Cultura
Il pesto alla Trapanese, eccellenza del gusto al G7

C’è pesto e pesto
Il Pesto alla trapanese è un condimento squisito, tipico della cucina siciliana, in particolare di Trapani. Si differisce dal classico Pesto alla genovese perché è a base di pomodori sbollentati, mandorle, pecorino, basilico, aglio e olio extravergine, insieme pestati al mortaio.
Il pesto alla Trapanese, eccellenza del gusto al G7
Ad Ortigia, lo chef Peppe Giuffrè, ha illustrato l’antica tecnica di lavorazione degli ingredienti, effettuando una dimostrazione con il mortaio di legno durante il Cooking show in uno degli Stand presenti ad Ortigia all’Expo DiviNazione che ha preceduto il G7 agricoltura e pesca, ancora in corso.
Il Summit internazionale con rappresentanti istituzionali di Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania, Regno Unito e di nove Stati africani.
Gli show cooking e le degustazioni si svolgono all’interno dello stand della Regione Sicilia, 400 metri quadrati che riproducono i mercati storici dell’Isola, testimoni autentici dell’identità culturale di una terra che con i suoi sapori e profumi valorizza il suo straordinario patrimonio agroalimentare.
Il pesto alla Trapanese un piatto tipico dell’eccellenza agroalimentare della Sicilia
Immaginatelo Corposo, dalla consistenza cremosa e granulosa e dal sapore ricco e mediterraneo.
La tradizione comanda che il pesto alla Trapanese o ( L’AGGHIA PISTATA) venga utilizzato per condire le tipiche Busiate alla trapanese, un formato di pasta squisito; ma se non le trovate, potete utilizzarlo per condire le bruschette oppure per condire anche delle ottime Lasagne al pesto trapanese!
Di ogni ricetta tradizionale esistono numerose varianti, quella che vi regalo oggi è la Ricetta originale del Pesto trapanese assaggiata ad Ortigia preparata da uno chef Trapanese
Si tratta di una preparazione molto facile e veloce; una volta sbollentati i pomodori e spellati, vi basteranno 5 minuti per realizzare la salsa con mortaio e pestello.
Se volete velocizzare o non avete gli strumenti, potete utilizzare il mixer a lame, facendo attenzione a dosare la velocità per ottenere un condimento non frullato
Ingredienti per 4 persone
– 250 g di pomodori perini
– 50 g di mandorle con buccia (se volete velocizzare, potete usare anche quelle già spellate)
– 50 g di basilico fresco
– 1 cucchiaio abbondante di pecorino
– 1 spicchio d’aglio rosso (che potete sostituire con l’aglio classico)
– Olio extravergine d’oliva ( di quello buono )
– Sale e pepe
Procedimento per la preparazione del pesto alla Trapanese:
1 Sbollentate le mandorle: Fate bollire in un pentolino dell’acqua e aggiungete le mandorle. Cuocete per circa tre minuti, quindi scolate e sbucciate le mandorle.
2 Preparate i pomodori: Incidete i pomodori con un taglio a croce e tuffateli in acqua bollente per circa due minuti. Sbucciateli ed eliminate il picciolo, premeteli facendo uscire fuori tutta l’acqua e i semi.
3 Grattugiate il pecorino e pulite il basilico fresco senza bagnarlo.
Preparate l’aglio: Sbucciatelo e tagliatelo a fettine.
4 Versate tutto nel mortaio e pestate gli ingredienti: Utilizzate un mortaio di marmo e pestate con un pestello di legno lentamente e senza strisciare. Iniziate con le mandorle, poi i pomodori, quindi unite l’aglio e il basilico, fino ad ottenere un composto corposo.
Ecco pronto il vostro Pesto alla trapanese preparato in un attimo con tutti gli ingredienti a crudo, un vero trionfo di gusto
Buonissimo, semplice e fresco.
Ora non vi resta che cuocere la pasta, al dente mi raccomando e servirla con il pesto alla trapanese. Ma se intanto che cuocete la pasta volete assaggiare il pesto, spalmatelo su una fetta di pane.
Sentirete che bontà
Cultura
Pantelleria, altro successo per il Vespa Club con la serata dedicata a Sanremo

Ieri, 12 luglio 2025, presso l’accogliente Piazza Cavour di Pantelleria, si è tenuto l’atteso evento “Vespa Sanremo”.
