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Cultura

“Il ritorno a Ragusa e nei ricordi della mia gioventù”, di Salvo Battaglia

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IL RITORNO NELLA MIA AMATA TERRA E NEI RICORDI DELLA MIA GIOVENTU’… Da parecchi mesi ero assente dalla mia terra “la Sicilia” perché ero stato a svolgere il servizio militare a Civitavecchia…L’amicizia che si era consolidata con alcuni mi spinse ad invitare due commilitoni a conoscere alcuni posti della mia terra natia… Atterrati quindi all’aeroporto Fontanarossa di Catania ci fermammo da Onofrio, amico da una vita di mio padre, che ci ha ospitati qualche giorno nella sua casa, metà casa e metà zoo a Catania. Sì, perché è incredibile il numero di animali e di piante a cui quell’uomo si dedicava. Il cibo era stato semplice, naturale e all’altezza della situazione. La terrazza dava già modo di ammirare il mare, il blu di quel mare che ti fa venire la voglia di condividere la scelta di vita che Onofrio aveva deciso di fare; lui abitava nella zona di Ognina a pochi metri dal mare…

Da lì il viaggio vecchio e nuovo cominciò. La mia città natale “Ragusa Ibla” distanziava circa cento chilometri da Catania ma l’ottima compagnia e Onofrio con la sua 128 Fiat blu metallizzata ci fece trascorrere in modo quasi da confort stile crociera il variegato viaggio.

 

Il tragitto scelto di Onofrio per andare ad Ibla fu la vecchia statale per Siracusa… la strada scelta mi fece gustare una visione non tanta conosciuta perché si trattava di un versante che da parecchio tempo non percorrevo. Fu un viaggio a ritroso nel tempo, costeggiammo i monti Iblei, un percorso tortuoso, solitario, a tratti inquietante ma allo stesso tempo affascinante. A poco a poco che ci avvicinavamo al centro abitato si distinguevano sempre più chiare le luci gialle delle strade del paese.

Si! Eravamo alle porte di Ragusa Ibla, la piccola stazione ferroviaria che costeggiava apatica il fiume Irminio, tra vallate e dirupi degni di un set cinematografico di una Sicilia che non c’era più… ci dava il benvenuto. Avvicinandoci sempre di più, notammo Il ponte della speranza “era leggendario… molte coppie di amorosi decidevano lì il fidanzamento ufficiale…” più ci avvicinavamo al centro abitato più la gente prendeva forma, eravamo arrivati.

La solita stanchezza mi assalì insieme all’angoscia. Questa terra è stata per me sempre amore e odio e mi ero proposto che questo viaggio doveva essere diverso per andare oltre i miei travagli interiori. Inoltre, avevo desiderato tanto riconciliarmi con essa e provare a superare le sue contraddizioni. I primi giorni non fu facile per me rilassarmi. Mi dedicai, grazie alla compagnia, a fare delle passeggiate per i vicoli e per la campagna ragusana, respirando profondamente l’aria, guardando il fiume, le vallate che si vedevano dal paese, i tetti e il mulino abbandonato “meta di insolite battaglie fra i miei compagni di gioventù…” dalla terrazza della casa di nonna. La terrazza, uno degli angoli da me sempre preferiti, sia di giorno quando mi sedevo a leggere valanghe di libri e osservavo la gente passeggiare e quando prendevo il sole, sia la notte quando mi sedevo in una sedia sdraio a guardare le stelle, il gran carro, oppure la sera della festa di Ferragosto per ammirare i fuochi d’artificio. Durante quelle passeggiate ci dedicammo alla raccolta delle more che servirono a mia madre per farne sette barattoli di marmellata!

