Sociale
Palermo, commemorazione di Pietro Cerulli, agente penitenziario ucciso dalla mafia il 13 luglio 1980

Giovanissima studentessa calabrese: “Pietro Cerulli perse la vita per il solo motivo di svolgere il proprio lavoro con senso di dovere e senza farsi corrompere. Un esempio per noi studenti”
La nota del Prof. Romano Pesavento del 13 luglio 2024
Commemoriamo oggi la figura di Pietro Cerulli, giovane agente del Corpo degli Agenti di Custodia che lavorava presso la Casa Circondariale di Palermo. Era nato nel 1950 a Miano in provincia di Napoli ed era sposato con Raffaella Volpicelli all’epoca 27 anni dalla quale aveva avuto un bambino. L’omicidio si consumò a mezzanotte del 1980, mentre Pietro si trovava sotto casa, un alloggio popolare nel rione «Villa Tasca», nella zona sud-occidentale della città di Palermo, di rientro dal turno di lavoro. Nessuno seppe dare una spiegazione del perché la mafia decise di ucciderlo. Certo i modi con cui i killer misero in atto l’assassinio hanno fatto pensare agli ispettori che si trattò di un agguato di stampo mafioso. La complessità di una professione che spesso doveva condividere spazi e momenti con personaggi più o meno importanti e pericolosi della criminalità sicuramente avrà avuto il suo peso. Essere seri e far rispettare le regole non doveva essere semplice visto che la corruzione e i favoritismi erano diffusi e chi si opponeva ne subiva le conseguenze.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, ricorda Pietro Cerulli proprio per quello che rappresenta attraverso le parole della giovanissima studentessa Sofia Astorino, della classe I sez. D, del Liceo scientifico Filolao di Crotone: “Pietro Cerulli, agente di custodia in servizio al carcere palermitano dell’Ucciardone, morì il 13 luglio del 1980 a Palermo, in seguito ad un agguato sotto casa con quattro colpi di lupara provenienti probabilmente da due diverse pistole. Stava tornando a casa verso mezzanotte, e non fece nemmeno in tempo ad aprire il portone quando il finestrino di una Fiat 131 si abbassò e le persone all’interno lo colpirono senza nessun rimorso. Egli si trovava spesso a dover essere di turno nell’ottava sezione del carcere e fin da subito, fu chiaro che la sua esecuzione era una punizione per qualche sgarro nei confronti di qualche detenuto. Si presume, infatti, che a volere la sua morte sia stato il luogotenente del capomafia Liggio Luciano, nonché Leoluca Bagarella, detenuto presso la casa circondariale dove lavorava Cerulli.
Pietro perse la vita per il solo motivo di svolgere il proprio lavoro con senso di dovere e senza farsi corrompere. Un esempio per noi studenti. L’agente venne riconosciuto come “vittima del dovere” e a lui è stato intitolato il piazzale di fronte l’istituto penitenziario Pagliarelli di Palermo.” Certamente, ha rispettato nella maniera più alta il giuramento pronunciato quando prese servizio: “Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio Stato, per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni.” Pietro Cerulli è stato riconosciuto “vittima del dovere” ai sensi della Legge 466/1980.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
Sociale
Cibo cotto e non somministrato, enti del trapanese in sinergia per distribuzione a persone indigenti

Il recupero degli alimenti prodotti nel punto cottura del presidio ospedaliero di Salemi, e non somministrati, e l’erogazione come pasti gratuiti a cittadini che si trovano in situazione di fragilità socio-economica.
E’ questo il frutto di un accordo di collaborazione tra l’ASP di Trapani, il Comune di Salemi e la Fondazione San Vito Onlus, per la realizzazione di questo progetto di recupero degli alimenti prodotti e la loro distribuzione a fini di solidarietà sociale, siglato oggi dal direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria, Danilo Palazzolo, dal sindaco della cittadina belicina, Vito Scalisi, e dal presidente della fondazione, Vito Puccio.
Il progetto pilota, autorizzato con delibera del Commissario straordinario dell’ASP Sabrina Pulvirenti, di durata annuale, prevede il recupero dei pasti in esubero, prodotti presso il punto cottura dell’ospedale di Salemi, da destinare a soggetti bisognosi di assistenza economica, individuati dai Servizi sociali del comune.
Nel punto cottura, gestito da una ditta esterna, vengono preparati tutti i pasti destinati ai pazienti, oltre del presidio di Salemi, anche per gli ospedali di Alcamo, Marsala, Castelvetrano e Mazara del Vallo.
Con la supervisione della U.O.C. Igiene degli alimenti e della nutrizione, diretta da Sebastiano Corso, gli alimenti non consumati verranno ritirati da volontari della Fondazione, formati dall’ASP, Fondazione che provvederà alla distribuzione degli alimenti in favore dei cittadini beneficiari, sia presso la sede che direttamente a domicilio.
“Si tratta – commenta il Commissario straordinario – di una lodevole iniziativa di recupero e redistribuzione degli alimenti, che evita gli sprechi di cibo da un lato, e dall’altro sostiene famiglie che si trovano in situazioni di indigenza”.
La somministrazione partirà già dal mese di ottobre, e inizialmente sono stati già individuati una decina di nuclei familiari.
In copertina immagine da facebook
Cultura
Divieto dei cellulari a scuola, le reazioni degli studenti di Pantelleria

