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Cultura

Quattro nuovi appuntamenti con Mizzica!, alla scoperta del siciliano a tavola

Redazione

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Sono quattro i nuovi appuntamenti con “Mizzica! Dizionario gastronomico siciliano” di Francesco Lauricella. Sarà un viaggio alla scoperta del siciliano a tavola: della lingua e della cucina siciliana.

Nelle prossime settimane l’autore presenterà il suo volume a Bagheria, Agrigento, Palermo, Siracusa.

Sarà un tour in quattro luoghi straordinari per esplorare il sapore e il sapere della cucina Sicilian, un’immersione nelle radici profonde della cucina siciliana, raccontata attraverso l’espressione culturale che meglio ne rappresenta la complessa varietà, le sfumature e le derivazioni locali: la lingua.

Durante ciascun incontro, l’autore condurrà il pubblico attraverso aneddoti, curiosità e parole siciliane legate alla cucina, offrendo un affascinante spaccato di una cultura gastronomica unica al mondo. Un’occasione da non perdere per chi desidera conoscere meglio la Sicilia e la sua cucina,  raccontata con passione e autenticità.

Venerdì 15 novembre alle 12,30 Mizzica! sbarca a Bagheria, a Villa Palagonìa, comunemente conosciuta come la “Villa dei Mostri” nell’ambito di “Una Nave di Libri” il viaggio letterario e gastronomico sulla rotta Napoli-Palermo con scrittori, cantanti, attori, musicisti, chef stellati, maestri pasticceri, promosso da Agra Editrice con “Leggere:tutti” e Grimaldi Lines. 

La presentazione di “Mizzica – Dizionario gastronomico siciliano” di Francesco Lauricella sarà accompagnata da una degustazione a cura dell’Associazione Piana d’oro e della Condotta Slow Food di Bagheria, con i rispettivi presidenti, il direttore del giornale All Food Sicily Michele Balistreri e Valerio Barone. Interverranno i panificatori Carlo Conti (2 pani Gambero Rosso) e Massimo Scaduto dell’Antica Forneria, vincitore di due edizioni dello Sfincione Fest. Ospiti d’onore lo chef stellato Nino Ferreri e il presidente del Gal Metropoliest Antonio Fricano.

Venerdì 22 novembre la presentazione di Mizzica! sarà un’esperienza unica nel cuore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi.

Casa Diodoros, il ristorante situato all’interno di un immobile rurale recentemente restaurato che si trova a pochi metri dal Tempio della Concordia, ospiterà una cena all’insegna delle espressioni più autentiche della Sicilia. 

Sarà un percorso alla (ri) della lingua e della cucina siciliana che si intrecciano, creando un dialogo che racconti la cultura e l’identità dell’isola, ogni morso sarà una storia da raccontare. 

La cena sarà realizzata con i prodotti semplici, e allo stesso tempo eccezionali, della Valle dei Tempi, che rappresentano uno dei modi in cui si declina il progetto per valorizzare il patrimonio artistico, culturale, paesaggistico ed agricolo dei 1.300 ettari del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, attraverso il marchio Diodoros, in omaggio a Diodoro Siculo, storico greco di Agyrion (odierna Agira in Sicilia), autore della Bibliotheca Historica.

Alla cena parteciperà il panificatore Carlo Pedalino, mugnaio di quarta generazione, della Bakery di Raffadali, che realizzerà del pane per accompagnare il menu pensato da Casa Diodoros e alla fine della cena presenterà il suo panettone artigianale pensato per il Natale 2024, realizzato con un’impronta autenticamente siciliana. 

Casa Diodoros

Via Giuseppe La Loggia, Agrigento

PER INFO E PRENOTAZIONI

351 611 0085

casadiodoros@gmail.com

Sabato 30 novembre Mizzica! sarà a Taormina Gourmet, uno tra i più importanti eventi del Sud Italia dedicato al meglio del food & beverage, che quest’anno si terrà a Palermo tra il 30 novembre e il 2 dicembre. 

Francesco Lauricella racconterà il suo volume in un importante talk, accompagnato da esperti e giornalisti di settore.

Taormina Gourmet 2024

30 novembre – 3 dicembre 2024

Splendid Hotel la Torre, Mondello, Palermo

taorminagourmet.it

Sabato 14 dicembre l’appuntamento con Mizzica! sarà a Siracusa. Ad ospitare l’autore sarà “La Barca”, un centro culturale galleggiante ormeggiato al Porto Grande di Siracusa, all’isola di Ortigia.

