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Salute

Salute, Razza: «Farmacie più vicine ai cittadini contro le broncopneumopatie»

Redazione

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Ha preso il via la formazione prevista dal protocollo “Bofe” (Better outcomes for everybody – Migliori risultati per tutti) rivolta ai farmacisti, al fine di farne “terminali” sul territorio per monitorare 900 pazienti siciliani affetti da asma e da broncopneumopatia cronico ostruttiva.

Questa mattina nell’aula magna del dipartimento di Scienze del farmaco e della salute dell’Università di Catania, l’assessore alla Salute della Regione Siciliana Ruggero Razza ha avviato l’attività formativa programmata nell’ambito del progetto. Presenti anche il presidente di Federfarma Sicilia Gioacchino Nicolosi, il presidente di Sofad Gaetano Cardiel, il direttore del dipartimento di Scienze del Farmaco dell’università di Catania Rosario Pignatello.

“Bofe” è uno studio clinico italiano promosso e finanziato da Sofad – Gruppo Farvima, è stato valutato preliminarmente da esperti di Cittadinanza Attiva ed è supportato da Federfarma Sicilia che ha sottoscritto un protocollo d’Intesa con l’assessorato regionale della Salute. All’iniziativa partecipa, infatti, anche il Servizio farmaceutico del dipartimento di Pianificazione strategica dell’assessorato regionale. L’attività di formazione coinvolgerà 100 farmacisti di comunità in Sicilia. Dopo Catania la formazione proseguirà in altre quattro città siciliane. «Da diversi anni l’assessorato regionale alla Salute porta avanti una collaborazione con l’Ordine dei farmacisti e Farmindustria – ha sottolineato l’assessore Razza – e stiamo creando tutte le condizioni per creare un sistema nuovo di farmacia che sia sempre più vicino all’interesse dei cittadini. Si tratta di qualcosa che abbiamo già avviato durante la pandemia, se pensiamo al ruolo straordinario che le farmacie hanno assunto dalla gestione dei tamponi sino ai test sierologici. Sta cambiando il sistema sanitario e cambia anche la presenza delle farmacie su tutto il territorio della Sicilia. Dall’emergenza Covid-19 dobbiamo uscire con uno sprint in più, porre le condizioni per fare un salto di qualità nell’assistenza ai pazienti e cambiare abitudini consolidate. Il progetto “Bofe”, voluto dalla Regione Siciliana, va nella direzione di offrire un servizio aggiuntivo a tutti i siciliani. La sinergia con le Università resta fondamentale, perché sono luoghi di ricerca, formazione e sperimentazione e in questa iniziativa tutte e tre le cose insieme». Lo studio “Bofe” è coordinato da Andrea Manfrin, direttore della Ricerca nella facoltà di Scienze cliniche e biomediche e chair professor di Pharmacy practice all’Università del Central Lancashire (UK), Apostolos Tsiachristas, professore di Economia sanitaria all’Health economics research centre dell’Università di Oxford (UK) e Nunzio Crimi, direttore dell’Uoc di Pneumologia del Policlinico di Catania.

L’obiettivo è valutare efficacia e costo-efficacia di un nuovo servizio svolto dai farmacisti di comunità in collaborazione con medicina ospedaliera e territoriale per monitorare due patologie croniche respiratorie che hanno un’altissima incidenza sulla popolazione. L’utilizzo di una rete integrata di operatori sanitari intende aumentare il controllo delle patologie e ridurre i costi per il sistema sanitario e la società.

Il protocollo dello studio “Bofe” – approvato da due comitati etici in Italia e nel Regno Unito, pubblicato dalla rivista “Medicine – Case Reports and Study Protocols” ed inserito nel Registro internazionale degli studi clinici e nel Registro degli studi clinici dell’Organizzazione mondiale della sanità – introduce alcune innovazioni: standardizza una procedura sistematica per la presa in carico dei pazienti; si avvale di una piattaforma informatica costruita ad hoc per la raccolta dati; testa dispositivi indossabili per monitorare e acquisire in remoto alcuni parametri vitali dei pazienti, poi analizzati mediante l’intelligenza artificiale. Infine, rappresenta un modello di relazioni tra un distributore farmaceutico, università italiana e straniere, associazioni professionali, istituzioni pubbliche.

Salute

ASP Trapani, 42 incarichi assegnati per Guardie Mediche in Isole Minori e Carceri

Direttore

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Quarantadue incarichi assegnati stamattina dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, tra Continuità Assistenziale (Guardie mediche) e Istituti penitenziari, per garantire l’assistenza agli utenti, nei prefestivi dalle ore 10 alle ore 20, nei festivi dalle ore 8 alle ore 20 e nel notturno dalle ore 20 alle ore 8.
Si tratta della seconda convocazione per i medici effettuata dall’ASP. I nuovi incarichi conferiti, avranno durata da 3 a 6 mesi, in base a quanto previsto nell’avviso emanato, a partire dal primo luglio, e coprono gran parte dei presidi sanitari dislocati su tutto il territorio provinciale,
I medici che si sono presentati alla convocazione effettuata dalla unità operativa Applicazioni Contrattuali e Gestione Convenzioni, guidata da Sabrina Sacco, hanno scelto complessivamente:

  •  28 incarichi di Guardia Medica, compreso uno del “Progetto Trinacria” riservato alle isole minori;
  •  14 incarichi fra le carceri di Trapani e Castelvetrano e la casa di reclusione di Favignana, coprendo la quasi totalità dei posti a disposizione.

