Spettacolo
DAL MITO DEL TEATRO GRECO ALLA FANTASTICA STORIA DEL TEATRO SICILIANO

“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave
di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte,
l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li
possederà per tutta la vita”. J.W Göthe
La Sicilia, si sa, è costellata di luoghi magici, seppur nella loro semplicità. E così, passeggiando
lungo l’entroterra o in prossimità del mare vi potrebbe capitare di imbattervi in un teatro in pietra
con il cielo come soffitto ed i monti o colline come pareti. Per molti secoli, prima che il cinema e la
televisione entrassero a far parte della vita d'ogni uomo, il teatro era l’unica forma di spettacolo
capace sia di divertire gli spettatori, sia di rappresentare i problemi e i sentimenti dell’animo
umano.
Le prime rappresentazioni videro la luce nei teatri all’aperto dell’antica Grecia, dove ben tre
tragedie e una commedia si susseguivano nell’arco di una giornata davanti ad un pubblico sempre
numeroso ed attento; Così pure in Sicilia, parte della “Magna Grecia”, i greci fondarono insieme
alle città anche dei teatri degni per bellezza e posizione a quelli della madre patria.
Il Teatro greco nell’Isola ai tempi della “Magna Grecia”
Piccola o grande che fosse ogni città greca della Sicilia aveva un teatro, in pietra, scavato nella
roccia e rivolto al mare: erano molti di più di quelli che si possono ammirare oggi. Noi abbiamo
scelto i più belli, integri e attivi e soprattutto d'estate ci fanno emozionare con i grandi classici, i
miti, la poesia. Oggi come 2500 anni fa.
Goethe durante il celebre viaggio in Italia annotava sul taccuino che “senza la Sicilia, non ci si può
fare un’idea dell’Italia: qui soltanto è la chiave di tutto”. Noi potremmo dire che vedendo la Sicilia
possiamo avere un assaggio di ciò che fu la Grecia antica.
La Sicilia è stata un crocevia delle civiltà mediterranee, tra cui i Greci, che quando fondavano una
città ci costruivano anche un teatro in pietra. Andare a teatro per loro era un’attività
fondamentale per la vita, come partecipare a un rito sacro. Ancora oggi alcuni di questi luoghi
rivivono, regalandoci ore indimenticabili alla luce del tramonto, con rassegne teatrali ed eventi che
sfruttano la suggestione delle architetture elleniche, scavate nelle rocce come conchiglie che si
aprono di fronte al mare. Ne citiamo solo sei.
Il primo teatro in Sicilia, il più famoso è quello di Siracusa, seguono quelli di Taormina, Segesta,
Catania, Tindari ed Eraclea Minoa. Alle rappresentazioni partecipava tutto il popolo, pagando un
biglietto d’ingresso d’entità modesta; gli spettatori prendevano posto sulle gradinate durante le
ore del giorno (mai della notte) venivano rappresentate ogni volta opere di due autori, tra i quali il
pubblico sceglieva il vincitore che veniva solennemente proclamato. Gli spettacoli erano allestiti a
spese dello stato e dei cittadini più ricchi; venivano rappresentate opere scritte da grandi poeti: i
più famosi sono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che scrissero tragedie, e Aristofane, che scrisse
commedie. Gli argomenti delle opere erano molto seri: prendevano le mosse dal materiale della
tradizione mitica ed epica, e avevano lo scopo di proporre argomenti di riflessione e di
maturazione dell’animo.
119 ANNI FA’ NASCE LA FANTASTICA STORIA DEL TEATRO SICILIANO
Nell’anno del Signore 1902, al Teatro Argentina di Roma, nelle ore serali, viene scritta la prima
pagina di una bellissima favola siciliana che per molti anni farà parlare il mondo intero: un
manipolo di attori poveri e analfabeti provenienti dalla lontana Sicilia, parte orientale, Catania per
la precisione, da quella sera, farà impazzire il pubblico nazionale e internazionale recitando in
siciliano le opere dei grandi commediografi e drammaturghi dell’epoca, Verga e Capuana fra tutti,
ma anche Alessio Di Giovanni, Pier Maria Rosso di San Secondo, Gabriele D’Annunzio, Angel
Guimerà e decine di altri.
