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Ambiente

Dalla cartuccia al piatto: l’insostenibile costo dell’inquinamento da Piombo

Giuliana Raffaelli

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Una silenziosa forma di inquinamento che coinvolge uomo, animali e ambiente

In un periodo in cui è stato proposto il Referendum per l’abolizione della caccia (la raccolta firme continua fino al 20 ottobre nelle piazze e nei comuni, fino al 29 ottobre online) viene naturale puntare il focus su una delle forme di inquinamento di cui si parla di meno, nonostante se ne conoscano molto bene i drammatici risvolti per la salute. L’inquinamento da Piombo.

Questo metallo viene rilasciato nell’ambiente in molti modi diversi. Tra le fonti di rilascio ci sono, tra l’altro, le cartucce usate durante l’attività venatoria. E da qui il salto sulla nostra tavola è davvero breve.

Di questo specifico argomento si è occupato in passato il WWF (World Wildlife Fund, dal 1986 World Wide Fund for Nature) nel dettagliato Report “Cartuccia avvelenata“, documento che sottolinea la tragicità di questa silenziosa forma di inquinamento, che coinvolge indistintamente animali, ambiente e uomo.

Ma partiamo dall’inizio e inquadriamo il problema.

Identikit del Piombo. Il Piombo è una delle sostanze inquinanti più pericolose al mondo. Si tratta di un metallo tenero, duttile e malleabile, di colore bianco-azzurrognolo al taglio fresco, grigio scuro all’alterazione. Estratto nelle miniere sotterranee si presenta sia in forma solida che liquida, ben prestandosi quindi alla realizzazione di moltissimi manufatti. Molto diffuso nell’industria moderna, si stima sia usato in più di 150 lavorazioni. Ricordiamo, ad esempio, il suo impiego nell’edilizia, nella produzione di batterie, leghe e saldature di molti oggetti di consumo, nelle vernici e negli smalti, nella produzione di rubinetti e sistemi di distribuzione dell’acqua, nel carburante per gli aerei, nel refrigerante nei reattori nucleari e nei proiettili delle armi da fuoco. Nonostante molti di questi utilizzi siano oggi proibiti (almeno in Europa e Nord America), il Piombo si può trovare in molti prodotti importati da paesi extraeuropei il cui impiego nella produzione di bigiotteria, giocattoli, ceramiche e coloranti in cosmetica non è ancora proibito.

Il Piombo è una potente neurotossina. Esservi esposti è molto nocivo. L’intossicazione da questo metallo prende il nome di Saturnismo, dal suo nome alchimistico Saturnus. Sebbene la forma acuta e quella subacuta siano al giorno d’oggi molto rare, è invece ancora piuttosto diffusa la forma cronica, soprattutto fra i lavoratori. Il Saturnismo è infatti annoverato tra le patologie professionali sia sotto l’aspetto clinico che sotto quello profilattico e sociale.

L’intossicazione da Piombo si diagnostica quando la sua concentrazione nel sangue è pari o superiori a 5 microgrammi per decilitro (µg/dL). Una concentrazione nel sangue di 30 µg/dL comporta sintomi in molti organi e tessuti.

Il Piombo nelle munizioni da caccia. Le munizioni utilizzate nell’attività venatoria sono una importante fonte di inquinamento per l’ambiente che ha gravi conseguenze anche sull’uomo. Un inquinamento che sfugge ancora oggi a qualunque normativa. Una delle armi che i cittadini hanno per contrastarlo potrebbe quindi essere, oggi, vietare il suo utilizzo firmando il Referendum.

Il Piombo presente nelle munizioni provoca la morte degli animali sia per ingestione diretta sia per assunzione e accumulo attraverso la catena alimentare. L’ingestione diretta (cioè primaria) avviene in modo diverso a seconda delle specie. Gli uccelli granivori, sia acquatici che terresti, assumono direttamente i pallini di Piombo che giacciono sul terreno perché li scambiano per i sassolini che ingeriscono per favorire la frantumazione del cibo nello stomaco. I rapaci, invece, si avvelenano con il Piombo mentre si nutrono di prede avvelenate (per ingestione primaria) o colpite da un cacciatore (quindi ingestione secondaria).

