Economia
Stangata bollette a Settembre. Cosa ci aspetta?
Il caro bollette potrebbe continuare a pesare sulle tasche degli italiani. Dopo i primi due trimestri del 2023 in cui sono stati applicati gli sconti voluti dal governo per calmierare i prezzi, il timore è che da settembre, con la fine degli aiuti, si torni a pagare le tariffe di luce e gas a prezzo pieno. Cosa succederà dunque da qui ai prossimi mesi? Facciamo chiarezza.
Addio ai bonus, da ottobre si rischia la stangata
Il decreto bollette bis ha prorogato fino a settembre gli sconti sulle bollette di luce e gas, estendendo di fatto il bonus sociale per il terzo trimestre del 2023. Ma cosa accadrà dal primo ottobre? Al momento non ci sono certezze che gli aiuti saranno rinnovati, e senza un rifinanziamento delle misure si rischia un aumento consistente delle tariffe energetiche. Le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme dati i probabili elevati rincari.
Anche se negli ultimi mesi le quotazioni del gas hanno subito un calo dopo i picchi raggiunti nel 2022, i prezzi si mantengono comunque su livelli elevati, ben al di sopra della media storica. E fintanto che le commodity energetiche rimarranno su valori così alti, sarà difficile ipotizzare un ritorno ai prezzi “normali” delle bollette.
Le mosse del governo per abbassare i prezzi
Per evitare un salasso da qui ai prossimi mesi, il governo sta valutando le possibili mosse da mettere in campo.
Mosse del Governo
Descrizione
Conferma sconti 4° trimestre
Confermare anche per il quarto trimestre gli sconti sulle bollette, attingendo da un “tesoretto” di 10 miliardi che deriverebbe dell’extra gettito IVA generato proprio dai rincari energetici
Taglio oneri di sistema in Legge Bilancio
Nella prossima legge di Bilancio si studiano interventi strutturali per ridurre l’impatto degli oneri di sistema che gravano sulle bollette, responsabili di quasi il 20% degli importi fatturati ogni mese
Sul fronte europeo, il governo italiano spinge per l’introduzione di un price cap, un tetto al prezzo del gas sui mercati all’ingrosso. Una misura che consentirebbe di abbattere i costi del metano e di conseguenza limitare l’impatto a valle sulle bollette dell’energia. Non sarà facile convincere i paesi contrari, ma l’Italia sta creando un fronte sempre più ampio di alleati per arrivare a questa soluzione. Un price cap potente ed efficace sarebbe l’unico modo per normalizzare davvero le tariffe di luce e gas.
Insomma, i prossimi mesi si preannunciano ancora difficili sul fronte energetico. Ma con gli interventi giusti è possibile evitare ai cittadini il salasso che deriverebbe dalla fine degli aiuti contro il caro bollette. Bisogna agire in fretta e con strumenti adeguati, sia a livello nazionale che europeo, per proteggere famiglie e imprese dai rincari fuori controllo dell’energia.
Altre voci di spesa in aumento da settembre
Non ci sono solo le bollette energetiche a gravare sui budget familiari. Con l’arrivo dell’autunno bisognerà fare i conti anche con i rincari di molti altri beni e servizi. Le associazioni di consumatori prevedono incrementi per:
il materiale scolastico;
i libri di testo;
le assicurazioni auto;
le tariffe bancarie;
le rate dei mutui, a causa del rialzo dei tassi deciso dalla BCE.
Senza contare poi il carrello della spesa: se i prezzi di pane, pasta e verdura dovessero continuare la corsa al rialzo, sarebbero dolori per le tasche degli italiani. Ecco perché diventa cruciale varare quanto prima il paniere anti-inflazione voluto dal governo Meloni, che potrebbe portare ad un abbattimento del 10% sui listini di alcuni beni primari per le famiglie.
Le critiche delle associazioni: misure ancora insufficienti
Ma le associazioni di consumatori giudicano ancora insufficienti gli interventi messi in campo dall’esecutivo. Serve un taglio strutturale degli oneri di sistema che gravano sulle bollette, dicono. E parallelamente una riforma della tassazione che alleggerisca il carico fiscale sulle famiglie, ancora troppo elevato nonostante gli sgravi degli ultimi anni. Senza contare che molte imprese energivore rischiano di chiudere i battenti se non saranno rinnovati gli aiuti contro il caro-bollette. Insomma, il nuovo governo si trova davanti a sfide complesse per evitare la stangata d’autunno. E i tempi sono strettissimi per agire.
Fonte: Studio Presto-Energia
Ambiente
Ora solare 2025, stanotte si cambia. La storia nella Prima Guerra Mondiale
Le lancette andranno spostate indietro di un’ora, dalle ore 3 di notte andranno posizionate alle ore 2. Si avrà un’ora in più di luce al mattino e si dormirà un’ora in più. Nei sette mesi di ora legale che stanno per chiudersi, secondo Terna, c’è stato un risparmio economico di oltre 90 milioni di euro.
Mentre è caduta nell’oblio da sette anni, come un orologio
fermo, la proposta della Commissione europea di abolire l’avvicendamento, era stata presentata
nel 2018.
