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Cultura

Milano, il valore del riconoscimento Unesco della vite ad alberello di Pantelleria in una monografia

Redazione

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La monografia presentata alla stampa di Milano. Prossimo evento:

la vendemmia a settembre

sull’isola

Appuntamento al centro Brera, nel cuore di Milano, per la presentazione della monografia “Racconti di Vite”, realizzata dall’Ente Parco Isola di Pantelleria in occasione delle celebrazioni per il decennale del riconoscimento UNESCO de “La pratica agricola tradizionale della coltivazione della vite ad alberello della comunità di Pantelleria” patrimonio Immateriale dell’Umanità. Un numero unico dedicato all’antica e prestigiosa pratica, che raccoglie i punti di vista dei protagonisti e degli appassionati dell’isola. A coordinare il progetto editoriale è stato il commissario straordinario del Parco, Italo Cucci che, nel suo intervento dinnanzi alla stampa, ha citato con orgoglio i saluti e gli apprezzamenti ricevuti con una lettera di Giorgio Armani.

Cucci ha parlato dell’unicità di Pantelleria che lo ha portato a sceglierla come luogo di sua residenza ormai da anni; dell’impegno, nel suo nuovo ruolo di commissario, per promuovere e raccontare la bellezza di una terra che ama definire continente, un concentrato di culture. La direttrice, Sonia Anelli, ha ribadito l’obiettivo del Parco verso una sempre migliore fruibilità dell’isola, nell’ottica di un turismo sostenibile; traguardo possibile grazie alle strategie che hanno portato all’ottenimento della Cets, la carta europea del turismo sostenibile, che ha coinvolto gli operatori panteschi nei progetti a sostegno dell’ambiente e di valorizzazione del territorio e della cultura; iniziative in collaborazione con l’amministrazione comunale e il Consorzio dei Vini Doc Pantelleria.

La vice sindaca Adele Pineda ha parlato della ricchezza dell’offerta turistica che include paesaggio, storia, archeologia, cultura e sapori. Elementi concentrati nella settimana Unesco a Pantelleria, dal 13 al 19 settembre, in coincidenza con l’importante momento della vendemmia. Una festa che celebra l’isola, pronta ad accogliere tutti grazie alla facilità dei collegamenti diretti con le principali tratte italiane fino ad ottobre e con gli aeroporti di Palermo, Catani, Trapani tutto l’anno.

Il professore Pier Luigi Petrillo, fra i relatori del dossier di candidatura, ha presentato un focus sul riconoscimento immateriale Unesco. Nel 2014 con Pantelleria, per la prima volta, viene riconosciuto il legame tra uomo e natura. Viene valorizzato l’elemento di sostenibilità, in quanto coltivare la terra significa assicurare il paesaggio dai cambiamenti climatici e dal dissesto idrogeologico. Pantelleria diventa così esempio mondiale di sostenibilità, laddove nell’antica tecnica della conca, dove dimora la vite ad alberello, si crea un perfetto microclima capace di sopperire alla scarsità di acqua. Un altro elemento caratterizzante il riconoscimento è quello della cura del terreno, che permette di frenare il rischio incendi in quanto il fuoco si ferma in prossimità dei terreni coltivati.

La valenza del riconoscimento Unesco incentiva il flusso turistico come dimostra una ricerca in corso, di cui il prof. Petrillo anticipa i primi dati: nel 2022 l’incremento di visitatori nei luoghi di cultura è dell’1,9% mentre nei siti patrimonio dell’umanità si registra un +6.47%. Notevole è, anche, l’incremento delle attività che sorgono sui territori Unesco con un +41.9% dopo il riconoscimento. Ed è proprio il turismo la nuova frontiera dell’agricoltura, inteso come condivisione e conoscenza. Questo il messaggio lanciato dal presidente del Consorzio Doc Pantelleria, Benedetto Renda. La produzione che si identifica con attività storiche, resilienti, eroiche, deve far fronte ai nuovi consumi. In tal senso il riconoscimento Unesco ha dato una nuova strategia di promozione del territorio; una nuova narrazione delle pratiche e delle tradizioni pantesche che il Consorzio ha avviato con gli enti dell’isola.

