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La vite di Pantelleria rischia di perdere il riconoscimento di Patrimonio dell'Unesco

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Comunicato Stampa PANTELLERIA OSPITE AL CONVEGNO UGIVI ED ALLA FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO DI ALBA Nel vasto panorama degli organismi che gravitano attorno al mondo del vino, l’Unione Giuristi della Vite e del Vino costituisce una punta di diamante per serietà scientifica e per qualità dei suoi soci. L’UGIVI è un’Associazione indipendente e senza fine di lucro, costituita a Milano nel 1997, su proposta lanciata dal siciliano Avv. Diego Maggio. Ne fanno parte avvocati, magistrati, docenti universitari, personalità ed esperti che hanno acquisito particolari conoscenze nelle materie giuridiche vitivinicole.

Nell’ambito dell’attività scientifica associativa, vengono organizzati seminari di aggiornamento per le imprese vitivinicole, nonché convegni per discutere le tematiche giuridiche più dibattute. Il prossimo appuntamento è previsto per venerdì 16 e sabato 17 novembre, fra Torino ed Alba: una “due giorni” tutta dedicata alla attualissima tematica “Il paesaggio vitivinicolo come patrimonio europeo – aspetti giuridici, economici, geografici, ambientali, marchi, diritti d’autore contrattuali e marketing”. A tale straordinario Convegno – ove è prevista la partecipazione del Ministro dell’Agricoltura e turismo, Gian Marco Centinaio – è stato ufficialmente invitato il Sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, la cui presenza viene dagli organizzatori considerata “quanto mai gradita e altrettanto pertinente, considerato fra l’altro che l’isola di Pantelleria condivide il riconoscimento UNESCO con il Castello di Grinzane Cavour (sede dell’Enoteca Regionale del Piemonte) ed il circostante territorio di Langhe-Roero e Monferrato” dove il convegno si sposterà nella giornata di sabato. Per il primo cittadino dell’isola del Passito e non solo (il cui gemellaggio con il comune di Alba e la relativa fiera del Tartufo è in fase avanzata) sarà un’occasione provvidenziale per una messa a punto del Piano di gestione del Patrimonio universale UNESCO costituito dalla pratica agricola della vigna ad alberello pantesco: un riconoscimento al quale, dopo l’altisonante conquista avvenuta nel novembre 2014, non sembra essere mai seguita alcuna pianificazione gestionale. Il che potrebbe determinarne la infamante perdita di tale riconoscimento. È proprio questo il timore nutrito e annunciato dal sindaco Campo, che non ha fatto celia dello sconcerto da lui provato nello scoprire che alle ripetute richieste nulla sembra conservato negli uffici comunali (nessun piano di gestione e nessun comitato costituito). Sarebbe davvero una vergognosa scoperta che una simile opportunità – ottenuta dopo il lancio, nel 2007, dell’idea ora finalmente riconosciuta dalle istituzioni territoriali anche all’avv. Diego Maggio che la scrisse e la firmò in una pubblicazione del Consorzio di tutela ma addirittura ancor prima da panteschi messi colpevolmente da parte – venisse ora vanificata, dopo ben quattro anni di soli verbosismi e indebite appropriazioni, ma senza alcuna dimostrata operatività. Intanto la targhetta UNESCO resterà sull’isola, in quanto chi ama veramente Pantelleria (e non certamente chi se n’è finora servito politicamente) cercherà in tutti i modi di non far perdere ciò che è stato conquistato con il sudore di quell’eroe spesso nominato ma sostanzialmente abbandonato. Bisognerà lavorare intensamente, in collaborazione col Parco Nazionale isola di Pantelleria, sulla promozione culturale/commerciale dei prodotti purché attuata soprattutto fuori dall’isola e una formazione vitivinicola stanziale sull’isola (così avvalendosi dell’esperienza dei vecchi agricoltori) riguardante le conoscenze del mestiere e le tecniche produttive nel vigneto pantesco. Bisognerà evitare intanto il calo produttivo, istituendo incentivi per gli agricoltori (e non solo degustazioni per i turisti estivi) e così imprimendo una inversione a questa paurosa tendenza di decrescita produttiva, col rischio che tra qualche decennio non ci sarà più nulla da tutelare perché quell’agricoltore meritevole del riconoscimento universale non ci sarà più e l’isola sarà completamente in mano a produzioni industriali che mortificano i nostri agricoltori/produttori. I due giorni, poi, ad Alba (17 e 18 novembre) in occasione della fiera internazionale del tartufo serviranno innanzitutto a saldare i rapporti tra i due comuni ma soprattutto ad iniziare quel percorso di crescita agricola, enogastronomica e turistica di cui PANTELLERIA ha immenso bisogno. Si inizierà con gli incontri istituzionali di sabato pomeriggio nella Sala Beppe Fenoglio per poi culminare nella domenica dove saranno previsti in successione: 15.30 presentazione dell’offerta turistica; 16.30 degustazione di varie tipologie di vini; 17.30 show cooking col cuoco pantesco Salvatore Bottaro. Pantelleria alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Stufe di Khazzén, il luogo dove rilanciare l’agricoltura. Intervista all’Assessore Bonì

Giada Zona

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in foto l'Assessore Massimo Bonì

Massimo Bonì, Assessore all’Agricoltura, ci ha spiegato il suo progetto: Pantelleria è un’isola di agricoltori. Ma cosa c’entrano con questo le Stufe di Khazzèn?