Adesso chiudete gli occhi e immaginate Catania fra l’Ottocento e il Novecento, il centro storico con
le basole di pietra lavica levigata dalle suole delle scarpe e dalle ruote dei carretti e delle carrozze,
gli odori della pescheria, i venditori di frutta e verdura dell’Etna, l’acqua di Paternò “frisca e
annivata”, le botteghe dei tappezzieri, dei ciabattini, e dei falegnami.
Immaginate una grande piazza come quella dell’Università, al centro della quale è ubicato il
palazzo del marchese Antonino di San Giuliano, senatore del Regno d’Italia, il quale in un
magazzino che ha ingresso laterale in via Ogninella, ospita la famiglia Grasso che in quei locali
angusti – da essa stessa denominati Teatro Machiavelli – rappresenta ogni sera l’Opera dei pupi.
Lì don Angelo Grasso, rinomato marionettista proveniente da Acireale, che aveva appreso l’arte
dei pupi dal padre Giovanni e costui dal padre, fino alla notte dei tempi, ogni sera porta sulle scene
le gesta di Orlando e Rinaldo, Angelica e Medoro, Carlo Magno e Gano di Magonza.
Il prezzo del biglietto in questi teatri è di pochi centesimi. All’interno – secondo la descrizione di
Enzo e Sarah Zappulla Muscarà – c’è il venditore di acqua e” zammù, di calia e simenza” e i
cosiddetti “sunatura orvi cicati”.
All’ingresso c’è sempre donna Ciccia Grasso, la madre di Giovanni. Secondo la descrizione di Nino
Martoglio, se ne sta sempre “imbacuccata in due scialli di lana, col naso rosso per il freddo,
davanti a un tavolinetto rustico e a un salvadanaio, dove infilava, ad uno ad uno, i soldini degli
avventori, lamentandosi, dopo la morte del marito, il grande puparo Angelo Grasso, languida e
triste come un salice piangente, per le tante spese che gravano sulle spalle del povero Giovanni…
che butta sangue per niente, da mane a sera”.
Il pubblico del Teatro Machiavelli è composto essenzialmente da pescatori, artigiani, venditori
ambulanti, calzolai, fabbri, legnaioli, carrettieri, panettieri, macellai, merciaioli, e molti studenti
universitari che comprendono di essere agli albori di una straordinaria epopea artistica, sia in
campo teatrale che in campo letterario.
Dunque, il giovane Nino Martoglio – capocomico, commediografo, regista, giornalista e poeta – è
un assiduo frequentatore di quel locale e, assieme a Grasso (più giovane di lui di soli tre anni), il
grande artefice nella nascita e dell’affermazione del teatro siciliano.
Due Pietre Miliari del teatro Siciliano “Nino Martoglio” e “Luigi Pirandello”
Il Martoglio nasce a Belpasso il 3 dicembre 1870, ma trasferitosi fin da bambino a Catania, è al
“Machiavelli” che respira la polvere del palcoscenico e dell’arte vera, e anche nei cortili della
Civita, nei saloni da barba della provincia, nei circoli di paese – del suo soprattutto – e nei vigneti
che si estendono alle falde dell’Etna.
Nel teatrino di via Ogninella le serate sono articolate in due parti: la prima è dedicata “all’opira ‘e
pupi”, la seconda alla rappresentazione di canovacci per lo più drammatici tratti da fatti di cronaca
realmente accaduti – soprattutto di sangue – che quei giovani mettono sulle scene recitando a
soggetto, dato che molti di questi non sanno neanche leggere e scrivere.
