Cultura
Pantelleria, la musica accoglie Frecce Tricolori: concerto con partecipazione di Roberto Greco

Pantelleria, la musica accoglie le Frecce Tricolori – Concerto in piazzetta Messina con il patrocinio del Comune
Dopo il successo dell’evento musicale del 30 aprile, che ha segnato l’apertura ufficiale della stagione estiva 2025, la musica tornerà protagonista a Pantelleria martedì 6 maggio in un’occasione di particolare rilevanza per l’intera comunità.
In concomitanza con la presenza sull’isola della Pattuglia Acrobatica Nazionale, le celebri Frecce Tricolori, e a conclusione dell’Open Day organizzato dall’Aeronautica Militare, è previsto un concerto in piazzetta Messina con il patrocinio del Comune di Pantelleria.
Ad esibirsi sarà il prestigioso ensemble “Mauro Carpi Quintet”, con la partecipazione straordinaria del concittadino, il Dott. Roberto Greco, in qualità di special guest.
La presenza delle Frecce Tricolori a Pantelleria è frutto di una proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale e il Colonnello Mauro Macrino, Comandante del Distaccamento Aeroportuale di Pantelleria, che si ringrazia per la disponibilità e il supporto offerti.
Ospitare uno degli eventi più rappresentativi e ammirati a livello nazionale è motivo di grande orgoglio per la nostra comunità. L’Amministrazione comunale desidera esprimere un sentito ringraziamento all’Aeronautica Militare per aver scelto Pantelleria, contribuendo così a rafforzare il legame tra la nostra isola e le istituzioni dello Stato.
Cultura
Pantelleria, Andrea e Ludovica oggi sposi: “Ni maritammo”

Con la straordinaria partecipazione a sorpresa del Vespa Club di Pantelleria
A Pantelleria è tutto fuori dall’ordinario, dal tempo, e anche vivere il giorno più bello della propria vita ha un sapore tutto particolare.
Così, oggi, Andrea e Ludovica Lo Rillo sono sposi.
La celebrazione solenne dell’unione è stata nella Chiesa San Gaetano di Scauri, elegantemente agghindata per accogliere una moltitudine di ospiti che gremiva la grande dimora sacra.
A termine dei rituali religiosi, all’uscire degli sposi, uno scenario divertente, colorato e anche un pò rumoroso si è appalesato agli occhi di tutti: il Vespa Club al completo era in corteo per accompagnare gli sposi a bordo di una due ruote, tanto insolita quanto dolcissima, targata “Ni maritammo”.
Andrea Culoma, socio dinamico e creativo del club, è stato così salutato dai suoi colleghi centauri, tutti emozionati e commossi per il grande passo compiuto.
Organizzare tutto non sarà stato facile, ma con il presidente Giovanni Pavia tutto poi risulta una passeggiata.
E quando sei in giro per l’isola e vedi già due o tre vespe muoversi insieme, di sicuro qualcosa sta accadendo.
Così è accaduto a noi, a Scauri per un servizio e poi al parcheggio, come api, anzi vespe, all’alveare arrivavano i vespisti con abiti elegantissimi e i loro caschi sgargianti a bordo dei mezzi che hanno fatto la storia dell’Italia e che rappresentano nella loro associazione una realtà importante, concreta, con un carnet pieno di iniziative, per il territorio, non solo come promozione per i turisti, ma anche per i panteschi stessi.
Ora li rincontreremo il 6 maggio, presso il Distaccamento Aeroportuale dell’Aeronautica Militare di Pantelleria, in occasione dell’open day che, tra gli eventi, porterà le Frecce Tricolore.
Cultura
“Pantelleria l’isola maestra”, l’ultimo libro scritto da Franca Zona

Franca Zona, autrice pantesca, dedica un’opera alla sua amata terra
È da poco disponibile presso la libreria Maccotta la nuova opera di Franca Zona, intitolata “Pantelleria l’isola maestra”, con la prefazione di Marina Cozzo. Ma non si tratta del primo libro dell’autrice pantesca, infatti quest’opera si aggiunge ad altre già presenti in commercio: Il dammuso del nibbio (coautori Ruggeri Stefano e Antonio Valenza ), Schena Editore, 2015; Gli specchi di Vera, Book Sprint 2015; L’ombra del mare, Schena Editore 2020.
Rispetto agli altri, però, “Pantelleria l’isola maestra” rivela l’animo selvaggio della nostra terra, come spesso ripete l’autrice nelle pagine della sua opera. Questo libro racconta un viaggio che inizia con una riflessione letteraria, seguita dalla presentazione dell’isola a partire dai popoli che nei secoli l’hanno abitata, modificata e colonizzata, lasciando tracce che ancora oggi fanno parte di noi panteschi. L’altra parte dell’opera, invece, è dedicata all’economia, all’enogastronomia e alla valorizzazione del patrimonio naturalistico di Pantelleria.
È interessante notare che il primo capitolo inizia con le parole di Gabriel Garcia Marquez, uno dei più celebri scrittori che aveva dedicato alcune riflessioni a Pantelleria, quasi come se l’autrice volesse suggerire l’importanza di questo luogo. Dopo un breve accenno letterario, l’autrice continua il suo racconto, presentando la natura e la geodiversità che caratterizza la nostra isola. Spesso Pantelleria è conosciuta per il mare e per il lago di Venere e, talvolta, ci dimentichiamo che si tratta di un’isola vulcanica, portatrice di un’energia che percepiamo fin dal primo momento in cui la visitiamo.
Poi l’autrice fa un passo indietro nella storia, riportandoci ai Sesioti, ai Fenici e ai Romani, i quali hanno avuto un ruolo fondamentale sull’evoluzione di Pantelleria. Basti pensare ai Fenici che hanno introdotto le pratiche agricole sull’isola, una delle attività più caratterizzanti e importanti della nostra terra. Anche i bizantini hanno avuto un ruolo centrale nello sviluppo di Pantelleria, i quali sono intervenuti alla costruzione del Castello, definito dall’autrice come “scrigno prezioso dei tesori di Pantelleria”. E non manca, ovviamente, l’arrivo degli arabi; dal cambio del nome, da “Patelarèas” a “Bent a- Ryon”, ai dammusi e ai muretti a secco, essi hanno dato inizio alla cosiddetta “svolta culturale” a Pantelleria.
In seguito a questo percorso storico e introduttivo della nostra isola, la scrittrice si sofferma sulle tradizioni economiche pantesche, dal cappero al Moscato e al Passito di Pantelleria. Sfogliando le pagine del libro, emerge una ricostruzione storica accompagnata da alcune foto scattate dall’autrice.
Un’attenzione particolare è dedicata al Passitaly e altri eventi enogastronomici che hanno permesso di diffondere i nostri prodotti, anche oltre i confini isolani. Ultimo, ma non per importanza, è il capitolo dedicato al nostro ambiente, dove la scrittrice racconta la storia del parco naturale e del Museo del Mare di Pantelleria.
Giungiamo così alla conclusione di quest’opera, dove l’autrice riporta alcune questioni che richiedono un certo riconoscimento, come gli interventi urbanistici. Non ci resta, quindi, che approfondire queste tematiche riguardanti la nostra terra e la nostra vita, descritte in maniera approfondita da Franca Zona nel suo ultimo libro “Pantelleria l’isola maestra”.
Cultura
Proverbi marinareschi a Pantelleria / 14 – Varca ch’addimura, veni carrica

