Cultura
Il viaggio di nozze dei nonni e la leggenda del cavallo senza testa di Via Crociferi a Catania

Ama cu ti ama, a cu ‘un t’ama, lassalu. Ama chi ti ama, colui che non ti ama, lascialo.
Racconto della nonna Giovanna riguardo il viaggio di nozze e del Cavallo senza testa narrato a lei dal parente Alfio Barone che viveva a Catania… precisamente in via Crociferi 27.
Il nonno Costantino per il viaggio di nozze portò la nonna Giovanna a Catania… da un nostro lontano parente e precisamente in una modesta abitazione a due piani con annesso un piccolo giardino in Via Crociferi 27. La Nonna parlava spesso di quel viaggio e dell’amato marito. Lo aveva sposato che era giovane ed insieme avevano vissuto, fra gioie e difficoltà, molti anni, poi ironia della sorte fu lasciata per un’altra donna… ma in cuor suo rimase sempre legata a Lui fino alla morte. A Nonna Giovanna piaceva raccontarci del suo fidanzamento, del matrimonio, della sua vita da sposata, degli anni dell’agio quando il nonno faceva da autista in Prefettura a Ragusa negli anni del periodo fascista e della seconda Guerra; poi subentrò la decadenza economica e l’instabilità della famiglia a causa della partenza del nonno per un’altra città con un’altra donna… lasciando la nonna e i suoi cinque figli (una morta subito dopo la partenza…) ad arrangiarsi per riuscire a vivere decentemente.
Non teneva rancore del tradimento del nonno… la si vedeva quando evocava quel periodo del fidanzamento o del matrimonio, il suo viso risplendeva di una serenità disarmante e gli occhi le ritornavano di una tonalità di verde simile allo smeraldo… Era ancora innamorata del suo Sposo e le piaceva canticchiare una canzoncina che recitava nel ritornello: “Avvinta come l’edera -Son qui respiro il tuo respiro – Son l’edera legata al tuo cuor – Sono folle di te questa gioventù…”
Non ricordo il resto. Non ricordo l’autore ma doveva essere una canzone del 1958. Lei, al tempo del matrimonio, aveva, più o meno, diciotto anni ed il Nonno, credo, quattro anni di più. Era un bell’uomo il Nonno. Abbastanza alto, con lineamenti ben delineati, il volto sereno almeno così come appare nelle foto. Ma la Nonna fra le tante storie e ricordi ci parlò di una leggenda o qualcosa che l’aveva colpita in quel breve soggiorno a Catania. Alfio le raccontò una storia che riguardava proprio la Via Crociferi, storia che per alcuni era vera per altri era solo una leggenda metropolitana…
Alfio raccontò che a Catania nel 1700 proprio in Via Crociferi, una delle vie più belle e frequentate della movida catanese, si ritrovassero individui non proprio limpidi e raccomandabili: amanti, uomini pronti a tradire i loro migliori amici, persone pronte a progettare qualcosa di losco a danno di altri, in gran segreto. Per questo motivo chi andava in via Crociferi non voleva essere riconosciuto o scoperto. Quindi, si dice che su quel tratto di strada, dal tramonto all’alba, si aggirasse un cavallo senza testa. Ciò allo scopo di distogliere chiunque dall’avventurarsi in quella via nelle ore tenebrose della notte. I creduloni ci credevano e i bontemponi avevano così via libera nell’architettare le loro malefatte.
Inoltre, si dice che un giovane catanese, che si dava arie di sfidare quella diceria, solo apparentemente coraggioso, fece una scommessa con gli amici e volle andare di notte in Via Crociferi.
Si vantò con i suoi amici che sarebbe andato a fare una passeggiata di notte, da solo, proprio in quella via e che, per dimostrare di esserci stato, avrebbe piantato un chiodo sotto l’Arco del monastero di San Benedetto.