Le opere di Nino Martoglio raggiunsero ben presto una gran notorietà. Il suo nome è legato
soprattutto a due opere composte per Angelo Musco: "San Giuvanni decullatu" del 1908, e "L'aria
del continente" del 1910. Collaborò poi con Luigi Pirandello componendo "A vilanza" del 1917 e
"Cappiddazzu paga tutto" del 1917, ”I Civitoti in pretura” del 1893.
Meno conosciuta, ma altrettanto valida fu anche la sua attività cinematografica. Il Martoglio,
infatti, si dedicò alla regia nel 1913, anno in cui diresse "Sperduti nel buio", un film muto ricordato
nella storia del cinema italiano per la sua originalità e per la sua intensità espressiva. Nel pieno
della sua attività lo colse improvvisamente la morte nel 1921, quando disgraziatamente precipitò
in una tromba d'ascensore nell'ospedale catanese dove era ricoverato il figlio.
Il Pirandello
Scrittore, drammaturgo e poeta, il siciliano Luigi Pirandello (Agrigento,1867 – Roma, 1936) è
considerato uno dei più grandi letterati di sempre. È uno dei sei intellettuali italiani che nel corso
della storia ha avuto l’onore di essere stato insignito del premio Nobel per la letteratura; gli altri
sono Giosuè Carducci, Eugenio Montale, Grazia Deledda, Salvatore Quasimodo e Dario Fo.
Già nel 1910 Pirandello comincia a comporre per il suo teatro dei testi in siciliano.
I suoi spettacoli ovviamente ottengono un gran clamore e apprezzamento da parte del pubblico e
della gente di quell’epoca ed è proprio che col passare degli anni che Pirandello arriva a comporre
un’altra sua grande ed importantissima opera “Sei personaggi in cerca d’autore” scritta nel 1921.
Opere che hanno reso famoso l’autore e la sua Sicilia come: “Così è (se vi pare)”, “Il fu Mattia
Pascal”, “Uno, nessuno e centomila” e “Sei personaggi in cerca d'autore”.
Il pensiero del Pirandello si fonda sul rapporto dialettico tra vita e forma. La vita, pur essendo
continuamente mobile per un destino burlone, tende a calarsi in una Forma in cui resta prigioniera
e dalla quale cerca di uscire, per assumere nuove forme senza mai trovare pace.
Il mio debutto importante in teatro nel 1975 con la farsa “I Citoti in Pretura” di
Nino Martoglio
Anch’io ho calcato nel mio piccolo il palcoscenico sin dai tempi della scuola elementare… poi nel
teatro dei Salesiani “Maestri nell’educazione dei giovani” interpretando sia ruoli comici che
drammatici. Ma il vero debutto lo feci all’età di diciotto anni con una commedia degna della
tradizione siciliana.
Ero un giovane diciottenne di Ragusa Ibla, mi ricordo ancora il mio stato d’animo “della prima…”
ero teso poco prima di salire sulle tavole del palcoscenico e, una volta che il buio raggiungeva la
sala avvolta da un silenzio profondo, era sempre come la prima volta. Una volta aperto il sipario,
“l’attore” stringe un patto con lo spettatore e quest’ultimo, circondato da un’atmosfera unica e
suggestiva, che solo il teatro sa evocare, non può che arrendersi e rimanerne affascinato… io ero lì,
in un teatro parrocchiale messo a disposizione di un Frate “Padre Gregorio”, un vulcano di idee e
progetti, egli aveva voluto nella sua parrocchia anche un gruppo teatrale, e lasciò al neoregista la
libertà di scelta dell’opera da rappresentare come debutto della neo compagnia. Il regista propose
“I Civitoti in Pretura” una farsa di Nino Martoglio… dove l’autore ritrae la sua Sicilia nei suoi aspetti
popolari, ruspanti, con uno scilinguagnolo colorito, ricco di storpiature, di nonsense e di errori di
pronuncia.
Era la mia prima esperienza teatrale più importante… mi fu assegnato il ruolo dell’avvocato.