Dal 2021 a oggi, La Barca ha ospitato diverse iniziative: talk, degustazioni di vini, workshop di fotografia e tipografia, concerti e dj set, celebrando le diverse connessioni artistiche nel Mediterraneo

La Barca – Siracusa
facebook.com/labarcaortigia

Mizzica! Dizionario gastronomico siciliano, edito da TOPIC, raccoglie oltre 6.500 lemmi siciliani (declinati nelle varianti di ogni provincia, se non addirittura della zona del mercato del pesce da cui nascono), più di 300 nomi di pesci, di 500 ricette, di cui oltre 100 di dolci e ancora nomi di piante e frutti (oltre 450) e i prodotti e le specialità tutelate dai marchi DOP, DOC, DOCG, IGP, PAT e Presìdi Slow Food.

Cultura

Le “sgrappolatrici” di Pantelleria sul Tg Sicilia in un servizio di Laura Spanò – V I D E O

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C’erano Rosa, Anna, Anita, Lina e le tre Marie a raccontare Pantelleria nell’operazione dello sgrappolamento

Le preziose e stupende “sgrappolatrici” tornano sotto i riflettori.
Laura Spanò, attenta e sensibile giornalista del Tg Sicilia, ha intercettato una nostra pubblicazione relativa al lavoro delle donne pantesche anche nel campo della vendemmia e della vinificazione. Meglio ancora nella produzione del passito.

Il certosino lavoro, che contribuisce alla produzione di una delle eccellenze eno-gastronomiche dell’isola, non è passato inosservato e così le signore delle contrade di Khamma e Tracino tornano a raccontare il loro compito. Si tratta di una miscela fatta di pazienza, sapienza e amicizia.
C’erano Rosa, Anna, Anita, Lina e tre Marie a tessere l’antica usanza dello sgrappolamento degli acini di zibibbo appassiti.

La Spanò, nel suo mirabile lavoro dedicato a Pantelleria, racconta le fasi di una agricoltura eroica che non ha tempo nè prezzo.

Il servizio

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Cultura

Pantelleria, al via la Novena dell’Immacolata. Calendario completo delle celebrazioni

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La Chiesa Matrice di Pantelleria ha reso noto il calendario delle messe e celebrazioni religiose in prossimità dell’Immacolata Concezione.

NOVENA DELL’IMMACOLATA DAL 29 NOVEMBRE AL 7 DICEMBRE

  • Madonna della Pace (Tracino) novena segue S. Messa – durante tutta la novena dalle ore 16:30 alle 17:00 disponibilità dei sacerdoti per le confessioni
  • San Gaetano (Scauri) novena segue S. Messa SS.Salvatore novena segue S. Messa – orari vedi nello schema eguente:

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Cultura

Pantelleria, I racconti del vecchio marinaio pantesco

Orazio Ferrara

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In viaggio con patrun Vito

Il sole scendeva lento sul porto vecchio di Pantelleria, tingendo di rosso scuro le pietre di lava delle parate difensive del castello a guardia sempiterna dello specchio di mare antistante. Era un pomeriggio inoltrato di uno dei primi anni Sessanta e io, curioso come sempre di cose di mare, mi fermai ad osservare un vecchio marinaio seduto, tranquillo e silenzioso, su una bitta della banchina.

Poteva avere sui settant’anni e la salsedine e il maestrale di tutti quegli anni gli avevano modellato il viso come una fitta e intricata ragnatela, che non metteva affatto repulsione, anzi lo rendeva del tutto simpatico, facendomi subito riandare con la mente ai vecchi marinai di Salgari, i cui romanzi di mare in quel tempo erano una delle mie letture preferite. Il vecchio marinaio era intento a battere con forti colpi, ripetutamente. la sua pipa sulla suola di una scarpa, ma a me sembrò che non volesse scrollarsi soltanto della cenere, piuttosto dei pensieri molesti, carico gravoso e ineludibile che ti regala la vecchiaia. Alla mia domanda se avesse mai fatto parte di un equipaggio di un veliero pantesco dei tempi andati, alzò lo sguardo tra il meravigliato e l’indispettito e con la pipa a mezz’aria.

Ma cosa poteva mai interessare a quel ragazzotto, che sembrava tornare allora allora da una giornata di mare passata tra gli scogli di punta San Leonardo, di un tempo ormai irrimediabilmente perduto? Poi parlò con voce roca come ghiaia che si muove sotto le onde del mare e disse: “Sugn’ statu prima picciotto ‘ì varca appoi marenaro”.