A mezzanotte in punto il ragazzo era sotto quell’arco e piantò il chiodo. Ma non si accorse che un angolo del suo mantello rimase intrappolato proprio nel chiodo, ormai incastrato nella pietra. Quando cercò di andarsene si sentì trattenuto da qualcuno o da qualcosa. Lo assalì la paura e pensando a quello che si diceva in giro, credette si trattasse del cavallo senza testa. La paura fu tale che rimase folgorato da un infarto.
Si dice ancora che ci vollero anni prima che qualcuno rimettesse piede in via Crociferi di notte e ancora oggi, a notte fonda, qualcuno tende l’orecchio e sembra riesca a sentire il rumore degli zoccoli di un cavallo sul basolato. Anche la suggestione serve a tenere in vita le leggende!
Il racconto esprime anche la vocazione storico-religiosa del luogo, in passato sede di una moltitudine di templi greci e romani che successivamente sono stati sommersi e devastati da colate laviche e violenti terremoti. L’attuale monastero di clausura delle monache benedettine e gli altri edifici religiosi, infatti, si ergono proprio sugli antichi complessi edilizi di epoca greca e romana.
Basti pensare, per esempio, alla chiesa di San Giuliano, edificata tra il 1738 e il 1760 da Vaccarini, che sorge sulle rovine del tempio di Castore e Polluce. Nella simbologia locale, non a caso, il cavallo rappresenta lo spirito vendicativo degli dei pagani a seguito della vittoria del cristianesimo.
Emblema diabolico dell’irrazionalità, dunque, incarnava la resistenza delle antiche divinità di fronte all’avvento inarrestabile della dottrina cristiana. Ad oggi l’arco delle Benedettine è divenuto uno dei poli di attrazione turistica più rilevanti di Catania, registrando un elevato numero di visite in tutte le ore della giornata. Come dicono molti studiosi, la leggenda si è profondamente radicata nella coscienza collettiva dei cittadini suscitando fino ai giorni nostri particolare fascino anche per i visitatori stranieri, attratti non solo dalla bellezza dei monumenti religiosi ma anche dal carisma misterioso dell’episodio tramandato.
Salvatore Battaglia Presidente dell’Accademia delle Prefi
Cultura
“Pantelleria l’Isola Maestra” straordinaria partecipazione alla presentazione del libro di Franca Zona

Sala Conferenze gremita e capannello di gente fuori dall’Hotel Mursia per la presentazione della quarta opera di Franca Zona, importante firma squisitamente pantesca
Si è tenuta ieri, nei locali dello storico Hotel Mursia, la presentazione di “Pantelleria l’Isola Maestra”, l’ultimo lavoro letterario di Franca Zona.
Condotta dalla giornalista Marina Cozzo, la manifestazione culturale ha richiamato moltissima gente tra panteschi, turisti e ospiti dell’albergo, nonchè autorità come il Vicesindaco Adele Pineda.
Quest’ultima si è complimentata per l’organizzazione e per la regia che la voleva, fluida e coinvolgente di vari soggetti e generazioni.
La presentazione si è aperta con la canzone di Claudio D’Ancona, dal titolo “Pantelleria”, che ha subito creato la giusta atmosfera, inducendo il pubblico a chiudere gli occhi e immaginare o anche sognare.
Gli intervalli erano scadenzati dalla magica musica del M° Gianni Valenza, che aveva ricreato antichi sipari dei Circoli di Pantelleria. Magistrale con il suo doppio strumento: l’uno la fisarmonica, l’altro il sorriso. Con colpi decisi tra tasti e mantice, aveva iniettato in tutto il pubblico il dolce richiamo del ballo di una volta, tra tanghi e mazurche.