Le zone umide (come stagni, paludi, laghi e fiumi), fragili tasselli del ciclo idrogeologico, sono ambienti estremamente importanti per l’approvvigionamento idrico di intere comunità. Queste acque risentono dell’inquinamento da Piombo, sia in superficie che in profondità, trasformandosi in potenziali fonti del pericoloso metallo. È stato calcolato che nelle zone umide dell’Unione europea vengono disperse ogni anno tra 1400 e 7800 tonnellate di Piombo.

Un danno che non riguarda solo le specie cacciabili (come mestoloni, marzaiole, codoni, alzavole, germani reali, ecc.), ma anche quelle protette (come fenicotteri, rapaci e avvoltoi). Il Piombo “sparato” nell’ambiente (quando i cacciatori fanno cilecca) e contro gli animali produce infatti microframmenti che si disperdono in ecosistemi e organismi, accumulandosi nelle catene alimentari, con effetti devastanti per la salute di tutti.

Il Piombo, quindi, si trova praticamente in quasi tutti gli alimenti che mangiamo (cereali, frutta, verdura, ecc.). Una recente normativa europea (Regolamento UE 2021/1317 del 9 agosto 2021) ha dovuto abbassare ulteriormente i limiti di presenza di questo pericoloso metallo negli alimenti, ribadendone l’elevata nocività.

Studi scientifici hanno dimostrato che la carne di selvaggina abbattuta con munizioni al Piombo è esse stessa contaminata dai frammenti generati dall’impatto con la preda. In queste carni sono state misurate concentrazioni di Piombo fino a 56 volte superiori al livello massimo consentito dalla UE nella carne, anche se i frammenti visibili di Piombo sono stati accuratamente rimossi.

Gli animali ai vertici della catena alimentare, primo fra tutti l’uomo, subiscono una triplice esposizione all’inquinamento da Piombo di origine venatoria. Essa è dovuta sia all’ingestione delle carni avvelenate (cioè le carni che hanno accumulato Piombo nei tessuti), sia mangiando selvaggina con presenza di microframmenti (invisibili a occhio nudo) sia bevendo l’acqua di falde acquifere in cui si è accumulato il metallo pesante disperso durante la caccia.

Negli animali l’esposizione cronica al Piombo è responsabile di molteplici malattie e disfunzioni spesso letali. Ne bastano solo due-tre pallini, ingeriti perché scambiati per cibo e granaglie, per provocare la morte di un uccello di taglia media (come ad esempio un’anatra). Ci sono poi gli effetti sub-letali (quelli cronici), che pur non conducendo alla morte diretta dell’animale hanno un grave impatto sulle popolazioni selvatiche. Si innescano infatti disfunzioni nel sistema immunitario e riproduttivo. Così come accade nell’uomo.

Dal 1898 più di 500 studi scientifici hanno evidenziato i danni dell’inquinamento da Piombo provocato dalla caccia. Di recente (nel 2020) più di 200 esperti di tutto il mondo hanno sottoscritto un manifesto per segnalare il rischio rappresentato da tali munizioni.

Nel novembre dello stesso anno l’Unione europea ha finalmente messo al bando le munizioni da caccia al Piombo, ma l’Italia non si è ancora adeguata. Ha due anni di tempo per farlo.

L’abolizione della caccia segnerebbe un decisivo passo avanti verso la duplice tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo. Un tangibile segno di democrazia e di amore verso il prossimo, a cui già lasciamo in eredità una Terra peggiore, per sentire un po’ più “intimamente nostro” il motto del WWF “La nostra missione è fermare il degrado dell’ambiente naturale del Pianeta e costruire un futuro in cui gli umani vivano in armonia con la natura“.