Era il 15 agosto, la festa e le sensazioni di altri tempi…

Capita che con il tempo troppa gente si distrae o peggio dimentica il proprio passato o l’essenza autentica del proprio paese…Ma le tradizioni ci vengono in aiuto a ricordare i momenti belli e meno belli del nostro

passato. Seguimmo, con i miei ex commilitoni… (che avevano un nome ed un cognome) Marco Marinelli di Perugia e Riccardo Gentile di Tarquinia, la gente e la processione tra i vicoli e le piazze per 5 ore; scattammo fotografie come dei turisti con l’animo traboccante di una rinnovata serenità; incontrammo dei fedeli con ceri accesi, vecchie mie conoscenze di passate scorribande e poi vedemmo pure la statua della Madonna accompagnata da nenie e da inni: viva Maria!

Durante il tragitto incontrammo case diroccate, tante purtroppo, ville di nobili un po’ abbandonate al loro destino. Il “Gattopardo” viveva tra queste mura… una serata indimenticabile, conclusa con una cena presso la Taverna delle Scale, fatta di piatti tipici a base delle famosissime “Scacce ragusane”, che destarono ammirazione e stupore fra i miei graditi commensali… Beh anche lì… ritornai per un attimo quando da bambino la mia cara madre quelle “Scacce” le faceva ripiene di tante varietà di ingredienti… (la mia preferita era ed ancora è quella con il pomodoro, il formaggio locale denominato Caciocavallo e basilico…) e le infornava nel nostro forno costruito con le pietre locali… le preparava solo in occasione di feste o di avvenimenti importanti.

La mattina susseguente ci godemmo granite e brioche nel chioschetto di Don Firili ubicato a fianco della mia amata chiesa “Le Anime del Purgatorio” in piazza. Avete mai assaggiato la granita a prima mattina? Molti, quando lo racconto non ci credono che si possa far colazione con una granita (per noi siciliani è quasi una regola…) . In quei giorni i ragazzi del quartiere degli Archi organizzavano un pic nic nella pineta di Chiaramonte Gulfi con bruschetta, pomodori, carne alla brace, salsicce, pecorino e anguria. E non badando alla dieta per quei giorni, non abbiamo potuto declinare l’invito e così ci aggregammo e gustammo una varietà di piatti tipici locali: dagli arancini alle melanzane ripiene, dalla caponata preparata amabilmente dalla mamma di Adele, al piatto che ci aveva preparato mia madre… il pesce spada ad involtini, ed infine concludemmo il “francescano” pranzo con cannoli e pasticcini di mandorle…

Il giro dell’isola madre con Alfio il pescatore di Scoglitti

Finiti i giorni del Ferragosto partimmo per il giro della costa da Scoglitti (luogo di villeggiatura per gli abitanti della cittadina di Vittoria). Un borgo antico sul Mediterraneo, con le sue case direttamente affacciate sul mare ed il suo Duomo. Un viaggio degno di essere annoverato come una delle fatiche che Ulisse fece per ritornare alla sua terra natia… e che alla fine nonostante alcune vicissitudini si dimostrò bello ed originale…

I miei amici mi chiesero di andare a vedere il nostro capoluogo di regione, e così decisi di prendere la corriera per far capire loro meglio che le nostre strade non godevano della modernità rispetto a quelle delle loro parti… Dopo il lungo percorso arrivammo a Palermo dove ricordo di aver visto una delle cose più emozionanti dei miei viaggi, la cappella Palatina, una nicchia di mosaici dorati all’interno del palazzo dei Normanni, del periodo bizantino, una meraviglia che ti lascia senza parole. Così anche San Giovanni degli Eremiti e la Cattedrale, i miei amici viaggiatori rimasero estasiati da tanta bellezza e dagli stili diversi di architettura che tutta la città offriva ai visitatori insieme alla solarità e familiarità della sua gente. Le bellezze viste continuarono tra san Vito lo Capo, Trapani, l’isola archeologica di Mozia, davanti alla città di Trapani e la zona delle Saline, e le alture di Erice, preziosissimo borgo, centro anche di importanti convegni letterari e scientifici. Casualmente quel giorno c’era la corsa di auto in salita, la strada che avremmo dovuto percorrere per il paese era chiusa. Abbiamo dovuto trovarne un’altra, ma ci allettava intanto l’idea di fermarsi a vedere la corsa nonostante era quasi l’una e l’appetito sopraggiungeva in modo incalzante. Ci fermammo ad assistere per un po’ la corsa. Un vigile ci spiegò che fino alle 17 non si poteva passare perché c’era la gara in corso e ci fornì indicazioni sulla strada alternativa da percorrere. La sua gentilezza ci sorprese poiché ci fece accompagnare dal figlio per le vie strette e complicate ed evitare in tal modo il blocco… Beh! Avevamo parlato bene della gentilezza e familiarità del popolo siciliano… lo non perdevo l’occasione per sottolinearlo ai miei amici viaggiatori “del Nord…” con un certo orgoglio regionalistico.

