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Il comitato “Pantelleria vuole nascere” risponde al commissario ASP Zappalà

"Caro Commissario... ci risparmi questa ulteriore offesa e ci riconosca dignità!"

Redazione Di Redazione
08:57 - Gennaio 16, 2021
in Comunicati stampa, Pantelleria, Sanità
Tempo di lettura 9 Min
0
Pantelleria vuole Nascere redige secondo esposto sui disservizi sanitari dell’Ospedale Nagar
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LE MAMME RISPONDONO ALLE DICHIRAZIONI DEL COMMISSARIO ZAPPALÀ RILASCIATE NELL’INTERVISTA PUBBLICATA DA PANTELLERIA INTERNET NELLA NEWS 27627 del  12/01/2021

Dal 2 marzo 2020, giorno della definitiva sospensione della deroga al Punto Nascita di Pantelleria, abbiamo più volte chiesto, civilmente alle Amministrazioni pubbliche di ogni grado, la possibilità di   dialogare costruttivamente per scambiare opinioni ed esperienze… tutto finito nel silenzio più assordante. Per quasi un anno abbiamo utilizzato toni bassi e rispettosi di uomini e donne della politica per costruire e trovare una soluzione definitiva al problema. Siamo state semplicemente ignorate e finanche attaccate su una problematica che tocca un’intera comunità, famiglie e donne e, in quanto tali, madri.

Paragonare l’isola di Pantelleria ai paesi dell’Abruzzo, come è stato fatto dal Commissario Straordinario dell’ASP di Trapani che ha voluto evidenziare come la chiusura dei Punti Nascita sia un tema comune a tanti territori è a dir poco offensivo verso una popolazione che giornalmente vive disservizi garantiti solo quando si denuncia e si alza una voce corale.

Non ci aspettavamo che un commissario ASP, proprio per la funzione che esercita, potesse arrivare a un tale livello. Nel tempo ne abbiamo visti di cattivi esempi, non ultimo quello del suo predecessore che anziché erogare servizi a garanzia di diritti riempiva il portafoglio con appalti truccati!

Vogliamo chiedere quante mamme in Abruzzo abbiano avuto un trasferimento a partire dalla 37ª settimana di gestazione per  fare poi ritorno a casa solo dopo 10/15  giorni dal lieto evento? Quante mamme abruzzesi hanno vissuto settimane o mesi di “dolce attesa” sradicate dalla loro dimora, lontano dai proprio affetti, in situazioni di precarietà e sostenendo spese ingenti? Quante mamme hanno lasciato i figli piccoli allontanandosi da casa per lunghe settimane? Quanti mariti hanno dovuto interrompere il lavoro per accompagnare le mogli a partorire lontano? E nel 2020, anno di pandemia, quante mamme e quante famiglie sono state costrette a lasciare una terra COVID free per spostarsi sulla terraferma, affrontando il rischio del contagio e allungando i tempi di isolamento? Non c’è contributo finanziario che possa ripagare da tutti questi disagi economici e psicologici che la chiusura improvvisa del Punto Nascita ha causato.

 

“Ormai  la sanità si fa con i volumi di attività” lei ha dichiarato sig. Zappalà, riferendosi al modello adottato in tutta la regione Sicilia ispirato agli standard nazionali ed ha aggiunto “E’ un modello che funziona. Certo, c’è un po’ di disagio nell’andare sulla terraferma per partorire a Trapani, ma al momento funziona così.”

Spiace constatare quanto non sia informato Sig Zappalà! Per Pantelleria non deve funzionare così perché Pantelleria è decretata zona disagiata in quanto “Ospedale di Frontiera” che dista oltre 90 km dal Punto Nascita più vicino sulla terraferma, condizione questa che ha permesso di ottenere la deroga per espletare parti fisiologici e a basso rischio sull’isola al di là del volume di attività. Condizione comune, questa, ad altri Punti Nascita disagiati della Sicilia. Certo, si parla di una deroga che andava mantenuta garantendo gli standard di sicurezza richiesti dal Comitato Percorso Nascita e per questo ora la domanda la facciamo noi a lei, in modo che lei stesso possa informarsi e capire dove e perché si è interrotto il percorso virtuoso che poteva evitare la chiusura del reparto Punto Nascita.