Da anni e anni si discute sul destino delle Stufe di Khazzén, antiche e affascinanti sorgenti di vapore situate in un piccolo angolo della nostra isola.
Oggi siamo infatti di fronte ad una deturpazione dell’ambiente, visibile agli occhi dei turisti e di coloro che abitano lì vicino, poiché le stufe di Khazzén si collocano in una zona di passaggio tra il centro e Madonna delle Grazie, offrendo anche un panorama mozzafiato che non può, certamente, passare inosservato. Anni fa una nostra segnalazione ha portato alla luce questo scempio ambientale, ma da allora nulla sembra cambiato, finché non abbiamo intervistato Massimo Bonì, assessore all’agricoltura che, con il suo racconto e impegno, ci conduce verso la scoperta di un progetto che dona una nuova luce a questo luogo apparentemente abbandonato.

Ci può raccontare il passato delle stufe di Khazzén? “Ricordo che da ragazzo andavo spesso, c’era il vapore che usciva in una piccola grotta, poi negli anni ‘80 c’è stato il tentativo di costruire una sauna, riprendendo un po’ la visione dei paesi arabi. Sempre negli anni ‘80, nel momento in cui hanno iniziato a fare lavori qualcosa è andato storto e negli anni ‘90, quando diventai assessore riuscì ad occuparmi di questa struttura. Per molti anni dovevamo fare la sauna perché i fondi erano destinati a questo e non potevamo fare altrimenti, mentre adesso ho in mente un nuovo progetto.”

Cosa può anticipare sul suo progetto, Assessore?
“Il mio progetto ha l’obiettivo di rilanciare l’agricoltura pantesca e le stufe di Khazzén sembrano ottime candidate. Il GAL è un gruppo d’azione locale che con finanziamenti europei può dare il via alla creazione di strutture per riqualificare l’economia rurale. Due anni fa iniziai a fare l’assessore e cercai una collaborazione con il presidente del GAL che si è dimostrato sensibile e ha coinvolto consulenti che potessero supportare i comuni soci per lo sviluppo rurale. Con il GAL ho pensato di costituire progetti per opere che potessero rilanciare l’agricoltura, un settore in netto calo rispetto a 50 anni fa, in una struttura come le stufe di Khazzén, baricentrica rispetto alle contrade dell’isola e con un doppio parcheggio.”

Dunque, dare maggior valore all’agricoltura a Pantelleria? “Si, perché oggi l’agricoltura non va molto bene. Le stufe di Khazzén potrebbero diventare un frantoio di comunità, dove il contadino può guadagnare molto di più e il prezzo sarà fissato dal mercato. Basti pensare al triste futuro di un giovane che lavora molto nell’agricoltura ma poi si rende conto che non è redditizia e magari preferirà occuparsi di altro. Ecco, io spero che con questi investimenti qualcuno possa trovare remunerativo tornare sull’isola e recuperare il rapporto con l’agricoltura, come già sta accadendo in altre aree in Sicilia.”

A quale tipo di agricoltura si riferisce? “Vorremmo garantire un passaggio all’agricoltura biologica perché se abbiamo l’ambizione di esportare i nostri prodotti in Europa dobbiamo considerare che la Germania è primo partner commerciale e non compra più niente che non sia biologico, dunque dobbiamo considerare le esigenze del mercato. Si parla di soldi dedicati all’agricoltura e dobbiamo trovare le condizioni per cui la gente voglia tornare a praticare l’agricoltura. Se a Lampedusa sono pescatori, noi siamo agricoltori, e siamo separati dal mare che intendiamo in modi completamente diversi.”

Da quanto tempo si sta occupando di questo progetto? “Me ne occupo da due anni, ma adesso ci troviamo in un momento decisivo perché a inizio 2026 potrebbero arrivare i finanziamenti. Spero di portare molto avanti questi progetti e Resilea sarà il nostro partner; una scelta che non è casuale perché è conosciuta e ha già acquisito molta fiducia sull’isola e inoltre è strettamente legata all’economia circolare. Nel frantoio utilizzeremo gli scarti della produzione delle olive per estrarre oli essenziali che possono essere venduti anche alla cosmesi; abbiamo incontrato anche un’ex farmacista che ora utilizza questi scarti per realizzare estratti che poi vengono venduti.”

Che cosa si aspetta, in futuro, da questo progetto? “Ha una doppia valenza: creare nuovi posti di lavoro e mettere i contadini nelle condizioni di lavorare. Abbiamo individuato come partner Resilea, qui presente da 10 anni, abbiamo già fatto una delibera e faremo accordi dove stabiliremo i ruoli; il comune realizza la struttura e Resilea la gestirà. Già è stato presentato a Bruxelles un aggregato relativo a tutte le richieste di finanziamento a Pantelleria e a ottobre saranno presentati gli studi di fattibilità per i singoli progetti.”

