Cultura
San Vito Lo Capo, Carmen Consoli apre la 26ª edizione del Cous Cous Fest dal 15 settembre
Cous Cous Fest: Carmen Consoli apre la 26^ edizione al via il 15 settembre
Dieci giorni di eventi, cooking e spettacoli sulla spiaggia di San Vito lo Capo
Amata: “la rassegna ogni anno palcoscenico internazionale”
Carmen Consoli e Lidia Schillaci & Women Orchestra completano il cast artistico del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale, alla 26^ edizione, che prende il via venerdì 15 settembre a San Vito Lo Capo dove si chiuderà il 24 settembre.
La rassegna è organizzata dall’agenzia Feedback in partnership con il Comune di San Vito lo Capo, il sostegno della Regione Siciliana, dei main sponsor Bia CousCous, Conad, Electrolux e Kia e degli official sponsor Amadori, Cia – Agricoltori italiani Sicilia Occidentale, Premiati Oleifici Barbera, Acqua Maniva, Tenute Orestiadi e UniCredit. La direzione artistica è invece di Massimo Bonelli, già direttore artistico del Concerto del Primo Maggio di Roma e della sua iCompany.
“Ci accingiamo a partecipare con l’entusiasmo di sempre alla 26^ edizione del Cous Cous Fest – ha sottolineato Elvira Amata, Assessore Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana – attesissima rassegna che ogni anno vede San Vito Lo Capo palcoscenico internazionale coniugando sapientemente un felice intreccio di sapori, civiltà, integrazione, spettacolo, cultura e musica.
Sono felice e, al tempo stesso, orgogliosa di sostenere eventi del genere che contribuiscono in modo significativo a consolidare e rafforzare la qualità dell’offerta turistica nel suo complesso coerentemente, tra l’altro, con la mission e gli obiettivi più generali che l’Assessorato che ho l’onore di guidare porta avanti su tutto il territorio regionale attraverso una programmazione il più possibile integrata e completa. Agli organizzatori, ai partner, all’amministrazione comunale di San Vito Lo capo, vada il mio plauso, unito al più sentito augurio per la migliore riuscita dell’evento che avremo modo di condividere insieme con la stessa intensità di ogni edizione”.
Il Cous Cous Fest nella candidatura della Regione Siciliana al titolo “European Region of Gastronomy 2025”
Il Cous Cous Fest è stato inserito nella candidatura della Regione Siciliana al titolo “European Region of Gastronomy 2025”, il prestigioso riconoscimento internazionale assegnato da ll’Institute of Gastronomy, Art and Tourism (Igcat) alle Regioni europee che mirano a contribuire ad una migliore qualità della vita per i propri cittadini sensibilizzando sull’importanza dell’unicità culturale e alimentare.
La candidatura, annunciata dal governo regionale durante lo scorso Vinitaly, è nata sotto la spinta dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea e gestita e promossa dal Consorzio Dos Sicilia in stretta collaborazione con il Consorzio Doc Sicilia, il Consorzio del cioccolato di Modica e una rappresentanza di istituti alberghieri del territorio, per promuovere e migliorare la visibilità delle eccellenze della produzione agroalimentare, vitivinicola e dell’ittico siciliano.
Dieci giorni tra degustazioni, cultura e musica
Il Cous Cous Fest animerà San Vito Lo Capo per dieci giorni in cui si alterneranno appuntamenti culturali, sfide di cucina, degustazioni, concerti e spettacoli sulla meravigliosa spiaggia di San Vito Lo Capo. Tornano anche quest’anno i cooking show che vedranno protagonisti alcuni dei volti più noti della gastronomia nazionale.
Per la prima volta al festival arriva Max Mariola, chef e food influencer: venerdì 22 settembre alle ore 13 presenterà un cous cous con tenerumi, pomodoretto e bottarga di tonno, promosso da Bia cous cous. Torna invece a San Vito Lo Capo l’oste più amato della tv, Giorgione, che martedì 19 settembre alle ore 20:30 proporrà il suo cous cous alla norcina. Andrea Lo Cicero, il “Barone” di Gambero Rosso, presenterà un pollo incocciato con il cous cous (giovedì 21 settembre ore 17) in un appuntamento promosso da Amadori mentre domenica 24 alle ore 13 preparerà un’arancina di cous cous con farina di panko e ragù di alici su crema di pecorino e menta in un appuntamento promosso dall’Assessorato regionale alla Pesca. Sul palco anche la chef stellata Antonella Ricci che, insieme a Vinod Sookar sabato 23 preparerà un cous cous incocciato a mano con brodetto e ceviche di ombrina di Gallipoli in un appuntamento promosso da Conad.
