Cultura
Sant’Alfio (CT) – Targa d’Argento, al via 42ª edizione de “Castagno dei 100 cavalli”

TARGA D’ARGENTO: AL VIA LA 42a EDIZIONE CASTAGNO DEI CENTO CAVALLI. ARTE, CULTURA, SPORT E SPETTACOLO
È tutto pronto a Sant’Alfio per la 42ª Targa d’Argento “Castagno dei 100 Cavalli” un riconoscimento che celebra l’eccellenza in vari ambiti, personalità che si sono distinte per cultura, politica, sport, giornalismo, sociale, spettacolo, tenendo alto in Italia e nel mondo il logo della sicilianità contribuendo a valorizzare turisticamente il paese di Sant’Alfio. “Questo il nostro obiettivo – afferma il sindaco Alfio La Spina, un premio che cerchiamo di rinnovare ogni anno, facendo apprezzare le peculiarità del nostro territorio ai premiati e non solo. Il riconoscimento intitolato al simbolo universalmente identificato del nostro Comune: il Castagno dei Cento Cavalli, l’albero più antico e più grande d’Europa, patrimonio Unesco”.
“Siamo particolarmente soddisfatti della realizzazione di questa edizione, frutto del lavoro sinergico tra pro loco e amministrazione comunale” queste le parole dell’assessore allo sport, turismo e spettacolo Fabio Salanitri.
“La collaborazione tra soggetti istituzionali che operano nel territorio costituisce un valore aggiunto per l’iniziativa che, anche quest’anno, garantirà un notevole livello artistico e di pubblico” conclude Antonio Trovato presidente della Pro Loco di Sant’Alfio. Tra i premiati di quest’anno:
𝗥𝗢𝗕𝗘𝗥𝗧𝗢 𝗚𝗨𝗘𝗟𝗜- Giornalista di spicco che ha saputo raccontare con passione e professionalità le vicende sportive più importanti del nostro Paese.
𝗙𝗥𝗔𝗡𝗖𝗘𝗦𝗖𝗢 𝗠𝗢𝗦𝗘𝗥- Leggenda del ciclismo italiano, un’icona sportiva che ha portato in alto il nome dell’Italia con le sue vittorie.
𝗥𝗢𝗕𝗘𝗥𝗧𝗢 𝗟𝗜𝗣𝗔𝗥𝗜- Comico e attore, ha conquistato il pubblico con il suo umorismo intelligente e la sua capacità di trattare temi importanti con leggerezza e profondità.
𝗖𝗔𝗥𝗠𝗘𝗟𝗢 𝗖𝗔𝗖𝗖𝗔𝗠𝗢- Attore e cabarettista, noto per il suo stile unico e la capacità di far ridere il pubblico, un vero talento della comicità siciliana.
𝗟𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗔𝗡𝗔𝗟𝗙𝗜𝗡𝗢- Musicista e cantautore, voce e anima dei Tinturia, gruppo che ha saputo mescolare tradizione e modernità, portando la musica siciliana a un pubblico più vasto.
𝗦𝗔𝗟𝗩𝗔𝗧𝗢𝗥𝗘 𝗡𝗢𝗘’- Psicologo e psicoterapeuta, riconosciuto per il suo impegno nel promuovere il benessere mentale e per l’importante lavoro svolto nella sua professione.
L’appuntamento è per domenica 25 agosto alle ore 21 nella splendida cornice della piazza Duomo di Sant’Alfio. Presentano: Adriana Volpe e Ruggero Sardo
Cultura
Pantelleria, consenso per il murales di Andrea Buglisi in Rione San Giacomo

Annunciata l’inaugurazione per il 31 luglio ore 19,30. L’effetto sui social
Questa mattina il Comune di Pantelleria ha annunciato l’inaugurazione dell’opera murale, per giovedì 31 luglio alle ore 19.30 in via A. Manzoni 91 – Rione San Giacomo.
Saranno presenti il Sindaco di Pantelleria, Fabrizio D’Ancona, l’artista Andrea Buglisi e la Consigliera Comunale Nadia Ferrandes.
Ma dall’annuncio, già i movimenti/commenti di pancia verso l’opera, attraverso i social: piena approvazione per il messaggio di speranza, solidarietà e apprezzamento artistico in sè; pieno consenso per l’uso di una grande area del Rione San Giacomo da dedicare all’arte e ad una Pantelleria aperta e unita verso tematiche che ancora rappresentano tabù, in certi contesti.
Andrea Buglisi
Ma chi è l’artista che si è prestato in questa opera tanto mastodontica quanto significativa?
Nato a Palermo nel 1974 e diplomato in Decorazione all’Accademia di Belle Arti nel 1998 con una tesi sulla Street Art, attualmente insegna Discipline Pittoriche al Liceo Artistico “E. Catalano” di Palermo.
Buglisi si occupa principalmente di pittura, concedendo particolare attenzione alle contaminazioni e ibridazioni fra questa e gli altri media espressivi.
Il suo lavoro lo descrive come un mix tra colpo d’occhio e messaggio critico nei confronti della società che sottostà a nevrosi collettive.
Le opere di Andrea Buglisi sono state presentate in mostre personali e rassegne in Italia e all’estero. (Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, Mart museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Stadtgalerie di Kiel, Museum Kunstpalast di Düsseldorf, Biennale di Venezia etc.). Vive e lavora a Palermo.
Ma un passaggio a Pantelleria lo ha imbrigliato per lasciare il suo messaggio contro un tema che non smetterà mai di dare materiale per la cronaca nera, per grandi perdite e dolori incalcolabili, ancora e tutt’ora: la violenza di genere.
Appuntamento dunque, per il 31 luglio alle ore 19.30 in via A. Manzoni 91 – Rione San Giacomo, di Pantelleria e vedere prendere spessore la sua ultima creatura.
Ringraziamo Mimmi Panzarella per aver condiviso con noi i suoi scatti.
Cultura
Pantelleria, orari delle messe di agosto 2025

