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Rocco De Lucia in vacanza a Pantelleria. Il filantropo della “C-Voice Mask” pensa a un dammuso gratis come premio per i dipendenti

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Ha scelto Pantelleria, Rocco De Lucia, per le sue meritate vacanze e ha lasciato l’isola con la promessa di tornarvi presto, con la sua inseparabile compagna di vita e di lavoro, Barbara Burioli.

Il magnate di Cesena, titolare della Siropack, ha trascorso le ferie alloggiando al Blue Moon di Pantelleria Centro e girando la Perla Nera del Mediterraneo, in lungo e in largo.

Dottor De Lucia, ci dica che impressione le ha fatto l’isola: Siamo stati piacevolmente colpiti da Pantelleria. Io e mia moglie giriamo davvero tanto e abbiamo conosciuto tante isole, ma questa Perla in mezzo al mare ha catturato la nostra attenzione, prima di tutto per i panteschi. Noi non immaginavamo una simile accoglienza ma ancor più attenzione verso il villeggiante. Io sono lucano di nascita ma romagnolo di adozione. In Romagna, l’ospitalità per il turista è una bandiera che la contraddistingue, ma con piacere e stupore posso affermare che l’accoglienza ricevuta dagli isolani è notevole e lodevole.”

“In effetti, una grande disponibilità è stata manifestata con uno stile tutto suo, da Giuseppe Marino, il re di Cala Gadir, e di suo figlio Alessandro,  che ci hanno accolto in maniera spontanea, brillante appagando, attraverso la bontà dell’isolano e questa è una cosa che non dimenticherò! Trovare la scintilla del cuore della gente del posto che subito ci ha aiutato. Come ha fatto anche Eddy Famularo del diving, dove abbiamo conosciuto persone davvero fantastiche. Non si pensi che questo accada da tutte le parti!”

 

Con queste parole di De Lucia inizia il nostro approccio, ma subito comprendiamo che sono parole di persone di inusuale spessore e sensibilità.

Nel beato piccolo golfo pantesco, l’industriale approdava in una situazione di emergenza e, facendo scalo alla banchina, non poteva non incappare nel sorriso affettuoso dell’anziano imprenditore milanese-pantesco. Questi subito comprendendo la difficoltà, si metteva a disposizione, aprendo la sua casa e elargendo i giusti consigli e “agganci” per risolvere l’empasse.

 

Ha avuto il tempo di conoscere anche le nostre eccellenze? “Siamo ripartiti facendo una scorta molto importante sopratutto di vino, ma anche di tutti gli altri prodotti panteschi. Abbiamo riscontrato un ottimo connubio tra la cucina e l’utilizzo dei prodotti tipici, con risultati meravigliosi. Siamo andati in diversi ristoranti e, devo dire, sono stati tutti molto graziosi, seppur, per noi a pranzo sia imbattibile “Il Principe e il Pirata” sia per il panorama che offre sia per la cucina di alto livello e il personale molto attento.”

 

So che lei è l’ideatore della C-Voice Mask, una maschera da snorkeling modificata per fronteggiare l’emergenza Covid: “E’ stata ideata sopratutto per prevenire il contagio del personale medico. Sono morti 171 medici e dietro quei camici vi erano delle persone, delle famiglie, dei sogni, degli amori. E’ stata una strage di Stato: vi sono documenti che attestano che era vietato l’uso delle mascherine da parte del personale medico, per non allarmare i ricoverati.”

 

Quando avete realizzato la C-Voice Mask? “Abbiamo iniziato a lavorarvi prima del lockdown. Elaborato insieme al Dipartimento di Ingegneria Industriale di Bologna, abbiamo voluta realizzare un progetto totalmente innovativo, per dare immediatamente la possibilità anche di costruire la maschera anche da soli, per perseguire la nostra prerogativa: massima diffusione nel minor tempo possibile, senza pensare minimamente all’aspetto economico perchè il nostro scopo era quello di proteggere i nostri eroi.