L’atto unico “I civitoti in pretura”, scritto nel 1893, è il primo lavoro drammaturgico del ventenne
Nino Martoglio ed è anche il più rappresentato. L’opera è un piccolo gioiello di comicità, oltre ad
essere un ottimo esercizio per il recupero del dialetto. La popolana Cicca Stònchiti è chiamata a
testimoniare davanti al Pretore di Catania riguardo ad una rissa che ha coinvolto un “malandrino”
locale. La scena si dipana in un’aula di Pretura di un paesino della Sicilia, ove si processa l’imputato
Masillara Fraschinedda, accusato di aver accoltellato un suo compaesano. Tutta la commedia
ruota intorno alle incomprensioni tra il Pretore (proveniente dal Nord Italia) e la plebea testimone
Cicca Stònchiti.
Quella “Prima” con la farsa “I Civitoti in Pretura” segnò l’inizio di una mia lunga partecipazione nel
mondo teatrale locale sia come attore che come regista… regalandomi ogni volta la stessa
emozione della Prima…
Da attore, sotto la regia di Gianni Battaglia, partecipai all’opera di Thornton Wilder “La piccola
città” del 1938, opera che valse all’autore il premio Pulitzer per il Teatro.
Salvatore Battaglia
Presidente dell’Accademia delle Prefi
Personaggi
“Pantelleria” la canzone di Alessandro D’Aietti oggi uscita – Intervista all’artista emergente: “La musica ha colori”

Alessandro D’Aietti esordisce con il suo primo brano “Pantelleria” da ascoltare e ballare con leggerezza e con i colori chiari della musica. Ecco come ascoltarlo
C’è un artista sull’isola, già noto per gli intrattenimenti musicali in diversi locali, ma adesso vuole uscire alla ribalta con un brano da lui scritto ed interpretato.
E’ un ragazzo pulito, delicato ma energico, appassionato di natura, piedi scalzi e, naturalmente, della sua isola: Pantelleria.
Si chiama Alessandro D’Aietti, ma il resto lo facciamo raccontare da egli stesso, che con la sua delicata cadenza latina ci fa entrare subito nella sua vita.
Mi accennava di essere nato a Pantelleria proprio, giusto? 2Esatto! Sono nato qua il 30 maggio 2000. Mia madre è cilena, mio padre è pantesco, Antonello D’Aietti, e io sono vissuto qua i primi tre anni della mia vita, che diciamo non ricordo. Nel 2003 sono andato a vivere in Cile con mia madre e mia sorella Camilla.
“E praticamente siamo vissuti lì tutta l’infanzia, fino al 2018 io. Certamente io tornavo a “Pantelleria una volta all’anno a vedere mio padre e la famiglia di mio padre.”
Sei un grande sub anche tu, hai ereditato le capacità di papà? “Mi piace un sacco fare immersioni, infatti ora ci stiamo preparando, una settimana, due massimo e iniziamo nuovamente con le immersioni, appena iniziano ad arrivare i turisti.”
I viaggi di Alessandro D’Aietti e la passione per la musica
Riprendiamo dal 2018: cosa accade in quell’anno? “Sono tornato a Pantelleria, ma sono stato un po’ in movimento, fino al 2020: sono andato un po’ a Londra, sempre per la musica, a fare dei corsi di mixing, di canto, di produzione; dopo di che sono andato un po’ a Miami per lo stesso discorso, sono tornato per un po’ in Cile anche a trovare la famiglia.
Ho viaggiato anche in posti molto diversi, incontrando parecchie culture, parecchie diversità, quindi quei due anni sono stato tipo, come si dice in italiano, un frullatore.
Finalmente dopo nel 2020 sono tornato qua e mi sono assestato. Mi sono spostato giusto un po’ tra Firenze e Pantelleria e infine ho vissuto a Barcellona, dove ho seguito un corso di industria musicale, un master.
