Salute
Oggi giornata mondiale della lotta contro il cancro. Scoperto il suo tallone d’Achille

Oggi 4 febbraio è la ventesima giornata mondiale per la lotta contro il cancro.
All’ultima ricerca nel settore oncologico, i cui importanti risultati sono stati pubblicati nella prestigiosa rivista Nature, ha partecipato un nutrito gruppo internazionale di scienziati, coordinato dal Dipartimento di Genetica Molecolare Umana dell’Università di Tel Aviv.
Ha visto, inoltre, la partecipazione in prima linea dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), oltre a vari istituti americani (MIT-Massachusetts institute of technology, università di Harvard e Vermont, e il Dana Farber Cancer Institute), al tedesco dipartimento di genetica molecolare di Kaiserlautern e all’università olandese di Groningen. Il progetto è stato, tra l’altro, finanziato dal Ministero della Salute e sostenuto dalla Fondazione AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro).
I dettagli di questa importante scoperta riguardano il “tallone d’Achille” del cancro, una nota alterazione della struttura genetica delle cellule tumorali, la aneuploidia, punto di debolezza che può essere utilizzato per colpire il tumore.
L’aneuploidia è un cambiamento nel numero delle copie di cromosomi. Con grande sintesi si può dire che tutte le cellule umane, in condizioni normali, hanno 46 cromosomi, mentre quelle tumorali ne hanno spesso di più o di meno, mostrando quindi con un patrimonio cromosomico (detto cariotipo) sbilanciato. Finora, tuttavia, questo importante segno distintivo del cancro non è mai stato sfruttato come bersaglio di cura, perché (fino a poco tempo fa) mancavano gli strumenti necessari per creare modelli in vitro di cellule aneuploidi.
Lo studio ha mappato il “paesaggio” dell’aneuploidia di circa 1.000 linee di cellule tumorali umane e ha analizzato le variazioni genetiche e chimiche per identificare eventuali vulnerabilità cellulari associate all’aneuploidia stessa. Esso ha dimostrato che l’aneuploidia, che si trova nel 90% dei tumori solidi e nel 75% di quelli ematologici, può essere di per sé un bersaglio. Sono state inoltre identificate alcune specifiche molecole, ossia gli inibitori del cosiddetto Sac (spindle assembly checkpoint), cellule addette alla divisione cellulare (quelle attraverso cui cioè ogni cellula genera due cellule figlie), il cui ruolo potrebbe essere fondamentale nella lotta contro il cancro.
Per la prima volta i ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia sono riusciti a creare delle “librerie” di linee cellulari con cariotipi aneuploidi definiti e dimostrare che le cellule aneuploidi sono dipendenti dai geni coinvolti nel corretto funzionamento delle molecole Sac. L’interazione tra aneuploidia e Sac è quindi estremamente importante dal punto di vista clinico: si è infatti scoperto che inibendo le Sac le cellule aneuploidi muoiono.
Con tale studio si apre, pertanto, la prospettiva di usare questi inibitori come terapia anticancro. I ricercatori stanno anche cercando di capire se le cellule aneuploidi siano in qualche modo coinvolte nella resistenze ai trattamenti chemioterapici. Nel caso di una relazione si potrebbe avere un doppio utilizzo clinico di questo fondamentale segnale-spia dei tumori.
Alcuni numeri, che aiutano a comprendere meglio la portata del problema in Italia. Secondo il rapporto AIRTUM 2020 (Associazione italiana registro tumori, cui si rimanda per un approfondimento) l’anno scorso 377 mila persone sono state colpite da malattie oncologiche maligne. Di questi 195 mila sono uomini, 182 mila donne. Il tumore più frequente è il carcinoma mammario seguito da quello del colon-retto, del polmone, della prostata e della vescica.
I casi purtroppo sono in crescita rispetto all’anno precedente (2019), confermando una triste tendenza che si protrae da anni e destinata ad aumentare in futuro.