Il plauso ci è arrivato dalle Nazioni Unite, l’Unido, che ha pubblicato il nostro progetto nel loro sito, C-Voice Mask, come strumento d’urgenza per contrastare la diffusione del Covid. Non è stato depositato il brevetto, per evitare le lungaggini burocratiche relative. 

Come è venuta l’idea, partendo da quell’accessorio? “Parlavo, un giorno, con una carissima amica, medico in prima linea. Mi speigava le vie di trasmissioni del virus. Inoltre, il primario di medicina d’urgenza dell’Ospedale di Rimini , dottor Garulli, mi riferiva il grandissimo rischio di quando si sta in sala operatoria. Qui il virus viene sparato in ogni dove del nostro corpo, perchè c’è una atmosfera positiva, e gira in maniera libera. 

Con le loro spiegazioni ho cominciato a riflettere su come difendere queste persone: naso, bocca, occhi. Ma i medici e personale di sala operatoria devono interloquire tra loro, ecco perchè ho pensato di amplificare la maschera. Abbiamo creato un filtro che ci ha dato la Polizia di Stato. Abbiamo realizzato un sistema di amplificazione. Tutti gli schemi tecnici sono stati realizzati con l’università, per rendere immediatamente utilizzabile il prodotto.”

Ho letto che le maschere sono state consegnate in tutto il mondo, è vero? Si e siamo stati contattati dalla Stanford University di California, dall’Università di Montreal, dalla British University School, da tantissimi atenei in tutto il mondo, per poter interagire con noi e realizzare il progetto in urgenza. 

Tuttavia,  e qui la nota dolente: la burocrazia. In quel momento era tutto in stallo, ma il dottor Claudio Vicigni, presidente degli otorinolaringoiatri nazionale mi ha detto <<noi dobbiamo operare e se mi viene impedito di usare la C-Voice, scriverò che si assumeranno tutte le responsabilità>>.

Attualmente abbiamo richieste della maschera anche dal Guatemala che vuole 450 maschere e dall’Honduras. Ma noi non riusciamo a farle.

Ora, il progetto della maschera è stato presentato da un centro di ricerca universitario, da qui sono stati emessi un bando regionale e uno europeo per incentivare la costruzione e l’uso. Sono stati stanziati 124.000 euro per la sua realizzazione e certificazione. Abbiamo, quindi dato ai nostri ricercatori la possibilità di avere una certificazione.

 

Che costi ha una maschera? Le maschere sono state tutte donate. Vi sono due modelli: quello con la luce per gli odontoiatri all’incirca costa 270.00 euro l’una; quella più semplice senza luce, circa 210.00 euro. Ci ha fatto un contributo il Rotary Club“.

Il dottor La Rocca, già membro del Rotary, giunto a Pantelleria ha preso contatti con il nostro Club e ha fatto dono della maschera all’odontoiatra  dottor Giovanni Palermo, presidente passato della compagine pantesca.

Il dottor Palermo si è prestato gentilmente come “modello” della maschera

 

Come mai, dottor De Lucia, ha voluto regalare le maschere? Mero senso filantropico? “Quei soldi per me non sono buttati via. Noi come azienda abbiamo fatto questo perchè da tempo siamo vicini a centri di ricerca per la medicina. Consideri che a noi è capitato di avere un dipendente gravemente malato e lo stato gli aveva girato le spalle. Noi come azienda abbiamo un passato importante nella donazione.”

Per questo motivo, il Presidente della Repubblica Mattarella ha insignito i coniugi De Lucia dell’onorificenza di Cavalieri al Merito della Repubblica.

“Lei consideri – prosegue l’industriale – io sono il sesto di otto figli e vestivo i panni dei fratelli prima di me. La mia famiglia è stata molto umile e ci ha insegnato il senso del sacrificio e del duro lavoro, ma conosco il significato della povertà legato alla dignità e alla consapevolezza dell’essere. Io e mia moglie abbiamo questa idea: il bene deve portare il bene e il Covid ci ha fatto capire due cose che molti non hanno inteso.