(Credit immagine: James Kovin on Unsplash)

Giuliana Raffaelli

Laureata in Scienze Geologiche, ha acquisito il dottorato in Scienze della Terra all’Università di Urbino “Carlo Bo” con una tesi sui materiali lapidei utilizzati in architettura e sui loro problemi di conservazione. Si è poi specializzata nell’analisi dei materiali policristallini mediante tecniche di diffrazione di raggi X. Nel febbraio 2021 ha conseguito il Master in Giornalismo Scientifico all'Università Sapienza di Roma con lode e premio per la migliore tesi. La vocazione per la comunicazione della Scienza l’ha portata a partecipare a moltissime attività di divulgazione. Fino a quando è approdata sull’isola di Pantelleria. Per amore. Ed è stata una passione travolgente… per il blu del suo mare, per l’energia delle sue rocce, per l’ardore delle sue genti.

Ambiente

Pantelleria diventa “Isola Asinabile”: ad ottobre 1ª edizione festival per l’asino pantesco

Redazione

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L’Isola di Pantelleria celebra il suo legame storico con l’asino e si prepara a diventare la prima “Isola Asinabile” d’Italia

Dal 5 al 12 ottobre 2025, si terrà la prima edizione del “Festival Asinabile”, un evento che punta a valorizzare il ruolo di questo animale, simbolo di fatica, resilienza e, oggi, di riscoperta sociale e terapeutica.

Organizzato dall’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria in collaborazione con il Comune di Pantelleria, la Regione Siciliana e numerosi partner, il festival è un’iniziativa che va oltre la semplice celebrazione: vuole essere un’occasione per riconnettersi con la natura, promuovere il turismo sostenibile e riscoprire l’importanza dell’asino pantesco.

“Tramite l’asino pantesco riusciremo a riscoprire esperienze di bellezza e grande emotività in modo semplice, circondati dalla meraviglia del paesaggio di Pantelleria – dichiara Italo Cucci, commissario straordinario del Parco – “Prendiamo l’impegno, tramite la celebrazione dell’animale simbolo dell’isola, di far partire da qui un messaggio di positività e bellezza in un periodo storico molto difficile. Sono certo che questo evento lascerà a ciascuno dei partecipanti un grande arricchimento, interiore ecco perché sarà importante esserci”.

Con la direzione organizzativa di Massimo Montanari, fondatore dell’asineria didattica «Asini di Reggio Emilia» ed esperto di educazione ambientale, il festival si articola in tre aree tematiche principali, accessibili a residenti e turisti di ogni età:

  •  Piazza Asinabile (Piazza Cavour): Un hub creativo e didattico con stand, laboratori manuali, giochi antichi e un recinto dove interagire e coccolare gli asinelli. Attività come “Asino Lab” e la “Ludonkey” renderanno l’apprendimento divertente per i più piccoli.
  •  Cammini Asinabili: Passeggiate guidate alla scoperta dei tesori naturalistici di Pantelleria, con percorsi che conducono al recinto di Sibà, dimora degli asini panteschi. Un’occasione per esplorare l’isola con una carota in tasca e celebrare il rapporto con questi affascinanti animali.
  •  Parole d’Asino: Un ciclo di convegni, dibattiti e incontri culturali che daranno voce a esperti, scrittori e viaggiatori. Tra gli ospiti, figure di rilievo come Daniele Bigi dell’Università di Bologna e Giuseppe Pace, responsabile del progetto di recupero dell’asino pantesco. Saranno esplorate le potenzialità della pet therapy, l’asino come compagno di viaggio e le storie di chi ha dedicato la propria vita a questi animali.

L’evento si aprirà domenica 5 ottobre con l’inaugurazione ufficiale in Sala Consiliare, e si articolerà in numerose attività organizzate aperte alla cittadinanza che riguardano momenti di svago, attività didattiche specifiche per le scuole di ogni ordine e grado, e un convegno conclusivo, sabato 11 ottobre, che sancirà ufficialmente il riconoscimento di Pantelleria come “Isola Asinabile”.

Il Festival Asinabile è reso possibile grazie alla collaborazione di numerose associazioni, che contribuiranno a rendere il programma ricco e variegato.  Esoprattutto con l’importante presenza delle aziende agroalimentari e artigianali pantesche che arricchiranno le iniziative di identità territoriale. Il programma completo è visionabile su sito del parco nella sezione dedicata al Festival Pantelleria Asinabile.

