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Cultura

La storia del Carretto Siciliano e di Don Neli Cicuoria

Redazione

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Don Nele u Carritteri a cusì cantava… Vuoghiu cantari cu li mei canzuni – a terra ca iu vuoghiu tantu beni – uomini forti comi i liuni – li donni beddi comi li sireni – e nzocchu c’è na Sicilia – lu suli d’oro, lu celu e lu mari – Iu di na cosa vi vuogghiu parrari – di lu carrettu e di lu carritteri – parti ri notti e si rimenta a cantari – canzuni bedi ri centu maneri – carrettu beddu miu sicilianu – pi la sicicilia sii oru zicchinu – du mastru ca ti fici cu ni mani – u sintimentu ci l’avia finu e u pitturi ca ta pitturau – u sangu ri li vini ciampastau – e l’uommunu ca u purtau – fu cciamatu Carritteri – Fu na cosa ranni stu misteri – manu manu na festi e na feri – carretti si vinievunu arrivari – ri li paisi vicini e luntani – culurati e raccamati – carricati ri fimmini e sunaturi – pi rari anuri o paisi e ai cristiani – Viva viva u Carrettu e u Carriteri Siciliano.

Sin da bambino lo sentivo prima di vederlo arrivare. Il carretto di Don Neli inteso “Cicuoria” con le cinghie e i finimenti carichi di campanelle, fiocchi e nastri, pagliuzze dorate e frammenti di specchio, pennacchi e bandierine. Le grandi ruote e le fiancate dipinte con le storie dei Paladini di Francia. Facce di donna e fieri baffuti guerrieri… ero affascinato e incuriosito di tale mezzo che io e tutti i miei amici di via Ioppolo smettevamo di giocare per osservarlo.

Don Neli era un personaggio un po’ stravagante e di carattere irascibile, potevi dirgli di tutto ma non potevi parlare male sia del suo cavallo che del suo carretto… perdeva le staffe ed era disposto a “menare le mani” (picchiare) con il malcapitato che avrebbe osato apostrofare in male modo il suo cavallo o il suo carretto… Possiamo tutti immaginare che anche a quei tempi c’erano dei burloni, che conoscendo il lato debole del Nele Cicuoria ne approfittavano per farlo andare su tutte le furie… apostrofando al suo passaggio frasi del tipo “Hai un bel asino” (il Nele era orgoglioso del suo cavallo di origine normanna) o “che bel carro dei morti che Ti sei fatto… “ Mio padre, che conosceva il Nele da tanto tempo essendo un suo cliente della barberia in piena piazza degli Archi ad Ibla riusciva avvolte a calmarlo e portarlo alla giusta consapevolezza che non valeva la pena di irritarsi alle false frasi di quei burloni…

 

Beh… con il tempo, conoscendo il Mastro Carretto Luigi Nobile amico di mio padre volli avere più conoscenze della storia e delle tradizione del carretto siciliano, e cosi che il venerdì della prima settimana di febbraio dell’anno 1967 presi un appuntamento dal Mastro (Maestro artigiano) Lugi Nobile per darmi tutte le informazioni e la possibilità di consultare un libro antico con la copertina nera come la pece acuì il “Mastro” (Maestro artigiano) ci teneva come “Na Figghia Fimmina” (una figlia femmina) sul carretto Siciliano… e con grande piacere riassumo sia il suo racconto orale che trascrivo in seguito ed alcune informazioni che ho tratto da quel libro (senza Titolo) dalla copertina nera… sul Carretto Siciliano.

Il carretto siciliano comparve nei primi anni dell’Ottocento e venne utilizzato come mezzo di trasporto dei prodotti agricoli. Ben presto si affermò in tutta l’isola soprattutto nel Palermitano nel Catanese e anche nel Ragusano. Nel Ragusano vennero impiegati soprattutto per il trasporto dei Caciocavalli (tipici formaggi dell’area iblea) … con una caratteristica particolare venivano raffigurati la vita di alcuni santi (San Giorgio, Santa Gaudenzia e quasi sempre il volto di Gesù o della Madonna).

Su questo mezzo si è sbizzarrita la fantasia artistica degli artigiani dell’isola, non solo per la parte tecnica costruttiva, ma principalmente per le decorazioni delle sue parti; il Palermitano è caratterizzato dal colore giallo-arancio e il Catanese dal colore rosso e giallo. La vivacità dei colori usati esprime maggiormente le figure riprodotte, che si riferiscono a scene sacre, familiari, cavalleresche, ed a episodi della storia romana, greca, medioevale, moderna e scene delle più note opere liriche.