Cultura

Pantelleria, lavori di adeguamento, messa in sicurezza ed efficientamento energetico della palestra della Scuola Media “Dante Alighieri”

Redazione

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Alla cittadinanza, Il Sindaco comunica che l’Amministrazione comunale di Pantelleria ha portato a compimento l’iter amministrativo e progettuale necessario per il recupero e la piena rifunzionalizzazione della palestra della Scuola Media “Dante Alighieri”, struttura da tempo inagibile e fortemente attesa dalla comunità scolastica dell’isola. Il Sindaco comunica che l’intervento rientra in una più ampia strategia di riqualificazione dell’edilizia scolastica, con l’obiettivo prioritario di garantire sicurezza, accessibilità, sostenibilità energetica e qualità degli spazi destinati alle attività formative e sportive.

Il progetto prevede opere di adeguamento strutturale e funzionale, la messa in sicurezza dell’edificio, il miglioramento delle prestazioni energetiche attraverso l’installazione di impianti moderni e l’utilizzo di fonti rinnovabili, nonché il completo ripristino della fruibilità della palestra per studenti, associazioni sportive e iniziative collettive. Il Sindaco comunica che l’intervento consentirà di restituire alla cittadinanza una struttura fondamentale per la crescita educativa, sociale e sportiva dei giovani di Pantelleria, colmando una carenza che per anni ha inciso negativamente sull’offerta di spazi adeguati alle attività motorie.

L’Amministrazione è consapevole che l’esecuzione dei lavori potrà comportare disagi temporanei; tuttavia, il cronoprogramma è stato definito con l’obiettivo di contenere l’impatto sulle attività scolastiche, con una durata complessiva stimata in circa 14 settimane. L’Amministrazione continuerà a seguire con attenzione tutte le fasi successive, dall’affidamento dei lavori alla loro realizzazione, assicurando trasparenza, rispetto dei tempi e tutela dell’interesse pubblico. Pantelleria guarda avanti, investendo sulle scuole, sulla sicurezza e sul futuro delle nuove generazioni.

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Cultura

Il violinista di Solarino Don Paolo Teodoro e le radici di una tradizione di due secoli

Laura Liistro

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La storia nascosta di un paese che ha fatto della musica una firma identitaria

Nel 1827, quando il paese non era ancora Comune, un documento d’archivio rivela la presenza inattesa di un musicista professionista. Da allora Solarino non ha mai smesso di essere una comunità musicale.

Solarino – Nel 1827 il paese non era ancora autonomo e viveva un momento di transizione politica e amministrativa. Eppure, in quell’anno cruciale, emerge un dettaglio sorprendente che permette di leggere la storia locale da una prospettiva nuova. Tra gli atti conservati presso l’Archivio di Stato di Siracusa compare il nome di Don Paolo Teodoro, registrato come violinista.

Un dato che, per l’epoca, spacca in due l’immagine consueta di un borgo rurale fatto solo di agricoltori e artigiani.

Il musicista che rompe gli schemi

Il documento mostra chiaramente che Don Paolo Teodoro non era soltanto un residente rispettato di Solarino. Era un musicista. Un ruolo insolito in un contesto rurale del primo Ottocento, dove la musica raramente compariva nelle registrazioni ufficiali. Teodoro abitava in via Fontana, insieme alla moglie Costantino Eloisa, ma la sua formazione aveva radici ancora più profonde. Da giovane, infatti, era cresciuto in una parte dell’attuale Palazzo Requesens, allora indicato come Piano Palazzo n.2, oggi cuore dell’odierna Piazza del Plebiscito, luogo simbolo della vita sociale solarinese. Una crescita in un ambiente architettonico e culturale privilegiato che spiega – almeno in parte – la precocità di una vocazione musicale riconosciuta persino dagli atti civili borbonici.

