Salute
Nasce VETeris: per la prima volta in Italia Medici Veterinari e Medici Geriatri insieme per la salute di anziani e animali

La medicina veterinaria e la medicina umana si incontrano per ottimizzare le linee guida esistenti nel settore degli interventi assistiti con animali, per migliorare la qualità di vita degli anziani
Il progetto, che vede il contributo non condizionato di MSD Animal Health, è una testimonianza tangibile dell’efficacia dell’approccio One Health, basato su una visione circolare della salute globale
L’invecchiamento della popolazione è una sfida per la salute del mondo: nel 2030 più del 24% della popolazione europea sarà over 65 e, attualmente, in Italia, sono presenti più di 13 milioni di persone che superano i 65 anni di età
Per le persone con patologie croniche come ipertensione, diabete e depressione, possedere un animale domestico, insieme ad una corretta alimentazione, può portare un risparmio annuale di circa 4 miliardi di euro per il Sistema Sanitario Nazionale
Dall’unione delle forze e delle conoscenze di Medici Geriatri e gerontologi e Medici Veterinari esperti in IAA nasce VETeris, la prima Associazione italiana nata per ottimizzare le linee-guida sugli interventi assistiti con animali (IAA)[1] per migliorare la qualità di vita degli anziani. Il progetto, nato anche grazie alla collaborazione di SISCA (Società Italiana Scienze del Comportamento Animale) e con il contributo non condizionato di MSD Animal Health – l’azienda leader mondiale nella salute animale – comprende un percorso di interventi assistiti con animali che abbia al proprio centro le persone anziane. Il piano, che rappresenta una prima esperienza assoluta in campo nazionale, è stato presentato nel corso del congresso “Florence Geriatric Health Alliance 2022”, che si è svolto dal 3 al 5 novembre presso i locali della Camera di Commercio di Firenze, in occasione del One Health Day.
In un mondo in cui la salute della comunità, quella degli animali e l’equilibrio del clima e degli ecosistemi sono sempre più a rischio è prioritario perseguire uno scopo comune verso una Salute Unica (One Health) che abbracci le esigenze di esseri umani, animali e del pianeta nel suo complesso per ottimizzare, in modo sostenibile, la loro salute. Oggi il 60% di tutte le malattie trasmissibili all’uomo e circa il 75% di quelle emergenti hanno origine animale: un dato che conferma la necessità di parlare di salute circolare, per trovare soluzioni innovative e interdisciplinari in grado di rispondere alle sfide globali senza concorrere ulteriormente all’impoverimento delle risorse e della biodiversità.
UN APPROCCIO NON FARMACOLOGICO PER IL BENESSERE DEGLI ANZIANI
Investire in progetti dedicati al miglioramento della salute e del benessere delle persone anziane è cruciale per il futuro dell’intera collettività, se si considera che – stando alle previsioni demografiche – nel 2030 più del 24% della popolazione europea sarà over 65 e che, in Italia, sono presenti più di 13 milioni di persone che superano i 65 anni di età.
Secondo gli esperti, il contatto con gli animali può contribuire a migliorare in modo significativo la qualità di vita delle persone anziane, apportando benefici terapeutici, oltre chiaramente ad una corretta alimentazione e a uno stile di vita sano. La pet therapy, oggi sostituita dal complesso indicato con l’acronimo IAA: interventi assistiti con gli animali, in Italia è riconosciuta come utilizzabile per la cura di anziani e bambini nel Decreto Ministeriale del 2003 e, nel 2005, questi interventi sono stati riconosciuti anche dal Comitato Nazionale Bioetico. I benefici degli IAA, negli ospedali, con i bambini, nelle case di cura per anziani, sono stati comprovati, e continuano ad esserlo, grazie alle diverse testimonianze e alle esperienze che si documentano ogni giorno.
Le attività di VETeris, Associazione di Medici Veterinari e Medici Geriatri per gli Interventi Assistiti con Animali, si concentrano principalmente sulle persone con Alzheimer: l’approccio non farmacologico è particolarmente efficace per migliorare i sintomi psicologici della malattia, in particolare la depressione.
