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Economia

Palermo, “Il futuro della pesca siciliana tra sostenibilità e blue economy”

Redazione

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“IL FUTURO DELLA PESCA SICILIANA TRA SOSTENIBILITÁ E BLUE ECONOMY”

UN COMPARTO CHE VALE 221 MLN DI EURO.  IL DIRIGENTE GENERALE DELLA REGIONE, PULIZZI: “AL VIA LA COSTITUZIONE DI UNA RETE DELLE MARINERIE SICILIANE”. COPPOLINO (UNICOOP SICILIA): “SIAMO A FIANCO DEI PESCATORI E DELLA MARINERIA SICILIANA CHE VA PIENAMENTE SOSTENUTA”

 

“La Sicilia deve diventare capofila di un comparto che ambisce a coniugare sostenibilità ambientale del mare e blue economy. Questa innovazione non può, dunque, prescindere da due condizioni: valorizzazione dell’ambiente marino e introduzione di strumenti tecnologici che possano semplificare e aiutare il comparto della marineria, diffondendo buone pratiche comportamentali, nel rispetto dell’ecosistema del mare e dello sviluppo sostenibile”.

La proposta condivisa è emersa nel corso del convegno, “Il futuro della pesca siciliana tra sostenibilità e blue economy”, organizzato da Unicoop Sicilia, nell’ambito del programma nazionale triennale della pesca e acquacoltura 2022/2024, svoltosi questa mattina al “Domina Zagarella Sicily” di Santa Flavia (Palermo). A dare il senso all’iniziativa sono i dati illustrati nel corso del dibattito. E se poi parliamo di aziende e fatturati i numeri si fanno ancora più interessanti. I lavori sono stati moderati da Anna Maria Di Vanni (direttore regionale di Unicoop Sicilia). Presenti all’incontro diversi operatori del settore e i rappresentanti delle istituzioni locali.

Le imprese siciliana della pesca sono circa 2.500, tra realtà individuali o a conduzione familiare, quelle della trasformazione poco più di 100. Per quanto riguarda il pescato, la fetta maggiore viene dal cosiddetto metodo dello “strascico”, con 15 mila tonnellate di resa e ricavi per 134 milioni di euro. Seguono la piccola pesca (cinquemila tonnellate, 37 milioni di euro), le reti di circuizione (seimila tonnellate, 22 milioni) i palangari (3.400 tonnellate, 19 milioni) e altri sistemi (tremila tonnellate, 9 milioni). In termini di fatturato, tuttavia, è la provincia di Palermo a fare la parte del leone, con quasi il 50 per cento dell’intero settore siciliano. Un volano con enormi potenzialità di sviluppo economico e sociale del territorio.

Oltre il 70 per cento del pesce venduto in Sicilia proviene da altre parti d’Italia e del mondo. E ciò malgrado l’Isola, sulla base degli ultimi dati disponibili, sia la prima regione italiana per pescato, con quasi 33 mila tonnellate all’anno, quasi il 19 per cento del dato nazionale, con un giro d’affari di ben 221 milioni di euro, il 25 per cento del totale.

Il comparto ittico siciliano, che conta 80mila operatori, vale oltre un miliardo di euro, ma la fetta maggiore è assorbita dalle imprese della trasformazione e della commercializzazione, che lavorano soprattutto il prodotto “estero”. Il pesce locale arriva al massimo al 20/30 per cento, perché la domanda è di gran lunga superiore all’offerta. É evidente che il mercato risulta fortemente sbilanciato e che i pescatori locali subiscono la forte concorrenza estera. La blue economy, in questo contesto, diventa la leva che punta sulla sostenibilità delle risorse marine, costiere e ittiche con un obiettivo: azzerare le emissioni dannose per il nostro pianeta impiegando materie già presenti nell’ambiente per ricavarne un guadagno sia in termini ambientali che economici.

