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Salute

Indagine CREA Sanità in quattro Regioni

Marilu Giacalone

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Liste di attesa (e costi) delle prestazioni oculistiche per oltre 24,4 milioni di cittadini

 

Attese superiori anche di oltre l’80% nel pubblico rispetto al privato e costi per evitarle che mettono a rischio di impoverimento per spese sanitarie centinaia di migliaia di famiglie

 

Un italiano su cinque ha gravi o moderati problemi di vista, ma se si va avanti con gli anni (e la popolazione italiana è tra le più “vecchie” d’Europa), si sale al 20% e negli over 75 al 40 per cento.

Per prevenire i guai peggiori sono necessari controlli, visite e terapie che si scontrano ancora una volta contro il muro di gomma delle liste di attesa (e dei costi privati).

Per la prima visita oculistica, ad esempio, i tempi di attesa sono di 84,9 giorni in regime SSN e 73,0 giorni in regime privato accreditato, con un differenziale di 11,9. Per la stessa prestazione si rilevano tempistiche medie di 10,1 giorni sia in regime intramoenia che privato a pagamento, dunque con una riduzione media dei tempi dell’87,2 per cento.

A rilevarlo un’indagine del CREA Sanità –   Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità, riconosciuto come Centro di ricerca da Eurostat, Istat e Ministero della Salute – che ha analizzato a campione quattro Regioni del Nord Ovest, Nord Est, Centro e Sud (Lombardia, Veneto, Lazio e Puglia) in cui si concentra il 41,4% della popolazione italiana, oltre il 24,4 milioni di abitanti.

Sotto osservazione i tempi rilevati in un campione di strutture pubbliche e private (accreditate e non) per quattro prestazioni oculistiche considerate “non urgenti” – ma non per questo non essenziali per la vista degli italiani – quindi più soggette alle liste di attesa: prima visita oculistica, iniezione intravitreale, tomografia ottica computerizzata (OCT) e fluorangiografia.

E se le differenze in base al luogo di erogazione sono forti per le prime visite, anche le altre prestazioni non scherzano.

Per l’iniezione intravitreale le attese vanno dai 64,6 giorni in regime SSN ai 49,8 giorni nel privato accreditato. In regime privato a pagamento si attende in media 13,5 giorni, e i tempi si contraggono ulteriormente in intramoenia (10,6 giorni).

Per l’OCT, nell’offerta pubblica si attendono dai 75,6 giorni in regime SSN ai 63,2 giorni nel privato accreditato, con un differenziale di 12,4 giorni. A pagamento, i tempi si riducono in media del 82,3%, con attese dai 14,9 giorni in regime intramoenia ai 9,7 giorni in privato a pagamento.

Infine, per la fluorangiografia i tempi di attesa vanno dai 71,8 giorni in regime SSN ai 60,7 giorni nel privato accreditato.  A pagamento invece, per la stessa prestazione si attendono dai 9,6 giorni in intramoenia ai 10,9 giorni nel privato a pagamento, con una riduzione media dell’84,5% rispetto all’offerta pubblica.

Per non parlare delle differenze a livello regionale.

I tempi di attesa per la prima visita oculistica nel SSN vanno da un minimo di 53 giorni in Veneto a un massimo di 133 giorni in Lombardia: la differenza di giorni è di oltre il doppio.

Per una iniezione intravitreale è anche peggio, con attese di 39 giorni in Veneto e 181 in Lombardia, un divario di oltre 5 mesi.

Stesso discorso per l’OCT: si va da un minimo di 46 giorni in Veneto e un massimo di 125 giorni in Lombardia.

Infine, la fluorangiografia, con tempi di attesa inferiori ai 2 mesi in Lazio, Veneto e Puglia, ma 114 giorni (quasi 4 mesi) medi dalla richiesta in Lombardia.

In definitiva, per le prestazioni (non urgenti) erogate dalle strutture pubbliche in regime SSN, il Veneto risulta la Regione con i tempi di attesa più contenuti, mentre la Lombardia presenta liste di attesa più lunghe in tutte e quattro le prestazioni considerate.