“VETeris nasce per favorire l’invecchiamento attivo e sano attraverso stili di vita salutari attraverso interventi non farmacologici. – spiega Andrea Ungar, Professore di Geriatria Università di Firenze, Direttore dell’Unità di Geriatria dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi – Ne è un esempio l’interazione uomo-animale: la creazione di un legame, anche temporaneo, ha dimostrato benefici terapeutici significativi. La presenza di un animale – continua Andrea Ungar – può stimolare l’anziano a fare movimento, favorisce le interazioni sociali e risveglia l’elasticità mentale”.
“Sono molto felice e voglio ringraziare il Prof. Andrea Ungar e MSD Animal Health per aver contribuito a dar vita a VETeris. – dichiara Marco Melosi, Medico Veterinario e Presidente dell’Associazione Nazionale del Medici Veterinari Italiani (Anmvi). “Oggi nasce un’associazione importante, ma le sue fondamenta risalgono all’edizione scorsa del “Florence Geriatric Health Alliance”, quando, d’innanzi a una platea numerosa e attenta, abbiamo parlato del rapporto già esistente tra anziani e pet. Sebbene la pandemia abbia aumentato la consapevolezza sui benefici di questo rapporto, bisognava acquisire ancora maggiore sensibilità da parte dei professionisti della salute. Con questa associazione, riusciremo a colmare questa necessità, creando un protocollo grazie al quale impiegare in maniera corretta i pet in particolari patologie degli anziani, sempre con l’ausilio del Medico Veterinario.”
Studi scientifici sugli interventi assistiti con animali hanno dimostrato, inoltre, benefici come la diminuzione dello stress, l’abbassamento della pressione, il miglioramento della circolazione e livelli di colesterolo più bassi. Inoltre, per le persone con patologie croniche come ipertensione, diabete e depressione, possedere un animale domestico, insieme ad una corretta alimentazione, può portare un risparmio annuale di circa 4 miliardi di euro per il Sistema Sanitario Nazionale.
UNA SALUTE CHE CI UNISCE: ONE HEALTH
Il progetto VETeris costituisce una prima applicazione pratica in Italia di One Health, da sempre motore e manifesto di MSD Animal Health, che ancora una volta dimostra il suo costante impegno nel diffondere l’importanza di adottare un approccio circolare per preservare la salute globale, attraverso una collaborazione multidisciplinare di tutti i settori coinvolti, dai produttori ai consumatori, ai pet parent.
“Noi di MSD Animal Health siamo al fianco dei Medici Veterinari e Medici Geriatri nella nascita di questa nuova associazione, che rappresenta una svolta epocale, proprio perché si tratta di uno dei vari esempi tangibili del nostro approccio One Health per difendere la salute di tutti gli abitanti del pianeta, umani e non, e il pianeta stesso – afferma Paolo Sani, Amministratore Delegato Animal Health – Per raggiungere l’obiettivo del One Health uno dei primi passi sarà promuovere le linee guida elaborate da VETeris che tracceranno il futuro della collaborazione tra medicina umana e medicina veterinaria per la salute non solo degli anziani ma anche di quegli animali che, grazie agli interventi assistiti, interagiscono con loro e li aiutano a migliorare le loro condizioni di benessere”.
L’URGENZA DI AUMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA DEL GRANDE PUBBLICO
Ad oggi esiste una reale mancanza di consapevolezza sulla circolarità del benessere tra mondo animale, umano e ambientale. Ecco perché MSD Animal Health è in prima linea per fare sistema, diffondendo una giusta informazione e trasmettendo a un pubblico sempre più esteso conoscenze che spesso restano solo tra gli esperti del settore. Si tratta di un cambiamento che non può essere protagonista solo di dibattiti accademici, soprattutto perché l’80% degli italiani dichiara di non conoscere il termine zoonosi e di non avere consapevolezza del legame tra mondo animale e umano per la salute del pianeta.
La strada è ancora lunga ma a tracciarne il cammino contribuiscono gli stessi Medici Veterinari (sia animali da reddito sia da compagnia), per i quali il concetto del One Health evoca co-responsabilità e destino comune e deve coinvolgere tanto la comunità scientifica quanto il grande pubblico.
