Cultura
Felice Pàntano il terapista di Pantelleria campione assoluto a Milano alle Parabadminton – intervista
Domenica 12 maggio a Milano si terranno le i campionati nazionali di badminton.
Campione assoluto della disciplina è il naturalizzato pantesco Felice Pàntano, il massoterapista di Palermo, che ormai vive e opera sull’isola da diverso tempo.
Lo abbiamo conosciuto attraverso una intervista in esclusiva.
- Felice da quanto tempo vivi a Pantelleria? “Mi sono trasferito sull’isola dal mese di giugno del 2018, ma vengo sull’isola da ormai 15 anni.
- Tu svolgi un importante lavoro, vuoi spiegarcelo? “Sono massoterapista e a Pantelleria opero presso lo studio aperto da mio fratello il dottor Nicola Pàntano, oncologo e senologo. Nel polimabulatorio curo oltre la mia professione, anche la parte amministrativa.
(Ma di questo parleremo in un secondo momento)
- Sei campione assoluto nazionale di badminton e lunedì sarai a Milano per disputare la finale. Raccontaci come ti senti. “Sono carichissimo e pronto. Sai, questa disciplina mi ha stravolto la vita. Mi ha dato nuove idee, ma sopratutto mi ha dato la possibilità di confrontarmi anche con con me stesso. Riuscire a capire che nulla è perso e nulla è scontato è uno dei risultati che ho ottenuto con il badminton. Ci sono tappe nella vita che bisogna percorrere come per esempio l’istituzione di un polimabulatorio,che è poi una missione per me e a mio fratello dottor Nicola Pàntano, laddove ve ne è bisogno e Pantelleria ne ha sicuramente. Mi auguro che con la mia professione di massoterapista e con lo sport che pratico posso dare un notevole contributo alla società e alla comunità pantesca.

