Ambiente
Pantelleria – Gadir e il cartello “Divieto di balneazione”, l’avviso della Capitaneria di Porto

A seguito del controverso cartello “Divieto di balneazione” istallato recentemente a Gadir, l’Ufficio Marittimo di Pantelleria, a tutela dell’ambiente e della sicurezza dei bagnanti residenti, turisti e diportisti, così precisa:
AVVISO DELL’UFFICIO CIRCONDARIALE MARITTIMO DI PANTELLERIA
SI RICORDA A TUTTI I CITTADINI, TURISTI E DIPORTISTI CHE:
È severamente vietato tuffarsi dalle banchine portuali e dagli scali di alaggio.
Queste aree sono destinate esclusivamente alle operazioni nautiche e commerciali. I tuffi rappresentano un grave rischio per la sicurezza personale e possono interferire con le manovre delle imbarcazioni.
Gli scali di alaggio, inoltre, oltre ad essere quasi sempre zone vietate alla balneazione (vedasi Ordinanza nr. 16/2023) risultano spesso scivolosi e pericolosi, con rischio di cadute e traumi.
Il mare è un bene comune, ma va rispettato.
Comportamenti imprudenti, sia in acqua che a bordo, mettono a rischio non solo chi li compie, ma anche gli altri utenti del mare.
Pantelleria presenta una morfologia costiera unica e impegnativa.
Le discese al mare, rocciose e prive di sabbia, richiedono attenzione e un minimo di equipaggiamento adeguato (scarpette da scoglio, galleggianti,…). La bellezza selvaggia dell’isola va vissuta con rispetto e consapevolezza.
I diportisti sono tenuti a rispettare le norme di navigazione e ormeggio.
Velocità ridotta in prossimità della costa, attenzione ai bagnanti, rispetto delle distanze di sicurezza e delle zone interdette.
La Guardia Costiera continuerà a vigilare con controlli mirati.
Saranno intensificate le attività di sorveglianza per garantire la sicurezza e il rispetto delle regole.
Invitiamo tutti a collaborare con senso civico e responsabilità.
Il mare è di tutti: proteggiamolo e viviamolo con rispetto.
Ambiente
Pantelleria – Cimitero Militare di Khamma, lettore segnala come luogo storico trascurato e abbandonato

Ci scrive un lettore un toccante testo, arricchito di riferimenti storico/bellici. F O T O
Gentile Direttore,
questo è il secondo anno che trascorro un periodo breve di vacanze su questa meravigliosa isola, a cui mi sono affezionato. Per assaporare al meglio i vari paesaggi dell’isola trascorro le giornate camminando perché ciò ti permette di osservare al meglio le bellezze dei vari luoghi. Oggi al ritorno, giunto a Piazza Aloi di Khamma, ho notato un cartello con su riportato cimitero militare. Ho percorso il stretto sentiero e sono giunto ad una piccola area piena di erbacce con al suolo diverse croci in legno alcune storte, tutte segnate dal tempo, nessun nome, alcune tombe in cemento corrose dal tempo, una sola lapide recante il nome di un soldato proveniente da Venezia e morto nel 1943 che diede la vita per la grandezza del paese!
Mi ha colpito la trascuratezza del luogo, nessuna cura verso chi diede la propria vita inutilmente per un paese retto da una folle dittatura. Ho provato una infinita tristezza a quel abbandono. Provengo dal Friuli Venezia Giulia, ove vi è un sacrario civilmente conservato con oltre 100.000 morti, al Sacrario di Redipuglia (GO), dove si trova un cimitero di guerra inglese dal colore verde smeraldo accuratamente conservato con tanto di custode a cui provvede il Regno Unito annualmente, a due passi in Slovenia a Caporetto vi è un sacrario di caduti italiani, ottimamente conservato e aperto al pubblico. Sorge quindi una domanda perché qui a Pantelleria non ci si è curati di mantenere al meglio un piccolo cimitero militare?
Non sono un patriota, né una persona legata ad una ideologia, ma nipote di chi ha combattuto costretto inutilmente una guerra senza senso.
Cordiali saluti
Glauco Pittilino
di Monteaperta Udine.
Ambiente
Pantelleria, distacchi di energia programmati 1 e 2 ottobre. Ecco dove

Nuovi distacchi di eneregia elettrica, programmati per i giorni del primo e due ottobre 2025.
Ecco le contrade coinvolte
Ambiente
Ultima Ora – Pantelleria, maxi frode internazionale di zibibbo. Sequestrati 5000 litri di vino

Il deposito a Pantelleria: sequestrati 5000 litri di “prodotto vinoso”. I dettagli
L’operazione dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare di Roma e Messina, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Marsala, ha portato alla luce una frode nella produzione e commercializzazione di vino con falsa denominazione Zibibbo di Pantelleria.
Le bottiglie false
Le indagini sono scattate attraverso un attento monitoraggio di siti web e social network, grazie ai quali si sono riscontrate anomalie nella commercializzazione di vini a denominazione protetta.
Dagli accertamenti dei militari si è risalito ad una società con sede in Germania, specializzata nel commercio di vini: essa immetteva sul mercato italiano e internazionale bottiglie etichettate come “Zibibbo di Pantelleria” senza possedere alcuna autorizzazione per la produzione e la vendita di questo prodotto DOP.
Non a caso la denominazione “Zibibbo di Pantelleria” è protetta da un disciplinare rigoroso, con requisiti di produzione e un e i prodotti sono sottoposti a severi controlli da parte delle autorità competenti.
I paesi coinvolti
La società avrebbe smerciato il vino contraffatto in Italia e in numerosi paesi esteri, tra cui Germania, Svizzera, Regno Unito, Norvegia, Canada, Taiwan, Giappone, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Francia, Russia e Stati Uniti.
Una simile portata di commercio del dello zibibbo, potrebbe aver messo a rischio la reputazione delle eccellenze enologiche italiane e ingannando consumatori di tutto il mondo.
Prodotto contraffatto distrutto
Nel blitz ad un deposito sito a Pantelleria, i Carabinieri hanno proceduto al sequestro di 5mila litri di prodotto vinoso, di cui 3.500 litri erano ancora in fase di trasformazione, mentre circa 1.500 litri risultavano già imbottigliati ed etichettati con le false denominazioni “Zibibbo di Pantelleria” e “Terre Siciliane IGT”.
Il vino era, quindi, privo di qualsiasi tracciabilità, ed è stato distrutto, così come previsto ex lege.
La denuncia per truffa aggravata
La Procura della Repubblica di Marsala ha aperto il fascicolo contro l’amministratore dell’azienda tedesca che si è beccato una denuncia per: frode in commercio aggravata e per la vendita di prodotto non genuino.
Sembrerebbe che l’attività di commercio del vino falso avrebbe avuto inizio nel 2019 (coprendo 5 annate vendemmiali), almeno 30 mila bottiglie di vino comune non certificato, ottenendo un guadagno stimato in oltre 800 mila euro.
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