Cultura
L’asso dei Picchiatelli a Margana di Pantelleria
Agli inizi di gennaio del 1941 era basato sul campo di Margana di Pantelleria il 96º Gruppo Autonomo Bombardieri a Tuffo (BaT) con le sue due squadriglie: la 236a e la 237a. Comandante del Gruppo era il capitano Ercolano Ercolani. Il 96°, dopo il fallimentare impiego dei malriusciti Savoia-Marchetti S.M.85C, era adesso equipaggiato con gli ottimi Junkers Ju 87, i famosi Stuka tedeschi (aerei da combattimento in picchiata), che gli italiani avevano ribattezzati più simpaticamente Picchiatelli.
A Margana, al comando della 236a Squadriglia c’era un giovane tenente pilota, Fernando Malvezzi
(Noceto, provincia di Parma, 22 ottobre 1912 – 21 aprile 2003), che diventerà in seguito un asso
dell’aviazione con dieci abbattimenti individuali, venendo decorato con quattro medaglie d’argento
e una Croce di Ferro tedesca di II classe.
Da sottolineare che Malvezzi passò alla caccia tardi, solo il 28 luglio 1941, quando fu aggregato alla
96a Squadriglia del 9º Gruppo Caccia. Fino ad allora era stato nella specialità “bombardieri” e
proprio in questa specialità però doveva cogliere la sua vittoria più bella con la sua squadriglia
basata a Margana, anche se con scalo tecnico a Comiso, quella dell’affondamento dell’incrociatore
inglese HMS Southampton.
Malvezzi si era già messo in luce negli attacchi aerei che, a partire dal 2 settembre 1940, decollando
da Pantelleria andavano a colpire il porto e le difese dell’isola di Malta. Successivamente combatté
sul fronte greco e poi in Africa Settentrionale, ritornando infine a Pantelleria. Qui lo troviamo l'8
gennaio 1941 quando ricevette l’ordine di contrastare con la sua squadriglia, facendo scalo tecnico a
Comiso, i diversi convogli britannici, che erano in navigazione contemporaneamente in
Mediterraneo al fine di rifornire la boccheggiante Malta (operazione denominata "Excess"
dell'Ammiragliato inglese).
Era il pomeriggio del 10 gennaio 1941 quando il tenente Malvezzi e due suoi gregari, il sergente
maggiore pilota Giampietro Crespi da Caruago (Como) e il sergente maggiore pilota Pietro Mazzei
da Agliana (Pistoia), scorsero in mare al largo di Malta un convoglio mercantile nemico, fortemente
scortato. Malvezzi diede subito il segnale di attacco e i tre Picchiatelli si avventarono contro le navi.
Malgrado la numerosa scorta avesse aperto un fitto e furioso fuoco antiaereo, gli aerei italiani
compirono una perfetta manovra da manuale contro gli obiettivi prescelti, gli incrociatori
Southampton e Gloucester. Gli Stuka calarono in picchiata verticale, emettendo con le loro sirene, dette "trombe di Gerico", il caratteristico e terrificante “urlo straziante”, che atterriva e demoralizzava in modo devastante i nemici sottoposti all’incursione. Due bombe centrarono in pieno l’incrociatore Southampton da 9.100 tonnellate. Si svilupparono quindi vasti incendi, seguiti ben presto da una potente esplosione, che squarciò la nave da prua a poppa e provocò la morte di 81 membri dell’equipaggio (748 uomini in totale). Per alcune ore i sopravvissuti tentarono di spegnere gli incendi, ma fu tutto inutile, alla fine dovettero abbandonare la nave e vennero raccolti dall’incrociatore Gloucester e dal cacciatorpediniere Diamond. Come sempre in casi analoghi la Royal Navy fece il tutto per tutto per salvare la sua unità, si tentò di rimorchiarla, ma poi il giorno successivo, 11 gennaio, si dovette rinunciare, quindi ci si decise per l’affondamento, che fu procurato da quattro siluri, uno lanciato dal Gloucester e tre dall’Orion. Nello stesso torno di tempo, sempre durante l’operazione "Excess", altri Stuka del 96º Gruppo e Stuka della Luftwaffe tedesca colpirono ripetutamente, tra Pantelleria e Malta, la prima portaerei corazzata inglese, la Illustrious, attiva da soli sei mesi. La portaerei fu centrata ben 6 volte da bombe perforanti da 500 kg e il suo ponte di poppa divenne in breve un’unica massa di fiamme, in cui andavano a fuoco cinque aerei Fulmar e nove Swordfish, oltre alla morte di 126 membri dell’equipaggio. Con sforzi sovrumani l’equipaggio però riuscì a tenere sotto controllo il vasto incendio e la nave, sebbene gravemente danneggiata, a rientrare a Malta. Solo la solida e moderna corazzatura della portaerei, la sfacciata fortuna degli inglesi e la malasorte dell’Asse riuscirono a privare quest’ultimo di una clamorosa quanta meritata vittoria. Del temerario coraggio e della straordinaria abilità del tenente Malvezzi e degli altri piloti italiani e tedeschi di Stuka abbiamo esplicita conferma dallo stesso nemico. Così, annotava in quei giorni sul suo diario, il reverendo Reginald M. Nicholls, cancelliere della cattedrale anglicana di San Paolo a La Valletta: “The Chaplain and First Lieutenant of HMS Illustrious who came to arrange a Memorial and Thanksgiving Service told me that the attacks were magnificent; superb low-diving and marvellously accurate bombing. But the planes eventually left her, and she came to Malta under her own steam, arriving (on Friday) night”. (Il Cappellano e Primo Luogotenente dell’HMS Illustrious che è venuto per organizzare un servizio commemorativo e di ringraziamento mi ha detto che gli attacchi sono stati magnifici; superbi tuffi bassi e bombardamenti meravigliosamente accurati. Ma alla fine gli aerei l'hanno mollata ed essa è arrivata a Malta con le proprie forze, arrivando – venerdì – notte).
Per la sua azione, culminata nell’affondamento dell’incrociatore Southampton il tenente pilota Fernando Malvezzi fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare (ma avrebbe meritato di più). Motivazione: “Comandante di squadriglia da bombardamento in picchiata, valoroso combattente della guerra d'Africa, già distintosi sul fronte Greco e sul fronte occidentale, riconfermava le sue doti di abile ed intrepido pilota nei cieli del Mediterraneo. Al comando di una formazione leggera incurante della violenta e precisa reazione contraerea, effettuava un arditissimo attacco in picchiata contro unità da guerra nemiche in navigazione, riuscendo con abilità ed ardimento eccezionale a colpire in pieno l'incrociatore nemico Southampton che successivamente si incendiava ed affondava. Alto esempio di fulgide qualità militari. Cielo del Mediterraneo, 10 gennaio 1941”. Anche i suoi gregari, il sergente maggiore pilota Giampietro Crespi e il sergente maggiore pilota Pietro Mazzei, furono decorati della medaglia d’argento. Ritornati al campo di Margana, i tre piloti non ebbero il tempo nemmeno di godersi la vittoria, in quanto già il 12 gennaio la 236a Squadriglia, unitamente a tutto il Gruppo, ricevette l’ordine di trasferirsi sul fronte libico.
Orazio Ferrara
Foto: il tenente pilota Fernando Malvezzi lo stemma della 236a con il simpatico Picchiatello
Cultura
Il Vespa Club Pantelleria incontra i bambini nei Circoli per gli auguri di Natale
Vespe in garage per maltempo, ma i soci del Club di Pantelleria non si fermano e incontrano i bambini per gli auguri di Natale. L’affettuosa accoglienza dei Circoli
Vespa in garage stamani per i soci del Vespa club Pantelleria, purtroppo a causa delle condizioni meteo non favorevoli i vespisti insieme al suo Babbo Natale hanno incontrato i bambini dell’isola con l’autovettura, iniziando dal circolo Trieste Stelle a Khamma dove ad aspettarli c’era il Presidente Eduardo Raffaele che ha offerto panettone e caffè per tutti.