L’ASP si occupa infatti anche della gestione sanitaria all’interno delle strutture penitenziarie della provincia, garantendo assistenza ai detenuti.
Venti sono gli incarichi di Guardia Medica non assegnati e, tra questi, quelli di Casa Santa e di Trapani, nonostante in questo caso l’Asp avesse previsto l’incentivo della collaborazione di personale infermieristico. Infine, nessun medico si è presentato alla convocazione per alcuni turni vacanti, da 12 e 24 ore settimanali, delle Guardie Mediche Turistiche, servizio che prenderà il via da domenica 15 giugno.
“Purtroppo la normativa prevede la scelta – spiega il direttore generale facente funzioni Danilo Palazzolo – da parte dei professionisti della sede di incarico, e purtroppo quelle di Trapani e Casa Santa risultano poco appetibili. Avevamo anche previsto l’affiancamento con gli infermieri, ma senza il risultato sperato. Quindi se gli utenti dovessero in queste due sedi non trovare il medico, devono rivolgersi alle guardie mediche di Valderice e Paceco, e in caso di emergenze, al pronto soccorso del Sant’Antonio Abate”.

Foto dalla pagina facebook dellìASP di Trapani

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Cronaca

Nessun allarmismo: “Attenzione! Pantelleria invasa da falena Orgyia…”. Parco corregge proprio titolo con “segnalata presenza di Orgyia…”

Redazione

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Nessun allarmismo o emergenza:
“A Pantelleria invasione della falena Orgyia trigotephras: il Parco Nazionale ricorda gli accorgimenti per gli escursionisti nei sentieri” trattasi di mera segnalazione

Una Errata Corrige dell’Ufficio Stampa dell’Ente Parco ridimensiona la portata della notizia

L’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria informa che si è registrata nuovamente la presenza della falena Orgyia trigotephras nelle aree boscate di Pantelleria. I monitoraggi, iniziati sin dal mese di marzo anche grazie alle segnalazioni delle Guide Ufficiali del Parco Nazionale, hanno permesso di individuare le prime zone di infestazione, che sono il Passo del Khárkh (fra Montagna Grande e Monte Gibéle) e il Miliák (area boschiva attorno alla Grotta dei Briganti, nota alla popolazione turistica col nome di “bosco delle fate”) e, seppure con minore intensità, Kúddia Mida.

Orgyia trigotephras, già presente negli anni passati con densità maggiori, è una specie polifaga che si nutre su numerose specie vegetali, fra le specie pantesche leccio, corbezzolo, lentisco, erica, ecc. Al momento non si hanno segnalazioni per le coltivazioni pantesche.

Bozzolo di falena Orgyia trigotephras – Ph di Paolo Fontana

La situazione è strettamente monitorata dall’Ente Parco in collaborazione con la Prof. Gabriella Lo Verde (Univ. Palermo – Dip. SAAF), referente del Parco per gli studi sulla distribuzione degli insetti impollinatori. A tal proposito saranno effettuati interventi di controllo biologico con l’utilizzo di un prodotto a base di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki (il ceppo attivo contro i lepidotteri), da applicare irrorando esclusivamente le piante con presenza di bruchi e quelle limitrofe, così da minimizzare l’impatto sulla fauna di lepidotteri delle aree coinvolte nel fenomeno.

Le aree a vegetazione arbustiva e arborea a Pantelleria possono essere frequentate adottando alcuni semplici accorgimenti, al fine di evitare il contatto con le setole urticanti che caratterizzano i bruchi di queste specie. Nel periodo di presenza dei bruchi, il personale adibito alla cura dei boschi deve obbligatoriamente indossare pantaloni lunghi e magliette che coprano le braccia al fine di evitare il contatto con la pelle.

Gli escursionisti devono seguire le stesse indicazioni, di seguito elencate:

  •  evitare l’ingresso in aree densamente boscate e cespugliose (in particolare Gibéle e Montagna Grande);
  • camminare al centro dei sentieri, evitando di avvicinarsi alle piante ai margini, dove è più probabile incontrare larve;
  • evitare di portare con sé bambini ed animali da compagnia in aree dove è stata segnalata la presenza dei lepidotteri;
  • indossare pantaloni lunghi e magliette che coprano le braccia al fine di evitare il contatto con la pelle;
  • controllare attentamente gli indumenti al termine delle escursioni e ispezionare l’abitacolo del veicolo sul quale si viaggia, per ridurre il rischio di diffusione delle larve;
  • evitare il contatto diretto con le larve di Orgyia trigotephras. Se è necessario maneggiare sempre guanti, per prevenire irritazioni cutanee o altre reazioni.