Se nei primi decenni di produzione le fiancate dei carretti erano scolpite e dipinte con soggetti sacri, successivamente il repertorio si arricchì di nuovi temi – grazie all’influenza dei cantastorie – che andavano in giro per la Sicilia narrando le gesta di cavalieri: Orlando, Rinaldo e Carlo Magno, i più valorosi paladini delle leggende cavalleresche sono tra i grandi protagonisti dell’arte siciliana essi vengono rappresentati in tutto e per tutto nelle pitture dei carrettieri. Ai Santi, quindi, si alternarono storie di paladini e scene della “Cavalleria Rusticana”, la novella  che Giovanni Verga aveva dedicato alla figura del carrettiere. Nella provincia di Catania si distinsero diversi centri di produzione con maestri carradori che, nel tempo, affinarono le tecniche per elevare uno strumento di fatica umana ad opera d’arte.

Nello scorso secolo quest’arte ebbe maggior sviluppo nell’acese, in particolare ad Aci Sant’Antonio, dove sorsero botteghe di fabbri e pittori per la produzione di carretti, tra queste, la bottega del Maestro Domenico Di Mauro definito dal Nobel Quasimodo “il Michelangelo dei carretti”.

Oggi la produzione dei carretti è utilizzata esclusivamente a scopi folkloristici e museali. Quando Guy de Maupassant, scrittore francese, nella Primavera del 1885, sbarcò a Palermo, la prima cosa che lo colpì fu proprio un carretto siciliano e lo definisce” un rebus che cammina” per il valore degli elementi decorativi. ” Tali carretti, piccole scatole quadrate, appollaiate molto in alto su ruote gialle, sono decorati con pitture semplici e curiose, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, incontri di sovrani, ma prevalentemente le battaglie di Napoleone I e delle crociate; perfino i raggi delle ruote sono lavorati. Il cavallo che li trascina porta un pennacchio sulla testa e un altro a metà della schiena…Quei veicoli dipinti, buffi e diversi tra loro, percorrono le strade, attirano l’occhio e la mente come dei rebus che viene sempre la voglia di risolvere”. Molti critici isolani hanno descritto il carretto siciliano, da G. Pitrè a G. Cocchiara, da Enzo Maganuco ad A. Buttitta.

La prima descrizione del carretto siciliano risale al 1833, nel resoconto del viaggio fatto in Sicilia dal letterato francese Jean Baptiste Gonzalve de Nervo (1840-1897) che rimase in Sicilia un mese per raccogliere materiale per il suo libro di viaggio. Egli è il primo viaggiatore che racconti di aver visto sulle strade siciliane dei carretti, le cui fiancate recavano l’immagine della Vergine o di qualche santo, derivata dalla pittura su vetro, molto popolare a quei tempi in Sicilia.

Così dice: ” Specie di piccoli carri, montati su un asse di legno molto alto; sono quasi tutti dipinti in blu, con l’immagine della Vergine o di qualche santo sui pannelli delle fiancate e il loro cavallo coperto da una bardatura, ornata di placche di cuoio e di chiodi dorati”, porta sulla testa un pennacchio di colore giallo e rosso”. I colori giallo e rosso sono i colori della Sicilia.

Il Carretto siciliano oggi Al giorno d’oggi, i Carretti siciliani autentici non vengono più utilizzati per lavoro ma come memoria storica, nei musei o in ricorrenze popolari. Il Carretto è un elemento Folkloristico e fa parte dell’identità isolana. Durante una tranquilla passeggiata in qualche paesino dell’isola potrebbe anche succedere di incontrare semplici vetture motorizzate decorate e abbellite proprio come Carretti siciliani… chissà quale reazione avrebbe il nostro amato Nele Cicuoria alla vista la vista di una autovettura addobbata come un carretto siciliano… Salvatore Battaglia

Presidente Accademia delle Prefi

Cultura

L’Isola di Pantelleria e la Storia dei suoi Circoli, nella straordinaria opera di Sergio Minoli

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Una grande e complessa opera di Sergio Minoli, edita dal Centro Giamporcaro

“Iniziato prima del famigerato periodo del “Covid” (fine gennaio 2020) e ripreso all’inizio di maggio
2023 (data che ufficialmente determina la fine di quella pandemia), questo complesso e variegato
studio sul fenomeno dei “Circoli” distribuiti per tutta l’Isola di Pantelleria, si è finalmente concluso
in questi giorni. Si tratta ora di eseguire una revisione generale dell’opera per passare alla fase di
“Edizione” per poter poi presentarlo, sottoforma di volume unico, a tutta la popolazione pantesca.

Verrà quindi programmata una “anteprima” nei locali del Centro Studi, Ricerca e Documentazione, il braccio operativo del C.C.V.G. (Centro Culturale Vito Giamporcaro) di via Manzoni, 72 al capoluogo, la nota Associazione culturale operativa dal 1993, che potrebbe incaricarsi delle operazioni di edizione e distribuzione di questa ricerca di carattere prevalentemente storico.