Il giro proseguì quindi verso Marsala, Sciacca, Eraclea Minoa, Agrigento dove potemmo ammirare gli imponenti templi nella famosa Valle, patrimonio mondale dell’Umanità. I templi, che risalgono al periodo ellenico, presentano uno stato eccezionale di conservazione. Sottolineavo a Marco e Riccardo che la Sicilia aveva subìto tante di quelle dominazioni da parte di Normanni, Borboni, Francesi, Bizantini, Arabi, Greci da avere assorbito varie caratteristiche da ogni popolo, dalla lingua alla cucina, dall’architettura al carattere. Tornammo esausti ma stracolmi di emozioni… e l’arrivo nella mia umile casa in Via Ioppolo a Ragusa Ibla destò in noi lo stesso entusiasmo di quando vedemmo la Cappella Palatina… a Palermo, ci salutammo dopo aver bevuto del buon vino presso la mitica terrazza di famiglia e con un pensiero di nostalgia ci lasciammo abbracciare da Morfeo… Ripensando alla partenza dei miei carissimi amici che forse non avrei mai più rivisto… e così fu…,oggi sono sicuro che nel mio cuore come anche nel loro, qualche traccia sarà rimasta di quei giorni trascorsi insieme in Sicilia…

Ora guardo questo sasso nero sulla scrivania, preso durante quel viaggio sull’Etna, lo tocco, lo prendo tra le mani, risento il calore della terra, il colore del mare… e mi pare di ascoltare ancora le risate e le voci di Riccardo e Marco… rimbalzare per le vie del mio paese.

Salvatore Battaglia Presidente dell’Accademia delle Prefi

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Pantelleria nel romanzo di Giusy Andaloro “La porta dimensionale”, ora su Amazon

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“La porta dimensionale”, la seconda opera letteraria di Giusy Andaloro, che dopo l’esordio come autrice con le poesie, approda nel romanzo. Anche questo ultimo libro è dedicato a Pantelleria, ma qui l’autrice compie una narrazione seducente, fatta di misteri, passioni, scirocco e mare.

Un’isola.
Un amore impossibile.
Una maledizione che attraversa i secoli.
Quando il passato torna a reclamare il suo prezzo, l’amore diventa l’unica via di salvezza. . .