In copertina foto di Paolo Fontana

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Salute

Urologia, temi caldi e nuove sfide, a Partinico, e dal Policlinico: restituire la potenza a chi ha perso la virilità

Redazione

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Terapia rigenerativa con cellule staminali prelevate dal grasso purificato. Il 30% dei giovani con diabete 1 colpiti da disfunzione erettile

I temi caldi e le nuove sfide in urologia, come la restituzione della potenza sessuale a chi l’ha persa, sono stati al centro del corso formativo “Hot topics in urologia: l’urologia del Policlinico incontra il territorio”, promosso dall’università di Palermo, con i responsabili scientifici Nicola Pavan, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia e Alchiede Simonato, direttore di Urologia al Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo e docente nella Scuola di specializzazione di Urologia.  Alla Casa di Cura Santa Chiara di Partinico, diretta dal diabetologo Vincenzo Provenzano, hanno incontrato i medici di base del territorio per creare un’alleanza tra i portatori di cure primarie per il paziente e i consulenti specialistici.

I temi caldi dell’Urologia

Tra le evidenze emerse, il collegamento tra diabete e patologie urologiche, con un 30% di giovani affetti da diabete 1 colpiti anche da disfunzione erettile, per i quali è adesso disponibile una cura innovativa con l’innesto di cellule mononucleate, così come per la “induratio penis plastica”, nota anche come “Malattia di La Peyronie” per cui esiste una nuovissima terapia rigenerativa, con cellule staminali prelevate dal grasso purificato o da cellule del sangue mononucleate. Le statistiche esposte parlano di un aumento dell’ipertrofia prostatica e del tumore alla prostata e che l’induratio penis plastica, colpisce un uomo adulto su quattro e può creare, anche nei giovani, deformità del pene e dolore in erezione e quindi impotenza secondaria.

Vincenzo Provenzano, direttore sanitario Casa di cura Santa Chiara

“L’impegno della Casa di Cura Santa Chiara – spiega il direttore sanitario Vincenzo Provenzano – è di fare formazione culturale, non solo nelle specialità di cui ci occupiamo principalmente obesità e diabete ma anche dei rami collaterali collegati. Uno di questi è l’urologia per le patologie dal cancro alla prostata ai papillomi vescicali. Con il professore Patrizio Rigatti, nostro specialista nel settore, stiamo affrontando delle patologie di nicchia come la disfunzione erettile che colpisce il 30% dei ragazzi con diabete 1, oppure la “induratio penis plastica”, nota anche come “Malattia di La Peyronie”, per cui ha introdotto delle tecniche estremamente innovative”.

Patrizio Rigatti, specialista in Urologia e Chirurgia Generale

“Una delle patologie più frequenti nell’uomo è la cosiddetta induratio penis plastica – ha ribadito Patrizio Rigatti, specialista in Urologia e Chirurgia Generale con 55 mila interventi all’attivo -, con placche dure che colpiscono il pene. Si parla addirittura di una frequenza di un uomo adulto su quattro. Spesso misconosciuta, può creare anche nei giovani, deformità dell’organo e dolore in erezione e quindi impotenza secondaria. Questa patologia, fino ad oggi, è stata territorio di terapie mediche inefficaci o di interventi chirurgici che rischiavano di rendere impotente la persona. Adesso, è stata introdotta una terapia rigenerativa, fatta con cellule staminali, prelevate dal grasso purificato della persona, e iniettate nella sede delle placche o in modo più moderno ancora, da cellule del sangue mononucleate, che si possono facilmente reclutare con un solo prelievo di sangue e che sembrano dare un’efficacia superiore a quelle prelevate dal grasso. A Partinico, – aggiunge Rigatti -, stiamo cercando di affrontare in anteprima mondiale la sfida di ricostituire la potenza sessuale in chi l’ha persa. Abbiamo fatto un intervento su un ragazzo di trent’anni, colpito da priapismo che causa impotenza, che da sei anni aveva perso la virilità e che, nel giro di un mese e mezzo, l’ha ritrovata. Tra le tecniche mediche, chirurgiche e diagnostiche più avanzate stiamo lavorando anche sulla possibilità di fare una diagnosi precoce sulla percentuale realistica di avere malattie come tumore della prostata, della mammella, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari”.

Nicola Pavan, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia presso l’Università degli Studi di Palermo

“Siamo ospiti di una struttura speciale – ha affermato Nicola Pavan, direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia presso l’Università degli Studi di Palermo – che ci ha dato la possibilità di incontrare il territorio, dal Policlinico di Palermo fino a Partinico, per creare un’alleanza tra i portatori di cure primarie per il paziente e i consulenti specialistici, per dare risposte ai problemi più frequenti della popolazione maschile. Registriamo – ha aggiunto – un incremento della patologia che molto spesso viene sottovalutata e per questo ha bisogno di un maggiore interesse e coordinamento, per avere uno screening da chi si occupa di gestire il paziente sul territorio e valutare patologie come l’ipertrofia prostatica che aumenta anche grazie alla longevità della popolazione maschile e quelle tumorali, a causa, invece, del cambiamento degli stili di vita e del fumo di sigaretta, verso cui dobbiamo sensibilizzare e fare prevenzione insieme ai medici in prima linea”.

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