Sicilia

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