Nato da una idea del presidente dell’associazione a due ruote, Giovanni Pavia, ha subito avuto il consenso generale, e la serata di ieri ha dato confermato la bravura e l’impegno organizzativo, mietendo un nuovo successo.
Il Presidente Pavia così ci ha dichiarato: Sono molto soddisfatto per il risultato che abbiamo raggiunto come club e come popolazione pantesca, soddisfazione espressa anche dai ragazzi del Direttivo per la bella riuscita della serata che inizialmente sembrava partire un pò a rilento ma subito dopo la piazza si è arricchita non solo di panteschi ma anche di turisti molto incuriositi.
La serata era presentata da Giuseppe Belvisi e da Florinda Valenza, che hanno lavorato in grande sinergia, spirito di comunità e di aggregazione: non potevo personalmente scegliere di meglio! Sul palco hanno modulato una scaletta, a firma di Francesca Marrucci, perfetta e coinvolgente.
La giuria IMPECCABILE TUTTI, agendo in modo molto professionale visionando accuratamente sia gli abiti che il veicolo ispezionato nei minimi dettagli e con la grande serietà di Simone Parisi conoscitore delle 2 ruote da piccolino e dai tempi quando ha iniziato il mestiere di meccanico con al Comando il papà.
Grazie ancora a tutti per quello che avete fatto per noi è stato un piacere trascorrere la serata con voi speriamo che più avanti possiamo organizzare altre cose belle per l’isola.
Ma andiamo alla premiazione:
- 3° classificato: La Iosa Giuseppe a bordo di una Vespa PX 125 del 1978 iscritta al registro storico FMI versione senza frecce;
- 2° classificato : I fratelli Pavia, Valerio e Milena a bordo di una Vespa 125 VNB1T del 1960 iscritta al registro storico FMI con riconoscimento targa Oro;
- 1° classificato : Angelo Farina e la moglie Franca a bordo della propria Vespa 125 VNB6T del 1965 la Vespa che li ha accompagnati e li accompagna quotidianamente , il socio Farina è anche il più adulto del Club.
A Pantelleria, Vespa-Sanremo, buona la prima.
Cultura
Tutti al Mare. Oggi si parla di venti con il Comandante Stefano

Come memorizzare il nome di tutti i venti in pochi secondi e non dimenticarli più
Da oggi, Il Giornale di Pantelleria, offrirà nuovi contenuti relativi al mare e alla navigazione, con l’aiuto prezioso di un ospite speciale: il Comandante Stefano della Scuola Nautica Delta.
Come approccio iniziale, chiameremo questa rubrica Tutti al Mare.
Si parlerà di navigazione sicura, di venti, di pesci e quanto altro si desideri approfondire per vivere il mare con consapevolezza e, quindi, maggior piacere.
Oggi iniziamo con una delle lezioni base della nautica: conoscere i venti.
Il nostro Comandante, come promette, in trenta secondi ci illustra perfettamente e in modo indimenticabile la Rosa dei Venti.
In 30 secondi ti faccio ricordare per sempre i nomi di tutti i venti principali.
I nomi dei venti sono stati dati più o meno all’epoca dell’impero romano, quando praticamente il Mediterraneo era considerato il centro del mondo, il centro dell’universo.
I nomi dei venti facevano riferimento a un punto, posto più o meno al centro del Mediterraneo, come l’isola di Zante.
- A nord abbiamo i monti, da cui la Tramontana.
- A nord-est abbiamo la Grecia, da cui il vento di Grecale.
- A est tutte le mattine si leva il sole, per cui il vento di Levante.
- Circa sud-est abbiamo la Siria, da cui lo Scirocco.
- A sud abbiamo l’Ostro, o Mezzogiorno.
- Dalla Libia il Libeggio,
- da ovest, dove si depone il sole, avremo il Ponente.
- A nord-ovest abbiamo Roma, città maestra, da cui Maestrale.
Per questo e altre curiosità sul mondo marino seguite il nostro Comandante Stefano della Scuola Nautica Delta, anche su TikTok
Cultura
Antiche Voci di Pantelleria: vocaboli, grammatica, espressioni e origini del dialetto a cura di Angelina Rodo

Antiche Voci di Pantelleria: Vocaboli, grammatica, espressioni e origini del dialetto di Pantelleria – 11 luglio 2025
di Angelina Rodo, autrice del vocabolario è una nota e ammirata penna pantesca.
