Cultura
Gangi, dal 26 al 29 dicembre il presepe vivente da Nazareth a Betlemme
Quello di Gangi è i più belli e suggestivi d’Europa si prepara ad ospitare migliaia di visitatori
Il Comune di Gangi, borgo madonita incastonato in uno di quei luoghi dove la montagna si fa ancora più speciale, dal 26 al 29 dicembre regala una vera favola grazie al presepe vivente “da Nazareth a Betlemme” (il silenzio…una voce…un viaggio..la vita). Una rappresentazione della natività unica nel suo genere una edizione, quella del 2024, che lascerà a bocca aperta i visitatori grazie ad una novità che lancerà un forte messaggio a tutta l’umanità.
Tra i più belli d’Europa è caratterizzato per la sua straordinaria scenografia teatrale plasticamente modellata e ricostruita nel cuore dell’abitato. Ad accompagnare le tredici rappresentazioni quotidiane saranno personaggi, musiche, luci e ancora l’eccezionale voce fuori campo di Santi Cicardo (ciascuna scena è priva di dialoghi tra gli attori) e la partecipazione della giovane attrice Viviana Mocciaro che proiettano il visitatore indietro nel tempo nella Galilea di 2mila anni fa.
Come in un sogno, ad occhi chiusi, ci si potrà immergere in questo viaggio. Un presepe vivente, giunto alla sua quattordicesima edizione, che è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Una magica concentrazione di emozioni entreranno nell’intimo dei visitatori ai quali verrà presentata la storia dalle origini di Gesù a Nazareth e a Betlemme. Meticolosa la ricostruzione degli ambienti che si intrecceranno con le nobili vestigia della città in un vero e proprio teatro di pietra ricostruito tra i vicoli dell’antico quartiere di Santa Lucia e piazza del Popolo.
Superata la soglia del grande portone in legno della chiesa Madre i visitatori si muoveranno e saranno accompagnati da una guida in un palcoscenico naturale per ammirare gli oltre 200 personaggi: pastori, mercanti, suonatori, venditori ambulanti, lavandaie, artigiani, giocolieri sembreranno “fissati”, nei loro gesti quotidiani, come in un incantesimo. Saranno riproposte spaccati della vita sociale della Palestina del tempo, legate alla presenza militare di Roma imperiale con Erode, la sua corte e i soldati e le sue feste. Scene esclusivamente di carattere religioso. Tra quelle più suggestive l’apparizione dell’Angelo e la fuga dal censimento di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme, quest’ultimo quadro, rappresentato nello scenario unico della scalinata che conduce sotto gli archi della Torre trecentesca dei Ventimiglia, dove sarà ricostruita la grotta della natività.
Come ogni edizione alcune scene sono state rivisitate e altre sono nuove.
Il presepe vivente “Da Nazareth a Betlemme” è nato da un idea del Forum Giovani, la regia è curata da Carmelo Domina e Peppuccio Ballistreri, a curare le musiche Giovanni Germanà, la consulenza storica è di Stefano Sauro e Luciano Inguaggiato, la logistica di Totò Domina, Santino Paternò. Nicolò Angilello e Cataldo Spedale e Pro Loco. E ancora vi è la collaborazione di tutte le associazioni locali e di tutta la comunità e la disponibilità del parroco don Giuseppe Amato. L’iniziativa organizzata e promossa dall’associazione “Da Nazareth a Betlemme” è patrocinata dal Comune di Gangi. Un sostegno arriva anche dalla BCC delle Madonie.
“E’ uno dei presepi più apprezzati non solo dalla cittadinanza locale, ma anche dalle migliaia di visitatori che registriamo ogni anno e oggi è diventato vetrina insostituibile della nostra regione raccogliendo premi e attenzioni a livello nazionale – dice Carmelo Domina, uno dei due registi della kermesse – Nella sua semplicità da Nazareth a Betlemme ci offre un messaggio potente ed attuale esortandoci a riscoprire la bellezza della fraternità e della condivisione in un mondo che sembra fratturato, un presepe che diventa simbolo di unità e costruire un mondo migliore dove l’amore e la comprensione possano prevalere sull’odio e sull’indifferenza. Un raggio di luce in tempi bui. La realizzazione di questo evento non potrebbe avvenire senza il decisivo intervento del Comune di Gangi, e l’insostituibile sostegno di tutta la comunità di volontari e associazioni locali”.
“Ci prepariamo ad accogliere migliaia di visitatori, attratti dal fascino del presepe vivente che ogni anno aumenta il numero di presenze – ha detto il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello – una comunità la nostra che da settimane lavora alacremente per la riuscita della manifestazione che coinvolge oltre 200 figuranti e l’impagabile lavoro di decine di volontari ai quali va il mio personale ringraziamento come a tutto lo staff dell’associazione da Nazareth a Betlemme che ogni anno dà vita a questo spettacolo unico con le sue ambientazioni magiche e affascinanti all’interno del nostro centro storico”.
