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Cultura

Trapani Arabian Horse Cup 2024: l’eleganza dei cavalli arabi

Redazione

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Trapani, 16 maggio 2024 –  L’attesa è finita. Sta per iniziare la nuova edizione della “Trapani Arabian Horse Cup”. Questo prestigioso evento equestre, organizzato dal Nuovo Gruppo Equestre Monte Erice sotto la guida di Antonio Culcasi e con il patrocinio del Comune di Trapani, si terrà nell’arenile antistante Piazza Vittorio Emanuele, trasformando il cuore della città in un palcoscenico d’eccezione per una competizione di altissimo livello.

A partire da sabato 18 maggio alle 10:30, novanta purosangue arabi, provenienti da rinomati allevamenti nazionali e internazionali selezionati con cura, si sfideranno in una competizione suddivisa in sedici categorie. Una giuria di alto livello, composta da esperti garantirà una valutazione accurata e imparziale dei partecipanti.

Le sfilate si concluderanno domenica 19 maggio. Oltre alle gare, sarà allestito un village nel parcheggio di Piazza Vittorio Emanuele, che diventerà un punto di incontro per appassionati e curiosi.

La manifestazione, promossa dall’Associazione Nazionale Italiana Cavallo Arabo e affiliata all’ECAHO (European Conference for Arabian Horse Organization), celebra la cultura e la tradizione legate al cavallo arabo, che da secoli affascina con la sua grazia e il suo spirito indomito

Per ulteriori dettagli sulle categorie, le regole di partecipazione e i premi in palio, è possibile  consultare il regolamento completo sul sito www.ecaho.org.

Cultura

Sfinci di San Martino: il profumo dell’autunno siciliano

Barbara Conti

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Sfinci di San Martino: il profumo dell’autunno siciliano

Nel cuore dell’autunno, quando l’aria si fa più fresca e le botti si aprono per il primo assaggio del vino novello, in Sicilia si celebra San Martino con un dolce che racconta storia, tradizione e convivialità: le sfinci

Croccanti fuori e morbidissime dentro, profumate di anice e cannella, le sfinci di San Martino sono frittelle rustiche che accompagnano da secoli la festa dell’11 novembre, dedicata a San Martino di Tours. Secondo la leggenda, Martino – allora soldato romano – tagliò il suo mantello per donarlo a un mendicante infreddolito. Da questo gesto nasce l’“Estate di San Martino”, quel breve periodo di clima mite che spesso accompagna la ricorrenza.

Una tradizione che profuma di vendemmia
In Sicilia, la festa coincide con la fine dei raccolti e l’apertura delle botti. È il momento in cui “ogni mosto diventa vino”, come recita il detto popolare. Le famiglie si riuniscono per celebrare con dolci semplici e genuini, preparati con ingredienti locali: semola, lievito, acqua, uvetta e semi di anice o finocchio selvatico.

Ogni zona ha la sua variante: nel Ragusano le sfinci sono dolci, nel Catanese si trovano anche salate, farcite con ricotta o acciughe. Non solo San Martino: queste frittelle fanno capolino anche a Natale e per San Giuseppe, il 19 marzo.

La ricetta tradizionale
Ingredienti per 8 persone:

– 500 g di semola rimacinata di grano duro
– 450 ml di acqua tiepida
– 12 g di lievito di birra fresco
– 10 g di zucchero semolato
– 10 g di sale
– q.b. semi di anice (o finocchio selvatico)
1 l di olio di semi di arachide (per friggere)
– q.b. zucchero semolato e cannella in polvere (per decorare)

Preparazione:

Impasto – Sciogliete il lievito in un bicchiere d’acqua tiepida. Versate la semola in una bacinella, unite zucchero e sale, poi il lievito sciolto. Impastate aggiungendo gradualmente la restante acqua.
Aromi – Lavorate l’impasto per circa 10 minuti, poi aggiungete l’uvetta ammollata e i semi di anice.
Lievitazione – Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare in luogo caldo per circa 2 ore.
Frittura – Scaldate l’olio a 160–170°C. Formate le sfinci con due cucchiai bagnati nell’olio e friggetele poche per volta, finché saranno dorate.
Decorazione – Ancora calde, passatele nello zucchero semolato e spolverate con cannella.

