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Cultura

San Vito Lo Capo, 8 paesi del mondo alla 26ª edizione del Cous Cous Fest

Matteo Ferrandes

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Per la prima volta al festival Messico e Portogallo

Dieci giorni di gare, incontri e concerti gratuiti dal 15 al 24 settembre a Piazza del Santuario

 

Conducono: Tinto, Roberta Morise, Ylenia Totino, Fabrizio Nonis, Federico Quaranta e Valentina Caruso

 
Saranno otto i Paesi partecipanti alla prossima edizione del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale in programma dal 15 al 24 settembre a San Vito Lo Capo, alla sua 26\esima edizione, che riunirà come da tradizione, Paesi e culture diverse per promuovere la pace, lo scambio e la multiculturalità, quest’anno all’insegna dello slogan Beyond Borders (Oltre i confini).
Chef provenienti da tutto il mondo, ospiti e artisti saranno a San Vito Lo Capo per una dieci giorni di appuntamenti, sfide di cucina, degustazioni, concerti e incontri culturali.

Il Cous Cous Fest è organizzato dall’agenzia Feedback in partnership con il Comune di San Vito lo Capo, il sostegno della Regione Siciliana, dei main sponsor Bia CousCous, Conad, Electrolux e Kia e degli official sponsor Amadori, Cia – Agricoltori italiani Sicilia Occidentale, Premiati Oleifici Barbera, Acqua Maniva, Tenute Orestiadi e UniCredit. 
La direzione artistica è invece di Massimo Bonelli, già direttore artistico del Concerto del Primo Maggio di Roma e della sua iCompany.

Otto Paesi in gara per il Campionato del mondo di cous cous

Il Campionato del mondo di cous cous, il Bia Cous cous world championship, è il momento centrale del Cous Cous Fest: una gara tra chef internazionali all’insegna dello scambio e dell’integrazione. Quest’anno sono 8 le squadre di chef in gara provenienti da: Algeria, Israele, Italia, Marocco, Palestina, Tunisia e, per la prima volta al festival, Messico e Portogallo, Le sfide del Campionato, promosso da Bia CousCous, azienda produttrice di cous cous da oltre 15 anni al fianco del festival, si svolgeranno da giovedì 21 a sabato 23 settembre in piazza Santuario.

“Dal 2007 siamo a fianco del Cous Cous Fest perché l’evento ha sempre sposato valori nei quali l’azienda si riconosce e che abbiamo sempre veicolato: internazionalizzazione, integrazione, salubrità, sostenibilità. Bia, infatti, esporta in oltre 50 Paesi ed il couscous è uno dei pochi prodotti che davvero entra in tutte le cucine del mondo”, ha spiegato Luciano Pollini, fondatore di Bia couscous.

“Continueremo senza dubbio la partnership anche negli anni a venire – aggiunge Francesco Formisano, Ceo di Bia Couscous – proseguendo il lavoro di sviluppo e diffusione che da sempre ha caratterizzato Bia inoltre, grazie al gruppo B.F., di cui Bia è entrata a far parte nel 2022, ci saranno certamente nuove opportunità e sinergie per continuare ad evidenziare la versatilità e le infinite declinazioni che questo prodotto può avere”.

L’Algeria gareggia con gli chef Malky Fayçal e Mohamed Boumendjel che lavorano entrambi all’ESHRA Ecole Hôtelière di Oran, istituto per la formazione di professionisti dell’industria alberghiera e della ristorazione. Gli chef presenteranno la ricetta dal titolo “Couscous Madegh” a base di cous cous di carruba, gambero bianco, affumicato di pesce, verdure e anguria.
L’Israele schiera Tseela Rivka Rubinstein e Mauro Galigani, coppia anche nella vita, che gestisce a Lucca Cooking in Toscana, ristorante di cucina tradizionale regionale, ma anche luogo di eventi e cooking class. Gli chef faranno assaggiare il Cous couse, alla paprika e coriandolo.

L’Italia sarà rappresentata dallo chef sanvitese, Antonino Grammatico, che lavora all’Hotel Ristorante Oasi Da Paolo e dal vincitore del Campionato italiano di cous cous. 

Per il Marocco in gara Abdessamad Bel-Kentaoui e Ihiya Hassan, rispettivamente sous chef e junior sous chef al Four Seasons Resort a Marrakesh che prepareranno il “Cous cous Khoumassi, scampo al midollo, melanzana e spezie del Marocco”.

Il Messico è rappresentato da Diana Beltran chef alla guida di “La Cucaracha”, il primo ristorante messicano ad avere aperto a Roma, inaugurato dall’Ambasciatore del Marocco nella Capitale, Tovar y de Teresa. La chef, in Italia dal 1987, è la referente gastronomica della cucina messicana a Roma anche per l’Ente per la Promozione Turistica in Italia e tiene diversi corsi di cucina. Con lei in squadra Rodrigo Zepeda Sánchez, chef ufficiale dell’Ambasciata del Marocco a Roma. La ricetta con la quale gareggiano si chiama Mestizo ed è un cous cous a base di manzo e maiale macinati, pomodoro e peperoncini.  