Giuliana Raffaelli
Salute
Pantelleria e Egadi nella telemedicina dell’ASP di Trapani con Tunisia, progetto da 900mila euro

L’UE finanzia un progetto di telemedicina dell’Asp Trapani con la #Tunisia. E’ stato infatti approvato dal Dipartimento regionale della Programmazione il progetto di cooperazione, con capofila l’ASP Trapani, nell’ambito del Programma “Interreg VI-A Next Italia Tunisia 2021-2027” per iniziative di Telemedicina, denominato “TÉLÉ-MÉD-ISOLÉS – Services innovants de télémédecine a impact euroméditerranéen pour les sujets en conditions d’isolement”.
Il progetto, in partenariato con enti e istituzioni italiane e tunisine, prevede azioni di cooperazione transfrontaliera per promuovere la parità di accesso all’assistenza sanitaria e la resilienza dei sistemi sanitari. Mira a fornire servizi innovativi di telemedicina “di prossimità”, a impatto #euromediterraneo, a favore di un target di beneficiari, comprensivo di soggetti in condizione di “isolamento” sia per lontananza, sia per status sociale, migliorando significativamente la gestione delle malattie croniche e promuovendo la prevenzione in Sicilia e Tunisia, sfruttando le tecnologie di telemedicina per superare le barriere geografiche e socioeconomiche all’accesso alle cure, e riducendo gli spostamenti per raggiungere i luoghi di cura.
Il contributo comunitario per la realizzazione del progetto è pari a 907 mila euro, per un biennio di attività.
Sei i partner: tre italiani, ASP Trapani (capofila), Università degli Studi di Messina – Dipartimento di Giurisprudenza e Consorzio Sisifo, e tre tunisini, DACIMA Consulting, Association pour l’Education sanitarie en Médicine d’urgence e ABSHORE Tunisie. La convenzione tra gli enti partner sarà siglata il prossimo 5 maggio.
I partner tunisini individueranno di contro le località del territorio caratterizzate da difficoltà di accesso in cui implementare il progetto, aventi come target di riferimento i pazienti affetti da malattie croniche, con particolare riferimento al #diabete mellito. Il diabete comporta anche costi molto elevati: il 6,7% dell’intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata è assorbita dalla popolazione diabetica
Salute
Prevenzione neonatale, presentato in ARS disegno di legge per diagnosi su immunodeficienze primitive

E’ stato presentato disegno di legge a firma di Giuseppe Pace, capogruppo di Democrazia Cristiana presso l’ARS, su “Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle immunodeficienze primitive”.
Lo scopo di tale atto è quello di inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) lo screening neonatale obbligatorio per la diagnosi precoce delle immunodeficienze primitive.
Tali malattie sarebbero tanto rare quanto gravissime con possibili conseguenze fatali. La diagnosi precoce potrebbe evitare tutto ciò.
In buona sostanza diagnosticare un sistema immunitario carente può rappresentare un salvavita per il neonato.
Il disegno di legge farebbe realizzare un Centro di coordinamento per gli screening neonatali dedicato alle immunodeficienze primitive, presso i presìdi ospedalieri dotati di Unità Operativa di Oncoematologia pediatrica.
In questo modo anche lo stile di vita del neonato migliorerebbe, evitandone la migrazione sanitaria, per viaggi della speranza.
Salute
Al via stagione dei bagni, al via pericoli, al via soccorso in mare e non solo con FISA

Una manciata di giorni e la stagione dei bagni ha il suo via, specie in zone come Pantelleria e Lampedusa, dove seppur l’acqua sia frizzantina ancora, l’invito alla prima nuotata primaverile è manifesto dal sole e dai colori dei nostri mari.
I nostri mari sempre selvaggi, inafferrabili e seducenti.
Ma sia che ci si trovi nelle stupende piccole isole della Sicilia, si che ci si trovi nei litorali di Torvajanica o in quello di Forte dei Marmi, c’è una cosa che accomuna: il mare e i rischi che esso porta seco.