Consigli 
Se il giorno dopo risultano meno soffici, scaldatele leggermente e cospargetele con miele caldo: una delizia! Per una variante salata, potete aggiungere acciughe o ricotta all’impasto. Le sfinci sono perfette anche per le feste natalizie e per San Giuseppe.

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Personaggi

E’ morto il M° Beppe Vessicchio: il mondo dello spettacolo perde un grande personaggio

Direttore

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A diramare la notizia è l’ospedale San Camillo Forlanini di Roma, dov’era ricoverato in rianimazione per una polmonite interstiziale precipitata rapidamente.
Aveva solo 69 anni e la sua esistenza è stata costellata di grandi soddisfazioni professionali e personali.
Era stimatissimo e amato da chiunque abbia incrociato il suo cammino, co il suo fare elegante e garbato.

Giuseppe Vessicchio era nato a Napoli il 17 marzo 1956, era compositore, direttore d’orchestra, arrangiatore tra i più amati e riconoscibili del panorama italiano, noto per la sua grande sensibilità musicale, presenza straordinaria nei vari festival di Sanremo. Nella sua carriera ha collaborato con i più grandi nomi italiani e internazionali, da Gino Paoli a Roberto Vecchioni, da Zucchero a Ornella Vanoni.

Immagine di copertina dal web

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Cultura

Pantelleria, l’asso degli aerosiluranti Guido Robone a La Margana – 2ª parte

Orazio Ferrara

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L’azione di siluramento contro la petroliera British Lord confermò le non comuni doti di aerosiluratore del tenente pilota Guido Robone. D’altronde egli a quel momento era considerato il miglior pilota della 278a Squadriglia: Fama non usurpata visti i precedenti. Ricordiamo qui soltanto il siluramento e danneggiamento, unitamente a Buscaglia, dell’incrociatore britannico Kent nella notte del 17 settembre 1940.

Alle ore 23:55 di quella notte due aerosiluranti italiani (Buscaglia e Robone) lanciarono i loro siluri contro il Kent causando danni estesi e un vasto incendio, provocando inoltre la morte di trentadue membri dell’equipaggio. Ma soprattutto l’azione del successivo 14 ottobre, quando alle ore 18:55 il comandante della 278°, Massimiliano Erasi, e il suo gregario, Guido Robone, silurarono l’incrociatore inglese Liverpool presso l’estremità orientale dell’isola di Creta. La parte prodiera dell’unità nemica fu letteralmente tranciata e le perdite tra l’equipaggio ammontarono a 3 ufficiali e 27 marinai uccisi e 35 feriti.
Il Liverpool restò fuori servizio per oltre un anno. Per questa azione il Robone si meritò la sua prima medaglia d’argento al valore, la cui motivazione abbiamo già riportato sopra. Il tenente pilota Guido Robone ebbe modo di distinguersi immediatamente anche a Pantelleria. Erano i primi di maggio e l’ammiragliato inglese aveva dato il via all’Operazione Tiger, avente quale obiettivo di far transitare in Mediterraneo una parte di un convoglio navale, in sigla WS-8, al fine di portare rifornimenti di carri armati, aerei, munizioni e carburante all’armata britannica del Nilo, attestata presso Alessandria d’Egitto.
Come sempre l’ammiragliato non aveva poi lesinato sulla scorta, impegnando al riguardo numerose unità da guerra. Alle 19:52 dell’8 maggio 1941 velivoli italiani in ricognizione lanciarono l’allarme che il convoglio inglese stava attraversando il canale di Sicilia. In quel momento non fu possibile far alzare in volo alcun aereo per contrastare le navi nemiche. Solo dal campo di Margana in Pantelleria, decollò alle 22.40 un solitario Savoia-Marchetti S.M.79. Lo pilotava il tenente Robone.
Per più di un’ora il pilota italiano volò scrutando la vasta superficie del mare illuminata dalla luce lunare, ma delle navi avversarie nessuna traccia. Era scoraggiato e sul punto di far ritorno a Margana, quando verso mezzanotte scorse, nitide, le sagome delle unità del convoglio inglese. Robone scelse di puntare sulla sagoma più grande, che a lui sembrava essere un incrociatore da battaglia tipo “Renown”. Alle 00:02 del 9 maggio sganciò il siluro e immediatamente virò,

allontanandosi rapidamente. Gli sembrò poi di aver sentito un’esplosione soffocata e quindi pensò di aver messo a segno il colpo.