I cooking firmati da Electrolux Professional
Lunedì 18 alle 16:30 saranno protagonisti Domenico Basile del ristorante Doba di Palazzo Sovrana e Benedetto Bucchieri del ristorante Bebop, entrambi a Palermo; martedì 19 alle 16:30 sul palco gli chef della Federazione italiana cuochi (Lady Chef Giulia Buttiglieri, Rocco Di Marzo, Enzo Leanza e il pastry chef Giovanni Cappello); mercoledì 20 alle 16:30 è il turno di Angelo Pumilia, chef executive della Foresteria Planeta a Menfi e di Salvatore Gambuzza, chef del gruppo Mangia’s.
Gli chef di San Vito Lo Capo raccontano la tradizione
Sul palco spazio alla tradizione con gli chef sanvitesi che presentano le ricette tramandate dalla cultura locale, interpretate dal loro estro. Ecco i protagonisti: Leonardo La Sala del ristorante Divino, Rocco Pace del ristorante Crick e Crock, Vito Poma del ristorante A Cantunera, Calogero Bascio e Angela Cipponeri del ristorante Profumi di cous cous, Angela Abrignani del ristorante Trionfo di Gola, Roberto Battaglia del ristorante La Casa di Enzo e Alessandra Piazza del ristorante Antico Borgo di Makari.
Cous cous per tutti i gusti al villaggio gastronomico
Sono oltre 30 le ricette tra cui scegliere nei menu proposti dalle Case del cous cous, i tre punti di degustazione del festival: la Casa del cous cous Al Waha e la Casa del cous cous sanvitese sulla spiaggia e la Casa del cous cous dal mondo (all’angolo tra via Regina Margherita e via Abruzzi). C’è davvero l’imbarazzo della scelta: si va dalla ricetta tradizionale, a base di pesce, alle numerose varianti internazionali fino ad una proposta senza glutine. Per degustare i cous cous occorre acquistare il ticket degustazione da 12€ che comprende un piatto di cous cous a scelta tra quelli proposti dalle Case del cous cous, un bicchiere di vino o una bottiglietta d’acqua e un caffè De Nobili (da ritirare alla Casa del caffé sul lungomare) o un amaro Granamaro (da ritirare alla Casa dell’amaro in piazza Marinella). Il biglietto contiene, inoltre, uno sconto su una selezione di prodotti Amadori valido fino al 30 settembre presso i punti vendita Conad in Sicilia aderenti all’iniziativa.
Un festival per i bambini
Divertirsi cucinando e imparando i principi di una buona educazione alimentare. E’ dedicato anche ai bambini il programma del festival con due appuntamenti gratuiti, in compagnia di Andrea Lo Cicero, l’ex rugbista con la passione per la cucina. Sabato 23 e domenica 24 settembre alle ore 10 lo chef, insieme all’Associazione PalermoBimbi, guiderà i più piccoli nella realizzazione di una semplice e golosa ricetta di cous cous nell’ambito di “Bia for Kids”.
Cultura
I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera
Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.
Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.
Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.
Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.
Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare
da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.
Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:
Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia
Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.
La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.
Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare
come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo
avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.
Orazio Ferrara

Cultura
Trapani e l’oro rosso del Mediterraneo: “Il Corallo anima di Trapani”. Un mese di eventi
Dal 2 al 19 dicembre 2025, Trapani celebra la sua storica tradizione corallara con la seconda edizione di “Il Corallo anima di Trapani”, un programma che coinvolgerà studenti, artigiani, istituzioni e comunità del Mediterraneo.
L’iniziativa, promossa dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana con il contributo dell’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica della Regione Siciliana intreccia formazione, cultura e diplomazia mediterranea per preservare e tramandare l’antica arte della lavorazione del corallo.
Dal 2 al 5 dicembre, le botteghe e showroom trapanesi apriranno le porte agli studenti per visite guidate alla scoperta dei segreti di quest’arte millenaria.
Il percorso prosegue dal 9 al 12 dicembre al Museo Regionale Pepoli con il laboratorio creativo “Dal Mediterraneo al Museo – Il viaggio del corallo”, curato dall’Associazione “Amici del Museo Pepoli”.
Il 13 dicembre alle ore 17.00, sempre al Museo Pepoli, verrà presentato il restauro del prezioso Presepe in corallo del XVIII secolo, capolavoro dell’artigianato trapanese.
