Comunità
Pantelleria e la raffinata produzione di olive

Siamo un popolo di miti e di sacra fatica, inevitabilmente connesso con l’appassionante prosperità della nostra terra, dalla notte dei tempi rinomata per le sue peculiari coltivazioni: il cappero e lo zibibbo.
Ma, insieme ad essi, Pantelleria può ben vantarsi di una raffinata produzione di olio, che impegna, a partire dal mese di ottobre, colonie d’isolani negli appezzamenti grandi e piccoli che la sua geografia naturale ha saputo generosamente donare.
Una tradizione che non ha eguali, se consideriamo il costante e sapiente intervento di addestramento dei contadini nel processo evolutivo di una pianta che, per ragioni climatiche soprattutto ‘ventose’, si è dovuta inchinare asservendo all’intrinseco istinto di sopravvivenza di una stirpe.
L’olivicoltura, a Pantelleria, è così frutto di una faticosa ma appassionata storia d’amore ambientata fra gli angoli più impervi, ripidi e proibitivi del territorio. Alberi ‘abbassati’ a forza di tenacia umana; arrotondati e difesi dalla prepotenza del vento. Alberi che fanno da sfondo al paesaggio bucolico pantesco e che custodiscono, assolutamente, le storie più sfocate, la cultura e le consuetudini di un popolo che ha sempre ricercato, fra i rami della pianta con cui Ulisse accecò il Ciclope Polifemo, l’essenza stessa del proprio esistere nella piena socialità e nella irrinunciabile Idea di Vita Comunitaria.
Ancora oggi la stagione della raccolta delle olive racchiude una sorta di parentesi di collettiva solidarietà, miracolosamente scampata alla graduale estinzione della Memoria e del Tempo. Con emozioni nuove ed esemplari, essa si esprime attraverso le incantevoli parole di una saggia ereditiera delle occupazioni del passato, alimentando un territorio culturale sempre più incolto, rigenerando il desiderio nostalgico della ‘Civiltà dell’Olivo’, ‘animatore della cultura dell’umanità’:
“La raccolta delle olive a Pantelleria, interamente a mano, rimane tutt’oggi un vero e proprio rito. – ci racconta Mariella, originaria di Tracino, una fra le contrade più produttive dell’isola – I miei ricordi di bambina sono immagini costantemente nitide, impresse nel cuore. Si iniziava a raccogliere quasi sempre a partire da metà ottobre; non prima, perché le olive dovevano maturare bene, poi si proseguiva fino alla vigilia dell’Immacolata, riservando, nel contempo, lo spazio per lo zibibbo residuo (‘sganguna’) e la produzione del vino. – continua la donna, palesemente fiera della terra che le ha dato i natali – In famiglia si eseguivano mansioni ben precise: gli uomini, in particolare, prenotavano il mulino e, prima di versare le olive nei sacchi di iuta, controllavano che questi fossero integri; poteva capitare, infatti, che qualche topolino li avesse bucati, nel tempo in cui erano rimasti inutilizzati, riposti nei magazzini! Per la raccolta vera e propria, inoltre, i padri di famiglia predisponevano ‘i cuffina’, ‘i panara’, ‘i biduna’ e il tendone in nylon per ripararsi qualche volta dalla pioggia, perché si lavorava spesso in terreni privi di un dammuso o addirittura del ‘sardune’. Così cominciava l’avventura: si approssimavano la famiglia, i vicini di casa, i compari, gli amici, e si iniziava in allegria. Le donne si occupavano perlopiù del cibo: sarde sott’olio, olive ‘passuluna’, ‘pumadori sciutti’, pesci fritti alla ‘cipuddrata’, prosciutto crudo fatto in casa, salsiccia da arrostire o un ‘portapranzo’ di cotolette già pronte; e poi ancora ‘ghiallatina’ ( spezzatino misto a fegato, polmoni, cuore e pezzetti di carne di maiale), pane casereccio e….non potevano mancare ‘spinci’ e vino nuovo!”.
Dopo esserci immersi per qualche secondo in quest’atmosfera di calda familiarità, sorridendo di cuore al riaffiorare dei ricordi infantili di Mariella, la lasciamo continuare, anche il suo animo pulsa al ritmo di quelle emozioni rifiorite:
“Si raccoglievano olive dall’alba al tramonto, a schiena ricurva, sugli alberi quasi rasoterra. Ma nonostante la fatica, per tutti noi era una vera e propria festa, fra racconti di barzellette, storie dei tempi ormai passati, saggezze familiari e ‘curtigghio’ dell’ultimo momento. Noi bambini giocavamo seduti sul terreno, e ci dedicavamo, a tratti, alla coglitura sparsa di questo prezioso frutto, che lasciavamo scivolare, in alternanza, nel nostro piccolo secchiello, nel paniere della mamma o in quello della zia. Così trascorreva la giornata e, una volta rientrati a casa, ci si lavava e si continuava apparecchiando per l’intero gruppo di lavoro: giungeva il momento della pasta con le polpettine o delle ‘briciole’, a consolidare affetto, rispetto e condivisione”.
Pur nella stanchezza generale, intere famiglie riuscivano a resistere al trascorrere delle ore. Con notevole fatica, gli uomini avevano ormai caricato sulle proprie spalle i sacchi contenenti le olive, attraversando in fila indiana una stretta mulattiera e raggiungendo la stradella principale e il camioncino in sosta. Le donne avrebbero poi steso nel ‘passiature’ le olive che attendevano alla consegna presso il mulino, evitandone il deterioramento e salvaguardandone l’integrità; e selezionato i frutti più grossi e verdi da destinare alla salamoia, nonché quelli quelli più corpulenti e violacei per la procedura punterellata degli appetitosi ‘passuluna’.
“Accompagnavo quasi ogni anno mio padre e mio zio verso il mulino e rimanevo estasiata da questa esperienza ineguagliabile. Anche in questa occasione non mancava un po’ di cibo da condividere nell’attesa della macina: pane, companatico e una buona bottiglia di vino. Poi finalmente a casa, con il carico di olio per tutto l’anno, che felicità! Ma la ‘festa’ non era terminata. Bisognava attendere ancora qualche giorno per l’uccisione del maiale, una pratica rituale che avrebbe riunito, per l’ennesima volta, familiari, amici e compari”.
Potrebbe sembrare, questa, la storia leggendaria di un’isola di sola terra, senza mare. Più semplicemente, è la circostanza di un popolo che, fra Terra e Mare, di cose da raccontare ne contiene all’infinito e, al di là della sua chiara concretezza, la raccolta delle olive diventa poesia che si accarezza, che dà sapore al nostro esistere, spesso condito di mille rami intricati. Ci sono luoghi in cui tutto è perduto. A Pantelleria no: in essa sono custoditi e s’intrecciano passato, presente e futuro.
Franca Zona
Foto di copertina a cura di Francesca Ferrandes
Cultura
Pantelleria Bau lancia una Serata Astronomica 5 giugno, con Leo e Sergio per aiutare il piccolo Ruben

