Comunità
Per la Doc Pantelleria, lettera aperta di Angelo Fumuso al Ministro dell’Agricoltura Bellanova
Riceviamo e pubblichiamo integralmente lettera aperta di Angelo Fumuso al Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova:
Cara Teresa
ti sto conoscendo in quest’ultimo periodo come una donna forte e determinata. Una donna che viene dalla terra, dall’agricoltura che conosce le sue problematiche, che ha lottato e lotta per le loro risoluzioni.
Alla riunione di Catania, con fermezza e in qualità di Ministro, hai lanciato con convinzione un messaggio “ L’italia si salva, se parte il Sud !” Ti sei messa a disposizione per rilanciare le filiere siciliane e per questo hai promesso che scenderai una volta al mese in Sicilia.
E per questo ti voglio parlare, per rilanciare la filiera di Pantelleria, e quindi ti affido tutta questa questione.
Sarebbe bello che uno dei tuoi viaggi siciliani, dedicassi un giorno a Pantelleria !
E’ stato presentato un ricorso al Presidente della Repubblica contro il DM del 12 Luglio 2019 dell’allora Ministro Leghista Centinaio, e che sarà a giorni sul tuo tavolo, in quanto la risposta dipenderà dal tuo Ministero.
In qualità di rappresentante del Comitato di Italia Viva Isola di Pantelleria, noi appoggiamo la battaglia delle aziende agricole pantesche, “Pantelleria Eroica” a cui si aggiungerà per “addendum”, per come si dice, l’amministrazione comunale e anche il Parco Nazionale Isola di Pantelleria, contro le modifica del Consorzio di Tutela.
Questa protesta è contro la trasformazione del Doc Pantelleria in DOC PANTELLERIA- SICILIA, e contro la modifica del D.M. del 12 Luglio della Doc Sicilia, a firma del Ministro, il Senatore leghista Centinaio. Queste due misure, a nostro parere, sono pregiudizievoli per le sorti economiche dell’isola.
Abbiamo l’impressione che si stia rubando non solo l’immagine dell’isola, ma anche il suo simbolo, l’uva Zibibbo.Con questa modifica della denominazione del Doc Pantelleria in DOC PANTELLERIA- SICILIA, e come se si trasferisse l’isola di Pantelleria in Sicilia.
Poi l’uva Zibibbo nel 2015, il Consorzio Doc Sicilia l’ha riconosciuta tra le tipologie tipiche di Sicilia. La barbabietola d’Alessandria grazie ai nostri terreni vulcanici, dell’isola di Pantelleria, ha preso sapori e grado alcolico unici, che nel corso dei secoli ha trovato la sintesi nel nome Zibibbo, identificativo dell’uva e dell’isola.
La barbabietola d’Alessandria e stata trapiantata in Sicilia nelle zone di Milo e di Birgi per ettari e ettari. Per la natura dei terreni non sarà mai paragonabile allo Zibibbo. Ma quello che noi temiamo, è che questa uva venga spacciata per uva Zibibbo,( visto l’impianto normativo che si va ad approvare), per poi usarla per i vini non fatti sull’isola di Pantelleria, ma spacciati per tali.
In’ultimo il Decreto Legge del Ministro leghista Centinaio, permette di miscelare altre uve allo Zibibbo e questo essere presente in una percentuale del 15%, per dare la possibilità in etichetta di scrivere Zibibbo. Noi temiamo che tali modifiche lederanno l’agricoltura pantesca, che essendo un’agricoltura eroica non può competere in termini di costo con l’uva Zibibbo siciliano, coltivata con metodi industriali e non artigianali. E poi c’è da considerare la concorrenza con i vini di Zibibbo siciliano ro in termini di costo, rispetto a quelli prodotti sull’isola.
Tutelare l’interesse e favorire lo sviluppo dell’isola è il nostro compito, per questo appoggiamo questa battaglia, perché è in serio pericolo l’economia agricola dell’isola e dell’intera isola se passassero queste modifiche volute dal Consorzio di Tutela e il DL dell’ex Ministro Leghista Centinaio.
Angelo Fumuso Coordinatore Comitato IV Isola di Pantelleria
Cultura
Pantelleria, premiato Ampolla d’Oro 2026 il gin “Muegin” di Enio Koshi
Enio Koshi, un giovane grande uomo presenta Pantelleria attraverso i suoi distillati
Chi a Pantelleria non conosce Enio Koshi. Nonostante la sua giovane età, il naturalizzato pantesco ha saputo farsi apprezzare sull’isola per il suo talento in tante cose, per il suo impegno negli studi di ingegneria edile e per il suo amore per la Figlia del Vento.
Sempre ben voluto e circondato da tanti amici, il trentunenne ha sviluppato negli anni una particolare passione verso le erbe autoctone di Pantelleria e verso i funghi, che lo hanno indotto a proseguire una passione famigliare: realizzare distillati.
