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Cultura

Da Napoli a Corleone nella Settimana Santa tra fede, teatralità e tradizione

Laura Liistro

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PATHOS, LOGOS E ALGOS NEL NELLA SETTIMANA SANTA

DA NAPOLI A CORLEONE TRA FEDE, TEATRALITA’ E TRADIZIONE

Siamo quasi alle porte del periodo pasquale.
Il Sud della penisola italiana si prepara alla Settimana Santa.
I momenti esemplari della Passione di Cristo non si materializzano solo nella simbologia ma tendono a presentare, nella mente dell’uomo, il ricordo del dolore.
Il Venerdì Santo che costituisce, in particolare, il rapporto ancestrale tra una comunità e la morte, riesce con il pianto, con il lamento per la morte di Cristo a personificare il dolore della madre verso quel Figlio, vittima del male umano.
Da evidenziare come la teatralizzazione del dolore collettivo, forma di dolore individuale nelle comunità del Sud, sia teatralizzazione da incastonare nella dimensione culturale delle antiche tradizioni popolari.
Le forme più vistose e frequenti da poter vedere sono le processioni del Cristo morto che coinvolgono intere comunità e territori.
Paesi e borghi meridionali si trasformano in scene teatrali in cui la coreografia obbedisce a precise norme culturali.
Basti pensare alla processione del Venerdì Santo a Corleone (Pa)in cui tutte le confraternite scendono tra le vie e le piazze del paese per, poi, raggiungere la chiesa madre in cui si celebra l’adorazione della croce.
Un fiume di fedeli si unisce in un lungo corteo che ricorda la passione di Cristo con una suggestiva processione verso il Calvario con i frati “Bianchi”.
Un lenzuolo co con il simulacro di Cristo si avvia verso la “crocifissione dei sacerdoti” in cui due prelati, attori della scena, salgono sulle scale appoggiate alla croce per issare il corpo ligneo.
Tre bambini con vassoi in mano portano gli “attrezzi” del supplizio: tre chiodi appuntiti, la corona di spine ed i martelli.
Un palcoscenico con uno sfondo unico: canti, lamento e marcia n. 14, per rivivere il mitico pathos.
Il popolo, sul colle, guarda e prega.
La “maschiata”, così detta dai corleonesi, alle ore 16.00 ricorda con mortaretti la morte di Gesù.

Il calvario diventa il palco della morte.
Donne e bambini, mentre visitano il Santuario dedicato a Maria Santissima Addolorata, venerata fortemente dai corleonesi, compiono l’antico rito del fazzoletto con l’ausilio di un confrate che asciuga, con un gesto, quelle lacrime di dolore della Vergine madre.
Un gesto dall’antico linguaggio che fonde dolore e sofferenza.
Decifrare il gesto di appoggiare il fazzoletto agli occhi del simulacro per comprendere il vero messaggio di speranza come cura dell’anima.

La deposizione del Cristo, altro momento teatrale, con la sua marcia funebre compiuto in verso contrario, dal colle del calvario alle strade della cittadina, accompagnata dal ritmo dei mortaretti, scende come un flusso di dolore legato ad una realtà ineludibile che tocca ogni individuo immerso nella riflessione del dolore come grande enigma, inscindibilmente legato al mistero dell’uomo e dell’esistenza stessa dell’universo.
Ecco il culmine del dolore: l’incontro, sul sagrato del santuario, tra la madre addolorata ed il figlio morto in cui entra in gioco il “sentire” dell’essere vivente
La “ maschiata”, mortaretti sparati, ricordano il dolore come colpi al cuore , il dolore di quell’identità popolare che si fonde con il sacrificio del figlio di Dio .
Una storica processione con i ceri, con i confrati, con la vara del Cristo morto e la sua palma sovrastante e ondeggiante, con le serve di Maria ed i frati per andare dietro la Madonna a passi lenti e con il peso sulle spalle di quel simbolico corpo ligneo.

