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Cultura

“Sceccu”, l’origine del nome siciliano dell’asino

Nicoletta Natoli

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Come in tutta la Sicilia, a Pantelleria l’asino in dialetto viene chiamato “sceccu”, e attorno all’origine di questa parola ruota una simpatica leggenda, che affonda le sue radici nel periodo in cui gli Arabi conquistarono la Sicilia. Nel tempo ha persistito una tradizione colta secondo la quale la parola “sceccu” deriva dalla parola araba “shayk”, in italiano “sceicco”, che indica il titolo dato dagli Arabi ai capi delle tribù, delle scuole o delle confraternite religiose. Secondo una leggenda, quando il re Miramolino si insediò in Sicilia insieme alla figlia, la principessa Nevara, l’ostilità e la diffidenza tra conquistati e conquistatori era tale che risultava impossibile una convivenza pacifica. Innamoratasi di un nobile siciliano, la giovane teneva particolarmente a instaurare un rapporto pacifico tra le due popolazioni, e quindi spinse il padre a più miti consigli, suggerendogli di trovare una soluzione senza usare la forza.

Fu così che il sovrano permise agli isolani di continuare a svolgere lavori agricoli e a commerciare via mare e via terra, ma ordinò che non potessero portare armi, montare a cavallo e suonare le campane delle chiese. Tuttavia, questi non si piegarono alla volontà del re ed opposero una ferma resistenza, e per di più si vendicarono avvelenando tutti gli abbeveratoi, azione che condusse alla morte di tutti i cavalli dell’isola. Per porre rimedio a questa moria, gli Arabi fecero arrivare delle navi piene di cavalli dal Nord Africa, ma il destino si schierò dalla parte dei Siciliani: durante una tempesta affondarono tutte le navi, fatta eccezione per una che trasportava degli asini. Una volta sbarcati, gli Arabi furono dunque costretti a usare i somari come mezzo per spostarsi, e questa immagine apparve così ridicola agli occhi degli isolani che questi ultimi iniziarono a prenderli in giro.

Fu proprio in questa circostanza che nacque la parola dialettale “sceccu” per indicare l’asino, dato che per deridere ulteriormente i conquistatori, la popolazione locale storpiò il loro appellativo di “sceicchi” e li fece diventare “scecchi”. Vista questa reazione, il re Miramolino emanò un provvedimento secondo il quale tutti avrebbero dovuto inchinarsi al passaggio di un asino, sia che esso fosse cavalcato da qualcuno, sia che non lo fosse. Tale decisione non fece che inasprire ulteriormente i rapporti già difficili, e ancora una volta l’intervento della figlia fu decisivo per spingere il padre ad annullare tutte le misure coercitive. Così, finalmente, grazie alla principessa Nevara si instaurò un clima di rispetto reciproco, e la convivenza tra Arabi e Siciliani diventò pacifica.

 

Nicoletta Natoli

Mi chiamo Nicoletta Natoli e sono nata a Palermo il 22 gennaio del 1982. Ho sempre sognato di lavorare nel campo delle lingue straniere, e ho avuto la fortuna di riuscirci diventando una traduttrice, anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuta in tutte le mie scelte. Le mie più grandi passioni sono la musica, il calcio, i viaggi, la lettura, le serie TV e tutto ciò che riguarda la Spagna. Poco tempo fa la frequentazione di un corso di scrittura ha fatto nascere dentro di me la voglia di raccontarmi e di raccontare agli altri, e sono molto grata di avere l’opportunità di poterlo fare.

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Cultura

A Pantelleria Flavia Amabile presenta “Elvira” ritratto di Elvira Coda Notari, prima donna regista in Italia

Redazione

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Flavia Amabile, giornalista de La Stampa, scrittrice e fotografa sarà presente a Pantelleria venerdì
29 agosto alle 19.00, ospite del Circolo culturale Corso Umberto, per la presentazione di “Elvira”
un ritratto di Elvira Coda Notari, la prima donna regista e produttrice in Italia. Un’anticipatrice ed
innovatrice di cui esistono pochissime testimonianze sia dell’immenso lavoro, sia della vita privata:
quattro fotografie, e solo due film e mezzo fra i sessanta girati e prodotti, oltre a un centinaio di
documentari.
L’autrice dialogherà con Irene Pollini Giolai, sceneggiatrice, mentre a è affidata a Gianni Bernardo la
lettura di alcuni brani del romanzo.
Elvira Notari, di cui ricorre quest’anno il 150esimo della nascita, fu attiva tra il 1906 e il 1929, anni
in cui fondò, insieme al marito Nicola Notari, una casa di produzione cinematografica, la Dora Film,
con sede anche a New York.
Elvira racconta la vita del popolo dei vicoli di Napoli, ma soprattutto la condizione delle donne
costrette a tacere, a rinunciare, a essere invisibili e a sacrificarsi. La regista ribalta la narrazione del
cinema muto dell’epoca e dà “voce” a queste donne, pagando in prima persona per la propria
caparbia volontà, ricevendo il disprezzo dei colleghi, la censura del regime e, in ambito privato, il
risentimento delle sue figlie che in lei vedevano solo una donna ambiziosa, poco attenta ai loro
bisogni.

