Cultura
Mazzarino: il cuore battente della Sicilia dalle mille sfaccettature e sorprese
Una terra poliedrica che offre ai suoi visitatori energia ed emozioni pure. Immergiamoci in una terra fatta di misteri, cripte, sacralità e palazzi che fanno sognare pure i bambini. Mazzarino si mescola con secoli di Storia e leggenda e fa rivivere pagine di libri, documenti d’archivio , tradizioni e fatti custoditi dentro i migliori scrigni argentei e dai guardiani secolari.
Una roccaforte, una terra che pone il suo sguardo verso il basso. Definita “perla del barocco siciliano”, chiude il Val di Noto e si affaccia sull’entroterra siciliano in provincia di Caltanissetta, dimostrando si l’omogeneità territoriale dell’isola ma la determinazione identitaria delle varie e molteplici comunità della Sicilia. Un museo all’aperto con le sue chiese ma non solo. Il suo Castello, noto come “ u cannuni” , ha una forma unica che si fa osservare da chilometri di distanza perché dall’alto guarda le sue magiche contrade come SOPHIANA in cui è presente l’area archeologica detta filosofiana, con i resti rinvenuti di diversi edifici tra cui una basilica paleocristiana e un edificio termale romano. Mazzarino è storia, arte e cultura.
Camminate tra le vie, le viuzze ed il centro storico ,osservate i suoi edifici monumentali, gli antichi palazzi che ricordano il barocco e l’antico cordone secolare con le potenti famiglie nobiliari che hanno creduto su Mazzarino ed hanno lasciato traccia del loro passaggio vissuto. Nel suo cuore, a poca distanza l’una dall’altra, chiese e palazzi si scrutano, ognuno con la sua confraternita ed il suo blasone.
Il Cristo, posato dentro l’urna del 1772, come attesta Pietro di Giorgio – Ingala, in “Ricerche e considerazioni storiche, 1900”, nel 1630 fu acquistato in Genova dalla Compagnia dei Bianchi per 80 onze.
Una vera e propria opera d’arte, unica, che offre spettacolo quotidianamente e forti emozioni il Venerdì Santo quando viene innalzato sulla Croce nella Chiesa del Calvario, le sue braccia si aprono come per far rivivere il dolore del sacrificio di Gesù che, ogni giorno, si rinnova per i suoi figli.
Come non nominare il fascino della Mazzarino sotterranea con le sue cripte in cui, basta chiudere gli occhi per ascoltare fatti e personaggi che ti sussurrano sottovoce la loro esistenza bloccata tra quei muri di pietra viva. Bellezza è parola d’ordine.
Tanta Fede e tanta tradizione in un luogo in cui il culto è sacro ed il sacro è rito.
Non si può dimenticare una perla preziosa di Mazzarino: la Madonna del Mazzaro, Patrona della città, stupenda e troneggiante sul suo trono, dominante di luce e colori come ad aspettare i suoi fedeli dentro la Basilica santuario a lei dedicata ,risalente al 1739 e progettata dall’architetto siracusano Natale Bonajuto.
Un culto antichissimo, quello della Madonna del Mazzaro che, con la sua leggenda popolare risalente al 1125, protegge i suoi fedeli con il suo dolce sguardo, raffigurato nel dipinto che fu scoperto da un “ pastore di un gregge di porci, ci protegge insieme agli altri due sguardi di due Sante martiri siciliane: Agata e Lucia.
Un sacro dipinto rinvenuto dentro la grotta sotterranea in cui successivamente fu eretta la chiesa che ha prodotto una tradizione testimoniata dall’antropologo Pitrè nella sua opera “Feste patronali in Sicilia” risalente al 1900 e, tutt’oggi, offre spettacolo ogni terza domenica di settembre, con la processione della statua lignea della vergine del Mazzaro, posta su una vara argentea di circa 16 quintali e portata a spalla dai confrati vestiti con un camice azzurro.
Tanto da vedere e da scoprire.
Non dimenticate, però, di osservare i tre portoni bronzei ,unici pezzi al mondo, che riportano le impronte degli ultimi tre papi, non solo sacralità ma tanta arte.
Una comunità pronta a ricevere novità nel rispetto delle tradizioni e della loro antica identità, quest’ultima ancora viva tra i giovani e tra i saggi “senatori” della città che valorizzano le tradizioni sempre più con la speranza di non perdere quella radice storica secolare.