Con il suo gin “Muegin” ha conquistato l‘Ampolla d’Oro, un riconoscimento internazionale conferito Spirito Autoctono, la rivista del settore capitanata da Lara De Luna e Francesco Bruno Fadda.

Lo abbiamo, mentre si trova a Pisa per il suo percorso accademico e abbiamo subito curiosato.Ingegnere, lei a Muegin (trattasi di contrada molto rigogliosa, poco abitata ma dove le coltivazioni sembrano uscire da un libro: perfette!) cosa fa? “Io lì raccolgo le botaniche, tutte quelle che ci sono nel gin. Faccio una prima lavorazione a Pantelleria poi le porto a Bologna alla Distilleria Gotha.”
La scelta di Bologna è stata un pò obbligata o perchè li ha un appoggio? “No, No, non è stata una scelta obbligata, bensì legata alle conoscenze, Veda il progetto Mueggen è un po’ bizzarro. Non so se abbia letto un po’ le botaniche che ci sono dentro il gin, ebbene questa idea nasce dal voler unire una passione, che è quella per questo distillato e raccontare Pantelleria, diciamo, da un punto di vista diverso. Parlare dell’isola attraverso la montagna. Di solito quando la gente conosce Pantelleria, giustamente la conosce per il mare, ma io sono super appassionato di funghi, infatti dentro il gin ci sono i porcini di Pantelleria.
“E, all’inizio, quando io ho iniziato a pensare a questo gin, a questo progetto, dovevo collaborare con qualcuno che potesse capire la cosa e potesse darmi innanzitutto una mano.
“Io, sì, vengo da una famiglia di distillatori, ma è sempre distillato grappa.”
Ah, ecco! Quindi lei alle spalle un bagaglio anche culturale per il distillato? “Sì, assolutamente! Il distillato è assolutamente un bagaglio che mi porto dietro.
“Così, ho conosciuto questo ragazzo, Valerio Destratis, che mi ha dato una mano nella realizzazione di questo progetto.
E che tipi di erbe ci mettiamo dentro il suo gin? “Intanto, il ginepro, che non può mancare mai. Si pensi che c’è un disciplinare molto rigido che ti stabilisce che almeno il 50% della totalità delle botaniche deve essere ginepro.

Ma allora il gin prende il nome dal ginepro? “Esatto, esatto! Ma oltre a questo vi sono i capperi, ovviamente, uva passa di zibibbo, ovviamente, funghi porcini, come dicevo, limoni e finocchietto marino, che è il critmo, quello che cresce sugli scogli, che ha questo profumo incredibile di agrumi, secondo me; poi è salato, quindi tende a dare queste note molto fresche al salmastro.”
Mi diceva che questa attività la sta svolgendo da circa tre anni, ma quest’anno che è successo? Lei ha fatto l’imbottigliamento del 2025 e le è stato riconosciuto in questo premio, (5:16) che è l’Ampolla d’Oro? “Infatti, l’Ampolla d’Oro. Si tratta di una guida nazionale, perché poi collabora con altre guide. Fanno queste degustazioni alla cieca e valutano il prodotto, tendendo più che altro a premiare prodotti che abbiano una carta di identità ben definita per realizzare i quali si utilizzano soprattutto materie prime endemiche o autoctone, insomma del posto.”
Se io poi scrivo Pantelleria in etichetta, deve esserci Pantelleria lì dentro. Secondo me è parecchio forte questa cosa, perché appunto, quando racconti il gin e racconti Pantelleria, soprattutto attraverso il fungo, la gente resta meravigliata, perché pensa che nella nostra isola vi sia il mare e nient’altro. Poi, appena entrano in quell’ottica lì, della montagna di 900 metri, dei funghi, del fatto di essere un’isola di contadini e non pescatori per i retaggi storici e la conformazione quella gente resta un po’ spiazzata. Quindi si racconta il territorio anche attraverso questa cosa lì.”

L’amaro bianco
Ingegnere ha progetti per il futuro? “Faremo sicuramente tante altre cose, però adesso penso che il primo prodotto che uscirà adesso sarà un amaro, un amaro bianco con le botaniche dell’isola, ma sarà più incentrato anche lì sulla montagna.”
Cultura
Pantelleria, 7 dicembre cerimonia di svelamento del busto in bronzo in memoria del Dott. Michele Zurzolo
Opera del M° Michele Cossyro
La nota del nostro Sindaco Fabrizio D’Ancona
Alla cittadinanza, Il Sindaco comunica che il 7 dicembre, alle ore 16:00, in Piazza Perugia, nella contrada Tracino, avrà luogo la cerimonia di svelamento del busto in bronzo dedicato al Dott. Michele Zurzolo, medico che ha segnato in maniera indelebile la storia umana e sanitaria della nostra isola.