E mi dica, quando nasce la passione per la musica e da chi la eredita? Non so se l’ho eredito di qualcuno, mi è venuto spontaneo tipo quando ero più piccolo, verso i 14 anni: vedevo tutti questi video di gente che aveva home studio, chitarre, tastiere, equipment tipo casse, autoparlanti, e mi interessava anche se non capivo niente. Un po’ di strumenti sì ma a livello tecnologico, a livello di produzione non capivo niente, zero, come dj ancora meno. Quindi mi inizia a interessare questa novità e ho iniziato a fare un corso di dj. Sono andato la prima volta, ho visto delle console che mi sembrava una nave spaziale, tutti i bottoni diversi, non capivo all’inizio ovviamente niente, piano piano con il mio insegnante ho iniziato a capire e ho preso la mano.
Scusi la mia ignoranza, ma si fanno corsi da dj?” Certo perché altrimenti come impari tutta la strumentazione? Vabbè tutto nella vita ovviamente si può imparare con corsi o da autodidatta, ma con il corso ovviamente hai una struttura, vai più liscio. Ho avuto questa occasione per seguire ilv corso e dopodiché mi sono detto di non fermarmi e procedere con quello sulla produzione; poi mi sono detto di nuovo di non fermarmi e sono partito col canto.
“Ora invece di produrre altri artisti magari vorrei anche auto produrmi.”
I colori della musica per Alessandro D’Aietti
Che genere di musica segue e realizza? “Quello che faccio io è più sulla dance, un pochino più hip hop, mantenendolo un pochino più pop,
“Io sono più su generi un pochino più allegri, un pochino, non mi piace tanto il genere che parla della strada. Ovviamente sono realtà diverse, ma io principalmente prediligo il funky perché parla di cose allegre, parla di cose che ti tirano fuori un sorriso, gli accordi, le melodie, sono tutte belle, estive, hanno colori belli.
“Le canzoni hanno i colori belli.
“Ci sono canzoni dai colori scuri, canzoni colori intermedi, come vogliamo dirlo, ma le cose allegre a me piacciono hanno i colori vivaci.
Che bella questa cosa di affiancare i colori alla musica, alle canzoni. Ma dato che le menti dei giovani non si fermano mai, abbiamo qualche progetto in fase di preparazione, dopo l’uscita di “Pantelleria”? Sull’isola stai lavorando con la musica? Ormai come da un po’ d’anni sono faccio intrattenimento in qualche locale, dal vivo come dj principalmente.
“Porto anche le mie canzoni ma le mixo in live.
“Ora piano piano quest’anno vorrei anche introdurre un’altra stilistica e, oltre le performance come dj, vorrei anche inserire le performance più cantate.”
Secondo me lei potrebbe rappresentare secondo me la controtendenza che forse può riaprire il banco ai meravigliosi anni 80-90, perché la musica che si produceva in quell’epoca, almeno la discoteca, il funk, non si è più ripetuta insomma e si è andata glissando. Vabbè oggigiorno la sento parecchio anche in quei sound tipo con artisti mainstream tipo Dua Lipa, che riprende tanto il funk, più moderno certamente, ma riprende un po’ l’essenza che mi piace un sacco, infatti è una delle mie artiste preferite,.
Ma certo non non si riuscirà comunque a riprendere l’essenza degli 80, che sono bellissimi. Se potessi nascere in qualche anno, a parere me, sarei nato negli 60 più o meno per vivermi ai 20 anni dell’80.
Ma è così, noi siamo dei tempi di Gloria Gaynor, Donna Summer, James Brown… “Bella, bella, bellissima. E’ la mia musica preferita, se mi chiedi ora con che musica, con che playlist di Spotify: Playlist anni 80, funky, disco, basta con quella posso stare tutto il giorno calmo, tranquillo, allegro.
Parlando di futuro, ha già progetti? L’anno scorso ho invitato un amico del, Francisco alias Flareboy e praticamente ci siamo messi fare musica nel home studio. Abbiamo fatto tanta tanta musica. Vediamo come la svilupperemo”.
Ecco il brano Pantelleria, da oggi su tutte le piattaforme digitali e sui profili social di Alessandro D’Aietti.