Gli scatti dell’artista Mario Cuccia, maestro della fotografia, riescono a testimoniare questa forte tradizione popolare mista al folk del popolo corleonese, custode di interessanti tasselli storici formanti l’identità popolare siciliana veramente da scoprire.
Lo stesso dolore della Vergine Maria, a Napoli, viene messa in scena nella Domus Ars da Carlo Faiello, cantautore, compositore, musicologo e ricercatore italiano che nel suo Miserere, messo in scena ogni anno con attrici diverse come Isa Danieli e Lina Sastri, fa parlare il dolore della Madonna accompagnata da cinque voci straordinarie.
Faiello riesce a creare un flusso di emozioni sonore con il canto sacro di materia dialettale, con la musica etnica, carica di gestualità mescolate alle note del Quartetto Santa Chiara.
Suggestiva opera in forma teatro/concerto non tra le vie di Napoli ,ma su un palco vero nell’antica chiesa San Francesco delle Monache in via Santa Chiara, nel cuore della città, vede la rappresentazione del tormento tra Arte e compiacimento del pubblico.
Un modo diverso di vivere la Settimana Santa, un modo di mettere in scena l’antica Fede e commemorare il sacrificio di quegli uomini attuali, come Don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994, mentre si accingeva in sacrestia a celebrare Messa.
Dice Carlo Faiello: “A lui dedico il Miserere, a Don Peppe Diana, perché il suo sacrificio ha lasciato un profondo segno non solo nella nostra terra e come Cristo ha avuto il coraggio di denunciare una realtà criminale e prepotente che molti fingono di non vedere”.
Mario Cuccia con i suoi scatti e Carlo Faiello con la sua musica sono riusciti, con la propria Arte, a rappresentare il dolore umano nella tradizione del Sud.
Il Sud chiama Sud e riesce ad esprimere il proprio genio anche nella Fede per esorcizzazione la morte e vivere il sacrificio come medicina da vivere davanti alle lotte quotidiane.
Il dolore della Vergine Madre va in scena al Sud come il dolore di tutte quelle Donne che, in tutte le terre, affrontano il calvario della Vita, in difesa della propria dignità , ma con una forza comune: il coraggio.

Napoli e Corleone cosa hanno in comune?
La forza della tradizione popolare, il fuoco di due popoli che hanno conosciuto i Borboni, la sofferenza, la Storia dimenticata e quella pubblicizzata ma che hanno tanta dignità data dalla radice storica tipica di quel Sud alla ricerca sempre di conoscenza e verità.

Laura Liistro

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Cultura

Pantelleria nel romanzo di Giusy Andaloro “La porta dimensionale”, ora su Amazon

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“La porta dimensionale”, la seconda opera letteraria di Giusy Andaloro, che dopo l’esordio come autrice con le poesie, approda nel romanzo. Anche questo ultimo libro è dedicato a Pantelleria, ma qui l’autrice compie una narrazione seducente, fatta di misteri, passioni, scirocco e mare.

Un’isola.
Un amore impossibile.
Una maledizione che attraversa i secoli.
Quando il passato torna a reclamare il suo prezzo, l’amore diventa l’unica via di salvezza. . .