Da lì si sono diretti nella contrada di Scauri al circolo Agricolo, dove ad aspettarli vi era il Presidente Salvino Marino ad attenderli non solo con panettoni, bibite per tutti ma anche con dello spumante aperto alla fine dell’incontro per augurare a tutti i presenti un Santo Natale.
Il tour termina nei raffinati locali dello storico Bar Tikirriki con la consegna dei doni agli ultimi bambini arrivati.

Un bel giro partecipativo di una importante associazione che non esita a organizzare eventi aggregativi per la società isolana, portando movimento, colore, allegria.
Abbiamo chiesto al Presidente Pavia, com’è andata stamani con questo tempo un po’ uggioso? “È andata! Purtroppo le Vespa abbiamo dovuto tenerle ferme, cambiando un pò il programma per via del maltempo. Ma non ci siamo tirati indietro, pochi bambini forse proprio per questo tempo incerto.”
Avete comunque portato a casa un risultato o no? Assolutamente si! soddisfatti anche se aspettavamo più pubblico sinceramente.”
I circoli come hanno risposto? “L’ospitalità dei circoli Trieste Stella ed Agricolo Scauri è unica, altre volte abbiamo collaborato con loro e sempre ci siamo sentiti a casa nostra, il clima è molto armonioso e i Presidenti Eduardo e Salvino oltre ad essere amici di tutti sono persone che si prodigano per la comunità e nel portare avanti una realtà isolana che hanno costruito i nostri nonni. Speriamo che i nostri giovani sapranno apprezzare e continuare a dare vita ai circoli stessi, Pantelleria è un po’ lenta a carburare ma una volta riscaldato il motore sa dare la giusta grinta.
Vuole darci la data del prossimo appuntamento vespistico? “Certamente “Carnevale in Vespa” il 17 febbraio 2026, tempo permettendo.
“Approfitto per augurare a tutti un Santo Natale ed un felice 2026 a tutta la comunità.”
Cultura
Pantelleria, oggi tanti festeggiamenti alla Chiesa Matrice con il Vescovo GIurdanella
Questa mattina, del 21 dicembre 2025, il Vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, Angelo Giurdanella, in un difficoltoso arrivo sull’isola, ha officiato la Santa Messa presso la Chiesa Matrice Ss Salvatore di Pantelleria.