L’impressione che io porterò per tutta la mia vita è Piazza San Pietro vuota e il papa che parlava da solo. Pochi hanno compreso la portata di questo male: se non smettiamo di pensare in maniera mirata al portafoglio, ma la pensiamo come affidare la mia vita alle tue mani e viceversa. La mia responsabilità può essere lesiva della salute e vita altrui. 

“Durante il lockdown il valore della moneta si è azzerato, potevamo acquistare solo su Amazon.

“Infine, moltissime persone sono morte da sole, senza il conforto di un prete o di un famigliare. E’ questo che maggiormente deve indurre a riflettere.

“Il fatto che Pantelleria sia covid-free mi dà ancor più da riflettere. L’attenzione che voi panteschi portate è straordinaria: ristoranti, eventi, fanno firmare l’autocertificazione di tutti. Nei bar o altri negozi tutti sono dotati di mascherina rigorosamente.”

Con la sua mente imprenditoriale e illuminata sta pensando a qualche progetto per l’isola? “Pantelleria potrebbe diventare un’isola covid-free con possa dare l’opportunità, a chi non sta bene o a chi vuole rimanere fuori da rischi di contagio, di approfittare di questa vostra attenzione. Qui le regole vengono rispettate e fatte rispettare e consiglierei l’isola a chi mi chiedesse dove andare in vacanza in tranquillità!

“Parlando, inoltre, con i miei collaboratori, lunedì scorso, al riavvio dell’azienda ho raccontato dei dammusi. Consideri che la Siropack, nel 2018, è arrivata prima per le politiche welfare, su 4.300 imprese con: bonus bebè (primo figlio 1.500 euro e 2.000 al secondo) bonus di 3.000 euro a chi forma una famiglia. Da quest’anno 1000 al dipendente che non si infortunia, infatti la mia ditta è accident-free: da 19 anni non ho avuto un infortunio e questo è uno spunto di collaborazione e controllo tra colleghi. All’interno dell’azienda abbiamo un fisioterapista, tutti i lunedì.

“Tornando a Pantelleria, l’isola è bellissima ma ha bisogno che si crei un volano, con imprenditori lungimiranti. Io sto pensando di affittare un dammuso, bello, bello davvero e darlo a disposizione a tutti i miei dipendenti che ne usufruiranno una settimana ciascuno. Prenderei una delle vostre case tipiche per tre mesi da dare come premio welfare.

“Ma voi avete delle cose qui a Pantelleria che sono di una bellezza pazzesca! Voi avete dei tesori che date gratuitamente, come il Lago di Venere. A vorrei tornare sull’isola solo per ammirare e godere del Lago.

“Un’altra idea potrebbe essere la tassa di soggiorno: far pagare ai turisti un supplemento uno per la struttura ricettiva dei turisti e uno per il comune. L’isola con una amministrazione lungimirante e con una strategia di un progetto può diventare una colonia anti-covid e vivere e portare ricchezza solo per la sua collocazione geografica.

Questo però tengo a sottolineare: noi non abbiamo bisogno di pubblicità. Quanto facciamo è per puro spirito di solidarietà. Si pensi che io all’interno dell’azienda ho un centro di ricerca universitario, chiamato Taylor, cui ho dedicato 300 mq. all’interno dell’azienda. Mi costa 300.000 euro tra i cinque docenti e i quattro dottorati. Lo stato italiano non crede nella ricerca e non permette a noi imprenditori di investire in essa.”

Da qui, il dottor De Lucia divaga e porta l’attenzione sulla cultura: “Perchè Michelangelo ha creato la Pietà? Se l’avesse fatta per i quattrini, non sarebbe stata un’opera così imponente. Noi certe azioni le dobbiamo compiere perchè le abbiamo dentro.”

 

Visto il suo entusiasmo, lei tornerà a Pantelleria “Sicuramente, perchè l’ho promesso a tante persone che ho conosciuto e anche ai ristoranti! Torno a ribadire che Pantelleria è un modello, di vita tutto pantesco.”

 

Noi ci auguriamo sinceramente che un personaggio come Rocco De Lucia e sua moglie Barbara Burioli tornino a Pantelleria, affinchè portino le loro idee, la loro energia e il loro amore verso il prossimo in un contesto singolare come quello della Figlia del Vento che ha bisogno di sentirsi affrancata e amata.