- Vuoi spiegarci di che sport si tratta? Il badminton è una sorta di tennis, con una racchetta molto leggera e una pallina con piume e sughero. Per il gioco le doti sono: agilità, equilibrio, concentrazione e coordinazione e lo studio dell’avversario. Mi sono avvicinato a questo sport grazie a Marcella Librizzi, campionessa olimpionica di scherma e badminton. E’ a lei che devo la mia uscita da un periodo difficile, introducendomi proprio in questo sport. Mi ha dato la racchetta in mano ha visto le potenzialità e il feeling con il campo e con la rete. Sono arrivato sempre primo e ora vedremo domenica 12 se riuscirò a mantenere il titolo.
- Qui a Pantelleria hai aperto una ASD, giusto? Si perché lo sport fa parte della FIBA (federazione italiana badminton) ed è attenta al tema delle responsabilità sociali con diversi progetti sui giovani e sul futuro. Ho cercato di creare questa società L’Airone dei Venti a Pantelleria per due motivi: 1) per rimanere allenato; 2) per realizzare una squadra nell’isola. Questa è una grande sfida: lanciare il volano, leggero com’è, con un vento debole, ovviamente non seguirà la traiettoria corretta. Qui sull’isola lo sport lo pratico in una struttura tensostatica, quindi una struttura chiusa.
- Perché è importante per te il badminton? Si pensi che il mio sport ha ottenuto il riconoscimento istituzionale ottenuto dal CIP (comitato italiano paraolimpico). Questo consente la divulgazione del badminton alle persone diversamente abili, secondo criteri di uguaglianza e di opportunità. Il confronto tra gli atleti avviene anche attraverso altri circuiti: tornei, campionati, individuali e a squadre. Questo fa sì che vi sia un continuo confronto e scambio di idee, cultura, esperienze, anche nei nostri viaggi nelle diverse città italiane. Inoltre, circa 7 volte l’anno si tengono i campionati mondiali. Alcuni sono sono circuiti europei liberi: lo sportivo va giocare a proprie spese. Io lo scorso anno sono andato in Spagna e sono tornato arricchito di bellezza e divertimento. Poi vi sono quelli in cui il commissario Enrico Galeani della Nazionale convoca i paratleti più pronti per andare a disputare i match. Io ho rifiutato di andare con la Nazionale perché il livello di preparazione che c’è nel mondo è straordinario rispetto all’Italia.
- Sogni nel cassetto? Spero che Pantelleria possa diventare una tappa di circuito fondamentale o realizzare “il trofeo di Pantelleria”, per dare un valore aggiunto sull’isola.
Allora, domenica 12 aspetteremo di conoscere e divulgare (in esclusiva) l’esito dell’importante competizione e, nel frattempo, faremo il tifo per il nostro atleta innamorato del suo sport e della nostra isola: Forza Felice!
Per conoscere le attività di Felice: Felice Pàntano Pagina Facebook
Cultura
Giuseppe Pitrè, 184 anni dopo: l’uomo che diede voce all’anima della Sicilia
Nel 184° anniversario della nascita di Giuseppe Pitrè, la Sicilia e l’Italia intera ricordano non solo uno studioso, ma il fondatore di un modo nuovo di guardare al popolo, alle sue parole, ai suoi gesti, ai suoi riti. Un uomo che, senza mai abbandonare la sua città, seppe parlare al mondo. Il figlio del Borgo che divenne il padre degli studi folklorici in Italia.
Pitrè nacque il 22 dicembre del 1841 nel quartiere portuale del Borgo, in via Collegio di Maria, da una famiglia di marinai. Il padre Salvatore morì di febbre gialla a New Orleans nel 1847, quando Giuseppe aveva appena sei anni. La madre, Maria Stabile, lo crebbe tra ristrettezze economiche, sostenuta da un sacerdote amico di famiglia. Quell’infanzia difficile, immersa nella lingua viva del popolo, fu il terreno fertile della sua futura opera.
Medico per professione, etnologo per vocazione
Nonostante le difficoltà economiche, Pitrè completò gli studi classici presso un istituto gesuita e si laureò in Medicina e Chirurgia all’Università di Palermo nel 1865. La professione medica lo mise quotidianamente a contatto con i ceti popolari, permettendogli di ascoltare, annotare, comprendere.
Parallelamente, già da studente aveva iniziato a pubblicare lavori sui proverbi e sul lessico marinaresco, oltre a un volumetto letterario di Profili biografici di contemporanei italiani.
Il pioniere degli studi folklorici
Nel 1871 pubblicò il primo volume della monumentale Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, un’opera che avrebbe proseguito fino al 1913. È considerato il più importante corpus di tradizioni popolari italiane mai realizzato; una raccolta di 25 volumi che impegnò Pitrè per oltre quarant’anni e che resta la sua opera più importante. Dai Canti popolari siciliani, alle fiabe, dai proverbi agli usi e costumi, dalle feste patronali alla medicina popolare, l’intera collezione ambisce a raccogliere e ordinare tutta la materia folklorica dell’isola. È un edificio enciclopedico senza precedenti, che ancora oggi costituisce il fondamento degli studi demo‑etno‑antropologici sulla Sicilia. Pitrè non fu solo un raccoglitore: studiò i principali indirizzi europei, corrispose con studiosi come Max Müller, Mannhardt, Sébillot, Schuchardt, D’Ancona, Comparetti, De Gubernatis. Senza muoversi da Palermo, costruì una rete internazionale.
L’influenza sulla letteratura e sulla musica
La sua opera ispirò: Luigi Capuana, che prese spunti da alcune sue fiabe; Giovanni Verga, che trovò nelle sue raccolte materiale utile per novelle come Guerra di Santi; Rosa Balistreri e altri autori che attinsero ai versi tradizionali presenti nei suoi studi per i loro testi musicali. Pitrè si occupò anche di lingua siciliana, scrivendo una grammatica descrittiva. Non fu, dunque, solo un etnologo: fu un ponte tra la cultura orale e le arti.
Il riconoscimento istituzionale
Nel 1903, «per i suoi indubbi meriti nel campo degli studi sulle tradizioni siciliane, Pitrè fu nominato Presidente della Reale Accademia di Scienze e Lettere di Palermo. Nel 1909 fu ammesso a socio dell’Accdemia della Crusca. Nel 1914 fu eletto senatore del Regno d’Italia. Fu, inoltre, presidente della Società Siciliana per la Storia Patria e segretario della Reale Accademia delle Scienze Mediche. Il filosofo Giovanni Gentile, nei primi anni ’40 del Novecento, costituì un Comitato per la ristampa di tutte le opere del Pitrè e, con un decreto, il Re dichiarò tale pubblicazione “Edizione Nazionale”. Negli anni ’80 del Novecento, lo Stato italiano finanziò una nuova Edizione Nazionale delle sue opere, riconoscendone il valore storico e scientifico.
L’uomo dietro lo studioso