La Chiesa Matrice Ss. Salvatore ha reso noti gli orari delle sante messe programmate per il mese di agosto 2025, nella Chiesa Madre di Pantelleria Centro e nelle contrade.
Cultura
La caponata dei marinai dei velieri / 2. A Pantelleria negli anni ’60

La preparazione della caponata marinara era semplicissima e veloce. Prima si bagnavano le gallette o ‘u viscottu nell’acqua di mare fino a renderle appena appena morbide, facendo quindi attenzione a non inzupparle completamente per non creare così una pappa inservibile all’uso. Questo dell’uso dell’acqua di mare è intuibile. Si risparmiava così sull’acqua potabile di bordo, sempre preziosa e sempre scarsa. E anche sul sale. Inutile sottolineare che a quel tempo il mare, particolarmente al largo, era pulitissimo. Inoltre le gallette assorbivano, oltre il sale, altri preziosi elementi dall’acqua marina. Chi non conosce le qualità terapeutiche di un piccolo sorso di acqua di mare (ma dove trovarne oggi di pulita)? Sorso che ha un leggero effetto lassativo e regola a perfezione l’intestino.
Chi scrive, lo praticava ragazzo, nelle nuotate all’alba nel mare di Pantelleria degli inizi degli anni Sessanta. Dopo di che si passava alla seconda fase, aggiungendo alle gallette, leggermente bagnate ripetiamo, grosse fette di cipolle, abbondante aglio e olive in salamoia. Apriamo una piccola parentesi: l’aglio e la cipolla erano il “carburante” quotidiano del legionario romano, che seppe conquistare prima e civilizzare poi un impero che non ha eguali nella storia. Continuiamo. Si aggiungevano poi filetti (o intero se piccolo) di pesce essiccato (per i siciliani, ‘u pisci sciutto).
Quest’ultimo variava secondo la latitudine e le costumanze locali. Nel Mediterraneo uno dei più utilizzati, anche per l’essere assai saporito e più facilmente pescabile, era la “minnola” ovvero menola o mennola (nome scientifico Spicara maena). Altri utilizzavano invece il pesce lampuga o corifena, popolarmente detto “pesce capone”, da cui qualcuno, erroneamente, ha fatto poi derivare il nome di “caponata”. Altri ancora aggiungevano acciughe sotto sale. I marinai siciliani, non i panteschi che mettevano generalmente le “minnole” quali pisci sciutti, usavano largamente mettere il cosiddetto mosciamme, che consisteva in filetto essiccato di delfino, cosa che francamente ci fa rabbrividire, essendo il delfino caro da sempre al cuore di chi scrive queste note.
D’altronde non a caso presso gli antichi il delfino era considerato sacro e spesso deificato e quindi sventura certa coglieva chi ne uccideva uno. Fortunatamente nel tardo Ottocento venne sostituito con il tonno sott’olio. La parola mosciamme si fa derivare dall’arabo mosammed, che indica un alimento duro e secco. Veniva esportato in Sicilia da commercianti nord-africani dalla vicina Barberia. La “conciatura” finale della caponata consisteva nell’aggiungere abbondante aceto e dell’olio d’oliva, a volte, non sempre, vi si cospargevano sopra dell’origano e dei capperi.
Questo “rancio” semplice e dagli ingredienti umili, eppure gustoso e sostanzioso ad un tempo, è stato, ripetiamo, il carburante di generazioni di uomini che sono andati per mare per commerciare, ma anche per scoprire qualcosa di nuovo e meraviglioso sempre al di là della linea dell’orizzonte marino.
Orizzonte che era frontiera mobile e sempre cangiante della loro vita avventurosa sul mare. Infine quello stesso rancio rappresentava un momento importante nella vita di bordo, momento di forte convivialità e socializzazione, cui non poche volte seguivano, con il beneplacito del comandante, musiche, canti e balli. Cosa che cementava gli uomini dell’equipaggio in un tutt’uno, pronti così a far fronte al meglio alle quotidiane insidie del mare. Annotiamo che in qualche arcaica ricetta di caponata abbiamo riscontrato che a volte veniva spruzzato anche del succo di limone.
La cosa ci ha lasciati sulle prime alquanto perplesso, in quanto il succo di limone non lega affatto bene con tutto il resto, ma poi ragionando abbiamo capito del perché Era un rimedio empirico contro lo scorbuto, malattia, dovuta alla carenza di vitamina C, che per secoli ha falcidiato gli equipaggi delle navi in mare. L’80% dei marinai di Magellano perì a causa dello scorbuto. Soltanto verso la fine del ‘700 la marina da guerra britannica, all’epoca la prima al mondo, prescrisse, dopo innumerevoli sperimentazioni mediche, nella dieta quotidiana dei suoi marinai imbarcati del succo di limone (contenente vitamina C concentrata). Ed ora non ci resta che preparare la caponata dei marinai attenendoci scrupolosamente a quanto sopra descritto, logicamente l’acqua di mare va sostituita con acqua potabile con l’aggiunta di un pizzico di sale e,,, buon’appetito e…, visto che siamo in tema, aggiungiamo l’augurio di “buon vento e mare calmo”.
(2 – fine)
Orazio Ferrara
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