Comunità
Latina, “Oceano noi” ieri la presentazione del libro di Vito Di Ventura su Pantelleria

Si è tenuta ieri pomeriggio, presso gli accoglienti locali del Museo della Terra Pontina a Latina, la presentazione del libro “Oceano noi” di Vito Di Ventura.
L’evento ha richiamato un nutrito pubblico, incuriosito dall’ambientazione del romanzo: Pantelleria.
Di Ventura, già collaudato romanziere, è innamorato delle nostra isola, dove torna ormai da anni per rinfrancare la su vena artistica.
In “Oceaono noi” la protagonista Sandra scappa dalla sua città, rifugiandosi nella Perla Nera del Mediterraneo per ritrovare se stessa.
Ivi, tra gli odori, i colori, le rocce incandescenti e lucide di sole e salsedine, compie un viaggio introspettivo giungendo a distinguere “l’essere” dal “dover essere”.
Lo scrittore compie un saggio dell’animo di donna con molto attenzione e sensibilità.
Sandra sull’isola incontrerà personaggi reali, riconoscibili dai panteschi, e di fantasia, in tutte quelle che sono le tipicità nostre: da battute in dialetto a locali.
“Oceano noi” è una delicata narrazione della nostra realtà pantesche con gli occhi di una turista in cerca di aiuto.
In dialogo con l’autore di origini pugliesi ma residente a Latina, la scrittrice Lucia Santucci.
Cultura
Pantelleria, una statua in bronzo per il dottor Zurzolo e l’elogio al Medico dell’isola

Piazza Perugia custode dell’opera che renderà immortale il medico dell’isola, sempre nei cuori di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e volergli bene
Il Comune di Pantelleria, in seduta di giunta, ha approvato la realizzazione di una statua in bronzo, raffigurante il compianto medico dell’isola: dottor Michele Zurzolo.
L’opera verrà posizionata presso la Piazza Perugia in C/da Tracino, ove il professionista risiedeva, come segno di stima e riconoscenza nei confronti di un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio della nostra comunità, con impegno, professionalità e, soprattutto, con
un grande cuore. l’Amministrazione Comunale del 2017, anno in cui morì il Dott. Michele Zurzolo,
proclamando il lutto cittadino per la giornata del 2 agosto 2017 per manifestare il grande
cordoglio del Comune di Pantelleria, diede il primo segnale della rilevanza morale e
professionale del medico.
Elogio al Dottor Zurzolo, un uomo e un professionista senza eguali
La cura e la guarigione delle persone sono sempre state, in ogni epoca della storia umana, e in questo momento più che mai, prerogative lampanti di desiderio di ripresa e risanamento fisico e psicologico.
Il medico di famiglia è una scelta seria o almeno lo era; e poteva rappresentare, oltre alle necessità di cura estreme, un momento gioioso di serenità domestica.
Fino a pochi decenni orsono, a Pantelleria come nel resto del mondo, poter godere della disponibilità di un medico a ‘tempo pieno’ era spesso privilegio esclusivo di quanti immuni alle difficoltà economiche.
Dallo sbarco sull’Isola del dottor Michele Zurzolo, proveniente dalla Calabria negli ormai lontani anni ’60 del Novecento, ogni difficoltà cominciò a dissolversi e, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, è riuscito a ricavarne una meravigliosa esperienza, insieme alla considerazione di aver incontrato un Grande Uomo, ancor prima che un Dottore con la D maiuscola.
Persona elegante, colta e magnanima, si distingueva per i suoi cappelli in varie fogge, sotto i quali splendeva uno sguardo tranquillizzante e protettivo, mentre soccorreva ogni paziente che ne avesse bisogno, dopo aver percorso strade sterrate, vicoli e sentieri, su muli e carrozze, a bordo delle prime automobili che allontanavano il ricordo delle fatiche e delle debolezze dell’ancora vivo dopoguerra, adattando il passo del mestiere alla velocità sfrenata degli anni in avvenire.
Si presentava perciò ai bimbi malati con affezionata premura, alleggerendo l’atmosfera infermiccia con la dolcezza di caramelle e cioccolatini d’ogni gusto, dopo aver rassicurato sulla poca serietà del malessere con un ‘Tutto a posto, non c’è nulla di cui preoccuparsi’.
L’Arte della cura
Ogni contrada dell’Isola ne aveva apprezzato l’Arte della Cura, seppur avesse prediletto per dimora Khamma, l’araba località dalle sorgenti calde.
Medico che, nelle possibilità delle terapie del tempo, sostenuto da commovente umanità ed infinita competenza, è riuscito a salvare molte vite, talora facendo ricorso al severo rimedio della penicillina o degli antibiotici più blandi, solamente in congiunture di preciso bisogno.
‘I rimedi naturali prima di tutto’, sosteneva con la fermezza della sua professionalità e della sua indole calabra, sempre osservando con amorevole attenzione, attendendo con pazienza ed esprimendo la sua cura con estrema calma e precisione, mentre i familiari dei pazienti approntavano qualcosa da mangiare, come ringraziamento sincero al dottore amico di tutti, cui non pesava il sacrificio dello spostamento: una fetta di tumma stagionata, una sarduzza, un pomodoro tranciato e un buon bicchiere di zibibbo, fra scambi di parole lenitive e incoraggiamenti senza fine.
Parimenti, la sua casa era aperta a tutti e accoglieva pazienti provenienti da ogni angolo dell’Isola, assiduamente anche amici stretti, con i quali trascorreva le sue ore di riposo – sempre affiancato dalla sua meravigliosa Anna – alternandola spesso con l’abitazione in Cala Tramontana, a pochi passi dal mare; per poi riprendere ad esercitare con superba dedizione la propria Missione da un dammuso all’altro, sempre accolto con grande gioia come antidoto alle patologie della vita, ai tempi in cui ancora regnava il Senso dell’Umanità.
Riduttivo definirlo semplicemente medico. Restrittivo per gli odierni termini di paragone, con tutto il merito alle eccezioni tangibili e innegabili.
Un vero Guru dell’Anima, prima ancora che generico incaricato alla guarigione.
Ogni malessere fisico deriva da una inquietudine interiore
Un Uomo che sosteneva che ogni malessere fisico deriva da una ‘inquietudine’ interiore; medico oggi irreperibile – utilizzando i gelidi termini dell’attuale medicina – , strenuo difensore dei diritti dei malati in assenza di garanzie ufficiali, con la capacità magica di disinfettare e curare con amore ogni malanno; fondamentale esempio di impegno, serietà ed esperienza sul campo, per tutti coloro che si lasciano oggi offuscare dalla Indifferenza nei confronti del Prossimo.
Forse si esisteva più ‘sicuri’ un tempo, quando Persone come Michele Zurzolo vivevano in amicizia con la Natura che, affascinata dall’indole filantropica di certi Uomini, sapeva regalarci ogni sorta di rimedio; quando il sorriso e la dolcezza di un Medico ci ripulivano l’Anima guarendo nello stesso tempo il Corpo; quando uno Sguardo attento e ben disposto faceva scoprire e riusciva a debellare ogni disgraziato acciacco; quando il Mondo era contagiato di Bellezza e la Terra un Paradiso di Calore.
Franca Zona
In copertina una foto dalla pagina facebook del Comune di Pantelleria
Sociale
Gangi, Suor Carolina diventa cittadina italiana