Alla presentazione di “Pantelleria l’Isola Maestra” hanno preso parte anche la nostra giornalista Giada Zona, Mariella Raffaele e Giovanna Drago, che ciascuna con la propria esperienza di vita e professionale si è rapportata non solo al libro ma anche al vivere a Pantelleria, attraverso nuove lenti: quelle fornite da Franca Zona, nel suo libro. Lenti che portano a verità ancestrali, da trasmettere con passione ai nostri discendenti, affinchè diventino gli eredi di un patrimonio unico e inestimabile: Pantelleria l’Isola Maestra.
Dal libro si sono toccati i punti che maggiormente caratterizzano la Figlia del Vento: dal Lago, alla dicotomia terra mare, dalla gastronomia all’insegnamento per i bambini e le generazioni più nuove, per comprendere il valore e il privilegio di vivere a Pantelleria.
Con gli interventi freschi e colorati di Filippo Maccotta, Emanuele Pinna e Nicola Pinna, l’accento si è spostato sui giovani, cui è veramente indirizzato il libro, affinchè, grazie anche ai programmi svolti dalle scuole, essi si riconoscano nell’isola, la assimilino nel suo umore più intimo per tutelarla e accudirla, per sempre compiendo un lavoro da esempi per i coetanei e anche non.
Un incontro straordinario di cultura, di gente, di sacrifici e amore: tutto questo è stato il pomeriggio di ieri che ha ricreato come in un docufilm, con un filo conduttore saldo, limpido che accompagnava gli astanti dalle origini all’attuale civiltà pantesca, piena di contaminazioni magnifiche, di genialità e resistenza, in una isola così ardua e severa, ma altrettanto generosa. Il pubblico incredibile è rimasto partecipe e curioso fino alla fine.
Il suo richiamo è tale che anche chi se ne va, resta avviluppato dai tentacoli sinuosi e ammalianti di una dimensione, senza tempo nè spazio, e poi, prima o poi il più delle volte fa ritorno.
Con “Pantelleria l’Isola Maestra”, dai Sesi al Lago di Venere, dall’agricoltura eroica alla voce del vento, all’arte della cucina, Franca Zona ha portato al suo pubblico una sorta di manuale, un bignami dell’isola, una piccola ma efficace guida, rivolta a tutti, ma con maggior attenzione rivolta ai residenti, affinchè comprendano profondamente il privilegio di vivere qui, valorizzarla, perchè Pantelleria ha tanto da dare, in maniera inesauribile, ha tanto da raccontare, ha tanto da insegnare, del resto Pantelleria è l’Isola Maestra.
Il pomeriggio si è concluso con la degustazione di piccola pasticceria, tipica pantesca.
Giovanni Di Micco
Cultura
Pantelleria, il mistero del Gibele: il Monte degli Dei

Un ciclo di incontri per riscoprire l’isola come antico tempio a cielo aperto
Pantelleria non è soltanto mare e paesaggi mozzafiato. Al centro dell’isola si erge il Gibele, un monte che da secoli è avvolto da racconti di apparizioni, culti dimenticati e significati nascosti. Non una semplice vetta, ma il vero cuore invisibile dell’isola: un luogo che le antiche civiltà hanno consacrato agli dei e che ancora oggi custodisce segreti pronti a essere svelati.
Il Centro Studi e Ricerche Arco di Apollo dedica a questo straordinario tema il secondo appuntamento del ciclo Pantelleria Segreta.
Martedì 19 agosto 2025, dalle 19:00 alle 20:30, presso Le Alcove di Van der Grinten – Spaces for the Urban Arts (Corso Umberto I, 39), si terrà la conferenza “Gibele: il Monte degli Dei”.
L’incontro accompagnerà il pubblico in un viaggio tra mito, archeologia e geomorfologia del sacro, alla ricerca delle radici profonde che fanno del Gibele un monte unico nel Mediterraneo. Un’occasione per guardare Pantelleria con occhi nuovi: non solo come terra di natura selvaggia, ma come antico luogo d’iniziazione dove l’uomo incontrava — e può ancora incontrare — il divino.