Il presidente di Unicoop Sicilia, Felice Coppolino, nel suo intervento ha ribadito l’importanza della filiera ittica siciliana, “che deve essere sostenuta attraverso interventi strutturali a tutela di un patrimonio non soltanto culturale, ma di sviluppo economico e dei tanti uomini di mare grazie ai quali il pesce arriva sulle nostre tavole. Noi dobbiamo difendere le prerogative della nostra marineria e ci impegniamo, sin da adesso, ad essere a fianco dei pescatori. Inoltre, metteremo in campo tutte le competenze necessarie per affrontare le sfide della blue economy, che rimane valore imprescindibile nell’equilibrio e nella conservazione della fauna marina, rispetto ai rischi legati dai cambiamenti climatici”. Il sindaco di Santa Flavia, Giuseppe D’Agostino, ha portato i saluti della cittadinanza evidenziando “come sia inderogabile la realizzazione di un partenariato tra pubblico e privato per sostenere le aziende ittiche”.

Il dirigente generale del Dipartimento della pesca mediterranea della Regione siciliana, Alberto Pulizzi ha lanciato la proposta di costituzione di un tavolo per la realizzazione della Rete delle marinerie siciliane, “quale luogo fisico dove poter affrontare e condividere, con l’ausilio dei sindaci locali, dei rappresentanti di categoria e dei pescatori tutte le tematiche connesse al settore. Un modo virtuoso per pianificare i bandi e le risorse finanziarie da destinare”.

Il coordinatore pesca di Unicoop Sicilia, Antonio Napoli, ha spiegato come sia importante il contributo della UE in rapporto ai fondi da destinare al settore. “Si tratta di 1 miliardo di euro da destinare complessivamente al settore e l’Unicoop può contribuire a far sentire la propria voce rispetto alle istanze dei pescatori”. È seguito l’intervento del presidente del Dipartimento Pesca di Unicoop, Gian Matteo Panunzi, che ha posto al centro della discussione il piano di transizione energetica “che deve anche contemplare nuovi propulsori per le barche, nuovi attrezzi da pesca e l’attuazione di un nuova governance del Mediterraneo che veda come attori la PA, i produttori e i rappresentanti delle imprese”.

Infine, il direttore FLAG Golfo Termini Imerese, Giuseppe Sanfilippo ha illustrato il progetto del Galp (gruppi di sviluppo della fascia costiera) che coinvolge 11 comuni (Ustica, Bagheria, Santa Flavia, Casteldaccia, Altavilla Milicia, Trabia, Termini Imerese, Campofelice di Roccella, Lascari, Cefalù e Pollina). “Obiettivo di questo strumento, che prevede un sostegno finanziario fino a 3mln di euro, è la realizzazione di un centro servizi per la pesca, due living lab di cui, uno per lo sviluppo della gastronomia del mare e l’altro per la creazione dell’STL (sistema turistico locale) de “La Costa d’Oro”. Un’iniziativa che ha tra i punti cardine il rafforzamento della competitività e della redditività delle imprese di pesca.

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Ambiente

Conto Termico 3.0, da Natale 2025 il nuovo bonus per l’efficienza energetica degli edifici

Matteo Ferrandes

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Con il debutto del Conto Termico 3.0, atteso per le festività di Natale 2025, il sistema degli incentivi per l’efficienza energetica degli edifici cambia volto. Il nuovo meccanismo, gestito dal Gestore dei Servizi Energetici, promette rimborsi e procedure più snelle rispetto ai bonus fiscali tradizionali, per spingere famiglie, imprese e Pubbliche Amministrazioni a investire in riqualificazione e fonti rinnovabili.

Un nuovo “bonus di Natale” per l’efficienza energetica

Un vero e proprio “bonus di Natale” per la transizione energetica: così è stato definito il Conto Termico 3.0, che entrerà in vigore il 25 dicembre 2025, a novanta giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento rappresenta un’evoluzione del precedente Conto Termico e punta a rendere più stabile il sostegno agli interventi di efficienza energetica rispetto ai bonus legati alle detrazioni in dichiarazione dei redditi.