APPROFONDIMENTO: UN’ESIGENZA CHE NASCE DA LONTANO
Durante il Florence Geriatric Health Alliance, Luca Mechelli, Medico Veterinario, professore ordinario di Patologia generale dell’Università di Perugia e presidente dell’Istituto zooprofilattico di Umbria e Marche, ricorda i passi nella storia delle scienze e della medicina per arrivare al moderno concetto di One Health, che si fonda sulla multidisciplinarietà e sulla collaborazione interprofessionale.
Nel corso della storia, la svolta epocale arriva con Erasmo da Rotterdam e la nascita di un movimento di contaminazione delle conoscenze e successivamente nel 1984, Calvin W. Schwabe, Medico Veterinario, epidemiologo, parassitologo e immunologo, introduce per la prima volta il concetto di “One Medicine”. Adriano Mantovani nel ‘900 fa una rappresentazione grafica dell’approccio One Health visualizzandolo come un albero i cui rami principali sono rappresentati dalla Medicina Umana e dalla Medicina Veterinaria che, insieme, danno vita alla sanità pubblica.
Nel 2004, presso la Rockfeller University (USA), si svolge un simposio sulla globalizzazione delle malattie dell’uomo, degli animali domestici e selvatici e sul possibile interscambio tra specie, in cui sono stati enunciati i “12 Principi di Manhattan” per esortare i leader mondiali, la società civile, gli esperti di sanità pubblica, le istituzioni scientifiche ad un approccio trasversale e interdisciplinare alla prevenzione, sorveglianza e controllo delle malattie.
Nel 2021, il gruppo di esperti One Health High Level Expert Panel (OHHLEP) che prende origine dalle organizzazioni internazionali come FAO, OIE, UNEP e WHO con l’adesione anche di varie associazioni veterinarie, elabora una definizione condivisa di One Health, quale approccio integrato, multisettoriale e unificante che punta a bilanciare e ottimizzare, in modo sostenibile, la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi.
Salute
ASP Trapani, 42 incarichi assegnati per Guardie Mediche in Isole Minori e Carceri

Quarantadue incarichi assegnati stamattina dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, tra Continuità Assistenziale (Guardie mediche) e Istituti penitenziari, per garantire l’assistenza agli utenti, nei prefestivi dalle ore 10 alle ore 20, nei festivi dalle ore 8 alle ore 20 e nel notturno dalle ore 20 alle ore 8.
Si tratta della seconda convocazione per i medici effettuata dall’ASP. I nuovi incarichi conferiti, avranno durata da 3 a 6 mesi, in base a quanto previsto nell’avviso emanato, a partire dal primo luglio, e coprono gran parte dei presidi sanitari dislocati su tutto il territorio provinciale,
I medici che si sono presentati alla convocazione effettuata dalla unità operativa Applicazioni Contrattuali e Gestione Convenzioni, guidata da Sabrina Sacco, hanno scelto complessivamente:
- 28 incarichi di Guardia Medica, compreso uno del “Progetto Trinacria” riservato alle isole minori;
- 14 incarichi fra le carceri di Trapani e Castelvetrano e la casa di reclusione di Favignana, coprendo la quasi totalità dei posti a disposizione.
L’ASP si occupa infatti anche della gestione sanitaria all’interno delle strutture penitenziarie della provincia, garantendo assistenza ai detenuti.
Venti sono gli incarichi di Guardia Medica non assegnati e, tra questi, quelli di Casa Santa e di Trapani, nonostante in questo caso l’Asp avesse previsto l’incentivo della collaborazione di personale infermieristico. Infine, nessun medico si è presentato alla convocazione per alcuni turni vacanti, da 12 e 24 ore settimanali, delle Guardie Mediche Turistiche, servizio che prenderà il via da domenica 15 giugno.
“Purtroppo la normativa prevede la scelta – spiega il direttore generale facente funzioni Danilo Palazzolo – da parte dei professionisti della sede di incarico, e purtroppo quelle di Trapani e Casa Santa risultano poco appetibili. Avevamo anche previsto l’affiancamento con gli infermieri, ma senza il risultato sperato. Quindi se gli utenti dovessero in queste due sedi non trovare il medico, devono rivolgersi alle guardie mediche di Valderice e Paceco, e in caso di emergenze, al pronto soccorso del Sant’Antonio Abate”.
