Cultura
Palermo, “Espressioni Cromatiche” la personale di Nikolaus Hipp a cura di Giuseppe Carli
Espressioni Cromatiche”, al “Centro d’arte Raffaello” di Palermo la personale del pittore tedesco Nikolaus Hipp a cura di Giuseppe Carli
“Espressioni Cromatiche” è il titolo della personale dell’artista tedesco Nikolaus Hipp a cura di Giuseppe Carli che sarà inaugurata sabato 13 aprile alle 18:00 negli spazi espositivi del “Centro d’arte Raffaello” in via Emanuele Notarbartolo 9/E a Palermo.
Il professore dottore Nikolaus Hipp dipinge quadri astratti da oltre quarant’anni, dando continuità a una tradizione iniziata da pittori come Fritz Winter, Willi Baumeister e Hans Hartung e lanciata negli anni trenta del secolo scorso.
Nikolaus Hipp dipinge in modo astratto perché sa che, almeno a partire da Albert Einstein, molti fenomeni tra cielo e terra possono essere espressi soltanto in maniera non rappresentativa.
Intuizioni fisiche a cui si aggiungono la profonda religiosità del pittore e la sua ammirazione per la creazione, ragione e fattore scatenante del suo lavoro artistico.
Nikolaus Hipp ha studiato con Heinrich Kropp a Monaco e, oltre alla pittura a olio, ha imparato anche l’arte della litografia.
Espone da molti decenni sia in patria che all’estero e insegna anche agli studenti dell’Accademia d’arte di Tbilisi, in Georgia, dell’Università di Ansbach e dell’Università cattolica di Eichstätt-Ingolstadt in Baviera.
“Questa esposizione unica offre uno sguardo approfondito e critico sull’arte astratta di Nikolaus Hipp – commenta il critico e curatore Giuseppe Carli – attraverso un’analisi attenta delle venti opere selezionate, suddivise in opere uniche a olio e ad acquerello, pastelli e opere grafiche, tra dipinti e disegni”.
“Nel contesto dell’arte astratta contemporanea – spiega – Nikolaus Hipp si distingue per la sua capacità di trasmettere emozioni intense e complesse attraverso l’uso audace del colore e della forma: le sue opere, apparentemente sintesi di paesaggi, si rivelano invece come espressioni metaforiche della psiche umana, invitandoci a esplorare la complessità della nostra esperienza emotiva”.
“L’attenzione di Nikolaus Hipp all’ambiente – osserva – si riflette chiaramente nella sua opera, dove i colori vibranti e luminosi evocano paesaggi naturali e atmosfere serene: ogni tonalità è scelta con cura, creando una sinfonia cromatica che celebra la bellezza e la fragilità del nostro mondo naturale”.
“Le sue opere ci sfidano a esplorare il nostro rapporto con l’arte e con noi stessi – aggiunge Giuseppe Carli – sollevando domande fondamentali sull’autenticità, sulla percezione e sulla natura dell’esperienza umana”.
Attraverso un linguaggio visivo ricco di simbolismi e allegorie, l’artista invita a riflettere sulle sfumature sottili delle emozioni e dei desideri più profondi.
In “Espressioni Cromatiche”, come sottolinea Giuseppe Carli, Nikolaus Hipp “non solo ci offre un’esperienza estetica coinvolgente, ma ci pone di fronte alla sfida di confrontarci con la complessità della condizione umana”.
“Le sue opere – conclude il critico e curatore – sono tanto un invito alla contemplazione filosofica quanto un’opportunità per esplorare il potere trasformativo dell’arte nella nostra vita quotidiana”.
“Con orgoglio misto a emozione – afferma il direttore artistico del “Centro d’arte Raffaello” Sabrina Di Gesaro – annunciamo la mostra personale di Nikolaus Hipp in galleria”.
Artista, imprenditore, professore, Mr. Hipp proporrà una serie di opere astratte di grande pregio, alimentando il respiro sempre più internazionale del “Centro d’arte Raffaello”.
“Ospitare un artista di tale rilievo e caratura – prosegue la dottoressa Sabrina Di Gesaro – è un vero e proprio onore, oltre che una grandissima occasione per condividere insieme a tutti gli appassionati d’arte, e non solo, della nostra città, un evento prezioso, imperdibile e di raro prestigio, che lascerà sicuramente il segno”.
“La nostra galleria – aggiunge – si è contraddistinta da tanti anni per l’attenzione prestata ai talenti emersi nel panorama artistico contemporaneo ma anche agli storicizzati: oggi Nikolaus Hipp rappresenta un nome di assoluto rilievo che ha scelto noi per realizzare la sua prima mostra in Sicilia”.
Artista di pregio ma anche grande imprenditore e magnate nell’ambito dei prodotti sanitari della nota azienda che porta il suo cognome, personalità eclettica, spirito giovane e intraprendente.