Originario della Calabria, il Dott. Zurzolo scelse di restare sull’isola, facendo della professione medica una vera e propria vocazione al servizio della comunità.Per decenni è stato un punto di riferimento costante per intere famiglie, raggiungendo anche le zone più difficili dell’isola con spirito di sacrificio, senso del dovere e profonda umanità. Il suo operare è stato caratterizzato da una presenza discreta ma instancabile, sempre vicino ai più fragili, spesso senza badare al compenso, ma solo al bisogno delle persone.
La realizzazione del busto rappresenta un segno concreto di riconoscenza pubblica verso un uomo che ha interpretato la medicina non solo come professione, ma come autentico servizio alla collettività, lasciando un’eredità morale che ancora oggi vive nella memoria dei panteschi.
La scelta di Tracino, luogo in cui il dottore visse e operò, conferisce a questo omaggio un valore ancora più profondo, legato al territorio e alla comunità che più direttamente ha beneficiato della sua dedizione. Un sentito ringraziamento è rivolto al maestro Michele Cossyro, autore dell’opera, che con sensibilità artistica ha contribuito a rendere permanente il ricordo di una figura così significativa per l’isola. La cittadinanza è invitata a partecipare a questo momento solenne di memoria e gratitudine collettiva.
Sociale
Io sono Elisa: due giorni di memoria e responsabilità chiudono il mese contro la violenza di genere
Canicattini Bagni / Avola – Le due giornate dell’iniziativa “Io sono Elisa”, svoltesi il 28 novembre a Canicattini Bagni e il 29 novembre ad Avola, hanno rappresentato un momento di intensa partecipazione collettiva, chiudendo simbolicamente il mese dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. 
Un percorso che ha lasciato nei territori tre segni concreti: tre targhe commemorative destinate a custodire nel tempo la memoria di Elisa Claps e a trasformarla in un messaggio permanente di non violenza.
L’evento è stato organizzato dalla Galleria EtnoAntropologica, in collaborazione con il Presidio HONOS di Canicattini Bagni, il Comune di Avola, con il sostegno diretto dei Centri antiviolenza Work in Progress (Canicattini Bagni) e Doride (Avola)e le comunità scolastiche canicattinesi che hanno dimostrato una grande partecipazione ed operatività nell’accoglienza e nel risultato conoscitivo del caso Claps.
Una sinergia fortemente radicata nel territorio, che ha unito istituzioni, scuole, forze dell’ordine e realtà sociali in un percorso comune di memoria, responsabilità e cittadinanza attiva. A Canicattini Bagni, due targhe sono state posate presso il Liceo “Leonardo Da Vinci” e l’Istituto Comprensivo “Verga”, luoghi centrali della formazione giovanile. La loro collocazione all’interno delle scuole è un gesto che supera la dimensione commemorativa: è un invito quotidiano alla riflessione, al rispetto e alla consapevolezza civile.
Le dirigenti Rita Spada e Clorinda Coppa hanno sostenuto con convinzione questo percorso, inserendo la memoria di Elisa nel cuore dei progetti educativi.
Fondamentale è stata la partecipazione delle forze dell’ordine – Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri – e di tutte le istituzioni sociali operative nel territorio, che con la loro presenza hanno testimoniato una collaborazione solida e determinata. Una rete che rappresenta la forza della comunità quando sceglie di agire insieme, con responsabilità e fermezza, nel contrasto al femminicidio e nella costruzione di un’autentica cittadinanza attiva. 
Il 29 novembre, ad Avola, la terza targa è stata posata presso il Centro antiviolenza Doride, luogo in cui la memoria trova una collocazione profondamente simbolica.
Qui, la targa dedicata a Elisa diventa luce e testimonianza proprio lì dove la violenza viene affrontata quotidianamente con professionalità e cura.
Un gesto voluto dal Comune di Avola e dalla sua Sindaca Rossana Cannata, che hanno scelto di intrecciare la memoria di Elisa con il lavoro prezioso svolto dal Centro Doride.
Il Centro antiviolenza Work in Progress di Canicattini Bagni ha ugualmente contribuito alla realizzazione dell’iniziativa, rafforzando il messaggio delle due giornate e ampliando la rete territoriale di protezione e sostegno.
La Presidente della Galleria EtnoAntropologica, Laura Liistro, ha ricordato come le targhe non siano semplici simboli, ma punti di riflessione permanente, capaci di mantenere viva la memoria di Elisa nel tempo e di trasformarla in un faro per la costruzione di una cultura della non violenza. La presenza della famiglia Claps, di Mariagrazia Zaccagnino, del giornalista Angelo Barraco e della forza luminosa di mamma Filomena ha dato alle due giornate una profondità emotiva intensa, trasformando il ricordo in un abbraccio collettivo.
Tre targhe. Tre luoghi.
Due giorni di memoria e responsabilità chiudono il mese contro la violenza di genere responsabilità condivisa:
fare in modo che il nome di Elisa continui a illuminare il cammino contro la violenza sulle donne perché la memoria non si posa: cammina.
E finché cammineremo insieme, la luce di Elisa continuerà a guidarci.
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