All’alba, Victoria approda a Pantelleria, un’isola selvaggia e magnetica, dove le scogliere di ossidiana si tuffano in un mare profondo e misterioso.
L’aria è carica di presagi e ogni ombra sembra sussurrare storie perdute.
Fin dal primo istante, Victoria percepisce un richiamo impossibile da ignorare: frammenti di ricordi sepolti,
volti dimenticati, emozioni sopite da secoli.
Ma chi o cosa la sta aspettando davvero su quest’isola sospesa tra realtà e leggenda?
Il destino si manifesta negli occhi di Battista, un uomo dal passato tormentato e dal fascino selvaggio, il cui sguardo nasconde segreti che attraversano i secoli.
Tra Victoria e Battista scatta un legame inspiegabile, un’attrazione ancestrale, che sfida ogni logica e ogni ragione.
Ma l’ombra di un’antica maledizione incombe sulle loro vite:
“Tutto ciò che hai conquistato lo perderai, come è sempre stato e sempre sarà per la tua famiglia.”
Il vento di Scirocco porta con sé il peso di queste parole, e Victoria sente il brivido del destino percorrerle la schiena.
Mentre esplorano l’isola, il confine tra passato e presente si assottiglia.
I dammusi silenziosi, le viuzze scoscese, le scogliere nere e il mare profondo diventano testimoni di enigmi che aspettano di essere risolti.
Antiche voci risuonano tra le mura, ombre invisibili li osservano dall’acqua, e un portale dimenticato tra le dimensioni attende di essere riaperto, celando un amore antico e una colpa che reclama giustizia.
Ogni scoperta è un colpo di scena, ogni passo un rischio mortale, e ogni scelta potrebbe cambiare il corso delle loro vite per sempre.
Victoria e Battista devono affrontare enigmi che sfidano la logica e le leggi del tempo, mentre il passato minaccia di risucchiarli in un ciclo di dolore eterno.
Riusciranno a spezzare la catena del destino, o la maledizione li separerà per sempre?
In questo romanzo, suspense, mistero e passione si intrecciano alla magia primordiale di Pantelleria: il vento scuote le rocce, il mare custodisce verità sommerse e il cielo al tramonto si tinge di rosso come un presagio ineluttabile.
Ogni pagina è un viaggio tra emozioni profonde, pericoli nascosti e rivelazioni che cambiano la vita.
I lettori saranno catturati da un mondo dove l’amore e il destino si confrontano in un duello senza tempo.
L’isola di Pantelleria diventa protagonista, magnetica e incantata, avvolgendo i personaggi in un’avventura mozzafiato tra passione, mistero e segreti secolari.

“La Porta Dimensionale: Amore e Mistero Oltre il Confine” è il romanzo perfetto per chi ama thriller romantici, storie misteriose, segreti sepolti dal tempo, portali dimenticati e avventure che tengono il cuore in sospeso fino all’ultima pagina.
Ogni momento, ogni sguardo, ogni segreto potrebbe cambiare tutto, e ogni lettore sarà trascinato in un mondo dove la realtà e il mistero si fondono in un’unica esperienza indimenticabile.
Victoria e Battista scopriranno che l’amore può essere più potente di ogni maledizione…ma il destino non si arrende facilmente, e solo chi ha il coraggio di affrontarlo fino in fondo potrà decidere il proprio futuro.
Alcuni segreti non dovrebbero mai essere risvegliati.
Alcuni amori, però, sono disposti a rischiare tutto.

Immergiti nel mistero e scopri il segreto che attraversa i secoli. 

Disponibile in formato ebook su Amazon.

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Cultura

Pantelleria, il Centro Giamporcaro omaggia il Vescovo de “Le poesie di Lillo”

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Il Centro Giamporcaro, per mani del suo Presidente Anna Rita Gabriele, fa omaggio del libro di poesie di Lillo di Bonsulton  al Vescovo Giurdanella

Il Giamporcaro partecipa attivamente al Villaggio di Natale, messo in scena presso Piazza Cavour di Pantelleria. Scopo essenziale per il Centro Culturale è la vendita di due libri, il cui provento verrà utilizzato per la realizzazione della statua dedicata all’asino pantesco: un modo per esaudire il desiderio di un uomo particolare, pantesco di adozione, che tanto si è speso per la cultura e la società di Pantelleria.

Tra animazioni, artigianato, e altro ancora si è creata un’atmosfera singolare, accogliente, nel pieno centro del Capoluogo, nonostante il meteo un pò ballerino.

Nella mattinata di ieri, 22 dicembre 2025, lo stand riservato al Giamporcaro ha ricevuto l’inaspettata visita del nuovo parroco, Don Ramesh, e del Vescovo Angelo Giurdanella, con quel suo fare accogliente e luminoso. L’alto prelato in questi giorni è a Pantelleria per una serie di eventi, come l’anniversario delle Suore delle Poverelle, e per portare la propria parola nella comunità tra messe ed incontri e visitando associazioni come l’Albero Azzurro.