Serata astronomica o romantica?
Si sa, il rapporto tra gatti e il satellite naturale della Terra è stretto, quasi confidenziale, e poesie, quadri, spesso ritraggono i mici incantati dalla luna.
Pantelleria Bau organizza una serata astronomica, in onore di Ruben, un miciotto di appena 20 giorni
Giovedì 5 giugno alle ore 21, sul lungomare di Bue Marino, i nostri amici Leonardo Puleo e Sergio Minoli vi faranno vedere le stelle ma soprattutto la luna in fase crescente potrete anche fotografarla con il vostro cellulare grazie al super telescopio di super Leo.
La narrazione di Sergio che va dallo scientifico al mitologico renderà le immagini donate da Leonardo Puelo ancora più suggestive e accattivanti.
La serata ha lo scopo di raccogliere fondi per l’intervento di riduzione di ernia diaframmatica di questo tesorino che vedete in foto e che si chiama Ruben, trovato circa 20 giorni fa dentro il motore
di un’auto. Senza questo intervento Ruben non avrà vita lunga e soprattutto nessuno vorrà mai adottarlo
Quindi noi e Ruben vi ringraziamo per le offerte che farete durante la serata! A presto!
Salute
Pantelleria – Rotary, oggi grande convegno: “Sicura… mente”, sicurezza e benessere con Alzheimer

