Cultura
Storie d’estate/ Il bagno del cocomero

Fa un caldo atroce, un caldo da mare. Vedo in Tv dei ragazzi allegri quanto eguali che dicono di combattere l’afa con lo spritz, i cocktail con dentro cubi di ghiaccio che paiono iceberg. Come sempre quando vedi una cosa nuova rammenti la “vita vecchia” se sei vecchio.
Ma io da bimbo come combattevo l’afa? Andare al mare era una grande impresa, l’aria condizionata era ancora da venire e i sedili erano di vinile, plastica pura “senza respiro”. L’auto si arieggiava per velocità, ma puoi correre anche a 1000 all’ora se l’aria è calda, al meglio ti fai una “fonata”. Il mare era come la “terra promessa” almeno lì c’era la brezza mitigata.
Ma, ma? la salvezza non era il luogo, l’acqua calda pure quella, ma la riserva di fresco generato.
Tutti, dico tutti gli spiaggianti avevano la loro riserva di illusione del fresco: il cocomero.
Lo comperavi per strada direttamente dal contadino alla baraccuccia di canne, andava di moda il charleston, quello verde e lungo, trenta chili buoni. In macchina lo ospitavamo come quinto passeggero e lo accarezzavamo come ora si fa col barboncino.
Il trasferimento in spiaggia era un trasloco e doveva anche essere teatrale per umiliare il ragioniere del catasto che il cocomero lo aveva, tirato come era, di soli 15 chili.
Bisognava poi rifrescarlo e sulla spiaggia, nel bagnasciuga, iniziava uno scavo che quello per il porto di Lamezia Terme era una buca nella sabbia. Poi lo si depositava con cura, come fosse una mina anti-tank, poi lo ricopriva di sabbia bagnata. Si creava un microclima da cocomero in bagnasciuga che guadagnavi almeno 10 gradi .
Noi bimbi lo sapevamo sepolto e pregavamo in una sua non “resurrezione” perché il rito del cocomero avrebbe segnato la fine dei bagni, la pennichella dei ragionieri al mare con cocomero incorporato nella trippa che faceva tanto omo di potere.
Ma, come tutti sanno, se un cocomero va sepolto dopo tre ore è risorto. Veniva estumulato con gran cura e portato sotto l’ombrellone. Tutti intorno, il capo famiglia lo apriva con gran rumore (in dialetto per questo sinistro rumore il cocomero si chiama vernilo) di fibre che si dividevano. Il primo pezzo del cuore di avanzo dalla spaccatura andava al tagliatore che, dopo l’assaggio con molta serietà, autorizzava la distribuzione.
Ho visto uomini crepare, ho visto trasferimenti di 10 chili di cocomero dentro stomaci da 5. Ho capito così il miracolo.
E si era fatto sera, avevamo sacrificato un cocomero ma l’afa non si sentiva e… il bagno era occupato.
I cocktail hanno bisogno del ghiaccio, il cocomero del coraggio.
Lidano Grassucci
Cultura
Avvio scuola, Vescovo GIurdanella a studenti: «Coltivate originalità creativa e bellezza»

«Coltivare l’originalità creativa, senza cedere all’omologazione, condividete i vostri talenti e fatene occasione di crescita autentica». È questo uno dei passaggi della lettera che il Vescovo monsignor Angelo Giurdanella e il neo direttore dell’Ufficio diocesano scuola Rosario Atria hanno fatto pervenire alle comunità scolastiche dei diversi paesi della Diocesi. «La scuola è il fulcro in cui ci si forma come persone e come cittadini, comunità viva che cammina insieme verso la verità, il bene, la bellezza», hanno scritto il Vescovo e Atria. Rivolgendosi agli studenti (alcuni hanno già iniziato la scuola oggi) è stato ribadito di «avere il coraggio del pensiero libero: l’istruzione sia terreno fertile di formazione integrale, capace di favorire la crescita umana, etica e relazionale nel segno del discernimento, del confronto rispettoso, dell’apertura alla diversità, dell’assunzione di responsabilità».
E poi ancora: «Vivete la scuola come dimensione di appartenenza, luogo di reciprocità, dove si apprendono e si praticano valori universali: rispetto, giustizia, accoglienza, solidarietà». Poi l’invito a essere «artigiani di pace», chiedendo agli studenti di non essere violenti, usare parole gentili e una comunicazione rispettosa e costruttiva, «solo così che si edifica il futuro del dialogo e della convivenza». Nella lettera si richiama il beato Rosario Livatino: «a 35 anni dal suo sacrificio, la sua figura ci sproni a vivere ogni giornata e ogni scelta con onestà, responsabilità e coerenza».
Cultura
Pantelleria, il Museo del Mare è quasi pronto ad ospitare visitatori. Intervista ad Adele Pineda