Cultura
Pantelleria, oggi presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore
Questo pomeriggio, 7 dicembre 2025, dalle ore 16.30, presso i noti locali del Circolo Ogigia di Pantelleria Centro, si terrà la presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore.
Ad affiancare l’autore, Franca Zona e Giovanna Drago, apprezzate donne di cultura, che si alterneranno in una intervista conoscitiva del libro.
Antonino Maggiore, classe 1982, è un docente di musica presso la scuola primaria di Pantelleria, dove unisce rigore e creatività, nel quotidiano rapporto con l’infanzia.
Lo scrittore pantesco non è alla sua prima opera. Negli anni ha già pubblicato due raccolte poetiche: “Niente di importante” e una “Penna x amico“, grazie alle quali ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti.
“Le note strane” è un romanzo autobiografico: in viaggio intimistico tra fragilità ed ironia, attraversando il confine spesso sottile tra disperazione e gioia, risa e pianto.
Con il delicato contributo musicale di Maria Bernardo, si profila un piacevole pomeriggio letterario, al caldo e tra “degustatori” di libri.
L’ingresso è libero
Cultura
I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera
Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.
Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.
Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.
Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.
Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare
da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.
Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:
Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia
Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.
La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.
Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare
come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo
avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.
Orazio Ferrara

Cultura
Trapani e l’oro rosso del Mediterraneo: “Il Corallo anima di Trapani”. Un mese di eventi
Dal 2 al 19 dicembre 2025, Trapani celebra la sua storica tradizione corallara con la seconda edizione di “Il Corallo anima di Trapani”, un programma che coinvolgerà studenti, artigiani, istituzioni e comunità del Mediterraneo.
L’iniziativa, promossa dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana con il contributo dell’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica della Regione Siciliana intreccia formazione, cultura e diplomazia mediterranea per preservare e tramandare l’antica arte della lavorazione del corallo.
Dal 2 al 5 dicembre, le botteghe e showroom trapanesi apriranno le porte agli studenti per visite guidate alla scoperta dei segreti di quest’arte millenaria.
Il percorso prosegue dal 9 al 12 dicembre al Museo Regionale Pepoli con il laboratorio creativo “Dal Mediterraneo al Museo – Il viaggio del corallo”, curato dall’Associazione “Amici del Museo Pepoli”.
Il 13 dicembre alle ore 17.00, sempre al Museo Pepoli, verrà presentato il restauro del prezioso Presepe in corallo del XVIII secolo, capolavoro dell’artigianato trapanese.
L’evento culminante si terrà il 19 dicembre alle ore 17.30 alla Biblioteca Fardelliana: la tavola rotonda internazionale “Rotte del Corallo – Dialogo tra culture mediterranee” vedrà rappresentanti istituzionali e maestri corallai e la firma di un protocollo della “Rete Mediterranea delle Città del Corallo”, un’alleanza che consolida i legami tra le comunità mediterranee unite da questa tradizione.
“Quest’anno proponiamo la seconda edizione de “Il Corallo anima di Trapani”. Siamo estremamente orgogliosi che questo progetto prosegua: dopo l’edizione del 2024, oggi varchiamo i confini della nostra città per un momento di dialogo con le tradizioni dell’arte del corallo non soltanto di un’altra città siciliana come Sciacca, ma anche di altre città d’Italia – Torre del Greco e Alghero – e oltre i confini nazionali, nel Mediterraneo con Tunisia e Andalusia.
Ci confronteremo non solo per raccontare la nostra tradizione, durante una sessione scientifica del convegno, ma vogliamo stilare un protocollo d’intesa per costituire una rete mediterranea delle città del corallo. L’obiettivo è avviare un percorso comune e condiviso di promozione, affinché questa antichissima e preziosa arte possa essere rinnovata e valorizzata congiuntamente” – così affermano Giacomo Tranchida, sindaco del Comune di Trapani e Rosalia d’Alí, assessore alla Cultura.
Per tutto dicembre, la Biblioteca Fardelliana proporrà un percorso audiovisivo dedicato al corallo trapanese: un docufilm che racconta tradizione e futuro attraverso l’intelligenza artificiale e un documentario che esplora il corallo tra arte, ricerca e innovazione. Due narrazioni complementari che offrono sguardi contemporanei su un’arte antica.
“Il corallo anima di Trapani” è un modello di valorizzazione che coniuga tutela delle tradizioni, innovazione e cooperazione internazionale.
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