Si può essere eccellenti nuotatori, con resistenza acquatica sopra la norma, con fisici tonici etc etc, ma anche in una nuotata qualcosa può andare storto. La forza del mare è invincibile. Figurarsi se il bagnante è meno esperto e resistente.
Quante volte abbiamo letto di persone uscite a nuotare, si trovino in difficoltà, poi va in soccorso qualcuno che si pensava fosse un grande nuotatore, riesce a mettere in salvo l’incauto e lui muore affogato per la fatica. Anche papà per salvare i propri figli hanno subito questa sorte.
E’ qui che entra in campo, o meglio, in mare l’esperto al salvamento.
Si tratta di una attività che comporta non pochi rischi per chi la esegue, ma anche moltissima preparazione, attitudine e passione.
Non a caso si svolgono corsi molto ben strutturati e da personale di altissimo livello ed esperienza, proprio per ridurre al minimo i rischi di chi salva e della vita da soccorrere.
Esiste una realtà a livello nazionale e che stiamo seguendo da un pò.
Non è assolutamente una novità, anzi una associazione consolidata e forte che forma esperti di salvamento e di mare.
La FISA
Parliamo di quegli esperti che hanno una formazione e una vocazione come quella che si riscontra e richiede nella FISA, Federazione Italiana Salvamento Acquatico, appuntoSI tratta di un ente nazionale di formazione, autorizzato al rilascio del brevetto professionale di Assistente Bagnanti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto (prot. 0020845 – 04/03/2010). La federazione è guidata dal Presidente Raffaele Perrotta.
Nel corso degli anni la sua struttura è cresciuta acquisendo sempre più professionalità tecnico-scientifica, inserendo figure altamente qualificate e programmi innovativi nell’ambito della formazione nel salvamento acquatico, del soccorso terrestre, della sicurezza, della protezione civile e della salvaguardia ambientale.
La FISA infatti ha sviluppato al suo interno molteplici settori e scuole federali volti a creare soccorritori professionisti capaci di PREVENIRE, EVITARE e SAPER INTERVENIRE in caso di emergenza. Il nostro scopo è promuovere una diffusa attività sociale per la salvaguardia della vita in generale: umana, animale e ambientale.
Le competenze della FISA
Oltre alla formazione dei soccorritori acquatici/assistenti bagnanti, la Federazione ha anche altri settori:
le Scuole Federali di specializzazione del salvamento acquatico: Rescue Board, Moto d’Acqua, Cinofili da salvataggio, Fluvial Alluvial Rescue, Water Park Lifeguard e D.I.E.T. per il trattamento del traumatizzato;
Nuoto, Baby Rescue, Droni, Primo Soccorso Cinofilo, Unità Cinofile per la ricerca di dispersi in superficie e su macerie, Minaccia e Salvaguardia dell’ambiente marino.
Il riconoscimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Il 13 novembre 2019 la Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica la registrazione nell’elenco centrale delle Organizzazioni di Volontariato (odv) della Protezione Civile Nazionale, oltre che come componente della Commissione del Volontariato Nazionale.
La F.I.S.A. (S.I.S.) programma ed attua la sua attività sul territorio nazionale, per mezzo delle sue delegazioni territoriali, al fine di contribuire alla sicurezza in acqua e a terra; diffondere la cultura dell’acqua come prevenzione e consapevolezza; studiare e diffondere strumenti, comportamenti, tecniche e addetti altamente qualificati per la sicurezza e il soccorso in mare e in tutte le situazioni di emergenza.
Di recente la FISA ha stretto un patto, come potete leggere in: FISA e ANAB, Perrotta e Ballarin siglano protocollo per Sicurezza e Tutela degli Assistenti Bagnanti.
Ricordiamo che è possibile contribuire agli impegni della FISA, donando il 5×1000, come di seguito spiegato: 5×1000 per sostenere la Federazione Italiana Salvamento Aquatico: il tuo contributo nella formazione e dotazione di soccorritori
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