Salute
Dormire poco e male è un rischio: tante malattie in agguato

“Il sonno è un momento di riadattamento del nostro sistema cardiovascolare, un momento fondamentale”
di Francesca Zavettieri da Meteoweb.eu
10 Apr 2024 | 17:28
Diabete, ipertensione, obesità, calo delle difese immunitarie e della memoria fino al Parkinson e all’Alzheimer: dormire poco e male è un allarme, qualcosa nel nostro organismo non va, e se non si corre ai ripari nel modo giusto i rischi sono seri. Diagnosi e terapia sono essenziali ma essenziale è anche lo stile di vita.
Insonnia e disturbi del sonno
Spesso si riduce il tutto con il termine improprio di “insonnia” ma non è esattamente così. I ritmi di vita contemporanei (soprattutto per chi vive e lavora in città) non aiutano ma trovare un equilibrio tra lavoro, vita privata e sociale può già essere una cura.
“L’insonnia è uno dei tanti disturbi del sonno – spiega il professor Giuseppe Plazzi, responsabile della ricerca “Disturbi del sonno e ritmi biologici” presso l’Istituto di scienze neurologiche di Bologna (Irccs) e dal novembre 2022 presidente dell’European narcolepsy network (Eunn) -. Sono sei le categorie fondamentali di disturbi del sonno, l’insonnia è certamente una di queste ed è anche la più frequente, quindi quella con la più alta prevalenza ed incidenza. Gli altri disturbi sono quelli del respiro legati al sonno, i disturbi da ipersonnia diurna quindi l’ipersonnia di origine centrale, i disturbi del ritmo circadiano, le parasonnie e i disturbi del movimento durante il sonno.”
L’insonnia, in particolare, può essere cronica o di breve durata e si caratterizza da un sonno di scarsa qualità, di breve o insufficiente durata.
Cosa fare se si ha un disturbo del sonno?
Qual è la prima cosa che deve fare chi accusa disturbi del sonno? “Ci sono due cose può fare in parallelo – consiglia Plazzi -. La prima è parlare con il proprio medico perché l’insonnia può essere, oltre ad una patologia che va comunque trattata, anche un segnale di allarme di qualcosa che non va quindi di altre patologie del nostro corpo. La seconda, fare una sorta di esame con sé stesso per capire quali sono le cose sbagliate del proprio stile di vita che possono anche influenzare il sonno“.
I ritmi di vita contemporanea, soprattutto per chi vive e lavora nelle città, incidono in modo importante sulla qualità e quantità del sonno, ed è un elemento che bisogna tenere in grande considerazione. “All’interno della popolazione lavorativa a livello europeo – rileva Plazzi – circa il 30% delle persone attive fanno i turni. Il lavoro da turnista si sa che incide in modo deleterio sulla qualità del sonno e anche sulla possibilità di causare delle patologie del sonno croniche. Circa il 25%-30% delle persone lavorano come turnisti sviluppano una patologia cronica del sonno: un dato estremamente elevato. Poi ci sono tutte le forme di alterazione dei nostri bioritmi e dei ritmi circadiani causate anche dall’inquinamento luminoso e di quello acustico con l’eccessiva stimolazione sensoriale. Sono tutti elementi che possono provocare dei disturbi del sonno e che possono incidere moltissimo sulla qualità e anche sulla quantità del sonno tanto che registriamo un’alta percentuale sia di adolescenti che di adulti che presentano ormai una privazione del sonno cronica“.
Cosa si rischia se non si dorme bene?
Cosa rischia al livello fisico e mentale chi non si prende cura della propria qualità del sonno? “Il sonno – risponde il professor Plazzi che è anche responsabile scientifico e coordinatore dell’ambulatorio per la narcolessia e le ipersonnie dell’Irccs di Bologna – non è soltanto un momento di riposo e di ristoro che peraltro è la sua funzione fondamentale, ma è anche un momento di attivazione dei sistemi che archiviano i nostri ricordi, quindi per la memoria, e un momento fondamentale per il riassetto dei ritmi endocrinologici a partire dall’insulina ma anche del cortisolo.
Il sonno è un momento di riadattamento del nostro sistema cardiovascolare, momento fondamentale, e quindi con la sua privazione rischiamo disturbi dell’umore, della memoria, dell’attenzione, disturbi metabolici a partire da un aumento della resistenza insulinica e quindi di contrarre il diabete, disturbi del metabolismo dei grassi e quindi un aumento del peso corporeo, disturbi legati al nostro sistema cardiovascolare con una tendenza all’aumento della pressione, all’ipertensione, e infine al sistema immunitario e alla memoria che, si sa, sono strettamente legati.
In ultima analisi, un buon sonno è una garanzia per una buona difesa immunitaria. Un altro elemento è poi quello delle malattie neurodegenerative provocate da una scarsa qualità del sonno. Ci sono tanti studi oggi che dimostrano come la qualità del sonno e una giusta quantità del sonno siano fondamentali per evitare la riposizione di proteine anomale, si chiamano proteine mal ripiegate (misfolded), che sono responsabili di tutte le forme fondamentali di disturbi neurodegenerativi che affliggono l’uomo come la malattia dell’Alzheimer e tutte le patologie ad essa simili ovvero le taupatie legate all’accumulo di proteina tau nel cervello, e la malattia del Parkinson in tutte le sue differenziazioni. Quindi la pulizia del nostro cervello, durante il sonno protegge da queste patologie.“
Salute
Sanità, Giuliano (UGL): “OSS, figura confinata in un angolo. Non esistono lavoratori di serie B, la politica deve intervenire”