E per il secondo anno consecutivo il Presepe ha ricevuto l’invito a partecipare all’udienza di Papa Francesco nell’aula Paolo VI e alla rappresentazione collettiva del presepe Vivente di Roma Capitale.
L’accesso alla manifestazione, che prevede 13 rappresentazioni al giorno, in scena dalle 17 alle 23, avviene a gruppi ed è obbligatorio l’acquisto anticipato del ticket d’ingresso. La vendita si svolgerà on line sui social Facebook, Instagram Live Sicilia, è possibile acquistare il biglietto sul sito: www.presepeviventegangi.com.
Cultura
Pantelleria, inaugurato il busto a dr. Zurzolo tra gente commossa, riconoscente e affiatata
L’opera è stata realizzata dal M° Michele Cossyro
Si è svolta ieri, 7 dicembre 2025, la cerimonia di scopertura del busto dedicato al compianto dottor Michele Zurzolo.
In una silenziosa Piazza Perugia, le gente arrivava quasi in punta di piedi, per non disturbare un momento che sarebbe stato prezioso per quel sito e per la comunità pantesca tutta.
Il Sindaco Fabrizio D’Ancona ha aperto la celebrazione annunciando diversi interventi tra cui quello di Maria Casano, che ha promosso l’idea, quello della moglie Anna Maria Brignone, delle due nipoti.
“Il Dottore Michele Zurzolo, nel corso della sua vita professionale, si è dedicato anima e corpo a tutta questa comunità e oserei dire anche a tutta la cittadinanza di Pantelleria – Ha esordito il primo cittadino – Ma molti di voi hanno avuto anche la possibilità di conoscere un amico, una persona che ha fatto della sua professione una storia di vita. Lui era una persona di altri tempi e lo ha dimostrato. Abbiamo ritenuto come di regola accade quando una persona si contraddistingue in questa vita terrena per le sue attività, per le sue azioni, per le sue gesta, di ricordarlo in una maniera particolare. Abbiamo deciso di fare un busto commemorativo e di posizionarlo in questa piazza Perugia che è sostanzialmente il cuore di questa contrada.”
Di poi i ringraziamenti alla giunta comunale e, in modo particolare, ai consiglieri Giuseppe Maddalena e Nadia Ferrandes che hanno perorato il progetto, fino al suo completamento.
Così, dopo i toccanti pensieri dei familiari del dr. Zurzolo, l’intervento di Michele Cossyro. L’artista che ha portato il nome di Pantelleria nel mondo con le sue opere ha ben accolto l’invito a realizzare la richiesta, facendo una vera copia non solo delle sembianze, ma anche dell’espressione del medico. Realizzando un basamento singolare, in pietra lavica, ha poi come proseguito l’opera con il busto di bronzo, adesso lucido e liscio.
Tra i presenti anche il presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Spata, diversi politici, i presidenti dei circoli e di alcune associazioni importanti, tutti testimoni della benevolenza, dell’umiltà, della nobiltà di un uomo coraggioso, che metteva il paziente sopra ogni altra esigenza e pensiero, elargendo diagnosi sempre precise e puntuali e mai sbagliate, nonostante la strumentazione dell’epoca, a Pantelleria.
Va ricordato, non in ultimo, che il Dr. Zurzolo era un grande studioso originario della Calabria, eppure, egli aveva eletto Pantelleria come sede della sua dimora e del suo lavoro, dove ha affrontato vita e professione sempre con un immancabile e inestimabile sorriso bonario e rassicurante.
La toccante cerimonia si è conclusa con la benedizione di Don Ramses.
Cultura
Pantelleria, oggi presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore
Questo pomeriggio, 7 dicembre 2025, dalle ore 16.30, presso i noti locali del Circolo Ogigia di Pantelleria Centro, si terrà la presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore.
Ad affiancare l’autore, Franca Zona e Giovanna Drago, apprezzate donne di cultura, che si alterneranno in una intervista conoscitiva del libro.
Antonino Maggiore, classe 1982, è un docente di musica presso la scuola primaria di Pantelleria, dove unisce rigore e creatività, nel quotidiano rapporto con l’infanzia.
Lo scrittore pantesco non è alla sua prima opera. Negli anni ha già pubblicato due raccolte poetiche: “Niente di importante” e una “Penna x amico“, grazie alle quali ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti.
“Le note strane” è un romanzo autobiografico: in viaggio intimistico tra fragilità ed ironia, attraversando il confine spesso sottile tra disperazione e gioia, risa e pianto.
Con il delicato contributo musicale di Maria Bernardo, si profila un piacevole pomeriggio letterario, al caldo e tra “degustatori” di libri.
L’ingresso è libero
Cultura
I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera
Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.
Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.
Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.
Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.
Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare
da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.
Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:
Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia
Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.
La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.
Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare
come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo
avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.
Orazio Ferrara

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