E se sui tempi non si scherza, anche le tariffe (dirette, ticket o altro) non sono da meno.

La compartecipazione per la prima visita oculistica va dai 20,6 euro medi in Puglia ai 33,6 in Veneto; per l’iniezione intravitreale si va da 33,2 euro nel Lazio a 36,2 in Puglia; per l’OCT e la fluorangiografia, il Lazio e la Puglia presentano i livelli di compartecipazione più elevati (36,2 euro), a fronte di tariffe che si attestano per le stesse prestazioni intorno ai 32,3 –36,1 euro nelle altre Regioni, a eccezione della fluorangiografia in Veneto (36,2 euro).

Relativamente ai costi sostenuti dalle famiglie per prestazioni a pagamento, considerando l’attività intramuraria, la prima visita oculistica costa ai cittadini da 97,1 euro in Puglia a 144,6 in Veneto, con una differenza percentuale del 48,9 per cento. 

Ancora maggiore è lo scarto nel caso dell’iniezione intravitreale, che va dai 150 euro nel Lazio ai 900 in Puglia, con un differenziale del 600%. Per l’OCT si va da 75,1 euro in Puglia a 146,7 in Lombardia (differenza del 95,3%). Infine, per la fluorangiografia il costo è di 105,9 euro in Veneto e 185 in Lombardia, con una differenza del 74,7 per cento.

Nelle strutture private per i pazienti solventi, i costi sono generalmente maggiori. Per la prima visita oculistica si va da 98,9 euro in Puglia a 132,1 in Lombardia, con un aumento rispetto ai costi in intramoenia in tutte le Regioni a del Veneto, dove è minore (-17,8%). Per l’iniezione intravitreale si va da 180 euro nel Lazio a 920 in Puglia

Per l’accesso a una OCT, i pazienti nel privato a pagamento pagano dai 95,2 euro in Puglia ai 174,5 in Lombardia, con un incremento del 2030% rispetto all’intramoenia. Infine, l’erogazione di una fluorangiografia nel privato a pagamento va da 102,7 euro in Veneto a 262,2 in Lombardia, con un differenziale del 155,3% e un prezzo significativamente più alto che in intramoenia, tranne che in Puglia, dove i due regimi sono sovrapponibili.

“A causa del progressivo allungarsi delle liste di attesa – commenta CREA Sanità – anche le persone con redditi bassi si sono spesso trovate di fronte alla condizione di pagare la prestazione sanitaria richiesta per potervi accedere in tempi adeguati. Anche per questo – conclude – oggi si registra un aumento di quasi 380.000 casi di impoverimento a causa delle spese sanitarie”.

Salute

Quando la vita umana prevale: FISA, ANAB e SIPEM, insieme per la Sicurezza Acquatica

