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Cultura

Economia – Rincaro affitti per gli studenti: i più colpiti sono i fuori sede

Matteo Ferrandes

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Per gli studenti fuorisede è sempre più difficile nel 2022 trovare una sistemazione che possa permettergli di vivere nella città in cui inizieranno o proseguiranno gli studi, in modo adagiato lontano da casa e dai loro affetti più cari. L’inflazione ha colpito, e non di poco, il costo degli affitti, che si tratti di stanze singole, ma allo stesso modo anche di monolocali o bilocali.


I prezzi delle stanze singole sono aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021, arrivando, in media, a 500 euro al mese.Il prezzo degli affitti è aumentato sia a causa dei prezzi del mercato immobiliare in continuo aumento ma ma anche perché il costo delle utenze è aumentato. Questo comporta agli studenti una notevole spesa maggiore da saldare per le utenze e allo stesso modo la spesa per un trasloco forniture luce e gas è da considerare.

Da una parte questa si presenta come la giusta occasione per i proprietari che affittano: quanto solo nel 2022, rispetto al 2021, la domanda segna un +45% per le singole e un +41% per le doppie, mentre lo stock di locazioni disponibili sul mercato si riduce.

Purtroppo il trend è eterogeneo nelle diverse città che sono state prese in considerazione dallo studio di Immobiliare.it ma fanno eccezione le città di Catanzaro (-10,6%) e Pescara (-19,4%) in cui si ha una leggera diminuzione dei prezzi per gli affitti. Nel resto del territorio Nazionale i prezzi per le singole sono aumentati, a Padova addirittura del 42,2%.

Milano si conferma essere la città più costosa in tutta Italia per gli affitti brevi degli studenti. Una stanza singola a Milano oggi costa, in media, 620 euro al mese, registrando un aumento del 20,1% rispetto al 2021 dove i prezzi delle stanze singole all’interno di un appartamento condiviso in media oscillavano dai 450 ai 500 euro.
 
Per un posto letto in una stanza doppia non si hanno considerevoli vantaggi dato che sempre a Milano affittare un letto in una stanza doppia costa dai 350 ai 450 euro. Per la stessa cifra, è possibile ottenere una stanza singola in diciotto delle trentadue città prese in considerazione dallo studio. A questo punto, anche se il risparmio è poco, ma meglio prepararsi a vivere con un coinquilino.

Al secondo posto è presente Roma in cui, una stanza singola ne costa 465, ovvero oltre 150 euro in meno. Seguono Padova (458 euro), Firenze (451 euro) e Bologna (447 euro).

Come sta reagendo lo Stato al rincaro dei prezzi di affitto per gli studenti?

Esistono diversi aiuti economici a sostegno di coloro che studiano lontano da casa. A partire delle “classiche” borse di studio, cui concorrono tutti gli studenti meritevoli, e che sono previste anche per i fuori sede. Per farne richiesta basta seguire la procedura disponibile nel bando dell’Ente regionale per il Diritto allo Studio di riferimento dell’Ateneo.

Oltre a questo, le singole Università del territorio italiano possono proporre per regione degli incentivi per i singoli studenti fuori sede iscritti ai corsi di laurea. Ognuno di essi ha dei requisiti ben precisi da rispettare.

Per quanto riguarda la Regione Sicilia, sono online le modalità di presentazione delle istanze di assegnazione del contributo per le spese di locazione abitativa sostenute durante l’anno 2022. L’Università di Catania ha aperto, infatti, la selezione per l’attribuzione dei contributi erogati dal MUR e dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) che hanno appositamente stanziato un fondo di 15 milioni di euro. Possono presentare istanza di assegnazione gli studenti: -iscritti ai corsi di studio dell’Università di Catania nell’a.a. 2020/21; -fuori sede residenti in luogo diverso rispetto a quello dove è ubicato l’immobile locato; -appartenenti ad un nucleo familiare con un ISEEU non superiore a 20.000 euro; Inoltre i cittadini di Trapani possono scoprire tutti i Bonus attivi e offerti ai cittadini richiedendoli direttamente nei CAF Trapani.

L’Università, entro 30 giorni dalla scadenza del bando, effettuate le verifiche sulle domande presentate, provvederà a comunicare al MUR (Ministero dell’Università e della ricerca) i dati relativi al numero degli studenti aventi diritto al contributo.

