Cultura
I cognomi dell’isola di Pantelleria / XXXII parte: da Rodo a Romeo
Siamo in prossimità della conclusione di questo grande percorso di conoscenza storica compiuto con dovizia, precisione e passione da Orazio Ferrara. Lo scrittore di origine pantesca, con questa raccolta, ci ha reso un contributo culturale e sociale grandissimo, arricchendo Il Giornale di Pantelleria di uno spessore maggiore.
Il direttore
RODO/RODI In origine il cognome è Roda, Rodu, di Rodo, soltanto nella seconda metà dell’Ottocento abbiamo anche la versione Rodi. In Pantelleria il capostipite, tale Giovanni Roda, arriva da Monte San Giuliano (oggigiorno Erice) intorno al 1580. Lo segue la moglie Caterina, sempre di Monte San Giuliano. L’origine primigenia dei Roda è comunque spagnola-catalano. Blasone del ramo siciliano: D'azzurro, con una torre d'oro, sormontata da due corone del medesimo. Da Giovanni Roda e sua moglie Caterina nasce nell’isola, nell’anno 1585 circa, Giacobo Roda o Rodo. Questo Giacobo sposa il 21 settembre 1608 Barbara Casano, da cui Tommaso Rodo (n. 1615-m. 1689), che contrarrà matrimonio con Maria Busetta (n. 1620- m. 1689) in data 9 gennaio 1640.
Sempre intorno al 1585 nasce in Pantelleria tale Francesco de Rodo, figlio di Antonio de Rodo e sua moglie Antonella. Il 3 luglio 1606 (lunedì) Francesco contrae matrimonio con Antonella Gabriele, figlia di Matteo e della di lui moglie Caterina. Da questa coppia nasce nel 1616 circa Aurelio de Rodo, che il 30 giugno 1642 (lunedì) sposerà Caterina Belvisi, da cui avrà due figli: Giovanna de Rodo, sposata il 22 gennaio 1677 (venerdì) con Sebastiano Bastone; Giovanni de Rodo, coniugato il 20 febbraio 1677 (sabato) con Maria Bastone. Incredibilmente alto il numero dei caduti nella Grande Guerra (1915-1918) appartenenti a famiglie con il cognome Rodo/Rodi. E’ certamente il tributo di sangue più pesante pagato da un singolo Casato pantesco in quella guerra.
Rodi Francesco di Giuseppe. Soldato 3° reggimento fanteria (Brigata Piemonte), nato il 15 agosto 1895 in Tunisia ed inscritto di leva nel comune dl Pantelleria distretto militate dl Trapani, morto il 3 agosto 1916 nell’ospedale da campo n. 0100 per ferite riportate in combattimento. Rodo Giacomo di Giuseppe. Soldato 267° reggimento fanteria (Brigata Caserta), nato il 26 settembre 1895 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, morto il 4 settembre 1917 sul Carso per ferite riportato in combattimento. Rodo Giambattista di Giuseppe. Soldato 198° reggimento fanteria, nato il 13 gennaio 1878 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, morto il 19 settembre 1918 nell'ospedale da campo n. 002 per malattia.
Rodo Giovanni di Giuseppe. Soldato 85° reggimento fanteria (Brigata Verona), nato il 17 marzo 1889 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, disperso il 4 settembre 1915 sul monte San Michele in combattimento. Rodo Giovanni di Salvatore. Soldato 143° reggimento fanteria (Brigata Taranto), nato il 20 luglio 1890 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, morto il 7 settembre 1916 nell'ospedale di guerra n. 11 per ferite riportate in combattimento. Rodo Giovanni di Vito. Soldato 144° reggimento fanteria (Brigata Taranto), nato il 14 marzo 1885 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, disperso 1'11 novembre 1915 sul Carso in combattimento. Rodo Giuseppe di Nicola. Soldato 30° reggimento fanteria (Brigata Pisa), nato il 6 agosto 1893 in Tunisia ed inscritto di leva nel comune di Pantelleria, distretto militare di Trapani, morto il 13 maggio 1916 sul monte San Michele per ferite riportate in combattimento. Rodo Vito di Giacomo. Soldato 145° reggimento fanteria, nato il 15 aprile 1884 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, disperso il 25 settembre 1916 sul Carso in combattimento. Rodo Vito di Salvatore. Soldato 111° reggimento fanteria (Brigata Piacenza), nato il 6 gennaio 1886 a Pantelleria, distretto militare di Trapani, morto il 15 dicembre 1915 nell’ospedale da campo n. 230 per malattia.