Foto dalla pagina facebook dellìASP di Trapani
Cronaca
Nessun allarmismo: “Attenzione! Pantelleria invasa da falena Orgyia…”. Parco corregge proprio titolo con “segnalata presenza di Orgyia…”

Nessun allarmismo o emergenza:
“A Pantelleria invasione della falena Orgyia trigotephras: il Parco Nazionale ricorda gli accorgimenti per gli escursionisti nei sentieri” trattasi di mera segnalazione
Una Errata Corrige dell’Ufficio Stampa dell’Ente Parco ridimensiona la portata della notizia
L’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria informa che si è registrata nuovamente la presenza della falena Orgyia trigotephras nelle aree boscate di Pantelleria. I monitoraggi, iniziati sin dal mese di marzo anche grazie alle segnalazioni delle Guide Ufficiali del Parco Nazionale, hanno permesso di individuare le prime zone di infestazione, che sono il Passo del Khárkh (fra Montagna Grande e Monte Gibéle) e il Miliák (area boschiva attorno alla Grotta dei Briganti, nota alla popolazione turistica col nome di “bosco delle fate”) e, seppure con minore intensità, Kúddia Mida.
Orgyia trigotephras, già presente negli anni passati con densità maggiori, è una specie polifaga che si nutre su numerose specie vegetali, fra le specie pantesche leccio, corbezzolo, lentisco, erica, ecc. Al momento non si hanno segnalazioni per le coltivazioni pantesche.

Bozzolo di falena Orgyia trigotephras – Ph di Paolo Fontana
La situazione è strettamente monitorata dall’Ente Parco in collaborazione con la Prof. Gabriella Lo Verde (Univ. Palermo – Dip. SAAF), referente del Parco per gli studi sulla distribuzione degli insetti impollinatori. A tal proposito saranno effettuati interventi di controllo biologico con l’utilizzo di un prodotto a base di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki (il ceppo attivo contro i lepidotteri), da applicare irrorando esclusivamente le piante con presenza di bruchi e quelle limitrofe, così da minimizzare l’impatto sulla fauna di lepidotteri delle aree coinvolte nel fenomeno.
Le aree a vegetazione arbustiva e arborea a Pantelleria possono essere frequentate adottando alcuni semplici accorgimenti, al fine di evitare il contatto con le setole urticanti che caratterizzano i bruchi di queste specie. Nel periodo di presenza dei bruchi, il personale adibito alla cura dei boschi deve obbligatoriamente indossare pantaloni lunghi e magliette che coprano le braccia al fine di evitare il contatto con la pelle.
Gli escursionisti devono seguire le stesse indicazioni, di seguito elencate:
- evitare l’ingresso in aree densamente boscate e cespugliose (in particolare Gibéle e Montagna Grande);
- camminare al centro dei sentieri, evitando di avvicinarsi alle piante ai margini, dove è più probabile incontrare larve;
- evitare di portare con sé bambini ed animali da compagnia in aree dove è stata segnalata la presenza dei lepidotteri;
- indossare pantaloni lunghi e magliette che coprano le braccia al fine di evitare il contatto con la pelle;
- controllare attentamente gli indumenti al termine delle escursioni e ispezionare l’abitacolo del veicolo sul quale si viaggia, per ridurre il rischio di diffusione delle larve;
- evitare il contatto diretto con le larve di Orgyia trigotephras. Se è necessario maneggiare sempre guanti, per prevenire irritazioni cutanee o altre reazioni.
In copertina foto di Paolo Fontana
Salute
Urologia, temi caldi e nuove sfide, a Partinico, e dal Policlinico: restituire la potenza a chi ha perso la virilità

Terapia rigenerativa con cellule staminali prelevate dal grasso purificato. Il 30% dei giovani con diabete 1 colpiti da disfunzione erettile
I temi caldi e le nuove sfide in urologia, come la restituzione della potenza sessuale a chi l’ha persa, sono stati al centro del corso formativo “Hot topics in urologia: l’urologia del Policlinico incontra il territorio”, promosso dall’università di Palermo, con i responsabili scientifici Nicola Pavan, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia e Alchiede Simonato, direttore di Urologia al Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo e docente nella Scuola di specializzazione di Urologia. Alla Casa di Cura Santa Chiara di Partinico, diretta dal diabetologo Vincenzo Provenzano, hanno incontrato i medici di base del territorio per creare un’alleanza tra i portatori di cure primarie per il paziente e i consulenti specialistici.