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L’unione tra la Federazione Italiana Salvamento Acquatico (FISA) e l’Associazione Nazionale Assistenti Bagnanti (ANAB), un passo significativo nello studio e ricerca che continua. Questa sinergia a tre voci è un esempio lampante di come, quando l’interesse primario è la salvaguardia della vita umana e NON il mero guadagno o il potere politico, portino a benefici inestimabili per l’intera umanità. In un settore delicato come quello del soccorso in acqua, dopo questi tragici avvenimenti, l’integrazione di competenze diverse non solo ottimizza gli sforzi, ma eleva gli standard di sicurezza a vantaggio di chiunque si trovi in difficoltà, convinzione questa di tutti i presidenti delle tre organizzazioni FISA, ANAB E SIPEM.
Questa alleanza a tutto tondo sottolinea un principio fondamentale: la professionalità è la vera chiave di volta. Non si tratta di un optional, continua il presidente Perrotta, ma di una necessità imprescindibile. Ogni istruttore, ogni ente formativo e ogni bagnino deve possedere tutte le strategie sia di insegnamento che di impiego e deve garantire una preparazione impeccabile.
I grandi incontri politici dove non scaturisce nient’altro che mera politica tra potenti, porta il soccorso a restare un presente lacunoso già passato dove le conseguenze restano solo a chi perde un una vita. Non basta infatti la sola preparazione tecnica, non basta il raggiungimento di tempi con un cronometro per affrontare situazioni di emergenza in acqua; è fondamentale che gli operatori siano dotati sia degli strumenti psicologici per gestire lo stress per restare concentrati sotto pressione e offrire a loro volta supporto emotivo, sia alle vittime che ai colleghi dopo eventi traumatici.
La preparazione di un soccorritore parte da una consapevolezza del proprio mestiere, del rischio e della percezione dei pericoli ad esso connessi.
Per gli utenti, per i genitori, per chiunque si avvicini all’ambiente acquatico, diventa cruciale verificare e pretendere questa professionalità. Chiedere credenziali, informarsi sui percorsi formativi, assicurarsi che gli istruttori siano costantemente aggiornati, e che la loro formazione includa anche aspetti psicologici, non è un’eccessiva pignoleria, ma un atto di responsabilità.
La superficialità o l’improvvisazione in questo campo possono avere conseguenze devastanti come gli ultimi accadimenti, Incidenti che avrebbero potuto essere evitati, dolori profondi e perdite irreparabili sono spesso il risultato di una mancanza di preparazione o di un’attenzione insufficiente agli standard. Per questo, l’unione di FISA, ANAB e SIPEM è un messaggio chiaro: lavorando insieme, con un focus incrollabile sulla qualità e sull’etica, e con una vision che abbraccia ogni aspetto dell’emergenza, si possono prevenire tragedie e garantire un ambiente acquatico più sicuro per tutti. È un invito a ogni cittadino a non accontentarsi, a esigere il massimo da chi è preposto alla sua sicurezza e preparazione e per riconoscere questo valore inestimabile della vera professionalità.
Le leggi devono cambiare a vantaggio della vita umana attraverso lo studio degli incidenti passati per scelte più giuste per il futuro.

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Salute

Liste d’attesa, visite notturne e nei festivi nel pubblico e priorità ai più fragili e gravi. Caronia “Una vera rivoluzione che può risolvere il problema”

Marilu Giacalone

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Con tre emendamenti proposti da Marianna Caronia (Noi Moderati) e approvati all’unanimità, la Commissione Bilancio dell’Assemblea Regionale Siciliana ha proposto di apportare due “semplici ma rivoluzionarie” modifiche al sistema di organizzazione delle liste d’attesa, con l’obiettivo di ridurle drasticamente, introducendo allo stesso tempo uno strumento di controllo e conoscenza da parte dei cittadini e del Parlamento.
“Si tratta di provvedimenti che per la realtà siciliana – spiega Caronia – sono tanto semplici quanto rivoluzionari e possono davvero rappresentare il momento della svolta nella triste vicenda delle liste d’attesa in sanità”.
Secondo quanto votato in Commissione, infatti, le strutture ospedaliere siciliane potranno erogare visite ed esami diagnostici nei giorni festivi e nelle ore notturne dei giorni feriali, previa verifica della disponibilità. Questa misura, oltre ad abbattere i tempi d’attesa, assicurerà il funzionamento ottimizzato dei macchinari, evitando sprechi di capacità tecnologica e riducendo in modo significativo i tempi di ammortamento dei costi di investimento sui macchinari diagnostici.

Le Aziende Sanitarie dovranno inoltre destinare risorse specifiche per ridurre i tempi d’attesa delle prestazioni critiche, con priorità a pazienti oncologici, oncoematologici, cronici complessi e con altre vulnerabilità: persone con disabili, minori, donne in gravidanza; soggetti con vulnerabilità socio-economiche.  