U pisci fete ra tiesta
Il pesce puzza dalla testa.
Fa il paio col napoletano “O pesce fete ra capa”. In siciliano c’è anche il
rafforzativo “U pisci fete siempre ra tiesta”. Quel “siempre” non ammette attenuanti.
In natura un pesce morto infatti comincia ad imputridire, e quindi a puzzare, sempre dalla testa. È
generalmente citato quando si ha a che fare con persone, poltrone e corrotte, delle basse gerarchie
della burocrazia e si sa che, in alto, la poltroneria e la corruzione dei vertici è ancora maggiore.
Quindi il cattivo esempio viene inevitabilmente e sempre dai capi.
U ventu ‘i tramuntàana ti scippi ‘i pisci ‘nt’ ‘u panaru
Il vento di tramontana ti strappa i pesci da dentro il paniere.
La tramontana ovvero il maestrale non
è altro che il vento proveniente da nord-est, che si caratterizza per la sua forza e la sua freddezza,
che tagliuzzano come tante lamette il volto e le mani. Nel proverbio in esame è esaltata la sua forza,
da “rubare” nientemeno i pesci perfino da dentro il paniere del malcapitato pescatore.
Ventu ‘nterra fatti ‘nterra, ventu ‘i fora fatti fora
Vento di terra fatti a terra, vento di fuori fatti fuori.
È scaturito dall’esperienza marinaresca. Infatti il vento di terra (offshore wind), ossia masse di aria che dalla costa si dirigono verso il largo, permette
alle imbarcazioni di rientrare, essendo il mare calmo sotto costa. Mentre il vento di fuori agita il
mare proprio sotto costa e quindi fa bene l’imbarcazione ad andare o restare al largo.
Varca rutta, attaccala u molu
Barca rotta, ormeggiala al molo.
Con una barca rotta non si può andare da nessuna parte e quindi
deve forzatamente restare attraccata al molo. Si dice anche di persona vecchia e malandata, che non
può più intraprendere alcuna impresa o viaggio.
Varca ch’addimura, veni carrica
Barca (veliero, peschereccio) che ritarda, torna carica.
È un’espressione ottimistica augurale e
scaramantica. Si pronunciava, per rinfrancare, i familiari che aspettavano, con ansia, di vedere
all’orizzonte l’imbarcazione su cui erano imbarcati i propri cari e che stava facendo ritardo. Niente
paura, il ritardo era dovuto soltanto al pesante carico (pescato o merci in abbondanza).
Varca rutta, marinaru a spassu
Barca rotta, marinaio a spasso.
Inevitabilmente, quando la barca è ferma per un guasto serio o
irreparabile, al marinaio imbarcato su quella non resta altro che gironzolare per il porto in attesa di
un altro imbarco. Più incisivo e drammatico quello della Sicilia orientale: “Varca rutta, marinaru
persu” (Barca rotta, marinaio perduto”, infatti quasi sempre il marinaio e la sua barca diventano come un unico e indissolubile corpo, per cui il male di uno si riflette nell’altro.
Varca rutta, rumpila tutta
Barca rotta, rompila tutta.
Così facendo si toglie l’occasione di farsi tentare di navigare con una
barca malandata e insicura, che può mettere a rischio la vita dello stesso marinaio.
Fa il paio con “Jurnata rutta, rumpila tutta” (Giornata rotta, rompila tutta”. Si dice di una giornata
cominciata male e, per non continuare nella negatività, conviene non intraprendere nessun’altra
azione o impresa in quel giorno, meglio aspettare il domani.
Varca senza timuni si perdi
Barca senza timone si perde.
Non c’è bisogno di commento. Un’imbarcazione senza timone,
essendo ingovernabile, è da considerarsi perduta sia in mare aperto che sotto costa. Allude anche ad
una famiglia squinternata.
(14 – continua) Orazio Ferrara
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