“E’ passato del tempo da quando, era il 2021, la senatrice Paola Boldrini cercò attraverso un DDL di far ottenere agli OSS quei diritti e quella dignità ancora oggi negati. Non essendo schiavi di alcun pregiudizio politico salutammo con soddisfazione quello che immaginavamo potesse essere l’inizio di un cammino che portasse alla luce, garantendo definizione e valorizzazione del ruolo che prevedesse anche una formazione continua e di alta qualità, una figura essenziale ed insostituibile della piramide della sanità italiana. Tante buone intenzioni, si parlava anche della possibilità di dichiarare usurante la professione, a cui però non è stato dato alcun riscontro. Così che ad oggi la figura dell’operatore sociosanitario rimane confinata in un angolo, quasi dimenticata, senza ottenere i riconoscimenti, giuridici e materiali, che sarebbero dovuti. Anzi con la creazione della figura dell’assistente infermiere, su cui confermiamo la nostra assoluta contrarietà, si è data una violenta spallata a quella crescita professionale che da tempo viene giustamente reclamata dalla categoria. Così, oggi, gli emolumenti degli OSS continuano a non garantire loro una vita dignitosa a fronte di carichi di lavoro spesso insostenibili cui si sommano da tempo aggressioni fisiche e verbali che sono tra le cause scatenanti dei sempre maggiori casi di burn-out. Discutere di un futuro migliore della sanità italiana rimane una missione impossibile se si continueranno ad avere lavoratori di serie B, messi al margine del sistema. Per questo chiediamo alla politica di intervenire per riprendere il filo di quanto la senatrice Boldrini aveva pensato. Per garantire agli oss di uscire dal limbo reclamando quella dignità che meritano” dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute.
Salute
Pantelleria e Egadi nella telemedicina dell’ASP di Trapani con Tunisia, progetto da 900mila euro

L’UE finanzia un progetto di telemedicina dell’Asp Trapani con la #Tunisia. E’ stato infatti approvato dal Dipartimento regionale della Programmazione il progetto di cooperazione, con capofila l’ASP Trapani, nell’ambito del Programma “Interreg VI-A Next Italia Tunisia 2021-2027” per iniziative di Telemedicina, denominato “TÉLÉ-MÉD-ISOLÉS – Services innovants de télémédecine a impact euroméditerranéen pour les sujets en conditions d’isolement”.
Il progetto, in partenariato con enti e istituzioni italiane e tunisine, prevede azioni di cooperazione transfrontaliera per promuovere la parità di accesso all’assistenza sanitaria e la resilienza dei sistemi sanitari. Mira a fornire servizi innovativi di telemedicina “di prossimità”, a impatto #euromediterraneo, a favore di un target di beneficiari, comprensivo di soggetti in condizione di “isolamento” sia per lontananza, sia per status sociale, migliorando significativamente la gestione delle malattie croniche e promuovendo la prevenzione in Sicilia e Tunisia, sfruttando le tecnologie di telemedicina per superare le barriere geografiche e socioeconomiche all’accesso alle cure, e riducendo gli spostamenti per raggiungere i luoghi di cura.
Il contributo comunitario per la realizzazione del progetto è pari a 907 mila euro, per un biennio di attività.
Sei i partner: tre italiani, ASP Trapani (capofila), Università degli Studi di Messina – Dipartimento di Giurisprudenza e Consorzio Sisifo, e tre tunisini, DACIMA Consulting, Association pour l’Education sanitarie en Médicine d’urgence e ABSHORE Tunisie. La convenzione tra gli enti partner sarà siglata il prossimo 5 maggio.
I partner tunisini individueranno di contro le località del territorio caratterizzate da difficoltà di accesso in cui implementare il progetto, aventi come target di riferimento i pazienti affetti da malattie croniche, con particolare riferimento al #diabete mellito. Il diabete comporta anche costi molto elevati: il 6,7% dell’intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata è assorbita dalla popolazione diabetica
Salute
Prevenzione neonatale, presentato in ARS disegno di legge per diagnosi su immunodeficienze primitive

E’ stato presentato disegno di legge a firma di Giuseppe Pace, capogruppo di Democrazia Cristiana presso l’ARS, su “Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle immunodeficienze primitive”.
Lo scopo di tale atto è quello di inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) lo screening neonatale obbligatorio per la diagnosi precoce delle immunodeficienze primitive.
Tali malattie sarebbero tanto rare quanto gravissime con possibili conseguenze fatali. La diagnosi precoce potrebbe evitare tutto ciò.
In buona sostanza diagnosticare un sistema immunitario carente può rappresentare un salvavita per il neonato.
Il disegno di legge farebbe realizzare un Centro di coordinamento per gli screening neonatali dedicato alle immunodeficienze primitive, presso i presìdi ospedalieri dotati di Unità Operativa di Oncoematologia pediatrica.
In questo modo anche lo stile di vita del neonato migliorerebbe, evitandone la migrazione sanitaria, per viaggi della speranza.
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