Nel 1877 sposò Francesca Vitrano, da cui ebbe tre figli: Maria, Rosina e Salvatore. Le tragedie familiari — la morte di Rosina nel terremoto di Messina del 1908 e quella di Salvatore per avvelenamento da cibo — segnarono profondamente i suoi ultimi anni. Morì a Palermo il 10 aprile 1916. E’ sepolto nel Pantheon dei siciliani illustri, la chiesa di San Domenico.
Perché Pitrè parla ancora a noi
A 184 anni dalla sua nascita, Pitrè resta attuale perché: ha restituito dignità alla cultura popolare, trattandola come scienza; ha salvato un patrimonio immenso che rischiava di scomparire; ha mostrato che la Sicilia non è periferia, ma centro di una civiltà complessa e ricchissima; ha insegnato che ascoltare il popolo significa capire un Paese. Il suo lavoro continua a essere un riferimento per antropologi, linguisti, storici, scrittori e per chiunque voglia comprendere l’identità profonda dell’isola.
Una fiaba tratta dal IV volume delle “Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani” (riportata fedelmente nella grafia che usò il Pitré)
LU RE E LI CARZARATIUn Re di Cicilia ‘na vota iju a visitari ‘na càrzara di carzarati, tutti cu’ cunnannati vint’anni, cu’ a trent’ anni, cu’ a vita; si misiru tutti a ringa aspittannu a lu Re chi passava. Quannu lu Re cci fu pi davanti, spijò a lu primu: – «Tu pirchì si’ ccà cunnannatu? Chi facisti?» – «Io, Maistà! Io sugnu ‘nnuccenti; mi pigghiaru mentri era a la mè casa.» – «E tu?» dici a lu secunnu. – «Io sugnu ‘nnuccenti comu Maria Santissima. Quannu mi ‘ncatturaru io era curcatu.» – «E tu?» dici a lu terzu. – «Io sugnu ‘mputatu d’aviri ammazzatu a unu; ma fôru tutti calunnii, e soffru attortamenti.» ‘Nsumma a quantu dumannau lu Re, tutti si dettiru pi ‘nnuccenti. L’urtimu cci dissi: – «Maistà, io haju arrubbatu, haju ammazzatu, haju statu un sciliratu, e pi chissu mi cunnannaru ‘n vita.» Comu lu Re ‘ntisi accussì, vôtasi e cci dici: – «E mentri è chissu, tu, gran birbantuni, nesci di ‘mmenzu di galantomini, ca su’ tutti ‘nnuccenti, e ‘un ponnu stari cu tia ca li guasti.»
Lu pigghia e lu fa nèsciri a libbirtà, e accussì la virità fu primiata.
Cultura
Il Vespa Club Pantelleria incontra i bambini nei Circoli per gli auguri di Natale
Vespe in garage per maltempo, ma i soci del Club di Pantelleria non si fermano e incontrano i bambini per gli auguri di Natale. L’affettuosa accoglienza dei Circoli
Vespa in garage stamani per i soci del Vespa club Pantelleria, purtroppo a causa delle condizioni meteo non favorevoli i vespisti insieme al suo Babbo Natale hanno incontrato i bambini dell’isola con l’autovettura, iniziando dal circolo Trieste Stelle a Khamma dove ad aspettarli c’era il Presidente Eduardo Raffaele che ha offerto panettone e caffè per tutti.