Nella Seconda Guerra Mondiale la famiglia ha invece due soli caduti: il soldato Pietro Rodi, nato il 29 ottobre 1914, morto in Italia in data 16 agosto 1943; il soldato Vito Rodo, nato il 22 settembre 1918, deceduto in Italia il 13 luglio 1944.
ROMEO Cognome originario della Sicilia, con un Raimondo Romeo miles al seguito di re Martino nell’anno 1393. In Pantelleria è già presente nel 1560. Stemma: D’azzurro al bordone accostato a destra di tre conchiglie ordinate in palo e a sinistra da un ramoscello di rosmarino, il tutto d’oro. Michaele o Michele Romeo sposa in Pantelleria, intorno al 1580, certa Domenica, da cui nasce nel 1585 Salvatore Romeo, il quale il 13 gennaio 1608 (domenica) contrae matrimonio con Giovanna Morana. Da quest’ultima coppia nascono: Antonia Romeo, andata in sposa in data 7 gennaio 1625 (martedì) a Pietro Monsuai; Giovanni Romeo, sposato il 3 agosto 1636 (domenica) con Innocenza Sana, da cui Salvatore Romeo (1642-1731); Maria Romeo, coniugata il 9 aprile 1644 (sabato) con Giovanni Carrera.
Orazio Ferrara
(32 – continua)
Foto: Arma dei Romeo
Cultura
Pantelleria, lavori di adeguamento, messa in sicurezza ed efficientamento energetico della palestra della Scuola Media “Dante Alighieri”
Alla cittadinanza, Il Sindaco comunica che l’Amministrazione comunale di Pantelleria ha portato a compimento l’iter amministrativo e progettuale necessario per il recupero e la piena rifunzionalizzazione della palestra della Scuola Media “Dante Alighieri”, struttura da tempo inagibile e fortemente attesa dalla comunità scolastica dell’isola. Il Sindaco comunica che l’intervento rientra in una più ampia strategia di riqualificazione dell’edilizia scolastica, con l’obiettivo prioritario di garantire sicurezza, accessibilità, sostenibilità energetica e qualità degli spazi destinati alle attività formative e sportive.
Il progetto prevede opere di adeguamento strutturale e funzionale, la messa in sicurezza dell’edificio, il miglioramento delle prestazioni energetiche attraverso l’installazione di impianti moderni e l’utilizzo di fonti rinnovabili, nonché il completo ripristino della fruibilità della palestra per studenti, associazioni sportive e iniziative collettive. Il Sindaco comunica che l’intervento consentirà di restituire alla cittadinanza una struttura fondamentale per la crescita educativa, sociale e sportiva dei giovani di Pantelleria, colmando una carenza che per anni ha inciso negativamente sull’offerta di spazi adeguati alle attività motorie.
L’Amministrazione è consapevole che l’esecuzione dei lavori potrà comportare disagi temporanei; tuttavia, il cronoprogramma è stato definito con l’obiettivo di contenere l’impatto sulle attività scolastiche, con una durata complessiva stimata in circa 14 settimane. L’Amministrazione continuerà a seguire con attenzione tutte le fasi successive, dall’affidamento dei lavori alla loro realizzazione, assicurando trasparenza, rispetto dei tempi e tutela dell’interesse pubblico. Pantelleria guarda avanti, investendo sulle scuole, sulla sicurezza e sul futuro delle nuove generazioni.
Cultura
Il violinista di Solarino Don Paolo Teodoro e le radici di una tradizione di due secoli
La storia nascosta di un paese che ha fatto della musica una firma identitaria
Nel 1827, quando il paese non era ancora Comune, un documento d’archivio rivela la presenza inattesa di un musicista professionista. Da allora Solarino non ha mai smesso di essere una comunità musicale.
Solarino – Nel 1827 il paese non era ancora autonomo e viveva un momento di transizione politica e amministrativa. Eppure, in quell’anno cruciale, emerge un dettaglio sorprendente che permette di leggere la storia locale da una prospettiva nuova. Tra gli atti conservati presso l’Archivio di Stato di Siracusa compare il nome di Don Paolo Teodoro, registrato come violinista.
Un dato che, per l’epoca, spacca in due l’immagine consueta di un borgo rurale fatto solo di agricoltori e artigiani.
Il musicista che rompe gli schemi
Il documento mostra chiaramente che Don Paolo Teodoro non era soltanto un residente rispettato di Solarino. Era un musicista. Un ruolo insolito in un contesto rurale del primo Ottocento, dove la musica raramente compariva nelle registrazioni ufficiali. Teodoro abitava in via Fontana, insieme alla moglie Costantino Eloisa, ma la sua formazione aveva radici ancora più profonde. Da giovane, infatti, era cresciuto in una parte dell’attuale Palazzo Requesens, allora indicato come Piano Palazzo n.2, oggi cuore dell’odierna Piazza del Plebiscito, luogo simbolo della vita sociale solarinese. Una crescita in un ambiente architettonico e culturale privilegiato che spiega – almeno in parte – la precocità di una vocazione musicale riconosciuta persino dagli atti civili borbonici.