La Palestina è rappresentata da Manar Saman Hanna Khalilieh e Shady Hasbun, chef, docente e formatore di scienze gastronomiche con base ad Arezzo, che presenteranno “Il cous cous riscaldato”, una reinterpretazione di una ricetta tipica palestinese, il “Msakhan”, un cous cous a base di cipolle e pollo speziati al sommacco.

Il Portogallo schiera Marilia Oliveira, chef al timone di “O Boteco”, il primo ristorante ligure-portoghese in Italia, a Genova, che preparerà un cous cous a base di baccalà, carote, zucchine e finocchio.

La Tunisia, infine, gareggia con Mohamed Ali Ben Abouda, di origini sfaxiane, membro dell’Associazione tunisina dei professionisti dell’arte culinaria, e Ben Slimene Belhassen: entrambi in forze esecutive al ristorante Via Mercato a Tunisi che presenteranno il “Cous cous di Diaritus”, a base di cozze, gamberi rossi e verdure.

 Le giurie

Ad assaggiare i piatti ci sono due giurie: una tecnica, formata da esperti di cucina guidati da Giusi Battaglia, volto di Giusina in cucina su Food Network e una popolare. Infatti anche il pubblico partecipa alle sfide: basta acquistare i ticket (20 euro, 30 euro la finale), per degustare i piatti, abbinati ad etichette siciliane, e votare le ricette. I ticket sono disponibili anche on line, e per pochi giorni in promozione, sul sito www.couscousfest.it.
 

Gli studenti del Pietro Piazza di Palermo a San Vito Lo Capo

Continua la preziosa collaborazione con l’Istituto professionale di Stato per i servizi di enogastronomia e l’ospitalità alberghiera Pietro Piazza di Palermo, guidato dal dirigente scolastico Vito Pecoraro. Anche quest’anno un gruppo di studenti, accompagnati dai professori Salvatore Reginella, Salvatore Seminara, Francesco Lipari e Rosario Picone, sarà di supporto a tutti gli appuntamenti del Bia Theatre sia in sala che in cucina. Tra di loro saranno presenti, in un’ottica di inclusività che è la bandiera del festival, anche ragazzi con bisogni educativi speciali.

Media partnership

Il festival si avvale della media partnership del Giornale di Sicilia, Tgs ed Rgs del gruppo editoriale Ses e di Food Network, canale televisivo del gruppo Warner Bros. Discovery che racconteranno il festival attraverso i loro canali.

Medici Senza Frontiere (MSF) Charity partner dell’edizione 2023

Charity partner dell’edizione 2023 sarà Medici Senza Frontiere (MSF), per una dieci giorni di attività all’insegna della solidarietà abbracciando le diverse culture del mondo. Quel mondo in cui MSF opera da oltre 50 anni portando aiuto e cure gratuite in oltre 70 paesi. Durante tutta la durata del festival, MSF sarà presente con un proprio stand sul lungomare di San Vito Lo Capo per coinvolgere i visitatori in attività di sensibilizzazione attraverso il racconto di esperienze, curiosità e giochi.

Domenica 17, alle ore 17:30, presso il Bia Theatre, il talk La valigia in cucina – In viaggio con Medici Senza Frontiere, con Andy Luotto, cuoco e personaggio televisivo, e Roberto Scaini, operatore umanitario di MSF con alle spalle numerose missioni, dialogheranno tra loro alla scoperta di popoli e culture attraverso due punti differenti, quello della cucina e quello umanitario.

“Ringraziamo l’organizzazione del festival per averci coinvolto in questa importante manifestazione” dichiara Chiara Magni, responsabile del Public Engagement di MSF. “Un evento che abbraccia diverse culture e tradizioni, oltrepassando i confini geografici, proprio come MSF fa attraverso le sue attività in oltre 70 paesi del mondo. Salvare vite e testimoniare è la nostra mission che condividiamo con grande piacere in un contesto interculturale come quello del Cous Cous Fest”.

Presentano tutti gli appuntamenti del festival Tinto e Roberta Morise, conduttori su Rai1 della trasmissione “Camper”, Ylenia Totino, conduttrice tv che è stata volto di Rai Sport, Mtv, Sport Italia, La7, 7Gold, Fabrizio Nonis, in tv “El Beker”, Federico Quaranta, conduttore Rai e voce della trasmissione radiofonica Decanter e Valentina Caruso, giornalista Rai e Sky Sport.