Da lì si sono diretti nella contrada di Scauri al circolo Agricolo, dove ad aspettarli vi era il Presidente Salvino Marino ad attenderli non solo con panettoni, bibite per tutti ma anche con dello spumante aperto alla fine dell’incontro per augurare a tutti i presenti un Santo Natale.
Il tour termina nei raffinati locali dello storico Bar Tikirriki con la consegna dei doni agli ultimi bambini arrivati.

Un bel giro partecipativo di una importante associazione che non esita a organizzare eventi aggregativi per la società isolana, portando movimento, colore, allegria.
Abbiamo chiesto al Presidente Pavia, com’è andata stamani con questo tempo un po’ uggioso? “È andata! Purtroppo le Vespa abbiamo dovuto tenerle ferme, cambiando un pò il programma per via del maltempo. Ma non ci siamo tirati indietro, pochi bambini forse proprio per questo tempo incerto.”
Avete comunque portato a casa un risultato o no? Assolutamente si! soddisfatti anche se aspettavamo più pubblico sinceramente.”
I circoli come hanno risposto? “L’ospitalità dei circoli Trieste Stella ed Agricolo Scauri è unica, altre volte abbiamo collaborato con loro e sempre ci siamo sentiti a casa nostra, il clima è molto armonioso e i Presidenti Eduardo e Salvino oltre ad essere amici di tutti sono persone che si prodigano per la comunità e nel portare avanti una realtà isolana che hanno costruito i nostri nonni. Speriamo che i nostri giovani sapranno apprezzare e continuare a dare vita ai circoli stessi, Pantelleria è un po’ lenta a carburare ma una volta riscaldato il motore sa dare la giusta grinta.
Vuole darci la data del prossimo appuntamento vespistico? “Certamente “Carnevale in Vespa” il 17 febbraio 2026, tempo permettendo.
“Approfitto per augurare a tutti un Santo Natale ed un felice 2026 a tutta la comunità.”
Cultura
Pantelleria, oggi tanti festeggiamenti alla Chiesa Matrice con il Vescovo GIurdanella
Questa mattina, del 21 dicembre 2025, il Vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, Angelo Giurdanella, in un difficoltoso arrivo sull’isola, ha officiato la Santa Messa presso la Chiesa Matrice Ss Salvatore di Pantelleria.

Tanti gli eventi che lo attendevano e che hanno visto la partecipazione di autorità militari e anche del primo cittadino, Fabrizio D’Ancona, che ha colto l’occasione per i rituali auguri di Buone Feste alla collettività.
Nonostante in maltempo durato per tutta la mattinata, i panteschi più fedeli e solerti non si sono fatti fermare ed hanno assistito ad una serie di eventi, celebrati durante la messa.
Così, questa mattina, sua eminenza si è trovato a officiare la messa della Quarta Domenica dell’Avvento, dedicata sicuramente agli 80 anni di presenza sul territorio pantesco delle Suore delle Poverelle; il conferimento al Ministero dell’Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi; infine, ma non per ultimo, l’arrivo del nuovo parroco Don Easu Kuzhanthai.

Una messa molto sentita, in una atmosfera singolare, come quella del Natale.
Ricordiamo che da ieri giorno 20 fino al 23 dicembre, dalle ore 17,30 alle ore 19,00, presso il Sagrado della Chiesa Madre si terrà il presepe vivente, meteo permettendo.

Tutte le immagini sono tratte dalla pagina facebook della Chiesa Madre Ss Salvatore di Pantelleria
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