Successo del Rotary di Pantelleria grazie al Presidente Mimmi Panzarella e gli ospiti specialisti: dr. Gabriele Tripi, dott.ssa Maria E. De Luca, dott.ssa Stefania Tripi e Giovanna Bonventre
Si è svolto nella mattina di oggi, 31 maggio 2025, un interessante e importante convegno sull’Alzheimer dall’indovinato titolo “Sicura… mante”, organizzato dal Rotary della provincia di Trapani e che ha visto capofila il club Trapani Birgi Mozia, rappresentato sull’isola dal suo presidente Maria Elvira De Luca.
Ha presenziato per l’avvio dei lavori, il Sindaco di Pantelleria Fabrizio D’Ancona, che ha elogiato l’iniziativa per l’importanza sociale e sanitaria del problema, “finalmente è stato portato sull’isola”. Una iniziativa che ha dimostrato come il Rotary “finalmente con Mimmi ha fatto il cambio di passo, dedicandosi al territorio. Finalmente il Rotary ha focalizzato tematiche critiche”.
Anche l’Assessore alla Salute Massimo Bonì si è compiaciuto per come è stato organizzato l’evento e quanto sia importante toccare certi temi in pubblico, complimentandosi per l’impegno svolto, per l’idea e il risultato raggiunto quest’oggi.
L’austera ma accogliente Sala Consigliare ha ospitato, dunque, figure cardine del tema Alzheimer, invitate dal Presidente Panzarella, che ha finora messo il territorio di Pantelleria al centro della sua vocazione rotariana, portando alla ribalta, con grandi sforzi e impegno, tematiche sociali e, non di meno, questa malattia, troppo spesso sconosciuta o sottovalutata. Ma non è tutto.
Ciascuno con competenze ben indirizzate nel corso dell’incontro, i professionisti hanno puntato su:

Gabriele e Stefania Tripi
- riconoscimento della malattia
Come ha spiegato sapientemente ed esaustivamente il Dr. Gabriele Tripi, Neuropsichiatra CDCD ASP Trapani vi sono diversi tipi di demenza, ciascuna con la sua caratteristica, capirli scientificamente è fondamentale.
L’Alzheimer rientra nella casistica per oltre il 50% delle demenze. Si è illustrato anche di quanto un soggetto simile incida sull’economia familiare, parlando di cifre anche oltre gli 80mila euro all’anno, come ha riferito la Dott.ssa Stefania Tripi, educatore pedagogista CDCD ASP Trapani.
Da qui l’importanza del ruolo del medico di base, soprattutto che questi si avveda di taluni segnali della problematica, avvisi i famigliari, suggerisca strategie più che farmacologiche, comportamentali e contribuisca a guidare tutti verso un percorso più sereno possibile.

Maria Elvira De Luca
- Le difficoltà dei famigliari dei malati di Alzheimer
Mimmi Panzarella ha testimoniato come proprio i famigliari, ad un certo punto, rischino di diventare più fragili dei pazienti, incontrandoli ogni giorno presso la sua farmacia. Ha così dato conforto all’esposizione del Presidente Club Trapani Birgi Mozia, nonchè Assistente Sociale CDCD ASP Trapani, Maria Elvira De Luca, che ha messo luce proprio sul fattore informazione dei congiunti o famigliari che ha casa hanno un proprio caro affetto da demenza.
Vi è stato il momento della simulazione, un esperimento fatto sul campo con gente del pubblico: uno bendato e l’altro prima accompagna nel percorso con il solo uso della voce (destra, sinistra dritto), poi con le mani, guidando il bendato tra vari ostacoli del percorso. Si voleva dimostrare che la guida con le mani porta sicurezza maggiore, conforto, serenità.
- Le difficoltà ad orientarsi e riconoscere e l’importanza di creare empatia