Alla cerimonia presente la madre generale delle Collegine suor Eleonora Francesca Alongi
Dopo 20 anni, a servizio della comunità gangitana, suor Carolina Isabel Morales Campos, originaria del Messico, diventa cittadina italiana.
Il sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, ieri mattina ha ufficializzato la sua cittadinanza alla presenza della madre generale delle Collegine Eleonora Francesca Alongi. Suor Carolina fa parte delle Suore Collegine della Sacra Famiglia l’istituto religioso femminile voluto nel 1717 dal cardinale Pietro Marcellino Corradini che aprì a Sezze una scuola con convitto per l’educazione delle ragazze e, per la gestione dell’opera, istituì una congregazione di religiose “Le Collegine” dedite all’istruzione, alla catechesi e attive nell’opera di pastorale giovanile oltre a somministrare la comunione agli infermi.
Suor Carolina ha ringraziato ed ha detto: “ A Gangi mi sono trovata in famiglia, io da straniera sono stata accolta da tutta la comunità con tanto affetto e amore”. Il sindaco Giuseppe Ferrarello ha voluto consegnare a suor Carolina anche la spilla simbolo di Gangi.
Sociale
Trapani, inaugurato dipinto in ricordo delle vittime di mafia

TRAPANI: INAUGURATO UN DIPINTO IN RICORDO DELLE VITTIME
INNOCENTI DI MAFIA.
Alle ore 10.00 odierne, in piazza Vittorio Emanuele, su iniziativa dall’associazione
Libera e dall’Arma dei Carabinieri di Trapani, si è svolta la cerimonia di inaugurazione di
un dipinto in onore delle vittime innocenti di mafia.
L’opera, realizzata dall’artista trapanese Giovanna Colomba e posizionata sul
muro perimetrale del Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani, raffigura il
“Tramonto” con il testo dell’omonima poesia che la piccola Nadia Nencioni aveva scritto il
24 maggio 1993 e che, tre giorni dopo, veniva uccisa nella strage di via Geogofili di
Firenze.
In ricordo di quel triste evento e, idealmente, di tutte le vittime di mafia, “Tramonto”
fu il nome scelto per l’operazione che il ROS dei Carabinieri ha condotto per giungere
all’arresto di Messina Denaro Matteo.
Alla cerimonia ha preso parte il Prefetto Daniela Lupo, il vescovo Pietro Maria
Fragnelli – che ha benedetto il dipinto – le più alte cariche civili e militari della città e ha
partecipato una folta rappresentanza degli istituti scolastici della città.
L’evento si inserisce nell’iniziativa “cento passi verso il 21 marzo” dell’associazione
Libera per donare alla città di Trapani, in occasione della trentesima edizione della
“Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle
mafie”, un segno tangibile dell’impegno delle Istituzioni e delle associazioni al contrasto
alle mafie.
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