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Cultura

Tra Pantelleria e Marsala i domini dei Requesenz. Motya e Hiranim, un destino vicino

Redazione

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Quando nel 1461 il primo Requesenz, Bernardo, arrivò in Sicilia, al seguito di re, Alfonso d’Aragona, non credo che pensasse che il suo nome vi si sarebbe fortemente radicato, al punto di divenire titolare di tanti titoli nobiliari e così tanti feudi e sedi insigni, arrivando addirittura, nel 1463 alla carica di Viceré del Regno di Sicilia, il più antico e nobile dei regni cristiani del Mare Nostrum, formalmente indipendente ma unito per corona al nuovo stato spagnolo in corso di formazione. In connessione a quanto dianzi narrato, sempre re Alfonso decretava di assegnare al suo Vice per la Sicilia, in precedenza suo cortigiano, evidentemente  fedelissimo, anche i privilegi, ovvero il governo, la gestione e il comando, sul Castello di Marsala.

Era , detto Castello, posizionato sul margine nordorientale della città, a difesa della stessa sul lato interno, a fianco al lungo canale punico che ne costituiva una sorta di fossato, su una modesta altura in cui probabilmente preesisteva un piccolo fortluzio bizantino e arabo 
Quel tratto di via e area si chiama a tutt’oggi punico, ovvero fenicio-cartaginese.

I Requesenz, da allora furono, oltreché prima baroni e poi principi di Pantelleria,  anche i castellani di Marsala (Mothya), come anche conti di Buscemi e baroni di San Paolo di Solarino sui monti iblei.
Tali privilegi furono appannaggio della potentissima famiglia fino al XVII secolo.

Al di là del prestigio di questa dinastia, è  interessante notare come venisse nell’occasione a ristabilirsi un legame importante fra le due località.
Infatti entrambe in precedenza erano state colonie fenicie, città stato indipendenti ma con la medesima cultura, la stessa lingua e importanti marinerie, almeno fino alla seconda guerra punica, quando Roma le sottomise dopo averle battute entrambe nella famosa e sfortunata battaglia navale delle Egadi, nel III secolo avanti Cristo.. Era quindi un filo che si riannodava in modo assolutamente imprevisto e imprevedibile. 
A tutto ciò va pure aggiunto che entrambe oggi sono due fra le più note città del vino di fama internazionale.

In altre note approfondiremo la conoscenza delle altre sedi e feudi di secolare dominio della dinastia di incerta origine, catalana o alemanna che fosse.

Enzo Bonomo

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1 Commento

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    Giuseppe Grifeo

    08:07 - Novembre 30, 2023 at 08:07

    Quale è il senso di mettere in copertina di questo articolo la foto di Castello Grifeo a Partanna mentre si scrive di un Castello di Marsala e dei Requesenz??? Mi riferisco all’articolo “Tra Pantelleria e Marsala i domini dei Requesenz…”.
    Castello Grifeo è rimasto sempre tale, pur con rimaneggiamenti nei secoli, dai primi Grifeo, come lo fu il feudo di Partanna, quindi dall’anno 1091 in poi. Ancora oggi è Castello Grifeo.
    L’unica connessione è che nel XIX secolo Antonia Reggio Requesens andò in sposa a Leopoldo Grifeo, principe di Pantelleria nonché figlio di Benedetto III, VIII principe di Partanna.
    Vorrei una spiegazione.
    Giuseppe Grifeo di Partanna
    giornalista

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Cultura

Solarino, 1827–2027: la memoria di un Comune che nasce e cresce

Laura Liistro

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Ci sono date che non appartengono soltanto agli archivi, ma continuano a parlare al presente.
Il 20 dicembre 1827 è una di queste per Solarino, giorno in cui il centro abitato ottenne l’autonomia amministrativa dal Distretto di Siracusa, nella Valle di Siracusa, entrando ufficialmente nella storia istituzionale del Regno delle Due Sicilie come ente autonomo, seppur inizialmente definito comunello.
Una parola, comunello, che oggi può sembrare marginale, ma che all’epoca indicava una realtà in formazione, un organismo amministrativo giovane, chiamato a strutturarsi e a dare ordine alla vita civile di una comunità già esistente e vitale.
Non si tratta, però, di un termine comparso improvvisamente nel 1827.

Già nel 1821, infatti, l’appellativo comunello compare in un atto di morte ufficiale, nel quale viene dichiarato il decesso di Salvatore Carpinteri, nato a Solarino nel 1759.
La dichiarazione fu certificata dal parroco don Antonino De Benedictis, a conferma di come Solarino fosse già riconosciuto come entità territoriale distinta all’interno della documentazione civile ed ecclesiastica, ancor prima del riconoscimento formale dell’autonomia comunale.

La nascita del Comune non fu un atto improvviso, ma il risultato di un percorso più lungo. Le radici affondano infatti nel 1760, anno della fondazione del centro abitato ad opera della famiglia Requesens, momento che segna l’inizio della storia urbana di Solarino.
L’autonomia del 1827 rappresentò una seconda, decisiva fase: quella della piena responsabilità amministrativa e civile.
A raccontare quel primo periodo sono anche i registri ufficiali.
Michele Rametta, eletto di polizia e ufficiale dello stato civile, attestò che nel corso dell’intero anno 1827 non si verificarono eventi rilevanti, un dettaglio che oggi può sembrare secondario ma che restituisce l’immagine di una comunità ordinata, capace di avviare il proprio cammino istituzionale in un clima di stabilità.