Giovanna Bonventre
Quante volte abbiamo sentito persone affette da questa malattia non riconoscano i propri cari o li confondano con altri parenti? Come, con estrema delicatezza e lume ed empatia, la Dott.ssa Giovanna Bonventre, psicologa CDCD ASP Trapani, ha spiegato che è necessario creare empatia attraverso lo sguardo, uno sguardo non severo o seccato, ma comprensivo, empatico, appunto.
Quando poi senti dire “Tu non sei mio figlio ma mio nipote” è comunque un manifestare affetto e dire “ti voglio bene” “E’ quel ti voglio bene che ci deve guidare“.
- Persone smarrite
Altri eventi che portano sconvolgimento nell’assetto famigliare di un malato di demenza è quando questi esca di casa e si ritrovi altrove, ma non si sa dove.
Perfetta nel suo intervento e nel suo contributo la Dr. Stefania Tripi, , che ha anche illustrato l’importanza, al giorno d’oggi, dell’uso di due strumenti per rintracciare il nostro caro o con l’uso di una spilletta, da inserire in borsa o attaccare al bavaro della giacca, con su scritto nome e cellulare da chiamare per ricongiungerlo ai parenti. Oppure, e qui siamo con la tecnologia, un piccolissimo gps, tascabile, funzionante tuttavia solo con Apple.
Si è pensato a tutto, in un convegno completo sia per tematiche toccate, sia per bravura di tutti i relatori, sia per la dinamicità che esso ha avuto, riuscendo a tenere sempre altissima l’attenzione del pubblico che ha contribuito alla riuscita della mattinata rotariana.
Gli ospiti hanno saputo così cogliere il sentire del Presidente Panzarella, del nostro territorio e della nostra cultura, che si sono lasciati coinvolgere, favorendo un clima amichevole, allegro e di condivisione, com’è nello stile e nello spirito del Rotary.
Cronaca
Fabrizio D’Ancona dedica una toccante lettera dal titolo “Alla famiglia di Salvatore D’Amico, ex Sindaco di Pantelleria”

In qualità di Sindaco di Pantelleria, desidero esprimere la mia più profonda vicinanza e solidarietà alla famiglia dell’ex sindaco Salvatore D’Amico, recentemente prosciolto da gravi accuse in un processo durato anni. La sua morte, avvenuta senza che avesse potuto godere pienamente della giustizia che gli era dovuta, lascia un vuoto incolmabile nella nostra comunità.
Il caso di Salvatore D’Amico è emblematico di una realtà che troppo spesso resta nell’ombra: quella degli errori giudiziari che, anziché tutelare, danneggiano irreparabilmente la vita di cittadini onesti. Secondo dati ufficiali, dal 1992 al 2022 lo Stato italiano ha speso oltre 900 milioni di euro per risarcire vittime di errori giudiziari, tra cui casi di ingiusta detenzione e condanne erronee. Questi numeri evidenziano non solo un costo economico, ma soprattutto un danno umano e sociale che non può essere ignorato.
È inaccettabile che un sistema che dovrebbe garantire giustizia possa, invece, distruggere l’immagine di un uomo o di una donna, le proprie attività e la serenità di intere famiglie. La lentezza dei processi, la burocrazia soffocante e la carenza di risorse sono solo alcune delle criticità che contribuiscono a questa ingiustizia sistemica.
Come nazione, come comunità, dobbiamo chiedere con forza una riforma del sistema giudiziario che ponga al centro la tutela dei diritti dei cittadini e l’efficienza della giustizia. Non possiamo permettere che altri, come Salvatore D’Amico, debbano subire il peso di un errore che non hanno commesso.
In memoria di Salvatore, dobbiamo tutti impegnarci a lavorare affinché la sua vicenda non sia solo un ricordo doloroso, ma un monito per tutti noi: affinché la giustizia sia veramente tale, equa e tempestiva.
Con affetto e stima.
Pantelleria, lì 30 maggio 2025
Fabrizio D’Ancona
Sindaco di Pantelleria
Può interessare approfondire la vicenda leggendo:
Pantelleria, Salvatore D’Amico assolto per non aver commesso il fatto in processo del 2008
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Enzo
12:55 - Novembre 2, 2019 at 12:55
Vera poesia!