Ecco come si presenta oggi il luogo


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Multe salate per lancio di sigarette dal finestrino auto. E per chi è a piedi? Pantelleria – Gadir disseminata di mozziconi

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Non ci si provi a scaricare la colpa sugli altri: è questione di inciviltà personale

Per chi getta sigarette o altri oggetti dal finestrino dell’auto, secondo il nuovo Codice della Strada, sono previste multe salate fino a 1.200 euro; fino a 18.000 euro se butti altri rifiuti come lattine e bottiglie e addirittura arresto se in zone sensibili. Non servirà nemmeno essere beccati in flagranza, basterà una foto o video da qualunque telecamera: basta che si veda la mano che getta fuori qualcosa e la targa del veicolo.
Cos’è una zona sensibile? 
Non sappiamo, ma approfondiremo, se le caratteristiche di Gadir rientrino nello schema delle aree sensibili, ma una cosa la dobbiamo sollevare contro gli zozzoni, che non hanno ancora assimilato alcunchè di vivere civile, nemmeno nel 2025, e continuano a insozzare la cala delle vasche termali, delle albe mozzafiato, delle belle case, l’isola e il mondo intero con mozziconi di sigaretta.

CI viene da proporre che anche da pedoni ci si debba prendere le responsabilità come quelle affibiatete agli automobilisti e aggiungere un articolo a qualche legge, per poter procedere con severità e in maniera esemplare avverso le azioni contro il decoro e l’ambiente.

Qualche mattina fa, sempre nel golfo, un uomo ha preso a calci, allo scalo, un pezzo di carta finchè non l’ha gettato in mare. Nonostante gli avessi mo fatto notare l’idiozia del gesto, quello si è girato di spalle e se ne è fregato senza provare vergogna.
L?arroganza dell’essere umano non ha limiti di applicazione e il senso di inadeguatezza su questo fragile mondo non li scolpisce nemmeno un pò.


Uno scenario di quelli visti e rivisti, ma che pensavamo appartenessero al passato, e invece, gli irriducibili, pare che provino una soddisfazione intima ad insozzare quello spettacolo che la natura ci ha regalato a Gadir, con i secchioni dell’immondizia a pochi passi. Poi arriva il vento e riversa tutto in mare.

Speriamo che nessuno si azzardi a dire cose tipo che non passano spazzini e cose simili, perchè la responsabilità è di ciascuno di noi che non pensiamo l’isola e il pianeta come la nostra casa, non li vediamo come qualcosa che ci riguarda. Vorremmo vedere se gettiamo a terra un mozzicone di sigaretta in casa, sul pavimento in parquet, come viene preso da mogli o mamme.

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Ok per FISA a formazione soccorritori. Presidente Perrotta “La lotta per la giustizia continua”

Redazione

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La Fisa ottiene l’autorizzazione, ma il presidente Perrotta non si ferma: “La lotta per la giustizia continua”

​ROMA – La Federazione Italiana Salvamento Acquatico (FISA) ha recentemente ottenuto una nuova autorizzazione che le permette di continuare a formare soccorritori acquatici e rilasciare brevetti per il salvamento in mare, laghi, piscine e fiumi, un riconoscimento importante che attesta la validità e la qualità del suo operato. Nonostante questo successo, il presidente Raffaele Perrotta ha dichiarato che la battaglia della Federazione è tutt’altro che conclusa.
​”L’autorizzazione che abbiamo ricevuto conferma la correttezza del nostro percorso,” ha affermato il presidente Perrotta, “ma non ci fa dimenticare l’ingiustizia di un decreto statale che continua a penalizzare il settore.”
​Il presidente della FISA ha ribadito la sua ferma intenzione di proseguire la lotta per la modifica di un decreto che è profondamente iniquo. “Nonostante la legge sia oggi a nostro favore, non possiamo accettare che sia ingiusta per altri. La giustizia non deve essere un privilegio per pochi, ma un diritto per tutti. La nostra battaglia non è solo per noi, ma per l’intero popolo e per le future generazioni che verranno.”
​Perrotta ha sottolineato che l’obiettivo è garantire un cambiamento radicale che porti a un decreto più equo e giusto per tutti gli operatori del settore, soprattutto a vantaggio degli assistenti bagnanti sempre in balia delle onde e di un mestiere rischioso ma mai analizzato nei suoi aspetti più pericolosi. “Dobbiamo assicurarci che chiunque voglia contribuire alla sicurezza in mare lo possa fare in un sistema che riconosca il merito e non si basi su disparità,” ha concluso.
​La FISA, pur godendo ora di una posizione di forza, dimostra così un forte senso di responsabilità e una chiara visione etica, mettendo in primo piano non solo i propri interessi, ma i principi di equità e giustizia sociale per l’intera Nazione che dovrebbe essere un esempio per tutti gli altri paesi.
Chi non fa niente per impedire un ingiustizia è colpevole come chi la commette. .così termina il presidente della FISA.

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