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Barbara Conti porta le “Teste di turco” di Scicli alla Rai

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Domani 6 dicembre replica. Barbara Conti, l’appassionata di Pantelleria, oggi su Rai3 a “L’isola del Gusto”

Barbara Conti, la donna dal sorriso tra i più splendenti, dalla grande capacità comunicativa e, non per ultimo, dal raffinato talento tra i fornelli, è approdata in televisione portando la ricetta delle “teste di moro”.

Ospite di “L’isola del Gusto”, andata in onda questa mattina, alle ore 7,00, e in replica domani, 6 dicembre, alle ore 14,00, la nostra food blogger  ha dato nuovamente prova delle sue abilità non solo tra cucchiai, pentole, farine e uova, ma ha anche saputo catturare l’attenzione del pubblico mattiniero della vincente rubrica.
Con una gestualità armonica e una dialettica diretta e semplice riesce a rendere fattibile qualsiasi piatto. Non a caso, specie nell’ultimo anno, ha partecipato a moltissime manifestazioni gastronomiche della Sicilia sud-orientale.
Anni fa era venuta a conoscere Pantelleria, rimanendo incantata dall’isola, dai suoi sapori e dagli abitanti. Di tanto in tanto, realizza piatti tipici panteschi, per non lasciar disperdere dal tempo quel fascino singolare che le pietanze trasmettono.

Intanto, la sappiamo impegnata alla Festa della Scaccia Rausana, dal 5 all’8 dicembre, in Via Roma di Ragusa. Quattro giorni dedicati a uno dei simboli più autentici della cucina ragusana. La Scaccia Rausana De.C.O., riconosciuta come eccellenza protetta e patrimonio culturale, sarà protagonista grazie alla partecipazione dei migliori panifici del territorio, pronti a proporre interpretazioni classiche e creative di questa specialità. L’evento, ospitato in via Roma, prevede laboratori, concerti e momenti di intrattenimento, tra cui esibizioni di tamburi, performance musicali e talk dedicati alla tradizione gastronomica locale.

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Cultura

Pantelleria, premiato Ampolla d’Oro 2026 il gin “Muegin” di Enio Koshi

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Enio Koshi, un giovane grande uomo presenta Pantelleria  attraverso i suoi distillati

Chi a Pantelleria non conosce Enio Koshi. Nonostante la sua giovane età, il naturalizzato pantesco ha saputo farsi apprezzare sull’isola per il suo talento in tante cose, per il suo impegno negli studi di ingegneria edile e per il suo amore per la Figlia del Vento.
Sempre ben voluto e circondato da tanti amici, il trentunenne ha sviluppato negli anni una particolare passione verso le erbe autoctone di Pantelleria e verso i funghi, che lo hanno indotto a proseguire una passione famigliare: realizzare distillati.

Con il suo gin “Muegin” ha conquistato l‘Ampolla d’Oro, un riconoscimento internazionale conferito  Spirito Autoctono, la rivista del settore capitanata da Lara De Luna e Francesco Bruno Fadda.

Lo abbiamo, mentre si trova a Pisa per il suo percorso accademico e abbiamo subito curiosato.Ingegnere, lei a Muegin (trattasi di contrada molto rigogliosa, poco abitata ma dove le coltivazioni sembrano uscire da un libro: perfette!) cosa fa? “Io lì raccolgo le botaniche, tutte quelle che ci sono nel gin. Faccio una prima lavorazione a Pantelleria poi le porto a Bologna alla Distilleria Gotha.”
  
La scelta di Bologna è stata un pò obbligata o perchè li ha un appoggio?No, No, non è stata una scelta obbligata, bensì legata alle conoscenze, Veda il progetto Mueggen è un po’ bizzarro. Non so se abbia letto un po’ le botaniche che ci sono dentro il gin,  ebbene questa idea nasce dal  voler unire una passione, che è quella per questo distillato e raccontare Pantelleria, diciamo, da un punto di vista diverso. Parlare dell’isola attraverso la montagna. Di solito quando la gente  conosce Pantelleria, giustamente la conosce per il mare, ma io sono super appassionato di funghi, infatti dentro il gin ci sono i porcini di Pantelleria. 
“E, all’inizio, quando io ho iniziato a pensare a questo gin, a questo progetto, dovevo collaborare con qualcuno che potesse capire la cosa e potesse darmi innanzitutto una mano. 
“Io, sì, vengo da una famiglia di distillatori, ma è sempre distillato grappa.”

Ah, ecco! Quindi lei alle spalle  un bagaglio anche culturale per il distillato? “Sì, assolutamente! Il distillato è assolutamente un bagaglio che mi porto dietro.
“Così, ho conosciuto questo ragazzo, Valerio Destratis, che mi ha dato una mano nella realizzazione di questo progetto.
 