Tanti gli eventi che lo attendevano e che hanno visto la partecipazione di autorità militari e anche del primo cittadino, Fabrizio D’Ancona, che ha colto l’occasione per i rituali auguri di Buone Feste alla collettività.
Nonostante in maltempo durato per tutta la mattinata, i panteschi più fedeli e solerti non si sono fatti fermare ed hanno assistito ad una serie di eventi, celebrati durante la messa.
Così, questa mattina, sua eminenza si è trovato a officiare la messa della Quarta Domenica dell’Avvento, dedicata sicuramente agli 80 anni di presenza sul territorio pantesco delle Suore delle Poverelle; il conferimento al Ministero dell’Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi; infine, ma non per ultimo, l’arrivo del nuovo parroco Don Easu Kuzhanthai.

Una messa molto sentita, in una atmosfera singolare, come quella del Natale.
Ricordiamo che da ieri giorno 20 fino al 23 dicembre, dalle ore 17,30 alle ore 19,00, presso il Sagrado della Chiesa Madre si terrà il presepe vivente, meteo permettendo.

Tutte le immagini sono tratte dalla pagina facebook della Chiesa Madre Ss Salvatore di Pantelleria
Cultura
Claudia Ferlita, custode della memoria: il palazzo di piazza Castello che racconta Santo Stefano Quisquina
A Santo Stefano Quisquina, in piazza Castello, sorge un palazzo ottocentesco che sembra aver fermato il tempo. Non è solo un edificio: è custode di una memoria profonda, della storia di una famiglia e dell’identità di un’intera comunità.
Oggi continua a vivere grazie a Claudia Ferlita, che ne ha raccolto il testimone con uno sguardo attento e sensibile, trasformando la conservazione in un atto nobile e civile.
Non esiste ancora una documentazione completa sulla sua costruzione, ma sulla chiave di volta del portale d’ingresso è scolpita la data 1872, probabilmente l’anno in cui Salvatore Puleo, imprenditore intraprendente e uomo “del fare”, lo edificò.
Non nobile, ma protagonista dello sviluppo locale, Puleo contribuì alla realizzazione della strada Corleonese-Agrigentina e della villa comunale, opere che ancora oggi segnano il volto della cittadina.
Il palazzo racconta la sua epoca attraverso dettagli unici: il lungo balcone in ferro battuto decorato con vasi di ceramica di Burgio, una rara targa assicurativa antincendio della compagnia Generali e interni straordinariamente conservati. La cucina in muratura con le maioliche bianche e blu e gli arredi originali restituiscono la sensazione di entrare in un tempo sospeso.
Ma il valore del palazzo va oltre l’architettura.
Custodisce lettere, fotografie e oggetti appartenuti a generazioni della famiglia Puleo, fino ad Angela Puleo in Palma e al professor Ugo Palma, che hanno saputo preservarne la storia e l’identità.
Entrare in queste stanze è come percorrere un ponte tra passato e presente: i mobili e gli oggetti sono rimasti esattamente dove erano stati lasciati, raccontando le vite e le abitudini di chi le ha vissute.
L’incontro di Claudia con il palazzo è stato un vero colpo di fulmine.
Varcando la soglia per la prima volta, percepì che la casa non era morta, nonostante anni di vuoto.
«Avevo la sensazione che la padrona di casa potesse apparire da un momento all’altro», racconta.
La vendita fu gestita da Costanza Palma, nipote di Ugo Palma, che aveva ereditato la dimora dalla madre Angela. Lontana da Santo Stefano e priva di legami con il territorio, decise di non trattenere la proprietà.
Tra tutti gli ambienti, la biblioteca emerge come cuore pulsante del palazzo.
L’odore dei libri antichi si mescola a quello dei mobili, restituendo l’immagine di una famiglia colta e curiosa, aperta al mondo.
Riordinare i volumi ha permesso a Claudia di comprendere meglio la storia di chi ha abitato la casa e di sentire il peso e l’onore di custodire un patrimonio culturale così ricco.
Il gesto di Claudia Ferlita va oltre la proprietà privata: è un atto esemplare di responsabilità culturale e civica, un modello per chiunque possa recuperare e valorizzare altri luoghi storici.
Conservarlo significa rispettare chi ci ha preceduto e permettere a chi verrà dopo di conoscere la propria storia.
Se il palazzo potesse parlare, racconterebbe una storia d’amore: l’amore coniugale per cui fu costruito da Salvatore Puleo per la giovane sposa napoletana, ma anche amore per l’arte, la cultura e la conoscenza.
Oggi lo stupore che suscita il palazzo, la sua autenticità intatta e la memoria custodita, sono destinati a essere condivisi, per permettere a tutta la comunità di attraversare il tempo senza perdere il senso profondo della propria storia.
Grazie alla sensibilità e alla generosità di Claudia, piazza Castello non è più solo uno spazio fisico: è memoria viva, esempio di cura, identità e amore per la cultura e la storia di Santo Stefano Quisquina.
Laura Liistro
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