La dotazione finanziaria complessiva arriva a 900 milioni di euro l’anno, ripartiti tra soggetti privati e Pubbliche Amministrazioni, con un limite di 500 milioni per i primi e 400 milioni per le seconde, comprensivi delle diagnosi energetiche. La misura del beneficio potrà variare, in base alle tipologie di intervento e ai tetti di spesa, tra il 40% e il 65% dei costi ammessi, con la possibilità di coperture fino al 100% per alcune categorie assimilate alle PA, come gli enti del Terzo settore privi di attività economica, in un contesto segnato dall’aumento del costo dell’energia elettrica.

A differenza di molti incentivi fiscali, il contributo sarà erogato direttamente dal GSE, senza passare da complesse compensazioni d’imposta. Per importi fino a 15 mila euro il rimborso potrà favorire concretamente chi vuole risparmiare in bolletta, arrivando in un’unica soluzione, mentre per spese più elevate la somma sarà distribuita in un massimo di cinque rate annuali. Un cambiamento che punta a offrire maggiore certezza sui tempi e a superare le criticità emerse con i precedenti bonus legati alla capienza fiscale dei contribuenti.

Chi può accedere e quali interventi sono coperti

Il perimetro dei soggetti ammessi al Conto Termico 3.0 è molto ampio. Possono accedere al contributo le Pubbliche Amministrazioni centrali e locali, i soggetti privati per interventi su immobili residenziali e non residenziali, le imprese, gli enti del Terzo settore e le realtà coinvolte in configurazioni di autoconsumo collettivo. Per gli ETS senza attività economica il legislatore ha previsto un trattamento assimilato a quello delle PA, con maggiori margini di copertura e la possibilità di prenotare gli incentivi in funzione dei progetti programmati.

Sul fronte degli interventi, il nuovo schema conferma e amplia il campo di applicazione. Sono finanziabili i lavori volti all’incremento dell’efficienza energetica degli edifici e quelli per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili, in particolare sugli immobili non residenziali. Rientrano, ad esempio, l’isolamento tramite cappotti termici, la sostituzione di serramenti e infissi obsoleti, l’installazione di sistemi di illuminazione ad alta efficienza e le diagnosi energetiche necessarie a impostare piani di riqualificazione coerenti con i costi energetici attuali.

Per i privati restano centrali gli interventi sugli impianti di climatizzazione. Il Conto Termico 3.0 agevola la sostituzione di caldaie e vecchi generatori con pompe di calore e sistemi ibridi, così come l’installazione di collettori solari termici e scaldacqua a pompa di calore. Per imprese e PA la platea degli interventi si estende anche agli impianti fotovoltaici con sistemi di accumulo e alle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, in sinergia con le offerte dei principali fornitori di energia elettrica.

Procedure GSE, controlli e tempi di avvio

La gestione operativa del Conto Termico 3.0 resta affidata al Gestore dei Servizi Energetici, che dovrà aggiornare le regole applicative e il portale informatico in coerenza con il nuovo decreto. L’accesso avverrà tramite richiesta presentata dal beneficiario oppure tramite tecnici, progettisti o rivenditori abilitati. A valle dell’istruttoria, il GSE riconoscerà il contributo entro i limiti di spesa previsti, avvalendosi anche di procedure semplificate per gli impianti di minori dimensioni e per alcune tipologie di intervento standardizzate.

Un tassello centrale del nuovo meccanismo è il catalogo dei prodotti prequalificati, che include apparecchiature e sistemi già verificati rispetto ai requisiti tecnici imposti dalla normativa. Per chi sceglie soluzioni inserite in questo elenco l’iter viene velocizzato, con controlli documentali ridotti e un esame più rapido delle pratiche. È previsto inoltre un sistema di monitoraggio dei costi, con la possibilità per il GSE di adeguare periodicamente i massimali di spesa all’andamento dei prezzi rilevati dall’Istat, così da mantenere effettiva la capacità incentivante del provvedimento.