Il primo atto civile del nuovo Comune risale al 28 dicembre 1827 e riguarda Giuseppe Terranova, giovane di 24 anni, figlio di Matteo, insieme alla moglie Maria Mangiafico: un nome che segna simbolicamente l’inizio della Solarino autonoma.
Quasi due secoli dopo, quella storia continua a essere raccontata.
L’Amministrazione comunale di Solarino, guidata dal sindaco onorevole Tiziano Spada, ha scelto di ricordare l’evento dell’autonomia comunale, valorizzando i colori istituzionali giallo e blu.
Colori che rimandano a una fase storica successiva rispetto alle origini, ma che testimoniano l’evoluzione dell’identità cittadina nel tempo, tra memoria e presente.

Ricordare il 1827 oggi non significa celebrare una data in modo formale, ma riconoscere il valore di un percorso collettivo.
Solarino non è il frutto di un singolo momento, bensì il risultato di tappe successive, di scelte amministrative, di uomini e famiglie, di documenti e di silenzi.

È in questa continuità che si costruisce l’identità di una comunità.
La storia, quando è condivisa e compresa, non guarda solo indietro: diventa uno strumento per leggere il presente e progettare il futuro.
E Solarino, forte delle sue radici e consapevole del proprio cammino, continua a scrivere la sua pagina, giorno dopo giorno.

Laura Liistro

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Cultura

Vespa Club Pantelleria, cambio programma per l’evento Babbo Natale tra le contrade

Redazione

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Variazione nel programma

Comunicato per evento Babbo Natale in Vespa di domani 21 Dicembre
Il Vespa Club Pantelleria ASD , INFORMA tutta la cittadinanza che in seguito alle avverse condizioni meteo , il programma subirà qualche variazione che di seguito si riporta :
Nelle contrade il Babbo Natale riceverà i bambini presso i circoli Trieste Stella e Agricolo Scauri  mentre a Pantelleria centro presso la saletta del bar Tikirriki.
Gli orari indicati nel programma iniziale rimarranno invariati.
Il Babbo Natale però vista la pioggia prevista arriverà in autovettura e non in Vespa. Approfitto a nome mio e di tutti i soci del club per auguravi un buon Natale a tutti ed un prosperoso nuovo Anno.
Vi aspettiamo numerosi.
Il Presidente Giovanni Pavia

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Cultura

Pantelleria, gli auguri di fine anno del Parco Nazionale: bilancio delle attività e sguardo al futuro

Redazione

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Presso la trattoria Marrone di Scauri si è tenuto l’incontro di fine anno promosso dal Parco Nazionale Isola di Pantelleria, occasione per rivolgere gli auguri per il 2026 alla cittadinanza e alle autorità intervenute, ma anche per fare il punto sui numerosi progetti portati avanti nel corso dell’anno. Nel saluto iniziale il Commissario Straordinario Italo Cucci ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al lavoro del Parco, evidenziando l’importanza della collaborazione tra istituzioni, cittadini e operatori locali.


Ha poi rimarcato la sua soddisfazione nel ricoprire questo ruolo che dà forza all’Ente e che permette di portare avanti il lavoro anche con il supporto delle istituzioni nazionali. Durante la serata è stato tracciato un bilancio delle attività del Parco, sottolineando l’impegno costante nella tutela del territorio, nella valorizzazione delle tradizioni locali e nello sviluppo di percorsi inclusivi e sostenibili. Particolare attenzione è stata dedicata al festival Pantelleria Asinabile, progetto simbolo di inclusione e accessibilità, del quale è stato proiettato il documentario firmato da Nicola Ferrari, accolto con grande interesse e forte emozione dal pubblico presente.

Nel corso della serata si è svolta anche la consegna dei diplomi ai partecipanti del corso introduttivo teorico pratico per la costruzione dei muretti a secco “L’Arte dei muri a secco”, iniziativa che ha mirato a preservare e tramandare una delle tecniche costruttive più rappresentative del paesaggio pantesco, riconosciuta come patrimonio culturale e identitario dell’isola. Parole di gratitudine sono state espresse anche dal direttore facente funzioni Carmine Vitale, appena riconfermato in questo ruolo, che ha ringraziato la comunità pantesca per la fiducia accordata e per il sostegno dimostrato nei confronti dei progetti del Parco, ribadendo la volontà di continuare a lavorare insieme per la crescita e la valorizzazione dell’Isola di Pantelleria. Prima del brindisi e del momento conviviale il Sindaco Fabrizio D’Ancona ha portato un saluto e condiviso alcune riflessioni, sottolineando l’importanza del legame tra istituzioni e territorio e il rapporto di collaborazione fattivo tra Comune ed Ente Parco. Una serata di gioia, con momenti di emozione, in un clima di partecipazione e condivisione, con il rinnovato impegno del Parco Nazionale a proseguire nel percorso di tutela, inclusione e sviluppo sostenibile anche nel nuovo anno.

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