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Ambiente

Pantelleria, sospensione distribuzione acqua nel Capoluogo

Direttore

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Il Comune di Pantelleria ha emesso avviso pubblico per informare che  l’erogazione di acqua, oggi, in paese/capoluogo è sospesa, causa guasto nella rete idrica. Non si ha notizia su tempi per il ripristino del servizio idrico.

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Ambiente

Marettimo, Guardia Costiera sequestra 3,5 quintali di prodotti ittici e rete a strascico

Redazione

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La Guardia Costiera sequestra due attrezzi irregolari e circa tre quintali e mezzo
di prodotto ittico ad unità da pesca a strascico

Nei giorni scorsi un’importante operazione di polizia marittima a tutela dell’ambiente
marino e del rispetto delle leggi sulla pesca marittima, sotto il coordinamento del 12°
CCAP della Direzione Marittima di Palermo, è stata portata a termine dalle donne e
dagli uomini della Guardia Costiera nell’ambito del Compartimento Marittimo di
Trapani coinvolgendo il personale dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Marsala e di
quello dell’Ufficio Locale Marittimo di Marettimo.

Grazie al sistema di monitoraggio satellitare V.M.S., la Sala Operativa della
Capitaneria di Porto di Trapani individuava alcune unità da pesca a strascico attive
all’interno della zona GSA 16 (area geografica sud occidentale della Sicilia, istituita per
monitorare lo stress di cattura di alcuni stock ittici) nonostante nel mese di settembre
sia in vigore il fermo pesca regionale, misura essenziale per garantire il ripopolamento
delle specie e l’equilibrio biologico.

Prontamente venivano inviate in zona la M/V (CP) 770 della Capitaneria di porto di
Trapani e il G.C. B 166 dell’Ufficio Locale Marittimo di Marettimo, che intercettavano a
sud-ovest di Marettimo un peschereccio della marineria di Porticello; l’imbarcazione,
oltre a operare in periodo vietato, utilizzava una rete non conforme alla normativa
comunitaria, con maglie inferiori al consentito e, quindi, altamente dannose per
l’ecosistema perché in grado di catturare anche esemplari giovani.

L’utilizzo di reti non conforme è particolarmente dannoso per l’ecosistema e per le
specie ittiche in quanto la non conformità della dimensione delle maglie che
compongono gli attrezzi da pesca ne modifica significativamente la selettività e
permette, dunque, la cattura di esemplari di taglia inferiore a quella consentita anche
in fase di crescita e riproduzione.

L’attrezzatura e quasi mezzo quintale di pescato venivano, così, sequestrati e al
comandante dell’unità venivano contestate due sanzioni amministrative per un totale
di 4.000 euro per aver violato il periodo di interruzione della pesca come disposto dalla
normativa regionale e per avere pescato con un attrezzo da pesca non consentito.
Contemporaneamente, un’altra unità da pesca della stessa marineria, già monitorata
dai sistemi della sala operativa della Capitaneria di porto di Trapani, veniva
ispezionata al porto di Marsala dal personale dell’Ufficio Circondariale Marittimo di
Marsala accertando anche in questo caso un’attività di pesca a strascico nella zona
GSA 16 in periodo vietato.
Sono scattati, quindi, il sequestro della rete e di circa tre quintali di pescato, oltre a una
sanzione amministrativa pari a 2.000 euro.
Tutto il pescato sequestrato, complessivamente circa tre quintali e mezzo, è stato
devoluto in beneficenza.
L’attività’ svolta dagli uomini della Guardia Costiera si inserisce nella quotidiana
vigilanza svolta su tutto il Compartimento marittimo di giurisdizione, che viene
assicurata, in orari diurni e notturni, dal personale a terra ed imbarcato sulle
motovedette in servizio presso tutti gli uffici marittimi dislocati sul litorale e presso le
Isole Egadi al fine di controllare il rispetto delle norme di settore.

Trapani 15.09.2025

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