Oggi Elvira Notari, dopo un lungo e incomprensibile periodo di oblio, torna alla ribalta grazie al
libro, edito da Einaudi, di Flavia Amabile che racconta di questa giovane donna che, all’inizio del
‘900, entra in un cinematografo per la prima volta a 27 anni e decide che il cinema sarà la sua vita.
Il rinnovato interesse per questa interessante figura è testimoniato anche dalla presenza alla
Mostra del cinema di Venezia, del documentario “Elvira Notari. Oltre il silenzio” di Valerio Ciriaci
che sarà proiettato in anteprima domenica 31 agosto.
Flavia Amabile è nata a Salerno e vive a Roma. E’ scrittrice e giornalista de “La Stampa”, dove si
occupa di attualità. Ha pubblicato numerosi romanzi e libri di viaggio tra cui I Baroni di Aleppo, Il
Profumo del Mediterraneo , I contadini volanti, libro fotografico pubblicato nell’ambito di un
progetto che raccoglie diversi reportage sul tema dell’agricoltura eroica. Tra questi anche la
coltivazione dello zibibbo a Pantelleria, Il limone sfusato di Amalfi, lo Sciacchetrà delle Cinque
Terre. La giornalista ha incontrato i coltivatori per fotografarli e filmare i loro gesti, le tecniche, il
loro sapere antico per portare alla luce l’opera, la fatica, e l’insostituibile ruolo nella preservazione
del territorio. Eccezionalmente il 29 agosto sarà possibile visitare una mostra ospitata dal Micro
Spazio Hydra (Corso Umberto n.17) con 20 foto in b/n dei raccoglitori di limoni della costiera
amalfitana e della coltivazione dell’alberello pantesco.

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Cultura

Pantelleria com’era: il 28 agosto l’Unipant presenta una conferenza per scoprire l’isola nella storia

Redazione

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Attraverso gli studi di Anthony H. Galt, Nuccia Farina ci parlerà della stratificazione sociale dell’isola, delle sue particolarità rispetto al resto del Sud Italia e delle sue tradizioni

Com’era Pantelleria nel XVIII e XIX secolo e poi dopo? Che significa che Pantelleria basava la sua organizzazione sociale su classe, onore e burocrazia? Perché a Pantelleria i Circoli hanno una connotazione egalitaria a differenza dei circoli siciliani che ne hanno una elitaria? Perché a Pantelleria si facevano meno figli in un’Italia in cui il sud aveva il record di nascite? Qual era l’importanza del Carnevale sulla società pantesca? E qual era l’uso del malocchio su quest’isola?

A queste e a tante altre domande cercherà di rispondere la conferenza storica che si terrà domani, giovedì 28 agosto alle ore 19.00 presso l’Aula Consiliare del Comune di Pantelleria. Un evento del progetto Unipant PANTESCHITÁ ESTATE 2025, patrocinato dal Comune di Pantelleria e dal Parco Nazionale Isola di Pantelleria, dal titolo “Pantelleria com’era: lo sguardo di Anthony H. Galt. Memorie di Pantelleria negli anni 1968-74”.

La conferenza sarà tenuta dalla Vicepresidente dell’Unipant, Nuccia Farina, che partendo da quanto registrò in una serie di articoli per delle riviste etnologiche americane, Anthony H. Galt tra il 1968 e il 1974, ci parlerà di quello che era in origine l’humus sociale e storico dell’isola a partire dal 1700 per arrivare alla Pantelleria degli anni ’70, dando anche una spiegazione a tante caratteristiche che anche oggi distinguono l’indole pantesca da quella siciliana, come gli stessi isolani ci tengono a sottolineare.

Un piccolo assaggio di una serie più ampia di appuntamenti che si terrà nella stagione invernale all’Unipant, ma che darà modo a panteschi, isolani e turisti di capire meglio l’isola, le sue abitudini, le sue tradizioni e perché è tanto diversa e unica rispetto ad altre realtà della Sicilia e più in generale delle culture mediterranee.

All’inizio della conferenza sarà letto anche un saluto di Janice Galt, moglie del giornalista e storico ormai scomparso. L’ingresso è libero.

Pantelleria, 27 agosto 2025

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Cultura

Pantelleria, a Khamma la proiezione del documentario “Se l’isola si perde nel tempo”

Redazione

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Un viaggio nella memoria e nell’identità di Pantelleria attraverso lo sguardo di Nello La Marca.
Venerdì 5 settembre 2025
Ore 21:00
Circolo Trieste – Khamma
Un’occasione per rivivere la Pantelleria che era e che non è più, tra ricordi, tradizioni e testimonianze che raccontano l’anima profonda dell’isola.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Evento a cura dell’Università Popolare di Pantelleria – Unipant, nell’ambito del progetto Panteschità Estate, con il patrocinio del Comune di Pantelleria e del Parco Nazionale Isola di Pantelleria.

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