Un po’ di storia
Se l’invenzione dell’ora legale risale al Settecento e porta la firma di Benjamin Franklin, in Italia
l’ora legale è stata istituita nel 1916 nel corso della Prima Guerra Mondiale proprio per un
risparmio in termini energetici fino al 1920, tornando in occasione del Secondo conflitto mondiale
tra il 1940 e il 1948. Dopo un primo passaggio nel 1965, è nel 1966 che viene introdotta
ufficialmente nel nostro Paese per i mesi compresi tra maggio e settembre. Nel 1980 un accordo
tra 14 Paesi, Italia compresa, anticipa il cambio che, da allora viene anticipato in concomitanza con
la Pasqua.
Il doppio cambio dell’ora durante l’anno, da legale a solare, potrebbe però avere delle
ricadute sull’alternanza sonno-veglia e da tempo è causa di dibattito non solo in Italia ma anche
nell’Unione europea. Al centro la difficoltà di coniugare risparmio economico e le abitudini sociali
e personali di ognuno di noi.
Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi
Cronaca
La “guerra” dell’Ora Legale in Europa: Commissione UE vuole abolizione. Domani lancette indietro
Tra risparmio energetico nullo e impatti sulla salute, la Commissione Europea dichiara l’ora legale una “assurdità”, ma la necessaria maggioranza degli Stati membri continua a mancare
di Filomena Fotia da Meteoweb.eu
Il conto alla rovescia per l’abolizione del cambio stagionale dell’ora sembra essersi interrotto a metà strada, bloccato da un muro di veti incrociati nel Consiglio dell’Unione Europea. Nonostante la volontà popolare e la spinta della Commissione, l’alternanza tra ora solare e legale, nata negli anni ’70 per ragioni di risparmio energetico, continua a scandire le nostre vite 2 volte l’anno. La Commissione Europea, forte di un parere schiacciante espresso da 4,6 milioni di cittadini – un record per una consultazione pubblica UE – che si sono dichiarati a favore della fine di questa pratica, ha da tempo avanzato la proposta di abolizione. Il Parlamento Europeo ha fatto la sua parte, votando a favore nel 2019 e stabilendo il 2021 come anno limite per il cambiamento.
“Un ritmo che non conviene più”
Eppure, a diversi anni di distanza, nulla è cambiato. Il commissario UE per i Trasporti e il Turismo Sostenibili, Apostolos Tzitzikostas, ha ribadito a Strasburgo la posizione della Commissione: lo spostamento delle lancette “non ha più alcun fine“. “L’iniziativa nacque in risposta alla crisi energetica, ma oggi non produce più alcun risparmio energetico per nessun settore, ma anzi porta complicazioni inutili“, ha dichiarato il commissario, annunciando un’ulteriore “analisi più approfondita con uno studio dettagliato” per superare l’attuale stallo.
Le motivazioni della Commissione non sono solo economiche: l’attenzione si sposta sempre più sugli impatti sulla salute e sull’umore, in particolare per bambini e anziani, che “patiscono le conseguenze maggiori” di questo “mini-jet lag” semestrale. Recenti studi, infatti, suggeriscono un impatto negativo sui ritmi circadiani, che in alcuni Paesi del Sud Europa vengono mitigati dalla scelta di rimanere con l’ora legale permanente.
Il blocco degli Stati Membri
Nonostante il chiaro segnale dei cittadini, con Tzitzikostas che sottolinea come “i cittadini europei vogliono la fine di questa assurdità“, il processo decisionale si è incagliato. “Gli Stati membri al Consiglio non hanno ancora raggiunto una posizione univoca” ha concluso il commissario.
Il nodo cruciale risiede nel Consiglio, dove per definire una posizione è necessaria una maggioranza qualificata di Stati membri, consenso che al momento non esiste. L’assenza di tale maggioranza stoppa l’iter legislativo, nonostante la Spagna abbia recentemente riaperto la discussione a livello europeo, con il premier Pedro Sanchez, secondo cui il cambio d’ora “francamente non ha senso“.
In sostanza, per adottare la legislazione che porrebbe fine ai cambi stagionali è necessario l’accordo sia del Parlamento Europeo che del Consiglio. Fino a quando gli Stati membri non troveranno un terreno comune, la “battaglia” per un orario stabile è destinata a rimanere sospesa. L’orologio biologico e quello dell’economia europea continueranno a disallinearsi 2 volte l’anno, in attesa di una decisione che l’Europa, per ora, non riesce a prendere.
Economia
Pantelleria tra 85 comuni con bus gratis per under 20
In provincia di Trapani: Pantelleria, Partanna, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Marsala, Favignana
L’ultima finanziaria regionale ha fissato in 85 i comuni siciliani che beneficeranno dell’intervento, grazie ad un fondo da due milioni di euro per coprire le spese del trasporto pubblico urbano dei giovani di età inferiore ai vent’anni.
L’intervento è riservato ai residenti nei comuni dotati di servizio di trasporto urbano e appartenenti a famiglie con un Isee non superiore a 25.000 euro.
Saranno gli enti poi ad avviare i bandi comunali e ad assegnare il bonus in base alla cronologia delle domande presentate.
I contributi più consistenti per il bonus trasporti ai giovani sono andati alle tre Città metropolitane di Palermo (110.757 euro), Catania (67.846) e Messina (60.920). In provincia di Trapani, 33.432, così distribuiti: Pantelleria 13.050 euro; Partanna 13.167; Castellammare del Golfo 20.199; Castelvetrano 34.092; Marsala 45.864; Favignana: 6.099.
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