Dunque prima mozzo e poi marinaio, quindi una vita sul mare fin da giovanissimo Dette queste parole si tacque e caricò lentamente la pipa con del tabacco nero come la pece e l’accese. Sembrava che il colloquio fosse finito lì, quando riprese a parlare con quella sua voce roca, che sapeva di mare antico.

“Fici lu primu viaggiu da Pantiddraria a Napule ca varca ‘i patrun Vitu”. A questo punto, per il lettore che non intende bene il siciliano, continuo il racconto in italiano, salvo, per inciso, qualche espressione dialettale. “Allora ero picciotto ‘ì varca. Era il 1903, o forse il 1904, chi si nni ricorda cchiù e in quegli anni patron Vito era il capitano di veliero più sperto di Pantelleria e dopo ‘u Signuri nostru era il mare ad avere tutta la sua devozione.

In navigazione, pur con tutta la sua indiscussa bravura in cose di mare, non era mai arrogante perché soleva ripetere “Cu mari e cu venti ‘un tti fa valenti” (Con il mare e con i venti non essere arrogante o peggio spavaldo).

“Il veliero di patrun Vito non era grande, ma era solido e forte come una pietra nivura della nostra isola. Si chiamava “Madonna di Trapani” ed era stato varato nei cantieri di Amalfi nell’anno 1890, se non ricordo male. Ha navigato, attrezzato poi con un motore, fino alla vigilia dell’ultima guerra.

Ai miei tempi andava solo a vela. Aveva due alberi e bompresso e dispiegava una velatura, che lo faceva filare dritto sul mare come una freccia. Allora le barche avevano ancora un’anima di tela, bianca come le ali di un angelo. Il giorno della partenza, che per me era l’inizio del primo viaggio per mare come picciotto, la stiva era piena zeppa fino all’orlo. I sacchi più pesanti erano lì, i capperi di Bommarino. Quelli che si mettono sotto sale, carnosi, quelli che danno sapore a tutto quel che mangi. E poi, le cassette, con la stoffa sopra per non farle scaldare, dell’uva passa più bella, quella della contrada di Grazia di Sopra. Seccata al sole nostro africano, dolce come il miele, la nostra Zibibbo, trasformata in oro, doveva arrivare a Napoli al più presto possibile, dove la gente danarosa la voleva per i loro dolci.

Patron Vito fu categorico: da Pantelleria a Napoli senza scali in porti intermedi. Se Dio vuole, in tre giorni. E così fu. Uscimmo dal porto con il vento buono, lasciandoci presto alle spalle ‘a petra ‘i fora. La brezza gonfiava la vela maestra come il petto di un galletto in amore. Sette, a volte otto nodi, in pieno giorno. Un trotto regolare. Potevi quasi sentirla, la barca che mangiava il mare, spinta solo da quelle tele spiegate e dalla bravura di Vito e del nostromo Turi.

Il capitano Vito non dormiva. Stava lì, con il timone in mano, a parlare con il vento e con le onde, a sentire l’odore del mare che cambiava. Dalla costa siciliana fino a che non vedevi altro che blu. Non voleva fermarsi. Non per Messina, non per Salerno. Doveva essere un viaggio diretto. Un viaggio cui dovevano vantarsi, al ritorno, tutti i marinai dell’equipaggio nelle lunghe serate invernali pantesche davanti a un buon bicchiere di vino passito. La vita a bordo era semplice: pane, cipolla e qualche sarda salata.

Il silenzio

Ma la cosa più bella era il silenzio. Solo lo scricchiolio del legno, il vento che fischiava nelle sartie e il suono delle onde che si aprivano, inchinandosi, sotto la prua. Per tre giorni e tre notti vedemmo solo l’orizzonte. Poi, all’alba del quarto giorno, quando il sole cominciava a spuntare, eccola. La sagoma grande, colorata, di Napoli, all’ombra del suo gigante nero, il Vesuvio.

Solo in quel momento patrun Vitu tirò un sospiro che sembrava quello del mare intero. Attraccammo, e il carico era perfetto. I capperi profumavano, l’uva passa era intatta. Era così, allora. L’abilità e il coraggio di un uomo di mare pantesco e i frutti della sua terra.

Oggi, ci sono i motori, e quella meravigliosa sensazione di andare per mare spinti solo dal vento di ‘u Signuri nostru … quella non la senti più”. E si tacque, batté più volte la pipa sulla suola della scarpa per scrollare la cenere e si perse, silenzioso, nei suoi pensieri antichi incrostati di salsedine.

 

Orazio Ferrara

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