La quota di partecipazione è di 10 euro e comprende buffet con vino locale e una dispensa esclusiva di ricerca e approfondimenti.
Posti limitati, minimo 20 iscritti.
📌 Info e prenotazioni: WhatsApp 371 1278468
Cultura
Marina di Ragusa accoglie la prima edizione di Marina Cous Cous

Marina di Ragusa accoglie la prima edizione di Marina Cous Cous: tre giorni di sapori e culture differenti attorno al piatto che racconta il Mediterraneo
A Marina di Ragusa il cous cous diventa protagonista assoluto. Dal 18 al 20 agosto il lungomare Andrea Doria nell’area della Rotonda, ospiterà la prima edizione di “Marina Cous Cous”, un evento che unisce sapori, spettacolo e cultura, trasformando il borgo marinaro in un grande crocevia del Mediterraneo.
Un vero e proprio viaggio sensoriale, sviluppato come “Sagra del Couscous Mediterraneo”, pensato per celebrare un piatto che racconta una storia millenaria. Il cous cous, diffuso nel Nord Africa ma profondamente radicato anche in Sicilia, è da sempre simbolo di incontro tra popoli e di contaminazioni culturali.
In varie località dell’isola, questo piatto ha trovato spazio nelle cucine delle famiglie e nei giorni di festa, assumendo caratteristiche uniche ma conservando lo stesso valore: la convivialità.
L’idea di portare questa esperienza a Marina di Ragusa nasce dall’associazione Sicilia Event, con la direzione artistica di Marco Guastella, il patrocinio del Comune di Ragusa e la collaborazione della Pro Loco Mazzarelli e di Liolà. Al timone del comparto gastronomico ci sarà la food art director Barbara Conti, che guiderà un team di chef e food blogger pronti a mostrare il cous cous nelle sue infinite declinazioni.
Per tre giorni il pubblico potrà assistere a cooking show e degustare piatti che spaziano dalle ricette più antiche a quelle più creative. Ci saranno proposte come il Couscous del Re Salomone, vegetariano e dalle origini remote, il Couscous dei Nobili a base di pesce, e il tradizionale Couscous del matrimonio tunisino, ricco di carne e spezie, senza dimenticare rivisitazioni sorprendenti come gli arancini di cous cous. Tutto pensato per raccontare come, da un unico ingrediente, possano nascere mondi diversi che si incontrano nello stesso piatto.
L’evento sarà arricchito anche da momenti di scoperta e partecipazione. I più piccoli potranno vivere laboratori sensoriali guidati da Fethia Bouhajeb, esplorando il cous cous con i cinque sensi e imparando a conoscerne la storia attraverso il gioco e il racconto. Gli adulti, invece, potranno assistere a masterclass speciali, come quella dedicata alla Giggiulena, dolce tipico siciliano a base di sesamo, con il pastry chef Andrea Giannone e con l’utilizzo del Sesamo di Ispica, presidio Slow Food.
Non mancheranno musica e spettacoli a colorare le serate. Danze orientali, concerti e performance accompagneranno il pubblico lungo il lungomare: dai Good Time a I Beddi, fino alla tribute-band dedicata a Renzo Arbore, passando per l’atteso Ramzi Harrabi Ensemble, gruppo tunisino che porterà a Marina di Ragusa i ritmi e i suoni della propria terra.
L’ingresso sarà libero, con la possibilità di acquistare in loco i ticket degustazione, mentre gli spettacoli e le attività completeranno un programma pensato per residenti e turisti. A sostenere l’iniziativa anche aziende del territorio come Fidagel, Despar Sicilia, Sicibia e 350 Grammi Showroom, che hanno creduto in questo progetto capace di unire promozione enogastronomica e valorizzazione culturale.
Così il cous cous approda a Marina di Ragusa come simbolo di incontro, festa e condivisione. Un piatto che, nel cuore dell’estate, diventa ponte tra culture e occasione per vivere il Mediterraneo attraverso i sensi.
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