Nel titolo di questo articolo abbiamo scritto “a cura” che non è “accura”, che significa “attenzione”. Ma forse, involontariamente, l’attenzione vogliamo concentrarla su questa uscita letteraria, che viene così descritta:
Documento storico, attestante il linguaggio stanziatosi nel tempo in un’aria circoscritta, il dialetto ha la sua dignità, la sua storia e non va considerato inferiore alla lingua nazionale.
Senza dubbio l’obbligo della frequenza scolastica ha concorso alla diffusione della lingua italiana ed i mass media hanno sempre più offerto un modello di lingua a danno del dialetto, specie di quello parlato dalle persone avanti negli anni.
Ne consegue la necessità di una ricerca accurata del dialetto, in questo caso, pantesco al fine di conservare la terminologia e gli elementi grammaticali a favore delle generazioni future e dei giovani di oggi ai quali va ricordato che sul dialetto si basa la storia della gens a cui appartengono.
Non si deve però intendere che il presente lavoro dia spazio ad un arido elenco alfabetico di vocaboli; non un dizionario, ma uno studio sulla etimologia dei termini dialettali inseriti nel contesto di ciascuna età storica dell’Isola che ha registrato un susseguirsi di stanziamenti di etnie. Un ampio spazio è riservato all’analisi degli elementi grammaticali del vernacolo in oggetto.
Va tenuto presente che nel vernacolo, come in tutti i linguaggi, si verifica la diastratia, in quanto il modo di esprimersi varia secondo l’estrazione sociale, l’età e l’ambiente dell’individuo. È da sottolineare che tra le contrade di Kamma, Tracino, Scauri, Rekale e il capoluogo si notano delle differenze linguistiche lessicali e fonetiche nelle persone molto anziane. Ciò è da attribuire all’isolamento in cui versavano fino ai primi decenni del 900 le contrade per la mancanza di una rete stradale e di mezzi di trasporto che le collegassero con il capoluogo.
Nel capoluogo, la cui società si presentava eterogenea, i modi espressivi subivano l’apporto linguistico degli esiliati politici, dei coatti e dei capitani dei velieri nonché dei forestieri presenti nell’Isola per la costruzione dell’aeroporto e dei militari nel periodo del secondo conflitto mondiale.
È evidente che la terminologia del “centro” risulta meno arcaica di quella del “contado”.
La differenza più evidente fra il dialetto del capoluogo e quello della campagna consiste nella pronuncia del suono, per cui nel capoluogo la chiave è chiavi, nel resto dell’Isola ciavi, çiavi.
Di influenza araba l’accostamento di nome + nome come erba ventu (erba parietaria); tallarita notti (pipistrello) oppure la ripetizione della stessa parola come guardagguarda (con molta attenzione); strincistrinci (alla fine); favifavi (rigonfiamento della pelle provocato dalle fave) kiffikiffi (dello stesso carattere).
Non sempre la scrittura riesce a dare il suono esatto specie se il vocabolo è pronunciato dai non siciliani. E’ difficile, infatti, pronunciare esattamente il nesso consonantico ddu (pronuncia ddru), il nesso kh che si pronuncia con la c aspirata come in toscana mentre la c con la cediglia come se davanti ci fosse la s.
Nella dizione di alcuni vocaboli è importante l’accento, perchè se si sbaglia, il vocabolo cambia di significato.
Quale la differenza fra cònsolo e consòlo? Fra cùccia e cuccìa?
Cònsolo è l’arnese da pesca, consòlo è l’insieme di pietanze che si portava a chi era morto un esponente della famiglia. Cùccia è il comando che si da al cane; Cuccìa il dolce che si prepara per Santa Lucia.
Caratteristica del dialetto pantesco è l’assenza di una particolare cadenza.
Nel lavoro uno spazio è dedicato, infine, a particolari modi di dire e alle espressioni dei nostri avi che vanno ricordati perché, come recita Ignazio Buttitta: “un populu… quannu ci arrobbanu a lingua/aduttata di patri/è persu pi sempri…”
Il testo è acquistabile su Amazon da cui abbiamo tratto la descrizione
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