Audio Player
Tutti o profili social su cui seguire Alessandro D’Aietti
https://www.instagram.com/aledaietti/#
open.spotify: Pantelleria di Ale D’Aietti
https://www.youtube.com/@aledaietti
https://www.facebook.com/AleDaietti
Spettacolo
E’ di Ragusa la candidata a Miss Mondo 2025: Miriam Patruno vola a Gallipoli

La ragusana Miriam Patruno a Miss Mondo 2025:
bellezza e spettacolo nel cuore del Salento
Dal 3 al 15 giugno Gallipoli ospita la finale nazionale tra glamour, natura e ospiti
internazionali
Mirian Patruno dopo aver partecipato con grande entusiasmo a diverse selezioni
provinciali, è felice e onorata di annunciare che prenderà parte alla Finale Nazionale
di Miss Mondo Italia 2025, che si terrà a Gallipoli dal 3 al 15 giugno.
Questa esperienza rappresenta per lei molto più di un concorso: è un percorso umano e personale fatto di emozioni, crescita, confronto e nuove amicizie. Ha scelto di partecipare per mettersi in gioco con autenticità e determinazione, mostrando non solo la sua immagine ma anche ai valori in cui crede. Gallipoli si trasforma nel palcoscenico della bellezza italiana
Per il ventunesimo anno consecutivo, Gallipoli diventa la capitale della bellezza con la fase finale di Miss Mondo Italia 2025, ospitata come sempre dal gruppo Caroli Hotels. Dal 3 al 15 giugno, l’Ecoresort Le Sirenè, immerso nella Riserva Naturale di Punta Pizzo, sarà il suggestivo scenario in cui 120 Miss da tutta Italia si sfideranno per conquistare il titolo nazionale e accedere alla prestigiosa finale mondiale di Miss World.
Una passerella tra mare, natura e spettacolo
L’atmosfera unica del Salento, con la sua spiaggia e il Mar Ionio, farà da cornice a una passerella esclusiva, pensata per valorizzare non solo la bellezza femminile ma anche il territorio. Il 6 giugno si terrà la semifinale, da cui emergeranno le 50 finaliste. Solo 30 di loro accederanno allo show finale del 15 giugno, evento clou dell’estate pugliese. Finalissima con ospiti speciali e diretta social La finale nazionale, presentata da Antonio Mezzancella, vedrà salire sul palco Solange Kardinaly, trasformista di fama internazionale, e Lucrezia Mangilli, Miss Mondo in carica. L’intera manifestazione sarà amplificata dai social media ufficiali, con il coinvolgimento di influencer e content creator capaci di raggiungere oltre 2 milioni di followers.
Una storia lunga e prestigiosa
Il concorso Miss Mondo Italia è l’unico canale ufficiale per accedere alla competizione internazionale Miss World, la più antica e seguita al mondo. Con selezioni in tutte le regioni italiane e una tradizione di grandi presentatori e ospiti d’eccezione, Miss Mondo rappresenta un punto di riferimento nel panorama nazionale dello spettacolo.
L’Accademia delle Prefi, sempre attenta alle eccellenze che portano nell’Isola lustro
e prestigio, ha voluto dare la giusta visibilità a Miriam Patruno una giovane che
rappresenterà la Sicilia alle selezioni per Miss Mondo con la sua bellezza i suoi valori
e la sua determinata personalità.
Salvatore Battaglia Presidente Accademia delle Prefi
Ambiente
Pantelleria, proiezione film e incontro Giovedì 29 maggio ore 21.30 – Cineteatro San Gaetano di Scauri

Resilea presenta: 116 ragazzi alla scoperta dell’isola
Proiezione dei film Sentinelle del Mare (documentario 34 min), L’Ulivo Narrante (opera
fantastica 30 min) e una serie di cortometraggi realizzati dagli studenti delle scuole medie e superiori
Dato che l’ingresso è libero si consiglia di prenotare
mandando un whatsapp al numero 3478670800 con Cognome e numero persone
Non si tratta di un saggio di fine progetto, ma di opere filmiche che hanno guadagnato
l’attenzione a livello nazionale, quelle che avremo occasione di vedere giovedì 29 maggio
alle 21.30 al Cinema di Scauri.