All’alba, Victoria approda a Pantelleria, un’isola selvaggia e magnetica, dove le scogliere di ossidiana si tuffano in un mare profondo e misterioso.
L’aria è carica di presagi e ogni ombra sembra sussurrare storie perdute.
Fin dal primo istante, Victoria percepisce un richiamo impossibile da ignorare: frammenti di ricordi sepolti,
volti dimenticati, emozioni sopite da secoli.
Ma chi o cosa la sta aspettando davvero su quest’isola sospesa tra realtà e leggenda?
Il destino si manifesta negli occhi di Battista, un uomo dal passato tormentato e dal fascino selvaggio, il cui sguardo nasconde segreti che attraversano i secoli.
Tra Victoria e Battista scatta un legame inspiegabile, un’attrazione ancestrale, che sfida ogni logica e ogni ragione.
Ma l’ombra di un’antica maledizione incombe sulle loro vite:
“Tutto ciò che hai conquistato lo perderai, come è sempre stato e sempre sarà per la tua famiglia.”
Il vento di Scirocco porta con sé il peso di queste parole, e Victoria sente il brivido del destino percorrerle la schiena.
Mentre esplorano l’isola, il confine tra passato e presente si assottiglia.
I dammusi silenziosi, le viuzze scoscese, le scogliere nere e il mare profondo diventano testimoni di enigmi che aspettano di essere risolti.
Antiche voci risuonano tra le mura, ombre invisibili li osservano dall’acqua, e un portale dimenticato tra le dimensioni attende di essere riaperto, celando un amore antico e una colpa che reclama giustizia.
Ogni scoperta è un colpo di scena, ogni passo un rischio mortale, e ogni scelta potrebbe cambiare il corso delle loro vite per sempre.
Victoria e Battista devono affrontare enigmi che sfidano la logica e le leggi del tempo, mentre il passato minaccia di risucchiarli in un ciclo di dolore eterno.
Riusciranno a spezzare la catena del destino, o la maledizione li separerà per sempre?
In questo romanzo, suspense, mistero e passione si intrecciano alla magia primordiale di Pantelleria: il vento scuote le rocce, il mare custodisce verità sommerse e il cielo al tramonto si tinge di rosso come un presagio ineluttabile.
Ogni pagina è un viaggio tra emozioni profonde, pericoli nascosti e rivelazioni che cambiano la vita.
I lettori saranno catturati da un mondo dove l’amore e il destino si confrontano in un duello senza tempo.
L’isola di Pantelleria diventa protagonista, magnetica e incantata, avvolgendo i personaggi in un’avventura mozzafiato tra passione, mistero e segreti secolari.

“La Porta Dimensionale: Amore e Mistero Oltre il Confine” è il romanzo perfetto per chi ama thriller romantici, storie misteriose, segreti sepolti dal tempo, portali dimenticati e avventure che tengono il cuore in sospeso fino all’ultima pagina.
Ogni momento, ogni sguardo, ogni segreto potrebbe cambiare tutto, e ogni lettore sarà trascinato in un mondo dove la realtà e il mistero si fondono in un’unica esperienza indimenticabile.
Victoria e Battista scopriranno che l’amore può essere più potente di ogni maledizione…ma il destino non si arrende facilmente, e solo chi ha il coraggio di affrontarlo fino in fondo potrà decidere il proprio futuro.
Alcuni segreti non dovrebbero mai essere risvegliati.
Alcuni amori, però, sono disposti a rischiare tutto.

Immergiti nel mistero e scopri il segreto che attraversa i secoli. 

Disponibile in formato ebook su Amazon.

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Pantelleria, il Centro Giamporcaro omaggia il Vescovo de “Le poesie di Lillo”

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Il Centro Giamporcaro, per mani del suo Presidente Anna Rita Gabriele, fa omaggio del libro di poesie di Lillo di Bonsulton  al Vescovo Giurdanella

Il Giamporcaro partecipa attivamente al Villaggio di Natale, messo in scena presso Piazza Cavour di Pantelleria. Scopo essenziale per il Centro Culturale è la vendita di due libri, il cui provento verrà utilizzato per la realizzazione della statua dedicata all’asino pantesco: un modo per esaudire il desiderio di un uomo particolare, pantesco di adozione, che tanto si è speso per la cultura e la società di Pantelleria.

Tra animazioni, artigianato, e altro ancora si è creata un’atmosfera singolare, accogliente, nel pieno centro del Capoluogo, nonostante il meteo un pò ballerino.

Nella mattinata di ieri, 22 dicembre 2025, lo stand riservato al Giamporcaro ha ricevuto l’inaspettata visita del nuovo parroco, Don Ramesh, e del Vescovo Angelo Giurdanella, con quel suo fare accogliente e luminoso. L’alto prelato in questi giorni è a Pantelleria per una serie di eventi, come l’anniversario delle Suore delle Poverelle, e per portare la propria parola nella comunità tra messe ed incontri e visitando associazioni come l’Albero Azzurro.

Il Presidente Anna Rita Gabriele ha colto l’occasione per fare un dono a sua eminenza: il libro “Le poesie di Lillo”.
Un gesto che rimarrà nella memoria del Centro Culturale ma, sicuramente, anche dello stesso alto prelato.