Risulta importante chiarire che:

Altro incentivo a favore degli studenti fuori sede sono i contratti d’affitto. Il contratto per studenti universitari è studiato già per avere dei vantaggi sia per il locatore che per il locatario. Il primo potrà usufruire della cedolare secca al 10%, mentre lo studente potrà detrarre parte della spesa dal 730.

https://www.prontobolletta.it/news/rincaro-affitti-studenti/

Cultura

La caponata dei marinai dei velieri / 1

Orazio Ferrara

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di Orazio Ferrara

Diciamo subito, a scanso di equivoci, che questa caponata non ha nulla a che vedere con quella famosa oggigiorno preparata in Sicilia e in altre regioni e che ha come ingrediente principe la melenzana. Però, senza dubbio alcuno, dalla caponata marinara di una volta trae origine, con modifiche e varianti a volte sofisticate, quella di oggi.

Origini della caponata

La caponata marinara fu per secoli il “combustibile” alimentare che faceva andare la forza remiera (i forzati ai remi) delle galere da guerra. E non solo i remieri, ma anche l’intero equipaggio si nutriva con essa. L’antica consuetudine di consumare a bordo questa vivanda passò poi in uso agli equipaggi delle navi a vela sia da guerra che commerciali. Già il nome di caponata o capponata (per alcuni paesi costieri siciliani e questi sono più vicini alla parola originaria) o capponada per dirla coi genovesi (gente di mare di prim’ordine) è di difficile decifrazione.
Scartiamo subito, perché sa di cosa troppo letteraria, la tesi che la vuole derivata dal latino “caupona” nel suo significato di “taverna”. Non ci convince nemmeno anche la tesi che la vuole derivata dal “pesce capone” o lampuga, anche se quest’ultimo, essiccato, compare sporadicamente quale ingrediente in antiche ricette. Dobbiamo quindi andare alle origini quando la caponata aveva ancora l’arcaico nome di “cappon di galera” (per i marinai genovesi “capun de galera”). Siamo nella marineria remica delle galere o galee mediterranee del ‘300 / ‘400.

Probabilmente i marinai intesero dare, con ironia tutta marinaresca, quel nome al loro quotidiano pasto a bordo, che di cappone e quindi di carne saporita non aveva un bel niente e che pertanto si rivelava essere appunto un cappone (finto) di galera. Eppure quel pasto, assai semplice da preparare e con ingredienti poveri, era saporito e piaceva, tanto da passare indenne attraverso generazioni di uomini di mare quale tradizionale e sostanzioso alimento in navigazione.

Ma quali erano gli ingredienti e la preparazione?

Dell’assenza delle melenzane abbiamo già accennato, occorre però precisare che erano assenti anche i pomodori, che fanno la loro comparsa saltuaria nelle caponate dei velieri del tardo Ottocento. Infatti i pomodori, di origine del Sud America, vennero portati in Europa dai navigatori spagnoli nel XVI secolo. In Italia fanno la loro comparsa nell’anno 1548 alla corte di Cosimo de’ Medici, ma per diversi secoli quel frutto viene considerato solo ornamentale e quindi non commestibile.

Gli ingredienti utilizzati per la caponata erano quelli di facile conservazione e che non andavano a male facilmente durante i lunghi viaggi per mare: gallette, cipolle, aglio, olive in salamoia, origano, aceto, olio e pesce essiccato. Quello principe era costituito dalle gallette (non altro che fette di pane biscottato), che si conservavano abbastanza croccanti per almeno un anno intero. Le forme delle gallette erano diverse a seconda delle marinerie.

Ricordiamo quelle rotonde dei marinai genovesi e quelle a ferro di cavallo (‘u viscottu) caratteristiche della marineria pantesca. Solo che le gallette di quest’ultima non erano a base di farina, ma bensì d’orzo, che a detta dei marinai di un tempo erano molto più saporite. Infatti, nel tempo andato, l’orzo in Pantelleria era un alimento fondamentale per la popolazione in quanto lo stesso veniva coltivato in loco, mentre la farina doveva venire, con gravosa spesa, dalla Sicilia. Era usuale in passato nei vigneti intercalare filari dì orzo a quelli di zibibbo. Si ottenevano così due vantaggi.
Il primo era costituito dall’orzo raccolto per l’alimentazione, il secondo che quei filari d’orzo intercalati proteggevano i teneri germogli dello zibibbo dal secco e caldo vento di scirocco di casa nell’isola.