Resilea aps, presenta la serata finale di un lungo percorso di 2 anni, fatto con 6 classi della
Scuola media Dante Alighieri e dell’istituto onnicomprensivo Almanza di Pantelleria; la
serata è rivolta in primo luogo a loro e alle loro famiglie, ma è estesa all’intera comunità, per
godere insieme di contributi video e storie da e con loro realizzate in questa intensa
avventura.
Insieme abbiamo intrapreso due percorsi paralleli uno sulla valorizzazione e lo sviluppo del
patrimonio agro-ecologico di Pantelleria ( Educare all’impresa di Comunità, Relazionalità e
Conoscenze Ecologiche locali) e un altro (Sentinelle Climatiche.In movimento per la difesa
del clima) dedicato alla capacità di osservare i cambiamenti del nostro mare, che si sta
tropicalizzando. I due progetti sono strettamente legati, perchè se essere in grado di
osservare i cambiamenti naturali, significa imparare a conoscere l’ambiente in cui si vive per
progettare un’adattamento, prendere atto delle tecniche tradizionali e delle caratteristiche di
adattabilità del proprio territorio vuol dire reagire a questi cambiamenti.
Nel corso dei due anni i 116 ragazzi che hanno partecipato ai progetti hanno avuto modo di
esplorare la propria isola, sia attraverso escursioni alla scoperta delle bellezze del proprio
territorio e attività creative all’aperto, sia attraverso gite subacquee, alla scoperta del mare e
dei suoi cambiamenti, individuando addirittura una specie di alga, l’Asparagopsis
Taxiformis, segnalata al CNR e inclusa in una ricerca sull’emergenza delle specie aliene nel
mar Mediterraneo.
Ma questa segnalazione non è l’unico merito particolare ottenuto dai ragazzi, infatti il
documentario, realizzato durante il progetto e proiettato in vari cinema in Italia alle
scolaresche, ha avuto un riconoscimento speciale, tale da invitare alcune studentesse a
parlarne a Roma, in occasione del Convegno Nazionale “Sentinelle Climatiche.In
movimento per la difesa del clima”, dove hanno ricevuto i complimenti del famoso
climatologo Luca Mercalli.
Una parte del percorso è stata dedicata specificatamente all’agricoltura e alla conoscenza
del patrimonio di specie selvatiche autoctone dell’isola. Il progetto educativo è stato scelto
a livello nazionale da ASVIS, l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile che si occupa
annualmente di segnalare al governo le buone pratiche territoriali, gli esempi di eccellenza
che la nazione dovrebbe seguire per l’Agenda 2030.
Con la scuola superiore e le medie abbiamo raccolto semenze spontanee e le abbiamo
riprodotte in serra, per valorizzare il questo patrimonio nell’architettura paesaggistica di
giardini, settore molto sviluppato nell’isola.
Con i più piccoli inoltre, abbiamo impiantato un piccolo orto comunitario, dove dal seme al
frutto, abbiamo potuto dedicare intere stagioni a prenderci curatele piante.
Uno spazio speciale poi è stato dedicato all’arte dell’ulivo strisciante”, così abbiamo deciso
di definire la raffinata ed antichissima tradizione olivicola pantesca, ricca di saperi che dal
passato possono portare verso un futuro di cambiamento climatico, conservando quella
resilienza che Pantelleria ha allenato nei secoli; attraverso incontri, interviste e contributi
video, abbiamo cercato di conservare un patrimonio di conoscenze e far sentire i ragazzi
parte, di questo valore.
Infine, è proprio in un antico uliveto che si è deciso di girare una piccola opera fantastica
sulla saggezza del mondo vegetale che ha visto lavorare assieme il settore del teatro con
quello di multimedia. Una sorpresa a conclusione di questo percorso educativo.