Il Presidente Anna Rita Gabriele ha colto l’occasione per fare un dono a sua eminenza: il libro “Le poesie di Lillo”.
Un gesto che rimarrà nella memoria del Centro Culturale ma, sicuramente, anche dello stesso alto prelato.

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I dolci siciliani delle feste: un viaggio tra riti, profumi e memoria che unisce Pantelleria al resto dell’isola

Barbara Conti

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I dolci siciliani che non possono mancare sulle tavole delle feste Un viaggio tra riti, profumi e memoria che unisce Pantelleria al resto dell’isola

In Sicilia, il Natale non è solo una festa: è un rito collettivo che passa dalle mani alle cucine, dai ricordi alle tavole imbandite. Ogni provincia custodisce un patrimonio di dolci che raccontano storie antiche, influenze arabe, creatività contadina e un amore profondo per la condivisione. Pantelleria, con la sua identità forte e mediterranea, partecipa a questo mosaico portando in tavola sapori unici, ma accogliendo anche i grandi classici della tradizione siciliana. Di seguito, ho fatto una selezione dei dolci che non possono mancare nelle case siciliane durante le feste.

Buccellato: il re delle feste
Il buccellato è forse il dolce natalizio più rappresentativo dell’isola. Un anello di pasta frolla ripieno di fichi secchi, mandorle, noci, uva passa e scorze d’arancia. Ogni famiglia ha la sua versione, ogni provincia la sua sfumatura. È un dolce che profuma di casa, di pazienza e di mani che impastano insieme. Cubbaita e torrone alle mandorle La Sicilia non rinuncia mai ai suoi torroni: mandorle di Avola, miele, zucchero e la magia del caramello. La cubbaita, di origine araba, è una lastra croccante di sesamo e miele: semplice, essenziale, irresistibile.

Pignolata o Pagnuccata
Piccole palline di pasta fritta, ricoperte di miele e decorate con zuccherini colorati. È il dolce della festa, del gioco, dei bambini che rubano i pezzetti con le dita. In molte case si prepara ancora in grandi teglie da condividere con vicini e parenti.
Biscotti di mandorla Ricci, morbidi, profumati: i biscotti di mandorla sono un simbolo della pasticceria siciliana. 
A Natale diventano un dono prezioso, spesso preparati in casa e offerti come gesto di affetto.

Scorzette d’arancia candite e glassate
Le arance siciliane, regine dell’inverno, diventano protagoniste anche nei dolci.
Le scorzette candite o immerse nel cioccolato fondente sono un classico elegante e profumato, perfetto per chiudere un pranzo importante. I geli: agrumi, cannella e tradizione Il gelo di arancia, di limone, di mandarino o di cannella è un dessert leggero, digestivo e profondamente identitario. È il modo più semplice per portare in tavola il profumo degli agrumeti siciliani.

I dolci di Pantelleria: un’identità che profuma di isola Pantelleria aggiunge alla tavola delle feste la sua anima unica:

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Mustazzola pantesca Un dolce antico, speziato, spesso preparato per le grandi occasioni. La sua forma e il suo impasto raccontano la storia dell’isola e delle sue contaminazioni mediterranee.
Il cous cous dolce (nelle famiglie che lo tramandano)
Una preparazione rara, ma ancora viva in alcune case: semola lavorata a mano, frutta secca, miele, agrumi. Un ponte tra Sicilia e Nord Africa che trova a Pantelleria la sua naturale dimora.

Biscotti al passito
Il passito di Pantelleria, oro liquido dell’isola, diventa ingrediente per biscotti aromatici e intensi, perfetti per accompagnare un brindisi di fine pasto. Perché questi dolci resistono al tempo Ogni dolce siciliano è un racconto: parla di famiglie, di stagioni, di ingredienti poveri trasformati in tesori.

A Natale, più che in ogni altro momento dell’anno, questi sapori diventano un ponte tra generazioni, un modo per ritrovarsi e riconoscersi. Pantelleria, con la sua identità forte e il suo spirito comunitario, continua a custodire e reinterpretare queste tradizioni, mantenendo vivo un patrimonio che appartiene a tutta la Sicilia.

Barbara Conti

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