Sul non uso dei telefoni in classe: interviste a Filippo Maccotta e Emanuele Pinna
Tra le diverse novità che interessano il mondo scolastico, dal 15 settembre 2025 per la Regione Siciliana, tra i banchi delle scuole di ogni ordine e grado è vietato l’utilizzo cellulare.
Figli e famiglie sono divisi: c’è chi la ritiene una strategia formativa e chi, invece, non è d’accordo.
Abbiamo così voluto conoscere la reazione degli studenti di Pantelleria, su questa novità che tanto clamore ha riscontrato.
Sono stati scelti a campione due giovani di diversi contesti scolastici. Si tratta di studenti modello, molto impegnati e maturi per l’età e l’epoca storica che stanno vivendo.
Filippo Maccotta
Il primo, Filippo Maccotta, 15enne al II anno di liceo scientifico, ci ha innanzitutto spiegato che attualmente nel suo istituto i cellulari verranno conservati negli zaini, per tutto l’arco della giornata scolastica e non potranno essere usati nemmeno durante la ricreazione. Nel caso non dovesse funzionare, i docenti o chi per loro provvederanno a requisire gli smartphone.
“Anche prima durante le lezioni il telefono non si poteva utilizzare e sono d’accordo, ma il divieto di utilizzarli durante la ricreazione mi sembra esagerato. L’anno scorso, nonostante si potesse usare durante la ricreazione, stavamo in gruppo e non solamente al telefono. Reputo che sia un po’ inutile proibirlo durante la ricreazione e credo peggiori la situazione perché ci si sente più incatenati. “
Emanuele Pinna
La seconda testimonianza ci arriva da Emanuele Pinna, in classe terza media
Emanuele, cosa ne pensi di questa nuova normativa? “Sono d’accordo con questa nuova normativa perché permette a tutti noi studenti, soprattutto a quelli meno responsabili, di non usare il telefono a scuola. Siamo tutti più coscienti, sapremo quando è corretto utilizzarli e quando no. Sono favorevole al divieto.”
Giada Zona
Economia
Oltre 1,5 milioni ai centri antiviolenza. Albano: «Promuoviamo la cultura del rispetto»

Oltre un milione e mezzo di euro per la gestione dei centri antiviolenza iscritti all’albo regionale o che hanno ottenuto l’autorizzazione al funzionamento. L’assessorato della Famiglia e delle politiche sociali ha emanato un decreto, rivolto ai Comuni, per erogare i contributi destinati a coprire i costi sostenuti, o ancora da sostenere, delle strutture nel periodo tra novembre 2024 e ottobre di quest’anno. Le risorse provengono dalla quota assegnata alla Sicilia dal governo nazionale del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità. Per accelerare il trasferimento delle somme, l’assessorato ha deciso di avvalersi delle amministrazioni comunali.
«Investire sulle strutture e sui servizi di supporto è un passo essenziale per promuovere una cultura del rispetto e della tutela dei diritti di tutte le donne – dice l’assessore Nuccia Albano – contribuendo a costruire una comunità più sicura, inclusiva e solidale. Considerato che i costi dei centri antiviolenza possono differenziarsi a seconda dell’area geografica e della loro attività, abbiamo ritenuto opportuno acquisire il fabbisogno delle spese relative a un preciso periodo, fermo restando il limite massimo di contributo di 50 mila euro per ciascuna struttura. Il governo Schifani continuerà a lavorare con impegno affinché ogni donna possa trovare un riferimento stabile e una rete di protezione efficace, perché nessuno debba più subire in silenzio violenza o discriminazione».
Ciascuna amministrazione comunale dovrà presentare un prospetto delle spese redatto dal centro antiviolenza presente sul proprio territorio, così da consentire al dipartimento della Famiglia e delle politiche sociali di procedere al riparto delle somme. I Comuni dovranno trasmettere la documentazione tramite Pec, entro il prossimo 15 ottobre, all’indirizzo: dipartimento.famiglia@certmail.regione.sicilia.it.
Il decreto è disponibile sul sito istituzionale della Regione Siciliana a questo indirizzo
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