L’unità presa di mira dal Robone non era affatto un incrociatore da battaglia, ma nientemeno che la corazzata Queen Elizabeth, orgoglio della Royal Navy. Solo la prontezza del comandante, il capitano di vascello Claud Barrington Barry, e l’abilità del suo equipaggio evitarono una triste fine alla corazzata. Infatti con una pronta e subitanea manovra si riuscì ad evitare il siluro, passato poi a pochissimi metri dallo scafo. Quel giorno la fortuna non fu certo dalla parte di quel solitario S.M.79 della 278a Squadriglia, pilotato dal tenente Robone, che per il suo coraggio avrebbe meritato senz’altro il successo.

Comunque la sua solitaria straordinaria missione bellica è degna di essere tramandata negli annali della storia dell’aviazione militare italiana. Guido Robone ebbe poi modo di distinguersi anche durante le fasi dell’Operazione Substance, nome in codice di una delle consuete missioni di rifornimento degli inglesi per l’isola di Malta, che si svolse dall’11 al 28 luglio 1941. Nel pomeriggio del 23 luglio Robone si alzò in volo col suo S.M.79 dal campo di Margana e alle ore 17:30 attaccò con la solita determinazione delle navi nemiche di ritorno da Malta e dirette a Gibilterra.

La contraerea avversaria fu come sempre rapida e violenta e il velivolo italiano fu colpito diverse volte, sempre però in parti non vitali. Ma Robone non si scoraggiò affatto e proseguì. Giunto a distanza utile, sganciò il suo siluro, che andò a colpire in pieno un grosso piroscafo. Si trattava della petroliera Hoegh Hood di 9.351 tonnellate, al comando del capitano Gustav Saanum.

La Hoegh Hood, benché gravemente danneggiata, riuscì fortunosamente a proseguire, sebbene con velocità ridotta. Per questa azione Robone ebbe la sua terza medaglia d’argento. Motivazione: “Capo equipaggio di apparecchio aerosilurante, compiva numerose azioni contro unità navali. Avvistato un numeroso convoglio nemico fortemente scortato, si lanciava decisamente all’attacco, e, malgrado la violenta reazione contraerea, che colpiva ripetutamente il velivolo, riusciva, con grande perizia ed audacia, a portarsi in posizione utile per il lancio del siluro che colpiva affondandola una grossa unità navale. Cielo del Mediterraneo centrale, 23 luglio 1941-XIX”.
In realtà la nave inglese non era affondata, ma soltanto danneggiata. Comunque la coraggiosa e temeraria azione meritava senz’altro una medaglia al valore.

Il tenente Guido Robone proseguì poi il conflitto con altri tipi di velivoli, meritando anche una medaglia di bronzo, con la seguente motivazione: “A Robone Guido – Capitano Pilota.

Arditissimo pilota aerosilurante, trasferitosi per un nuovo impiego della sua specialità su apparecchio da caccia dimostrava ancora le sue eccelse doti di coraggio e di aggressività. Il 12 giugno 1942 incurante della rabbiosa reazione contraerea, guidava una formazione all’attacco di una portaerei fortemente scortata. portandosi ad una distanza talmente ravvicinata da sorvolare il ponte di volo.
“Combattente versatile, in ardite azioni di mitragliamento al suolo, di attacco in picchiata e nella difesa di Napoli dava prova della sua eroica determinata volontà di sacrificio. Negli innumeri combattimenti sostenuti contro preponderanti forte nemiche, collaborava all’abbattimento di molti velivoli avversari.

“Esempio purissimo delle più nobili eroiche tradizioni della nostra gente. Cielo del Mediterraneo. 6 agosto 1942-21 giugno 1943”.
Uscito indenne dalla guerra, continuò a servire l’Aeronautica Militare italiana, raggiungendo il grado di generale di Squadra Aerea.

Orazio Ferrara (2 – fine)

Per leggere la prima parte: Un asso della Luftwaffe a Margana di Pantelleria

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