“Per la prima volta – spiega Marianna Caronia – si introduce il principio di valutazione del costo delle macchine diagnostiche, come TAC, risonanze e apparecchiature ad alto “tempo macchina”. L’obiettivo è massimizzarne l’utilizzo, riducendo non solo le liste d’attesa ma anche i tempi di ammortamento, con evidenti risparmi per il sistema sanitario.”

Un ultimo emendamento prevede che l’Assessore alla Salute debba presentare al Parlamento relazioni semestrali sui risultati raggiunti, “garantendo – continua Caronia – un controllo costante dell’efficacia delle misure e una rendicontazione pubblica ai cittadini.”
“Queste modifiche possono davvero segnare un momento di svolta – spiega la parlamentare di Noi Moderati – perché autorizzare prestazioni in orari notturni e festivi significa rispondere all’emergenza liste d’attesa con pragmatismo. Dare priorità ai pazienti fragili è un dovere etico, mentre l’ottimizzazione dei macchinari trasforma i costi in opportunità”

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Salute

Pantelleria, allarme Pronto Soccorso: pochi medici, turni massacranti e caos estivo. Ci scrive un pantesco

Redazione

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Riceviamo e pubblichiamo
Continuano le segnalazioni dei cittadini che arrivano dai vari ospedali, in seguito a disfunzioni varie che poi ricadono sugli utenti
 

Un cittadino dell’isola di Pantelleria lamenta delle criticità al Pronto Soccorso dell’ ospedale Nagar: “Chi scrive è un cittadino che ha avuto modo di constatare personalmente la situazione attuale del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Pantelleria e intende segnalare alcune gravi criticità che richiedono un intervento urgente. Il numero di medici in servizio è estremamente ridotto. L’attuale facente funzioni, Dirigente Medico, è costretto a sostenere un numero eccessivo di turni notturni, con evidenti ripercussioni sul suo stato di salute, sulla qualità dell’assistenza e sulla sicurezza operativa. A complicare la situazione vi è l’assenza di un altro medico a seguito di un infortunio e l’esenzione dai turni notturni di una dirigente medico per motivi di salute”.

 

Poi il cittadino, che sembra conoscere molto bene le dinamiche interne, aggiunge: “La situazione è ulteriormente aggravata dal notevole incremento di accessi al Pronto Soccorso durante il periodo estivo. Al momento, l’intero servizio viene mantenuto grazie all’encomiabile impegno del personale infermieristico, sottoposto a forte stress e carichi di lavoro non più sostenibili.
 

“Noi cittadini panteschi abbiamo già vissuto, con grande amarezza, il progressivo depotenziamento del nostro ospedale. Non ultima, la prevista chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia secondo la nuova rete ospedaliera. Dobbiamo ora preoccuparci anche per il futuro del Pronto Soccorso? Ci appelliamo alle autorità competenti affinché vengano adottati, con la massima urgenza, provvedimenti concreti per garantire la continuità e la dignità dell’assistenza sanitaria sull’isola”.

 

Le criticità 

Pantelleria vive alcune perduranti criticità legate alle aree disagiate,  dall’ isolamento alla carenza di personale, dagli elevati costi alla complessità nei trasferimenti. Spesso tutto questo si traduce in crisi sanitaria della comunità.
Sono anni che si parla di potenziamento reale dei servizi, di standardizzazione dell’emergenza e di  innovazioni come la telemedicina e il turismo sanitario inverso. La telemedicina ad esempio potrebbe offrire modelli alternativi e ridurre i disagi.
Sono necessari degli incentivi economici e professionali per medici e specialisti che scelgono di lavorare sulle isole, con turni premianti, alloggio e compensi.
Su una isola come Pantelleria, che dista 200 miglia da Trapani,  in assenza di collegamenti, specie in inverno, il Pronto Soccorso può restare l’unica linea di soccorso, ma  se è sottodimensionato è un grande problema.
 

Pantelleria da anni affronta delle complessità, ha perso progressivamente reparti. 
Ma il diritto alla salute non può essere garantito solo sulla terra ferma.

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