“Ha mostrato interesse ad approcciare – conclude – una nuova platea, quella del pubblico italiano: con entusiasmo e impegno ci prepariamo a presentarlo alla nostra città”.
La serata d’inaugurazione sarà allietata dalla presenza del sassofonista Marco Evangelista che proporrà un repertorio di musica bossanova/pop/deep house, con brani di interpreti nazionali e internazionali degli anni ottanta, fino ai grandi successi di oggi.
Le opere dell’artista rimarranno disponibili in galleria sino al prossimo sabato 27 aprile 2024, nella sede espositiva di via Emanuele Notarbartolo 9/E da lunedì a sabato, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 19:30.
Nella giornata di domenica e il lunedì mattina la galleria è chiusa al pubblico.
L’ingresso è libero e gratuito.
Cultura
Cucina italiana patrimonio Unesco. Il contributo di Pantelleria
Lo zibibbo di Pantelleria contribuisce al prima dell’Italia nei patrimoni dell’agroalimentare
La notizia con titoloni la apprendiamo da SkyTg24 che spiega come si sia arrivati all’approvazione della candidatura all’unanimità, “riconoscendo il valore culturale e comunitario delle tradizioni culinarie italiane“.
Così l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite annovera ufficialmente la cucina italiana nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità, “riconoscendone il ruolo sociale, culturale ed identitario” .
L’aspetto sociale della cucina italiana
Della cucina italiana è stato soprattutto valorizzata la pratica quotidiana, molto radicata, della sulla condivisione del cibo, sulla trasmissione dei saperi gastronomici e sul rispetto degli ingredienti, punti cardini per l’Unesco nel senso di comunità e condivisione
Infatti, la cura che gli italiani mettono nella cucina, dalla scelta dei prodotti, alla preparazione degli alimenti, all’apparecchiare la tavola per condividere cibo, conversazioni, rappresenta un modo no solo di trasmettere la memoria di un paese, ma anche la relazione tra le persone.
Il dossier di Pier Luigi Petrillo
Il dossier, studiato a New Delhi e redatto da Pier Luigi Petrillo, pone l’accento sugli “sforzi compiuti dalle comunità italiane negli ultimi sessant’anni, con il contributo di istituzioni e realtà culturali attive nella tutela e nella divulgazione delle tradizioni gastronomiche. Tra queste, l’Unesco cita la rivista La Cucina Italiana, l’Accademia Italiana della Cucina e la Fondazione Casa Artusi, considerate testimonianze dell’impegno nel preservare e trasmettere saperi, tecniche e valori legati al cibo“. Il lavoro congiunto di questi organismi ha consentito di mettere in evidenza il carattere partecipativo e diffuso delle pratiche culinarie nazionali, offrendo una visione articolata del patrimonio immateriale associato alla cucina.
L’Italia prima nei patrimoni legati all’agroalimentare
Questo riconoscimento all’Italia consolida un record nell’agroalimentare a livello internazionale. “Su ventuno tradizioni riconosciute dall’Unesco, nove riguardano infatti pratiche collegate al cibo e alla cultura agricola. Oltre alla cucina italiana, figurano l’arte dei pizzaiuoli napoletani, la transumanza, la costruzione dei muretti a secco, la coltivazione ad alberello dello zibibbo di Pantelleria, la dieta mediterranea, la cerca e cava del tartufo, i sistemi irrigui tradizionali e l’allevamento dei cavalli lipizzani. Questo insieme di riconoscimenti sottolinea la continuità tra storia agricola, tradizioni locali e innovazione, elementi che rappresentano un tratto distintivo del patrimonio culturale del Paese e contribuiscono alla sua valorizzazione a livello internazionale“.
Cultura
La Ruota nella Terra di San Paolo: un trovatello a Solarino nel 1820
Nel pomeriggio del 24 luglio 1820, alle ore sedici, nella piccola comunità di San Paolo Solarino, allora ancora feudo dei Requesens e lontana dall’essere il Comune autonomo che diventerà solo decenni più tardi, veniva registrato un episodio che, pur nella sua drammatica ordinarietà, ci restituisce un vivido spaccato della società siciliana nel pieno dell’epoca borbonica.
Il ritrovamento nella notte
Estratto documento pagina 1 in cui si descrive il ritrovamento
Secondo quanto riportato negli atti civili dal don Giuseppe Miano, Eletto di Polizia e Ufficiale dello Stato Civile, nella notte tra il 23 e il 24 luglio, alle ore due, la campanella posta accanto alla ruota dell’Annunziata, presso la Casa dei Proietti in una strada del borgo al n. 29, squillò nel silenzio della notte.
Quel suono, breve e discreto, era tutto ciò che restava del gesto anonimo di chi, nell’oscurità, aveva deposto un neonato, incapace — o impossibilitato — di occuparsene.