Sono circa 250 pagine che comprendono “ricerche storiche” (per la gran parte svolte sui libri
catalogati e depositati presso lo stesso Centro Culturale), “interviste” (tra cui una molto curiosa
rilasciata dall’indimenticato poeta-artigiano Lillo di Bonsulton sull’ex Circolo “CRAIL” di
Bukkuram), molte “foto originali e d’epoca”, “pubblicazioni varie”, e la “descrizione dettagliata”
di ciascuno dei 14 Circoli ancora funzionanti su tutta l’Isola, con una breve dichiarazione degli
attuali Presidenti”.

L’autore, Sergio Minoli

Quanto sopra riportato, è frutto di una intervista fatta all’autore del libro di prossima uscita, dal titolo “Pantelleria: la storia dei suoi Circoli” e precisamente l’ex Direttore del Circolo Didattico “A. D’Aietti” di c.so Umberto I, il prof. Sergio Minoli che si è anche dichiarato gratificato nel segnalare  tutti i collaboratori e le persone che hanno fornito notizie e testimonianze sui Circoli e grazie alle
quali è stato possibile inserire alla fine del libro, un capitolo dal titolo “Amarcord” dove vengono
ricordati con foto e memorie, alcuni dei più prestigiosi Circoli del passato e che oggi, per i più svariati motivi, sono stati momentaneamente o definitivamente chiusi.

Il Centro Giamporcaro i soci e il Presidente Anna Rita Gabriele

Si deve riconoscere al C.C.V.G. (Centro Culturale Vito Giamporcaro), alla instancabile Presidente Anna Rita Gabriele e soprattutto ai Soci che volontariamente partecipano alle varie iniziative programmate annualmente dal Consiglio Direttivo secondo quanto previsto dal proprio Statuto, che ancora una volta si sono attivati per contribuire alla riscoperta e alla conservazione delle tradizioni isolane, trasmettendo a tutti antiche storie, modi di vita, culture e visioni del mondo che hanno fatto di questa isola un esclusivo piccolo continente, sempre più apprezzato dal mondo intero, sperduto in mezzo al canale di Sicilia.

“Iniziato prima del famigerato periodo del “Covid” (fine gennaio 2020) e ripreso all’inizio di maggio 2023 (data che ufficialmente determina la fine di quella pandemia), questo complesso e variegato studio sul fenomeno dei “Circoli” distribuiti per tutta l’Isola di Pantelleria, si è finalmente concluso in questi giorni. Si tratta ora di eseguire una revisione generale dell’opera per passare alla fase di “Edizione” per poter poi presentarlo, sottoforma di volume unico, a tutta la popolazione pantesca.

Verrà quindi programmata una “anteprima” nei locali del Centro Studi, Ricerca e Documentazione, il braccio operativo del C.C.V.G. (Centro Culturale Vito Giamporcaro) di via Manzoni, 72 al capoluogo, la nota Associazione culturale operativa dal 1993, che potrebbe incaricarsi delle operazioni di edizione e distribuzione di questa ricerca di carattere prevalentemente storico.

Sono circa 250 pagine che comprendono “ricerche storiche” (per la gran parte svolte sui libri catalogati e depositati presso lo stesso Centro Culturale), “interviste” (tra cui una molto curiosa rilasciata dall’indimenticato poeta-artigiano Lillo di Bonsulton sull’ex Circolo “CRAIL” di Bukkuram), molte “foto originali e d’epoca”, “pubblicazioni varie”, e la “descrizione dettagliata” di ciascuno dei 14 Circoli ancora funzionanti su tutta l’Isola, con una breve dichiarazione degli attuali Presidenti”.

L’autore Sergio Minoli

L’autore, Sergio Minoli

Quanto sopra riportato, è frutto di una intervista fatta all’autore del libro di prossima uscita, dal titolo “Pantelleria: la storia dei suoi Circoli” e precisamente l’ex Direttore del Circolo Didattico “A. D’Aietti” di c.so Umberto I, il prof. Sergio Minoli che si è anche dichiarato gratificato nel segnalare tutti i collaboratori e le persone che hanno fornito notizie e testimonianze sui Circoli e grazie alle quali è stato possibile inserire alla fine del libro, un capitolo dal titolo “Amarcord” dove vengono ricordati con foto e memorie, alcuni dei più prestigiosi Circoli del passato e che oggi, per i più svariati motivi, sono stati momentaneamente o definitivamente chiusi.

Il Centro Giamporcaro i soci e il Presidente Anna Rita Gabriele

Si deve riconoscere al C.C.V.G. (Centro Culturale Vito Giamporcaro), alla instancabile Presidente Anna Rita Gabriele e soprattutto ai Soci che volontariamente partecipano alle varie iniziative programmate annualmente dal Consiglio Direttivo secondo quanto previsto dal proprio Statuto, che ancora una volta si sono attivati per contribuire alla riscoperta e alla conservazione delle tradizioni isolane, trasmettendo a tutti antiche storie, modi di vita, culture e visioni del mondo che hanno fatto di questa isola un esclusivo piccolo continente, sempre più apprezzato dal mondo intero, sperduto in mezzo al canale di Sicilia.