Nonostante la cornice normativa sia stata definita, restano da chiarire entro sessanta giorni dall’entrata in vigore vari aspetti operativi, dalle modalità di invio delle istanze ai criteri di accesso. Questa fase di assestamento potrebbe comportare qualche ritardo iniziale, ma l’esecutivo punta a trasformare il Conto Termico 3.0 in uno strumento stabile di politica energetica, in grado di sostenere nel medio periodo la riduzione delle emissioni e il rafforzamento delle fonti rinnovabili nel patrimonio immobiliare italiano.

Fonte: https://www.papernest.it/news/conto-termico-natale/

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Economia

Pantelleria, conclusione positiva procedimento regionale relativo alla “Relazione sullo stato di attuazione del programma”

Redazione

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L’Amministrazione comunale di Pantelleria informa che, con nota ufficiale del 3 dicembre 2025, il Dipartimento delle Autonomie Locali della Regione Siciliana ha comunicato la chiusura definitiva e con esito favorevole del procedimento relativo alla “Relazione sullo stato di attuazione del programma”, previsto dall’art. 119 della L.R. 31 gennaio 2024, n. 3 e dall’art. 17 della L.R. 26 agosto 1992, n. 7.
In una precedente comunicazione, risalente al 27 ottobre, era stata segnalata una possibile decurtazione a carico del Comune per presunte incompletezze documentali.
Successivamente, l’Ente ha trasmesso tutte le integrazioni e i chiarimenti necessari, attestando il corretto assolvimento degli obblighi normativi nei tempi stabiliti.
A seguito della rivalutazione istruttoria, la Regione ha revocato ogni rilievo e ha confermato la piena regolarità della posizione del Comune, dichiarando concluso il procedimento senza alcuna penalizzazione.
Il Comune di Pantelleria continuerà a operare nel rispetto delle disposizioni regionali e garantendo la massima trasparenza nella gestione amministrativa e nei rapporti istituzionali.

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Economia

A Pantelleria mercato ortofrutticolo e dissalatore solare

Direttore

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Tra i progetti di sviluppo per Pantelleria, abbiamo sentito parlare di quello relativo ad un mercato ortofrutticolo.

Questa produzione sull’isola è assente o di minima soddisfazione per il fabbisogno e le richieste dei consumatori. Tutto viene da fuori, anche l’uva, per quanto riferito da fonti attendibili.

Il motivo non è da cercare troppo lontano, ma lo si vive e vede tutti i giorni: assenza di acqua.
Troviamo  delle coltivazioni di pesche, pere, mele, lattughe, i finocchi, qualche broccolo d’inverno,  però sono insufficienti e poco valorizzate.

Dalla problematica dell’acqua per l’agricoltura, all’idea di un dissalatore solare

Sarà un dissalatore a vasche, cinque vasche di grandi dimensioni che saranno realizzate all’Arenella, il che porterà a riqualificare e migliorare anche quella zona. 

Come funzionerà?
Una delle vasche sarà dedicata all’agricoltura. Verrà fornita ai contadini acqua per scopi agricoli, quindi trattata specificatamente con elementi addizionati  che servono a migliorare l’agricoltura. 

Il contadino caricherà l’acqua, con un un finanziamento per mini-impianti di irrigazione e si parla di mini-impianti per via della ridotte dimensioni dei terreni, frastagliati per l’isola.

Il senso del mercato ortofrutticolo pensato per l’isola è legato alla produzione ortofrutticola che in questo momento manca e si realizzerebbe con: un finanziamento per  il recupero dei terreni abbandonati, la sistemazione dei muretti a secco e la realizzazione del ridetto sistema idrico, il tutto con il riconoscimento DE.CO, prodotto pantesco.

Se quanto riportato si dovesse realizzare, rappresenterebbe una svolta per l’economia  pantesca sicuramente per il settore agricolo, ma anche, con sguardo lungimirante, potrebbe rappresentare una nuova attrattiva turistica.

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