La prima a intervenire fu Maria Sbrinsi, quarant’anni, impiegata nella Casa dei Proietti, che insieme al “Parrucu” Don Antonino De Benedittis, figura religiosa e assistenziale di riferimento, trovò il bambino “involuto in alcuni pannolini”, ma “senza alcun segno apparente sul corpo”.
Nessuna medaglietta, nessun nastro diviso in due, nessun biglietto: nessun indizio di una possibile futura rivendicazione materna.
Un trovatello anonimo, consegnato al destino.
Come prevedeva la consuetudine — e la paura di una mortalità infantile altissima — il neonato fu battezzato lo stesso giorno da Don Antonino De Benedittis, che gli diede il nome di Concetto.
Un nuovo nome per una nuova vita, almeno nelle intenzioni delle istituzioni assistenziali dell’epoca.
Solarino nel 1820: una ruota che gira tra povertà e fede
Nel 1820 Solarino era ancora Terra di San Paolo, parte del feudo dei Requesens: un piccolo centro rurale, dipendente ecclesiasticamente e amministrativamente da Siracusa, lontano dalle trasformazioni che investivano i grandi centri dell’isola e, soprattutto, distante dai moti rivoluzionari che proprio in quell’anno scuotevano il Regno delle Due Sicilie.
La Casa dei Proietti dell’Annunziata costituiva uno dei rari presidi di assistenza per i neonati abbandonati, inserita nella più ampia rete di istituzioni caritative siciliane sviluppatesi tra XVI e XVIII secolo.
La ruota, dispositivo semplice ma cruciale, garantiva l’anonimato a chi non poteva rivelare la propria identità e offriva ai bambini una possibilità di sopravvivenza altrimenti negata.
Una volta registrato, il piccolo Concetto veniva affidato — come stabiliva la normativa borbonica — a una nutrice, pagata con una mesata in tarì, incaricata di allattarlo e crescerlo fino ai cinque anni. Solarino, non essendo ancora Comune, dipendeva per questi oneri dall’amministrazione superiore, mentre il tessuto sociale locale contribuiva spesso in modo informale all’accudimento dei bambini.
Trascorsa la prima infanzia, come molti altri proietti maschi, Concetto sarebbe stato avviato al lavoro presso artigiani o contadini, in un percorso che univa assistenza, controllo sociale e necessità economiche.
Una memoria che riaffiora
Estratto documento Nota Lato pagina in cui si dichiara battezzato il “trovatello “ con il nome Concetto
L’atto del 24 luglio 1820 è molto più di una semplice registrazione amministrativa.
È una finestra su un mondo in cui fede, povertà, solidarietà e norme borboniche si intrecciavano nella gestione dei più fragili.
Il pianto del neonato Concetto — raccolto dalla ruota dell’Annunziata nella notte dei moti siciliani — è una delle tante voci che emergono dalla storia silenziosa della Terra di San Paolo.
Un episodio minore solo in apparenza: un frammento prezioso del vissuto collettivo, che ricorda quanto profonde siano le radici della cura, dell’abbandono e della misericordia nella comunità solarinese.
Rileggendo oggi quell’episodio, emerge quanto certe problematiche sociali, pur mutate nelle forme, restino purtroppo attuali.
L’abbandono dei neonati, allora affidato a una ruota discreta e protetta, oggi si manifesta in contesti drammatici e pericolosi: nei cassonetti, nei campi o in luoghi isolati, con rischi spesso mortali. La memoria di Concetto e della Casa dei Proietti ci ricorda che la soluzione non può essere solo l’atto di pietà, ma la costruzione di sistemi di protezione chiari, accessibili e sicuri, capaci di garantire dignità e vita ai più fragili.
Se la società odierna riuscisse a ripensare la cura dell’infanzia con la stessa attenzione, ma con strumenti moderni e coordinati — educazione, sostegno economico, punti di accoglienza sicuri — molte tragedie potrebbero essere prevenute.
In questo senso, la ruota dell’Annunziata non è solo un reperto del passato, ma un monito: la civiltà si misura dalla capacità di proteggere chi non ha voce, ieri come oggi.
Laura Liistro
Fonte storica
Questa ricostruzione è tratta da un documento originale conservato presso l’Archivio Storico di Siracusa
Cultura
Pantelleria, Ministero di Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi: 21 dicembre con il Vescovo
In Chiesa Matrice Ss Salvatore, domenica 21 dicembre sarò una giornata particolare per la comunità strettamente religiosa di Pantelleria.
Se, infatti, da una parte avremo l’anniversario dell’arrivo sull’isola delle Suore delle Poverelle, dall’atro durante la stessa celebrazione Eucaristica di ringraziamento delle ore 11:00, il nostro Vescovo Angelo Giurdanella conferirà il Ministero dell’Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi.
Per saperne di più: Suore delle Poverelle, 80 anni di professione a Pantelleria. Messa con il Vescovo Giurdanella
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