Marina Cozzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come è venuta l’idea? ”

 

 

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Ambiente

Pantelleria, vendemmia 2025: i risultati tra siccità pregressa e peronospera

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Soddisfacente la vendemmia 2025. Dati alla mano

Ogni anno teniamo sott’occhio quella che una eccellenza indiscussa di Pantelleria: la viticultura.
Grazie a questa pratica di agricoltura decisamente eroica anche ai nostri tempi, l’isola ha conquistato uno spazio nei patrimoni dell’umanità, per cui l‘UNESCO ha conferito, lo ricordiamo, il riconoscimento proprio per la vite ad alberello.
Quest’anno abbiamo voluto fare un approfondimento, con una intervista, viste le recenti problematiche ambientali. Abbiamo contattato, all’uopo, Giovanni Bonomo, agricoltore eroico soprattutto per la passione che mette nel suo lavoro. Solerte, studioso, conosce i nomi latini di tutti o buona parte i parassiti che aggrediscono la vite, ma anche i capperi e altre colture importanti nella nostra economia. Con quel suo fare un pò romantico e un pò nostalgico, si sofferma ad analizzare soluzioni possibili per arginare problematiche simili, anche in modo sostenibile, si veda la conferenza che si terrà il 13 novembre prossimo e di cui parleremo in questo articolo.

E così, esordiamo: Signor Bonomo, com’è andata la vendemmia di quest’anno?Partiamo dalla siccità dell’anno scorso che ha portato una certa sofferenza alle piante. Quest’anno invece è piovuto circa 600 mm, quindi un po’ d’acqua è entrata nel terreno, però le piante venivano da un periodo di indebolimento, in cui la vendemmia è stata pessima.
Quest’anno però le viti, queste viti che hanno piantato i nostri antenati, che le hanno scelte fondamentalmente molti migliaia di anni fa, potendo risalire sino ai fenici, perchè lo zibibbo arriva a Pantelleria con i fenici, hanno avuto un buon ristoro grazie appunto all’azione della pioggia. Seppur non sia stata abbastanza generosa.
Ma ciò che ha afflitto quest’anno le piante è stata la peronospera che ha inflitto loro un effetto di “bruciatura”. 

Vuole spiegare a chi non è del settore cos’è la peronospera? “La peronospera, è un parassita, venuto dall’America, come anche lo Oidio, che in Italia si chiama malaria. Esso si riproduce, si replica, e alla fine le foglie tenere e i grappoli teneri che vengono colpite restano come “bruciate”. L’intera isola ha sofferto di questo “attacco”.
 
Siamo a novembre, la vendemmia ormai è arrivata quasi al termine. A Pantelleria si fanno più raccolti, ce li vuole spiegare?Sì, oramai l’abbiamo terminata. La prima raccolta si fa all’incirca ad agosto, nelle zone troppo veloci, partendo dalla scogliera con le uve primizie.
Queste primizie, una volta partivano per fare le cosiddette gabbiette ed essere distribuite come uva da tavola. Fatta questa prima raccolta, via via si risale di quota.”

Quali sono i vitigni della tradizione pantesca?In gran parte è lo zibibbo, poi i panteschi avevano, un tempo per uso personale, il catarrato, il nero nostrale l’insolia, il garignano e altri vitigni secondari. Però ripeto, una volta questi coltivati per uso personale, l’uva che andava alla vendita era lo zibibbo.
“Questo perchè, in genere, l’agricoltore pantesco non  gradisce tanto lo zibibbo, specie il vino dalla prima raccolta che sa essere stucchevole.
“Ma, negli ultimi decenni, sono cominciati ad arrivare i Merlot, i Cabernet, i Shiraz e via discorrendo così.”