(1 – continua)
Orazio Ferrara

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Cultura

Ragusa, “Raccontami di te” al Castello di Donnafugata 4ª edizione del premio letterario

Redazione

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Il suggestivo castello di Ragusa ospiterà, il 23 agosto 2025, la quarta edizione dell’evento “Raccontami di Te…”, un’iniziativa che fonde l’arte dello scrivere con quella figurativa. Organizzato dall’associazione Malia, l’evento si svolgerà in un nuovo spazio più ampio e incantevole, promettendo un’esperienza indimenticabile per il pubblico.

Quest’anno, “Raccontami di Te…” vedrà la partecipazione di numerosi scrittori e pittori, creando un’alchimia di emozioni attraverso la combinazione di musica, pittura, scrittura, teatro e letteratura. Tra gli ospiti d’onore, ci sarà il Presidente dell’Accademia delle Prefi Salvatore Battaglia, che contribuirà con la sua esperienza e il suo talento.

Gli ideatori dell’evento, Debhorah Di Rosa e Salvo Garipoli, spiegano che il progetto è nato con l’obiettivo di stimolare una partecipazione attiva delle persone. “Ciascuno di noi porta nel cuore il ricordo di una persona speciale: un bene prezioso che vorremmo non perdere mai. Il progetto ‘Raccontami di tè nasce proprio dalla volontà di dare sostanza a queste emozioni, sentirle e renderle immortali, attraverso il potere magico delle parole e dei colori”, affermano.

A dare voce alle storie di Raccontami di te 4 sarà quest’anno Giulia Guastella, attrice e autrice che ha scritto e interpretato “Idonea ma non ammessa”, “Artemisia, la pittora”, spettacolo vincitore di diversi premi come il prestigioso premio Giulietta masina e “ Il modo giusto (per sbagliare)”, andato in scena allo Zelig di Milano.

In attesa della magica notte, il prossimo 23 agosto, l’associazione Malia e lieta di annunciare che vi sarà una nuova forma d’arte quest’anno a Raccontami di te. Sul palco al Castello di Donnafugata le creazioni di Mariella D’Angelo: una collezione che parte dal passato e giunge ad oggi, unendo la tradizione alla modernità.

Abiti che sapranno vestire la nostra notte e ci avvolgeranno di meraviglia.
Tra le opere presentate, spicca un racconto “UN RICORDO… UNA SERATA DI MAGGIO IN COMPAGNIA DI MIO NONNO TURIDDU…”. L’autore descrive nel primo racconto una storia che parla della Sicilia di un tempo vista con gli occhi di un uomo, il nonno dell’autore, quando ci si capiva con poche parole o, meglio ancora, con uno sguardo. Per l’Evento è stato assegnato il racconto ad una artista che han interpretato e raffigurato ciò che il racconto la ha ispirato. Il quadro a la firma di Ilenia Madaro.
“Raccontami di Te…” non è solo un evento, ma un viaggio nelle emozioni e nei ricordi. Come per le edizioni precedenti, il pubblico sarà rapito dalla magia che si crea quando diverse forme d’arte si incontrano al tramonto. Un’esperienza unica, che lascia senza fiato e che continua a crescere in bellezza e intensità anno dopo anno.
Appuntamento quindi al 23 agosto al castello di Ragusa per un evento che promette di toccare il cuore di tutti i partecipanti, rendendo immortali le emozioni attraverso l’arte.

Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi

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Cultura

Avvio anno scolastico 2025/26 a rischio per il caldo: la proposta del CND

Direttore

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani lancia nuovamente un
appello urgente al Ministero dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, alle famiglie e a
tutte le istituzioni democratiche: è tempo di agire con coraggio e visione, non solo per affrontare
l’emergenza, ma per trasformare radicalmente il modo in cui concepiamo il sistema scolastico di
fronte al cambiamento climatico.
1. Le scuole non possono chiudere per tre mesi: servono presìdi educativi aperti anche
d’estate
Mentre l’Italia soffoca sotto temperature record, con città da bollino rosso, blackout elettrici, vittime
e ospedali sotto stress, le scuole – che potrebbero diventare presìdi di accoglienza, inclusione e
formazione – restano chiuse. Eppure, una scuola aperta è un presidio sociale e climatico: è un luogo
che può proteggere i più giovani, offrire spazi climatizzati, attività di recupero, socializzazione e
supporto emotivo in un periodo in cui la solitudine e il disagio si amplificano.
Chiediamo pertanto:
– l’apertura estiva programmata delle scuole per corsi di recupero, supporto personalizzato,
alfabetizzazione digitale e attività culturali, specie nelle aree a maggiore dispersione
scolastica;
– il coinvolgimento di enti locali, terzo settore e famiglie in un patto educativo estivo che
valorizzi le risorse del territorio;
– risorse dedicate al personale volontario e supplente per garantire l’organizzazione delle
attività e la sicurezza degli ambienti.
2. Aule come serre: servono scuole resilienti al caldo. Un piano nazionale per il comfort
climatico scolastico
Non possiamo più ignorarlo: le nostre aule sono ostili alla vita nei mesi estivi e spesso anche a
settembre e maggio. Non è più solo una questione di “disagio”: è un tema di salute, di
concentrazione, di equità territoriale e di diritto costituzionale allo studio. A Palermo, Napoli,
Lecce, Foggia, Roma o Cagliari, moltissime scuole superano i 35° già alle 11 del mattino, in locali
senza ombra né ventilazione. Questo rende drammatica anche la fase di avvio dell’anno scolastico
2025/2026, con molte strutture incapaci di garantire un ambiente sicuro e vivibile per studenti e
personale, costringendo a rinvii, riduzioni dell’orario o condizioni di studio insostenibili.
Proponiamo l’avvio immediato di un Piano Nazionale per la Resilienza Climatica delle Scuole, con
i seguenti obiettivi:
– climatizzazione intelligente e sostenibile delle aule, con impianti a basso impatto energetico;
– riqualificazione bioedilizia: tetti verdi, schermature solari, ventilazione naturale, materiali
isolanti;
– installazione di stazioni climatiche scolastiche per il monitoraggio costante di temperatura,
umidità e qualità dell’aria interna, da usare anche a fini didattici;
– inclusione di queste misure nei fondi PNRR, FSC e nei piani regionali di edilizia scolastica,
con priorità per le scuole del Centro-Sud.
3. L’istruzione deve diventare parte della risposta nazionale al cambiamento climatico
Accogliamo con favore il protocollo sul lavoro e il caldo promosso dalla Ministra Calderone, ma
riteniamo insufficiente l’attenzione rivolta finora al mondo della scuola. Il cambiamento climatico
non è solo una variabile metereologica: è una questione educativa, ambientale, economica e di
giustizia sociale. Per questo chiediamo che anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito adotti un
proprio protocollo di adattamento climatico, da integrare con quelli del Lavoro e della Salute,
prevedendo:

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– una mappatura climatica delle scuole italiane;
– l’introduzione dell’indice di stress termico scolastico, per sospendere o rimodulare le lezioni
quando si superano soglie critiche;
– l’educazione al clima come asse trasversale curricolare, dalla scuola dell’infanzia alle
superiori;
– un Osservatorio permanente scuola-clima-salute, in coordinamento con INAIL, CNR e
Protezione Civile.
Il CNDDU ritiene che non si possa più parlare di un “ritorno alla normalità” in un mondo
profondamente mutato dal cambiamento climatico. Esiste solo la necessità di costruire una scuola
nuova: più equa, più sicura, più vitale. Alle famiglie rivolgiamo l’invito a condividere questa
visione, sostenendo un’istituzione scolastica che non si spegne durante l’estate, ma si trasforma in
un luogo accogliente, protettivo e rigenerante. Al Ministro dell’Istruzione chiediamo un impegno
deciso, concreto e coraggioso: la definizione di un patto educativo-climatico nazionale.
L’alternativa sarebbe l’inerzia, con il rischio di assistere ogni estate alle aule che si trasformano in
forni, agli studenti che soffrono e al diritto allo studio che viene sistematicamente compromesso.

prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

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