Una tradizione musicale che Solarino non ha mai abbandonato

Il caso di Don Paolo Teodoro non è un episodio isolato, ma il primo tassello visibile di una storia più lunga. Perché a differenza di tanti altri centri siciliani, Solarino non ha mai smesso di essere un paese musicale. Bande storiche, maestri locali, scuole di musica, gruppi giovanili, famiglie che tramandano strumenti da generazioni, musicisti nazionali , la musica, qui, non è un accessorio, ma un linguaggio collettivo. E questa continuità testimonia una capacità rara: fare dell’arte una parte della propria identità civile. Non tutte le comunità hanno saputo compiere questa scelta. Molti centri rurali hanno perso nel corso del Novecento le proprie tradizioni culturali, travolti da emigrazione e modernizzazione. Solarino, invece, ha seguito una traiettoria diversa: ha difeso la musica, l’ha fatta propria, l’ha trasformata in patrimonio comune.

Questo è il vero punto di forza del paese. Una maturità culturale che trova le sue prime radici in persone come Don Paolo Teodoro: uomini capaci, già due secoli fa, di portare l’arte dentro la vita quotidiana di una comunità in trasformazione. Oggi, quando strumenti e prove musicali risuonano nelle case, nelle scuole e nelle piazze, è possibile intravedere un filo diretto con quella firma d’archivio del 1827. Solarino continua a distinguersi per il suo fermento artistico. E la storia del violinista Don Paolo Teodoro si rivela allora molto più che una curiosità d’epoca: è l’origine documentata di un percorso identitario che il paese ha scelto di portare avanti con orgoglio. Due secoli dopo, Solarino resta un paese che suona e questa è, senza dubbio, una delle sue vittorie più grandi.

Laura Liistro

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Cultura

Elena Pizzuto Antinoro: da Santo Stefano Quisquina alla scena internazionale della ricerca linguistica

Laura Liistro

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Donna siciliana, studiosa di straordinaria competenza e voce autorevole della ricerca italiana, Elena Pizzuto Antinoro è considerata una delle figure più influenti negli studi contemporanei sulla comunicazione e sulle lingue dei segni.

Psicologa, linguista e ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha contribuito in modo determinante al riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) come sistema linguistico pienamente strutturato, superando visioni riduttive che ne avevano a lungo limitato la comprensione. Il suo percorso accademico si è svolto tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove ha approfondito la Lingua dei Segni Americana (ASL) entrando in contatto con metodologie di ricerca all’avanguardia. Questa esperienza internazionale fu decisiva: rientrata in Italia, introdusse nuovi paradigmi analitici che avrebbero innovato radicalmente lo studio della LIS, collocando la ricerca italiana in un dialogo costante con quella mondiale. Caratteristica centrale del suo lavoro fu l’approccio interdisciplinare.

Elena operò a stretto contatto con persone sorde, analizzando i processi cognitivi, le strutture linguistiche e le dinamiche comunicative della lingua visivo-gestuale. Le sue pubblicazioni rappresentano oggi un riferimento fondamentale non solo in Italia, ma anche nel contesto internazionale degli studi sulle lingue dei segni. Tra le iniziative più rilevanti da lei guidate figura VISEL, progetto dedicato allo sviluppo di sistemi di scrittura per la lingua dei segni e alla definizione di strumenti didattici innovativi. Un contributo che ha ampliato le possibilità di ricerca e di accesso alla comunicazione visiva, rafforzando il ruolo dell’Italia nel panorama scientifico globale. Colleghi e collaboratori ricordano Elena Pizzuto Antinoro come una professionista rigorosa, dotata di una forte integrità etica e di una visione capace di anticipare nuove prospettive. Il silenzioso applauso con cui la comunità sorda l’ha salutata ne sottolinea il profondo impatto umano e scientifico.

Oggi, Elena Pizzuto Antinoro è riconosciuta come una figura chiave della linguistica internazionale e un esempio di eccellenza femminile nel mondo accademico. Siciliana, figlia di Santo Stefano Quisquina, ha portato la sua terra d’origine nei principali centri di ricerca del mondo, lasciando un’eredità destinata a influenzare a lungo gli studi sulla comunicazione e sulle lingue dei segni.

Laura Liistro

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