Soddisfacente la vendemmia 2025. Dati alla mano

La vendemmia di quest’anno ha prodotto un quantitativo e un qualitativo che ci (6:40) lascia soddisfatti?Come quantitativo si potrebbe fare un po’ di più, se non venissimo da un anno molto arido, come qualità è molto buono. L’uva passa appassisce sempre a quel livello là, quindi poi sono sia i viticoltori con la loro cura, sia gli enologi che fanno dei grandi vini.
Questo quando non piove proprio quando è durante la vendemmia, perchè va a peggiorarsi la qualità dell’uva. Questo, per fortuna non si è verificato in questa annata.
Ho parlato ieri con l’Antonio  D’Aietti l’enologo, forse il principale professionista dell’isola, e lui mi ha detto che stanno guardando gli ultimi arrivi delle varie particelle, delle varie produzioni: siamo sui un 22 mila, si potrebbe arrivare a  24-25 mila quintali.”

Tra qualche giorno si darà via a un corso formativo all’avanguardia, che vuole esporre l’isola ad uno step nel progresso dal punto di vista dei trattamenti. Organizzato dal Centro Giamporcaro e nato da una sua idea, cosa può anticiparci? “L’Università di Palermo ci ha indicato questo formatore, il prof. Luigi Rotondo. Il corso si terrà dal 13 al 16 ottobre e durerà 14 ore, distribuite in tre pomeriggi e una mattinata, cercando di conciliare l’orario con le esigenze degli agricoltori, che di solito lavorano sempre e non hanno mai tempo di fare i corsi.
L’idea è di chiarirci le idee sulla peronospora e altri parassiti,  formando i lavoratori del settore  anche con l’autoproduzione di alcuni preparati, per cercare anche di ridurre l’impatto chimico sulle coltivazioni, che poi la parte anche li mangiamo noi.”
“L’argomento è molto grande, rispetto anche a come si mantengono i terreni, tenendo presente pure l’età delle persone, i mezzi che hanno a disposizione, i guadagni.”

Abbiamo notato  che questo corso è  considerato talmente valido, che il centro Giamporcaro ha radunato parecchi sostenitori: oltre Comune e Parco Nazionale, il Consorzio Vini Doc, le cantine Pellegrino, Emanuela Bonomo e Donnafugata. Poi Fertigess e Stelmond Bio, ma anche l’Autonoleggio Policardo, seppur non sia del settore. “Infatti, già durante una riunione dello scorso marzo abbiamo invitato diverse aziende, le più importanti hanno risposto, quindi Donna Fugata, Pellegrino, adesso è arrivata anche Emanuela Bonomo. Abbiamo anche come sponsor il Noleggio Policardo che è sempre molto sensibile ad appoggiare iniziative per il territorio. Tutta questa gente ha creduto in questo progetto presentato dal Giamporcaro, con il suo presidente Anna Rita Gabriele. Il  Giamporcaro dura da 30 anni con un grande lavoro alle spalle: è uno dei maggiori soggetti attivi dal punto di vista sociale, culturale, il tutto, essendo una associazione no profit lo fa gratuitamente per la comunità di Pantelleria.”

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Salute

ASP Trapani cerca medici per Ospedale di Pantelleria

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Le candidature entro 13 novembre

L’Azienda Sanitaria della Provincia di Trapani comunica che sono stati riaperti i termini dell’avviso pubblico, per il conferimento di incarichi libero professionali a Medici Specialisti, nella disciplina di:
Ortopedia e Traumatologia, da destinare esclusivamente al P.O. di Pantelleria. 

Secondo quanto riportato, le candidature dovranno essere  presentate da giovedì 30 ottobre 2025 e fino alle ore 23:59 di giovedì 13 novembre (15 giorni).

Il bando è consultabile sulla piattaforma InPa e sul sito https://asptrapani.selezionieconcorsi.it/,
E’ possibile partecipare al concorso registrandosi, con i propri dati anagrafici, selezionando la procedura d’interesse e compilando, in ogni sua parte, il format online.

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Ambiente

Pantelleria, calendario distribuzione acqua a Rekhale – si parte domani 1 novembre 2025

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Di seguito l’avviso pubblico relativo al calendario di distribuzione acqua per il mese di novembre, contrada Rekhale

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