I temi caldi dell’Urologia
Tra le evidenze emerse, il collegamento tra diabete e patologie urologiche, con un 30% di giovani affetti da diabete 1 colpiti anche da disfunzione erettile, per i quali è adesso disponibile una cura innovativa con l’innesto di cellule mononucleate, così come per la “induratio penis plastica”, nota anche come “Malattia di La Peyronie” per cui esiste una nuovissima terapia rigenerativa, con cellule staminali prelevate dal grasso purificato o da cellule del sangue mononucleate. Le statistiche esposte parlano di un aumento dell’ipertrofia prostatica e del tumore alla prostata e che l’induratio penis plastica, colpisce un uomo adulto su quattro e può creare, anche nei giovani, deformità del pene e dolore in erezione e quindi impotenza secondaria.
Vincenzo Provenzano, direttore sanitario Casa di cura Santa Chiara
“L’impegno della Casa di Cura Santa Chiara – spiega il direttore sanitario Vincenzo Provenzano – è di fare formazione culturale, non solo nelle specialità di cui ci occupiamo principalmente obesità e diabete ma anche dei rami collaterali collegati. Uno di questi è l’urologia per le patologie dal cancro alla prostata ai papillomi vescicali. Con il professore Patrizio Rigatti, nostro specialista nel settore, stiamo affrontando delle patologie di nicchia come la disfunzione erettile che colpisce il 30% dei ragazzi con diabete 1, oppure la “induratio penis plastica”, nota anche come “Malattia di La Peyronie”, per cui ha introdotto delle tecniche estremamente innovative”.
Patrizio Rigatti, specialista in Urologia e Chirurgia Generale
“Una delle patologie più frequenti nell’uomo è la cosiddetta induratio penis plastica – ha ribadito Patrizio Rigatti, specialista in Urologia e Chirurgia Generale con 55 mila interventi all’attivo -, con placche dure che colpiscono il pene. Si parla addirittura di una frequenza di un uomo adulto su quattro. Spesso misconosciuta, può creare anche nei giovani, deformità dell’organo e dolore in erezione e quindi impotenza secondaria. Questa patologia, fino ad oggi, è stata territorio di terapie mediche inefficaci o di interventi chirurgici che rischiavano di rendere impotente la persona. Adesso, è stata introdotta una terapia rigenerativa, fatta con cellule staminali, prelevate dal grasso purificato della persona, e iniettate nella sede delle placche o in modo più moderno ancora, da cellule del sangue mononucleate, che si possono facilmente reclutare con un solo prelievo di sangue e che sembrano dare un’efficacia superiore a quelle prelevate dal grasso. A Partinico, – aggiunge Rigatti -, stiamo cercando di affrontare in anteprima mondiale la sfida di ricostituire la potenza sessuale in chi l’ha persa. Abbiamo fatto un intervento su un ragazzo di trent’anni, colpito da priapismo che causa impotenza, che da sei anni aveva perso la virilità e che, nel giro di un mese e mezzo, l’ha ritrovata. Tra le tecniche mediche, chirurgiche e diagnostiche più avanzate stiamo lavorando anche sulla possibilità di fare una diagnosi precoce sulla percentuale realistica di avere malattie come tumore della prostata, della mammella, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari”.
Nicola Pavan, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia presso l’Università degli Studi di Palermo
“Siamo ospiti di una struttura speciale – ha affermato Nicola Pavan, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia presso l’Università degli Studi di Palermo – che ci ha dato la possibilità di incontrare il territorio, dal Policlinico di Palermo fino a Partinico, per creare un’alleanza tra i portatori di cure primarie per il paziente e i consulenti specialistici, per dare risposte ai problemi più frequenti della popolazione maschile. Registriamo – ha aggiunto – un incremento della patologia che molto spesso viene sottovalutata e per questo ha bisogno di un maggiore interesse e coordinamento, per avere uno screening da chi si occupa di gestire il paziente sul territorio e valutare patologie come l’ipertrofia prostatica che aumenta anche grazie alla longevità della popolazione maschile e quelle tumorali, a causa, invece, del cambiamento degli stili di vita e del fumo di sigaretta, verso cui dobbiamo sensibilizzare e fare prevenzione insieme ai medici in prima linea”.
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