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Ambiente

Pantelleria, Borsa di Studio dedicata a Sebastiano De Bartoli: ecco chi sono i vincitori

Giada Zona

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In foto i vincitori e le vincitrici della borsa di studio

Giovanissimi di Pantelleria sono stati premiati dal Consorzio Vini Pantelleria Doc.
Abbiamo parlato con Sofia Ferlisi, una delle vincitrici

Sofia Ferlisi,
Chiara Raffaele, Dario Di Malta e Lorenzo Astolfi sono i vincitori delle quattro borse di studio istituite dal Consorzio Vini Pantelleria Doc nel ricordo di Sebastiano De Bartoli, “Sebio”, figura rappresentativa del mondo vinicolo. La premiazione è avvenuta ieri 27 agosto 2025, presso la Sala Consigliare del Comune di Pantelleria.
A consegnare l’ambito premio, l’Assessore Massimo Bonì, il giornalista nonchè Commissario Straordinario del Parco, Italo Cucci, nonchè il Presidente del Consorzio, Benedetto Renda.
 
Avevano tempo entro il 31 luglio 2025 per presentare la domanda di partecipazione solo gli studenti residenti sull’isola e iscritti da almeno nove mesi ad un corso di studi di agraria, viticoltura o enologia presso la scuola superiore o all’università.
Un’idea nata da “Passito della Solidarietà”, un progetto volto a ottimizzare il futuro agricolo, vinicolo ed enologico a Pantelleria che, di fatto, è un’isola che da sempre ascolta la propria terra.

Abbiamo parlato con Sofia Ferlisi, una delle vincitrici.

Da cosa nasce la passione verso questo settore e quanto è importante, in questo, Pantelleria?
“Fin da piccola ho vissuto nel mondo della ristorazione e dell’enogastronomia grazie a mio padre che è da sempre ristoratore.
Quando dovevo scegliere l’indirizzo delle scuole superiori, ho scelto di fare l’istituto alberghiero ad Assisi. Successivamente ho deciso di proseguire gli studi all’università di Palermo, iscrivendomi al corso “Scienze gastronomiche” del dipartimento di agraria; un corso che parla delle scienze, delle politiche e della cultura della gastronomia che mi sta molto a cuore perché riguarda anche Pantelleria.
Sono contenta di essere parte attiva dell’enogastronomia locale perché lavoro come aiuto cuoco e ho deciso di intraprendere questo percorso di studi sia per cultura personale sia perché vorrei portare in alto il nome dell’isola attraverso prodotti locali e ciò che, in generale, offre questa terra.

Cosa rappresenta il premio ieri ricevuto?
“È  un premio che riconosce i miei interessi e anche un percorso che mi piacerebbe intraprendere in futuro per valorizzare il nostro territorio. È  un premio monetario che mi aiuterà a coltivare le mie passioni e ad affrontare le mie spese da fuorisede, ma per me conta soprattutto a livello personale perché è un riconoscimento dato da persone che ammiro profondamente. Mi ha particolarmente motivata a proseguire questa strada.”

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Cultura

Pantelleria, 31 agosto torna il Trofeo del Costruttore: lance e optimist tutti a mare con il Circolo Velico

Direttore

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Doppio appuntamento per gli appassionati di mare: lance pantesche e optimist spiegheranno le vele e sfrecceranno indomiti  per Pantelleria

Immancabile ogni anno, a scadenzare la stagione del Circolo Velico di Pantelleria, tornano le lance pantesche e gli optimist in regata per il Trofeo del Costruttore, dedicato a Francesco Valenza.

Velisti adulti e giovanissimi affronteranno il vento pantesco nei seguenti orari: 
regata optimist – giovani, ore 10.00
regata lance pantesche – adulti ore 15.00

Poi, la premiazione si terrà lo stesso 31 agosto dalle ore 20.30, presso i locali della Mediateca, nell’ambito della mostra permanente del M° Cossyro,

Il Trofeo Challenger “Francesco Valenza”, noto anche come la “Regata del Costruttore”, è un’importante regata di lance pantesche che si svolge a Pantelleria ed è organizzata dal Circolo Velico Isola di Pantelleria. Questo evento, intitolato a Francesco Valenza, maestro d’ascia e compianto costruttore delle storiche imbarcazioni, è una delle principali manifestazioni veliche della stagione sull’isola. Si tratta di un evento che unisce storia, cultura e sport in un connubio ormai indissolubile e imprescindibile.

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