Al via progetto che presto darà una nuova vita al Museo del Mare. Ce ne parla il Vicesindaco Pineda
Era il 2020 quando Pantelleria ha inaugurato un nuovo museo, il Museo del Mare, intitolato a Sebastiano Tusa.
Un luogo che invita il visitatore a riscoprire la storia, il territorio, le peculiarità e le bellezze offerte dall’isola.
Ossidiana, storia del territorio, architettura e percorsi volti alla conoscenza del fondale marino e delle coste sono solo alcune delle possibilità offerte dal museo.
E in sottofondo la voce di Sebastiano Tusa che guida la visione di alcune immagini.
Ad oggi chiuso, abbiamo intervistato il Vicesindaco Adele Pineda, con delega alla Cultura e ai Beni Archeologici, Storici e Monumentali, per comprendere la situazione attuale e una possibile data di riapertura, scoprendo che c’è già un progetto pronto a dare una nuova luce al Museo del Mare.
Come mai oggi il Museo del Mare non è accessibile al pubblico? “In questo momento non è ancora utilizzabile perché sono previsti degli interventi, ad esempio la sostituzione degli infissi.
“Questo è all’interno di un progetto già finanziato e al momento stiamo aspettando l’approvazione del progetto di efficientamento energetico.”
Può dirci qualcosa in più sul progetto? “Sì, è stato già presentato al Ministero dell’Ambiente, il quale ha richiesto modifiche e integrazioni che sono già state apportate. Dunque, in questo momento, stiamo aspettando l’approvazione definitiva. Provvederemo, nel contempo, ad allarmi e sistemi di videosorveglianza con somme del bilancio comunale.”
Cosa prevede per il futuro del Museo del Mare? “Si prevede che il museo diventi una sede espositiva con un percorso che possa guidare il visitatore tra i vari periodi storici, partendo dal popolo dei Sesi.
“Siamo consapevoli che, purtroppo, spesso i tempi dell’amministrazione sono lunghi e non ci permettono di essere celeri come vorremmo, ma siamo certi che presto riusciremo ad avere a Pantelleria un luogo di storia e di cultura che diventerà un’ulteriore attrazione turistica per la nostra isola.”
Giada Zona
Spettacolo
Pantelleria, una giovane promessa della musica italiana Firelight tornerà presto per esibirsi sull’isola

21 anni già 7 brani all’attivo di cui è anche autore. Firelight, una promessa della musica italiana dalla voce pulita e delicata
Ha conosciuto Pantelleria un paio di anni fa, creandosi già delle amicizie, e ne è rimasto affascinato, così presto lo rivedremo sull’isola ad esibirsi.
Riccardo Ricci in arte Firelight ha 21 anni e la passione verso il mondo della musica nacque sin dall’età di sei anni quando iniziò a cantare nel coro della sua parrocchia.
Poi ha coltivato questa sua dote presso una scuola elementare denominata “Maestre Pie” dove da lì si è cimentato nello studiare i testi delle varie canzoni che il maestro gli dava e nella comprensione dei vari spartiti musicali. Ha proseguito il tutto alle medie ed infine alla scuola superiore si è confrontato con i suoi genitori dicendo loro che la musica voleva che sarebbe stata il suo futuro lavoro e da lì ha contattato una casa discografica che l’ha assunto nella propria scuderia e ha iniziato a scrivere i testi delle sue prime canzoni.
Da “Ti aspetterò qui”, passando per “Resta con me”, “Un solo sguardo”, “Gen Z”, “Perfetti Sconosciuti”, “Ora più che mai” fino ad arrivare al suo ultimo singolo dal titolo “L’amore non ha prezzo” uscito lo scorso 29 agosto su tutte le piattaforme musicali e sulle radio nazionali. Quest’ultimo è distribuito dalla sua nuova casa discografica denominata Milano Music Play (U.M.V.G.) che fa capo a Ettore Diliberto.
Presto, dopo due anni di assenza, ritornerà a Pantelleria a fare concerti.
Per ascoltare Firelight
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