E che tipi di erbe ci mettiamo dentro il suo gin?Intanto, il ginepro, che non può mancare mai. Si pensi che c’è un disciplinare molto rigido  che ti stabilisce che almeno il 50% della totalità delle botaniche deve essere ginepro. 


Ma allora il gin prende il nome dal ginepro?Esatto, esatto! Ma oltre a questo vi sono i capperi, ovviamente, uva passa di zibibbo, ovviamente, funghi porcini, come dicevo, limoni e finocchietto marino, che è il critmo, quello che cresce sugli scogli, che ha questo profumo incredibile di agrumi, secondo me; poi è salato, quindi tende a dare queste note molto fresche al salmastro.”

Mi diceva che questa attività la sta svolgendo da circa tre anni, ma quest’anno che è successo? Lei ha fatto l’imbottigliamento del 2025 e le è stato riconosciuto in questo premio, (5:16) che è l’Ampolla d’Oro? “Infatti, l’Ampolla d’Oro. Si tratta di una guida nazionale, perché poi collabora con altre guide. Fanno queste degustazioni alla cieca e valutano il prodotto, tendendo  più che altro a premiare prodotti che abbiano una carta di identità ben definita per realizzare i quali si  utilizzano soprattutto materie prime endemiche o autoctone, insomma del posto.”
Se io poi scrivo Pantelleria in etichetta, deve esserci Pantelleria lì dentro. Secondo me è parecchio forte questa cosa, perché appunto, quando racconti il gin e racconti Pantelleria, soprattutto attraverso il fungo, la gente resta meravigliata, perché pensa che nella nostra isola vi sia  il mare e nient’altro. Poi, appena entrano in quell’ottica lì, della montagna di 900 metri, dei funghi, del fatto di essere un’isola di contadini e non pescatori per i retaggi storici e la conformazione quella gente resta un po’ spiazzata. Quindi si racconta il territorio anche attraverso questa cosa lì.”


L’amaro bianco

Ingegnere ha progetti per il futuro?Faremo sicuramente tante altre cose, però adesso penso che il primo prodotto che uscirà adesso sarà un amaro,  un amaro bianco con le botaniche dell’isola, ma sarà più incentrato anche lì sulla montagna.”

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Aurelio La Torre porta la lingua siciliana al centro del dibattito europeo

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Graz (Austria) – La voce della Sicilia ha trovato spazio ieri pomeriggio al convegno internazionale “Multiple voices in the classroom: Harnessing the power of regional and minority languages in secondary education”, organizzato dall’European Centre for Modern Languages (ECML), organismo del Consiglio d’Europa. Protagonista è stato il dirigente della Presidenza del Consiglio, Aurelio La Torre, che attualmente si occupa, tra l’altro, dello Stato di Diritto e dei Diritti Fondamentali, con particolare attenzione anche ai diritti linguistici.

La Torre, siciliano di Messina, che è stato l’autore del Manifesto di Bruxelles sulla lingua siciliana ed è tra i fondatori dell’AUCLIS (Associazioni Unite per la Cultura e la Lingua Siciliana), ha presentato nel convegno la relazione “7 proposte per valorizzare le lingue regionali e minoritarie in Europa”. Nell’esposizione, dopo avere evidenziato il contesto normativo europeo, ha messo in luce il paradosso italiano: un Paese ricco di lingue storiche e tradizioni locali, ma che riconosce e tutela ufficialmente solo una piccola parte di esse, lasciando fuori idiomi di grande diffusione come il siciliano.

Portando l’esperienza maturata con l’AUCLIS, ha suggerito diverse iniziative replicabili anche in altri contesti europei, come l’adozione di un Manifesto e l’utilizzo di date simboliche – ad esempio la Giornata internazionale della lingua madre del 21 febbraio – da dedicare all’insegnamento e alla celebrazione delle lingue regionali nelle scuole e ha raccontato l’esperienza dello spettacolo teatrale “Poros”, in cui il XII canto dell’Odissea è messo in scena in lingua siciliana.

Nel suo intervento ha sottolineato anche i vantaggi del bilinguismo e la valenza della lingua regionale per il rafforzamento dei legami con le comunità di emigrati e discendenti all’estero. Ha inoltre evidenziato come ci sia poca attenzione verso la discriminazione linguistica, invitando gli organizzatori a considerare la possibilità di un convegno dedicato a questo tema in occasione dello “Zero Discrimination Day” delle Nazioni Unite, previsto per il 1° marzo 2026.
 
Con il suo intervento in Austria, Aurelio La Torre ha portato la questione della lingua siciliana e delle altre lingue regionali italiane al centro del dibattito europeo, ribadendo che la diversità linguistica non è un ostacolo ma – in linea con la Costituzione e con i principi europei – un patrimonio di cui essere orgogliosi, da tutelare e promuovere.

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