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I dolci siciliani delle feste: un viaggio tra riti, profumi e memoria che unisce Pantelleria al resto dell’isola

Barbara Conti

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I dolci siciliani che non possono mancare sulle tavole delle feste Un viaggio tra riti, profumi e memoria che unisce Pantelleria al resto dell’isola

In Sicilia, il Natale non è solo una festa: è un rito collettivo che passa dalle mani alle cucine, dai ricordi alle tavole imbandite. Ogni provincia custodisce un patrimonio di dolci che raccontano storie antiche, influenze arabe, creatività contadina e un amore profondo per la condivisione. Pantelleria, con la sua identità forte e mediterranea, partecipa a questo mosaico portando in tavola sapori unici, ma accogliendo anche i grandi classici della tradizione siciliana. Di seguito, ho fatto una selezione dei dolci che non possono mancare nelle case siciliane durante le feste.

Buccellato: il re delle feste
Il buccellato è forse il dolce natalizio più rappresentativo dell’isola. Un anello di pasta frolla ripieno di fichi secchi, mandorle, noci, uva passa e scorze d’arancia. Ogni famiglia ha la sua versione, ogni provincia la sua sfumatura. È un dolce che profuma di casa, di pazienza e di mani che impastano insieme. Cubbaita e torrone alle mandorle La Sicilia non rinuncia mai ai suoi torroni: mandorle di Avola, miele, zucchero e la magia del caramello. La cubbaita, di origine araba, è una lastra croccante di sesamo e miele: semplice, essenziale, irresistibile.

Pignolata o Pagnuccata
Piccole palline di pasta fritta, ricoperte di miele e decorate con zuccherini colorati. È il dolce della festa, del gioco, dei bambini che rubano i pezzetti con le dita. In molte case si prepara ancora in grandi teglie da condividere con vicini e parenti.
Biscotti di mandorla Ricci, morbidi, profumati: i biscotti di mandorla sono un simbolo della pasticceria siciliana. 
A Natale diventano un dono prezioso, spesso preparati in casa e offerti come gesto di affetto.

Scorzette d’arancia candite e glassate
Le arance siciliane, regine dell’inverno, diventano protagoniste anche nei dolci.
Le scorzette candite o immerse nel cioccolato fondente sono un classico elegante e profumato, perfetto per chiudere un pranzo importante. I geli: agrumi, cannella e tradizione Il gelo di arancia, di limone, di mandarino o di cannella è un dessert leggero, digestivo e profondamente identitario. È il modo più semplice per portare in tavola il profumo degli agrumeti siciliani.

I dolci di Pantelleria: un’identità che profuma di isola Pantelleria aggiunge alla tavola delle feste la sua anima unica:

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Mustazzola pantesca Un dolce antico, speziato, spesso preparato per le grandi occasioni. La sua forma e il suo impasto raccontano la storia dell’isola e delle sue contaminazioni mediterranee.
Il cous cous dolce (nelle famiglie che lo tramandano)
Una preparazione rara, ma ancora viva in alcune case: semola lavorata a mano, frutta secca, miele, agrumi. Un ponte tra Sicilia e Nord Africa che trova a Pantelleria la sua naturale dimora.

Biscotti al passito
Il passito di Pantelleria, oro liquido dell’isola, diventa ingrediente per biscotti aromatici e intensi, perfetti per accompagnare un brindisi di fine pasto. Perché questi dolci resistono al tempo Ogni dolce siciliano è un racconto: parla di famiglie, di stagioni, di ingredienti poveri trasformati in tesori.

A Natale, più che in ogni altro momento dell’anno, questi sapori diventano un ponte tra generazioni, un modo per ritrovarsi e riconoscersi. Pantelleria, con la sua identità forte e il suo spirito comunitario, continua a custodire e reinterpretare queste tradizioni, mantenendo vivo un patrimonio che appartiene a tutta la Sicilia.

Barbara Conti

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