Una tradizione musicale che Solarino non ha mai abbandonato
Il caso di Don Paolo Teodoro non è un episodio isolato, ma il primo tassello visibile di una storia più lunga. Perché a differenza di tanti altri centri siciliani, Solarino non ha mai smesso di essere un paese musicale. Bande storiche, maestri locali, scuole di musica, gruppi giovanili, famiglie che tramandano strumenti da generazioni, musicisti nazionali , la musica, qui, non è un accessorio, ma un linguaggio collettivo. E questa continuità testimonia una capacità rara: fare dell’arte una parte della propria identità civile. Non tutte le comunità hanno saputo compiere questa scelta. Molti centri rurali hanno perso nel corso del Novecento le proprie tradizioni culturali, travolti da emigrazione e modernizzazione. Solarino, invece, ha seguito una traiettoria diversa: ha difeso la musica, l’ha fatta propria, l’ha trasformata in patrimonio comune.
Questo è il vero punto di forza del paese. Una maturità culturale che trova le sue prime radici in persone come Don Paolo Teodoro: uomini capaci, già due secoli fa, di portare l’arte dentro la vita quotidiana di una comunità in trasformazione. Oggi, quando strumenti e prove musicali risuonano nelle case, nelle scuole e nelle piazze, è possibile intravedere un filo diretto con quella firma d’archivio del 1827. Solarino continua a distinguersi per il suo fermento artistico. E la storia del violinista Don Paolo Teodoro si rivela allora molto più che una curiosità d’epoca: è l’origine documentata di un percorso identitario che il paese ha scelto di portare avanti con orgoglio. Due secoli dopo, Solarino resta un paese che suona e questa è, senza dubbio, una delle sue vittorie più grandi.
Laura Liistro
Cultura
Elena Pizzuto Antinoro: da Santo Stefano Quisquina alla scena internazionale della ricerca linguistica
Donna siciliana, studiosa di straordinaria competenza e voce autorevole della ricerca italiana, Elena Pizzuto Antinoro è considerata una delle figure più influenti negli studi contemporanei sulla comunicazione e sulle lingue dei segni.
Psicologa, linguista e ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha contribuito in modo determinante al riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) come sistema linguistico pienamente strutturato, superando visioni riduttive che ne avevano a lungo limitato la comprensione. Il suo percorso accademico si è svolto tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove ha approfondito la Lingua dei Segni Americana (ASL) entrando in contatto con metodologie di ricerca all’avanguardia. Questa esperienza internazionale fu decisiva: rientrata in Italia, introdusse nuovi paradigmi analitici che avrebbero innovato radicalmente lo studio della LIS, collocando la ricerca italiana in un dialogo costante con quella mondiale. Caratteristica centrale del suo lavoro fu l’approccio interdisciplinare.
Elena operò a stretto contatto con persone sorde, analizzando i processi cognitivi, le strutture linguistiche e le dinamiche comunicative della lingua visivo-gestuale. Le sue pubblicazioni rappresentano oggi un riferimento fondamentale non solo in Italia, ma anche nel contesto internazionale degli studi sulle lingue dei segni. Tra le iniziative più rilevanti da lei guidate figura VISEL, progetto dedicato allo sviluppo di sistemi di scrittura per la lingua dei segni e alla definizione di strumenti didattici innovativi. Un contributo che ha ampliato le possibilità di ricerca e di accesso alla comunicazione visiva, rafforzando il ruolo dell’Italia nel panorama scientifico globale. Colleghi e collaboratori ricordano Elena Pizzuto Antinoro come una professionista rigorosa, dotata di una forte integrità etica e di una visione capace di anticipare nuove prospettive. Il silenzioso applauso con cui la comunità sorda l’ha salutata ne sottolinea il profondo impatto umano e scientifico.
Oggi, Elena Pizzuto Antinoro è riconosciuta come una figura chiave della linguistica internazionale e un esempio di eccellenza femminile nel mondo accademico. Siciliana, figlia di Santo Stefano Quisquina, ha portato la sua terra d’origine nei principali centri di ricerca del mondo, lasciando un’eredità destinata a influenzare a lungo gli studi sulla comunicazione e sulle lingue dei segni.
Laura Liistro
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