 

Caro Commissario, appena trova le risposte ce le comunichi, ma non ci risponda che non c’erano i numeri per intervenire. Per favore ci risparmi questa ulteriore offesa e ci riconosca dignità! Non sono i numeri che mancano… semplicemente si è fatta confusione, non si è proceduto al potenziamento del personale e del reparto come previsto dalla Nuova Rete Ospedaliera  e manca un crono programma che si è perso nei meandri del malaffare sanitario. Chi doveva seguire l’iter? Quali responsabilità? Chi doveva rimediare?

 

Se vogliamo parlare di numeri è giusto invece guardare a quelli registrati dalle gestanti e dalle loro famiglie costrette ad una forzata transumanza che in Abruzzo era riservata alle greggi e alle mandrie. Ecco quanti giorni le nostre mamme hanno “soggiornato” in terraferma AFFRONTANDO “UN PO’ DI DISAGIO” COME LEI LO HA DEFINITO. Per onestà di informazione documentiamo oltre ai parti fisiologici e a basso rischio, che sono la maggior parte e che potevano essere espletati a Pantelleria in base alla deroga, anche i parti a rischio che secondo la giusta prassi e normativa devono essere espletati in terraferma presso un Punto Nascita di secondo livello, consapevoli che di fronte alle emergenze i disagi sono vissuti con più rassegnazione ma comunque rimangono in tutta la loro criticità. Da sottolineare che, come da normativa vigente, il Punto Nascita rimane comunque attivo per le emergenze che da sempre ha saputo affrontare a protezione della sicurezza della mamma e del bambino. Di seguito raccontiamo i disagi minimizzati da chi dovrebbe garantire il diritto alla salute.

 

Ecco i dati forniti dalle partorienti pantesche costrette a lasciare l’isola per partorire in terraferma, i giorni di permanenza in Sicilia e i disagi subiti.

Marta 50 giorni + 15 di quarantena forzata al rientro per  prevenzione contagio COVID – Jessica 39 – Caterina 30 – Cristina 55 – Antonella 40 – Silvia 33 – Eva 22 – Elisa 45 – Mariuccia 35 – Lidia 31 – Jessica 45 –  Jessica 39 – Cristina 55 – Antonella 40 – Silvia 33  – Eva  22 – Elisa 45…..e poi

  • Laura: 16 giorni a Trapani in albergo e 15 giorni di quarantena al rientro. Causa COVID ho lasciato mia figlia e mio marito a Pantelleria. Accompagnata da mia madre che ha dovuto lasciare il resto della famiglia e un padre ultra 80enne con necessità di assistenza h 24.
  • Gloria: 28 giorni…dovrebbero provare sulla propria pelle cosa vuol dire.
  • Ida: sono partita il 24 agosto 2020 con l’elisoccorso per distaccamento della placenta e sono rientrata il 14 dicembre… fatevi un po’ i conti… e a Palermo non son bassi gli affitti! Causa COVID sono rimasta 1 settimana sola in ospedale e poi mio marito faceva avanti e indietro una volta a settimana per la biancheria. Quattro mesi a Palermo… poi ho partorito e mio marito è rimasto due mesi con me per farmi compagnia perché la bambina era in ospedale.. tutto sulle nostre spese… nessun aiuto.
  • Doris: sono stata trasferita con l’elisoccorso a Trapani per contrazioni il 4 marzo 2020, dimessa il 6 marzo sono dovuta rimanere in terraferma, ho partorito il 21 aprile 2020 e sono dovuta restare fino a metà maggio a Trapani. Come al solito zero aiuti da parte di enti pubblici o da varie organizzazioni, devo solo ringraziare i miei genitori economicamente, e mio marito che mi è rimasto accanto. Tutto sulle nostre spalle: affitto, spesa, ecc.
  • Francesca: dal 7 di novembre al 17 dicembre, 40 giorni a Marsala.. siamo partiti io e mio marito, successivamente ci ha raggiunti mia suocera e mio marito è rientrato a Pantelleria. Giustamente doveva riprendere il lavoro, non potevamo permetterci che perdesse altri giorni. Successivamente mi ha raggiunta mia madre e nuovamente mio marito per essere presente alla nascita della piccola. Mia figlia doveva nascere, tempo massimo, il 2 di dicembre ma alla fine è nata a 41 settimane e 2 giorni. Mi hanno fatto un cesareo d’urgenza… anche se ho avuto l’assistenza delle ostetriche, infermiere e ragazze del nido, non è la stessa cosa di avere la propria madre accanto per aiutarti. Abbiamo pagato oltre 1 mese d’affitto più ovviamente tutte le spese di viaggio e tanto altro… l’unica cosa positiva in tutto questo grande disagio è stata la nascita della mia piccola.