Quindi ci saranno tante esperienze da raccontare e cose da vedere, ma questa serata ha
soprattutto lo scopo di riunire una comunità, attorno ad un tema principale che è quello di
un modello educativo; il nostro approccio multidisciplinare ed esperienziale, ha voluto far
emergere come parallelamente alle informazioni, per apprendere i ragazzi abbiano bisogno
di sedimentare le proprie conoscenze con l’esperienza e con il lavoro di gruppo; far
emergere il proprio personale talento e metterlo a disposizione di un progetto comune, è il
filo che unisce tutte queste esperienze, ma siamo sicuri che questo lavoro per essere
completo abbia bisogno della partecipazione delle famiglie, delle istituzioni, in primis quella
scolastica e di tutta la comunità, per questo l’invito alla serata è esteso a chiunque abbia
cuore questo tema.
Per info – Gianpaolo Rampini 3460866421
Qui di seguito una presentazione delle opere
Sentinelle del Mare – documentario 34 min
Il Mar Mediterraneo sta cambiando sotto i nostri occhi, ma pochi riescono a percepire gli
effetti provocati dal cambiamento climatico.
Attraverso la scoperta delle specie aliene che stanno arrivando sulle coste dell’isola di
Pantelleria, uno degli avamposti per lo studio della trasformazione del sistema ecologico
marino, un gruppo di ragazzi delle superiori si cimenta nell’esplorazione del proprio mare
alla scoperta delle specie aliene che sono riuscite ad insediarsi. Accanto a questa
avventura, gli esperti ci raccontano il fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo e
dell’importanza del contributo che ognuno di noi può dare alla crescita di consapevolezza e
alla scoperta di soluzioni di adattamento al cambiamento climatico.
Trailer https://vimeo.com/1083200422
L’Ulivo Narrante – Opera Fantastica Dur. 30 min
L’Ulivo Narrante è una piccola opera ispirata alla saggezza del mondo vegetale; al giorno
d’oggi la nostra incapacità di frenare e adattare lo stile di vita degli umani ai cambiamenti
da noi stessi generati, crea paralisi e rassegnazione; ci fa sentire impotenti e sull’orlo di una
crisi inevitabile; questo lavoro vuole aprire uno sguardo diverso, più profondo sul legame
che c’è tra le forme di vita sul pianeta, sulle nostre origini comuni, sui legami che tengono
insieme il sistema ecologico di cui siamo parte.
Ispirato dalla bellezza di un antico uliveto pantesco, prova tangibile dell’alleanza tra umani e
natura, in una storia di fantasia, un gruppo di ragazzi si troverà ad ascoltare la voce degli
alberi…che poi è la voce di un agricoltore pantesco che hanno intervistato, per mettere in
evidenza come comprendere il nostro posto nel mondo e comprendere la natura, siano
esattamente la stessa cosa.
In questo esercizio di stile, le classi di multimedia e di teatro del progetto “Educare
all’impresa di Comunità, relazionalità e conoscenze ecologiche locali” delle classi 3-4 e 5B
dell’Istituto Omnicomprensivo Almanza di Pantelleria, hanno fuso il lavoro di ricerca e
creazione (realizzando anche maschere e costumi), mettendo in scena una sorta di
riflessione fantastica sulla relazione tra le varie forme di vita sulla terra, lanciando un
desiderio, una preghiera per il futuro, carica di speranza, amicizia e talento.
I Racconti del Bosco – 4 piccoli cortometraggi
Tre classi delle scuole medie (II A,B.C) si sono cimentate in un esercizio: creare una storia di
gruppo che si svolgesse nel “Bosco delle Fate” di Montagna Grande. In pochissimo tempo i
ragazzi sono riusciti a costruire un racconto e a recitarlo .. misteri, azione e soprattutto
gioco di squadra!
Verso Agenda 2030 – Un’impresa per i beni comuni – 3 Cortometraggi realizzati dagli
allievi dell’istituto tecnico turistico
U Joco , Biodiversità, L’Arte dell’Ulivo Strisciante
– Ingresso Gratuito
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