L’evento culminante si terrà il 19 dicembre alle ore 17.30 alla Biblioteca Fardelliana: la tavola rotonda internazionale “Rotte del Corallo – Dialogo tra culture mediterranee” vedrà rappresentanti istituzionali e maestri corallai e la firma di un protocollo della “Rete Mediterranea delle Città del Corallo”, un’alleanza che consolida i legami tra le comunità mediterranee unite da questa tradizione.
“Quest’anno proponiamo la seconda edizione de “Il Corallo anima di Trapani”. Siamo estremamente orgogliosi che questo progetto prosegua: dopo l’edizione del 2024, oggi varchiamo i confini della nostra città per un momento di dialogo con le tradizioni dell’arte del corallo non soltanto di un’altra città siciliana come Sciacca, ma anche di altre città d’Italia – Torre del Greco e Alghero – e oltre i confini nazionali, nel Mediterraneo con Tunisia e Andalusia.
Ci confronteremo non solo per raccontare la nostra tradizione, durante una sessione scientifica del convegno, ma vogliamo stilare un protocollo d’intesa per costituire una rete mediterranea delle città del corallo. L’obiettivo è avviare un percorso comune e condiviso di promozione, affinché questa antichissima e preziosa arte possa essere rinnovata e valorizzata congiuntamente” – così affermano Giacomo Tranchida, sindaco del Comune di Trapani e Rosalia d’Alí, assessore alla Cultura.
Per tutto dicembre, la Biblioteca Fardelliana proporrà un percorso audiovisivo dedicato al corallo trapanese: un docufilm che racconta tradizione e futuro attraverso l’intelligenza artificiale e un documentario che esplora il corallo tra arte, ricerca e innovazione. Due narrazioni complementari che offrono sguardi contemporanei su un’arte antica.
“Il corallo anima di Trapani” è un modello di valorizzazione che coniuga tutela delle tradizioni, innovazione e cooperazione internazionale.
Cultura
Solarino: l’incendio del 1944, la memoria perduta e i documenti spariti
Nel dicembre del 1944, un incendio devastò il Municipio di Solarino, distruggendo gran parte degli archivi storici della città e cancellando documenti fondamentali, tra cui gli atti comunali della fondazione. Quell’evento segnò una ferita indelebile nella memoria collettiva della comunità, lasciando un vuoto che ancora oggi non è stato colmato. Se alcuni documenti furono salvati dall’incendio, oggi non esistono tracce ufficiali nell’Archivio Storico Centrale. Tutto lascia intendere che siano finiti in collezioni private non autorizzate, sottratti alla fruizione pubblica e alla stessa cittadinanza.
Una situazione inaccettabile, che trasforma un bene pubblico in patrimonio di pochi, privando Solarino della propria storia e compromettendo la possibilità di ricostruire dati amministrativi, catastali e sociali fondamentali. Le modalità con cui l’incendio e la gestione dell’evento furono affrontate sollevano interrogativi inquietanti. L’inerzia delle autorità comunali dell’epoca e la rapidità con cui i documenti andarono perduti alimentano il sospetto che dietro alla distruzione ci sia stata più negligenza che casualità, se non vere responsabilità organizzate. Oggi, decenni dopo, quella negligenza si traduce in un fenomeno diffuso: molti privati detengono ancora materiali che dovrebbero appartenere al patrimonio pubblico. Il quadro attuale impone un’azione immediata e risoluta.

Chiunque possieda documenti ufficiali di Solarino ha il dovere legale e morale di restituirli all’Archivio Storico comunale, dove possano essere catalogati, conservati e resi accessibili a studiosi, cittadini e scuole. La mancata restituzione non è solo un danno culturale: è una violazione della legge e dei principi fondamentali di trasparenza e pubblicità del patrimonio pubblico.
Solarino rischia di perdere per sempre pezzi irripetibili della propria storia se non si interviene con determinazione.
L’Archivio Storico deve essere messo in sicurezza, dotato di spazi idonei, personale qualificato e strumenti digitali per garantire la consultazione pubblica. Ogni documento recuperato dalle collezioni private deve tornare alla comunità: è l’unico modo per trasformare la memoria perduta in patrimonio condiviso e impedire che la storia venga decisa da pochi privilegiati. L’incendio del 1944 resta un monito: la memoria di Solarino non può essere cancellata dall’inerzia, dall’incuria o dall’interesse privato.
La città ha il diritto di conoscere la propria storia, e chi detiene documenti pubblici senza autorizzazione deve restituirli senza indugio. È una questione di giustizia storica, civile e amministrativa: il tempo della tolleranza è finito.
Laura Liistro
Le immagini sono tratte dall’archivio del Comune di Solarino
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