Un elenco a non finire che potremmo continuare come un bollettino di guerra, riportando anche i giorni riferiti da mamme che hanno partorito in passato nei brevi periodo di chiusura del Punto Nascita poi però sempre riaperto a seguito di proteste corali ampiamente documentate! Ecco:

  • Rosaria: ho avuto il primo figlio nel luglio 2016, più di un mese di permanenza a Trapani con tutti i disagi che questo Signore osa sminuire indicandoli come “qualche”….., caro politico baderei bene a usare “qualche” e lo sostituirei con “parecchi, tanti, numerosi, grandi, spiacevoli, costosi, esosi…. disagi! Stessa situazione l’ho vissuta nel novembre 2019 con la nascita della seconda figlia… un mese e mezzo fuori isola con tutti i disagi che qualcuno ad oggi continua a sminuire indicandoli come “qualche disagio”.
  • Caterina: nel 2013 per far nascere il mio primogenito, ci siamo trasferiti a Palermo per un mese. Nel 2020, dopo 7 anni, per far nascere la mia secondogenita la medesima situazione con l’aggravante del Covid, per cui nessuna assistenza parentale in ospedale. Ho visto mio marito prima del ricovero e l’ho rivisto alla mia dimissione fuori dal reparto. Nel periodo che stiamo vivendo, farei attenzione a parlare di “qualche disagio” perché una gestante che deve mettere alla luce un figlio vede mutata la sua gioia per la maternità in paura e preoccupazione!
  • Roberta: un mese per il primo figlio 8 anni fa e un mese per il secondo 3 anni fa. Un po’ di disagio…
  • Mariangela: nel 2015 sono stata fuori dal 5 gennaio a metà marzo, più di due mesi;
  • Veronica: dal 17 agosto al 15 settembre del 2018 portata con elicottero (nessuna emergenza però) su terraferma, in pieno agosto, senza nessun aiuto, né casa, né tanto meno altro… Pagato tutto a 5 stelle proprio perché nei mesi estivi se ne sono approfittati tanto, visto anche la situazione… Ripeto non era nemmeno urgente che mi mandassero con l’elicottero dal momento che il 23 agosto finivo il mio tempo di gestazione…
  • Annamaria: la cosa carina è che quando arrivi in Sicilia i dottori ti chiedono “Ma perché ha fatto questa cosa? Non c’era bisogno del trasferimento. Poi ti fanno il prelievo e mentre a Pantelleria sei diabetica secondo i loro parametri, sulla terraferma non hai nulla, e così per tante altre cose. Alla fine chi avrà ragione e chi torto? Staremo a vedere.
  • Rosy: per non parlare che fuori dalla nostra isola paghiamo tutto…. E anche chi ha un appoggio e non paga affitto spende comunque una bella elevata cifra che il contributo non copre…. Io per fortuna ho fatto solo 20 giorni perché spedita fuori a 38 settimane esatte per uno dei famosi protocolli arrivato in giornata e quindi considerata a rischio. A 38 settimane spedita in aereo a carico mio…. 4 anni fa non c’era il COVID ed era comunque uno strazio…. Non oso immaginare ora con la pandemia!!! Certo sulla loro pelle che è?? Giusto un piccolo disagio…. Mica sono loro che fanno i bagagli e mancano da casa….. loro la tasca l’hanno piena!!!
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Noi non commentiamo… ma ci facciamo carica di tanta sofferenza.

Tags: ASPcomitatonascePantelleriaTrapaniZappalà
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