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Sociale

Codici: il falso affido condiviso dei giudici e la vera sofferenza dei padri separati

Redazione

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Ci sono le storie che raccontano una realtà molto dura, ci sono i numeri che tratteggiano un quadro estremamente delicato. Eppure dei padri separati, delle loro difficoltà e delle ingiustizie che subiscono se ne parla ancora troppo poco secondo l’associazione Codici, che torna a richiamare l’attenzione sul tema.

 

“La situazione è sotto gli occhi di tutti – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, ma si fa fatica a vederla. Lo dicono le ricerche, lo testimoniano i racconti di chi fornisce assistenza: i padri separati vivono una condizione di grande precarietà e sono sempre più numerosi tra i nuovi poveri. Con la separazione o il divorzio inizia una nuova fase che a volte assume contorni drammatici. Le spese per il mantenimento si rivelano in alcuni casi insostenibili. A volte costringono i papà a dormire in auto perché non hanno i soldi per pagare un affitto, altre volte li portano in fila alle mense della Caritas perché non riescono ad arrivare alla fine del mese. Secondo l’Eurispes nell’80% dei casi quello che resta dello stipendio non è sufficiente per vivere. E pensiamo cosa succede a chi ha un lavoro precario oppure è disoccupato. Alla base di tutto questo c’è un aspetto che a nostro avviso viene sottovalutato. Ci riferiamo alle sentenze dei giudici. Nelle cause di separazione i padri soccombono praticamente sempre. Le statistiche parlano in maniera inequivocabile, il dato si attesta sul 94% dei casi. Il messaggio che si vuol far passare è quello dell’affido condiviso, ma in realtà la situazione che scaturisce dalla separazione ricade tutta sulle spalle dei padri. Sono loro che si ritrovano a doversi fare carico di pesi spesso insostenibili. E attenzione, non bisogna pensare solo all’aspetto economico, ma anche a quello psicologico. Anche il rapporto con i figli stabilito dai giudici, infatti, alla fine è a senso unico, si apre un canale preferenziale con la madre a discapito del padre, alla fine ridotto ad un bancomat per far fronte alle varie spese. La situazione è grave ed allarmante. Fortunatamente ora se ne parla di più, ma a nostro avviso ancora meno rispetto a quanto merita un tema del genere. Serve più attenzione. C’è bisogno di una presa di coscienza della difficilissima, ed a volte drammatica, situazione che coinvolge i padri separati e di un trattamento finalmente equo e giusto, non più a senso unico”.

 

L’associazione Codici è impegnata da anni in un’attività di supporto ed assistenza dei padri separati. Per informazioni e chiarimenti è possibile contattare il numero 065571996 oppure inviare un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.

Sociale

Cibo cotto e non somministrato, enti del trapanese in sinergia per distribuzione a persone indigenti

Redazione

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Il recupero degli alimenti prodotti nel punto cottura del presidio ospedaliero di Salemi, e non somministrati, e l’erogazione come pasti gratuiti a cittadini che si trovano in situazione di fragilità socio-economica.
E’ questo il frutto di un accordo di collaborazione tra l’ASP di Trapani, il Comune di Salemi e la Fondazione San Vito Onlus, per la realizzazione di questo progetto di recupero degli alimenti prodotti e la loro distribuzione a fini di solidarietà sociale, siglato oggi dal direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria, Danilo Palazzolo, dal sindaco della cittadina belicina, Vito Scalisi, e dal presidente della fondazione, Vito Puccio.
Il progetto pilota, autorizzato con delibera del Commissario straordinario dell’ASP Sabrina Pulvirenti, di durata annuale, prevede il recupero dei pasti in esubero, prodotti presso il punto cottura dell’ospedale di Salemi, da destinare a soggetti bisognosi di assistenza economica, individuati dai Servizi sociali del comune.
Nel punto cottura, gestito da una ditta esterna, vengono preparati tutti i pasti destinati ai pazienti, oltre del presidio di Salemi, anche per gli ospedali di Alcamo, Marsala, Castelvetrano e Mazara del Vallo.
Con la supervisione della U.O.C. Igiene degli alimenti e della nutrizione, diretta da Sebastiano Corso, gli alimenti non consumati verranno ritirati da volontari della Fondazione, formati dall’ASP, Fondazione che provvederà alla distribuzione degli alimenti in favore dei cittadini beneficiari, sia presso la sede che direttamente a domicilio.
“Si tratta – commenta il Commissario straordinario – di una lodevole iniziativa di recupero e redistribuzione degli alimenti, che evita gli sprechi di cibo da un lato, e dall’altro sostiene famiglie che si trovano in situazioni di indigenza”.
La somministrazione partirà già dal mese di ottobre, e inizialmente sono stati già individuati una decina di nuclei familiari.

In copertina immagine da facebook

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Cultura

Divieto dei cellulari a scuola, le reazioni degli studenti di Pantelleria

Giada Zona

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Sul non uso dei telefoni in classe: interviste a Filippo Maccotta e Emanuele Pinna

Tra le diverse novità che interessano il mondo scolastico, dal 15 settembre 2025 per la Regione Siciliana, tra i banchi delle scuole di ogni ordine e grado è vietato l’utilizzo cellulare.
Figli e famiglie sono divisi: c’è chi la ritiene una strategia formativa e chi, invece, non è d’accordo.
Abbiamo così voluto conoscere la reazione degli studenti di Pantelleria, su questa novità che tanto clamore ha riscontrato.
Sono stati scelti a campione due giovani di diversi contesti scolastici. Si tratta di studenti modello, molto impegnati e maturi per l’età e l’epoca storica che stanno vivendo.

Filippo Maccotta

Il primo, Filippo Maccotta, 15enne al II anno di liceo scientifico, ci ha innanzitutto spiegato che attualmente nel suo istituto i cellulari verranno conservati negli zaini, per tutto l’arco della giornata scolastica e non potranno essere usati nemmeno durante la ricreazione. Nel caso non dovesse funzionare, i docenti o chi per loro provvederanno a requisire gli smartphone.

“Anche prima durante le lezioni il telefono non si poteva utilizzare e sono d’accordo, ma il divieto di utilizzarli durante la ricreazione mi sembra esagerato. L’anno scorso, nonostante si potesse usare durante la ricreazione, stavamo in gruppo e non solamente al telefono. Reputo che sia un po’ inutile proibirlo durante la ricreazione e credo peggiori la situazione perché ci si sente più incatenati. “

Emanuele Pinna

La seconda testimonianza ci arriva da Emanuele Pinna, in classe terza media

Emanuele, cosa ne pensi di questa nuova normativa? “Sono d’accordo con questa nuova normativa perché permette a tutti noi studenti, soprattutto a quelli meno responsabili, di non usare il telefono a scuola. Siamo tutti più coscienti, sapremo quando è corretto utilizzarli e quando no. Sono favorevole al divieto.”

Giada Zona 

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Economia

Oltre 1,5 milioni ai centri antiviolenza. Albano: «Promuoviamo la cultura del rispetto»

Marilu Giacalone

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Oltre un milione e mezzo di euro per la gestione dei centri antiviolenza iscritti all’albo regionale o che hanno ottenuto l’autorizzazione al funzionamento. L’assessorato della Famiglia e delle politiche sociali ha emanato un decreto, rivolto ai Comuni, per erogare i contributi destinati a coprire i costi sostenuti, o ancora da sostenere, delle strutture nel periodo tra novembre 2024 e ottobre di quest’anno. Le risorse provengono dalla quota assegnata alla Sicilia dal governo nazionale del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità. Per accelerare il trasferimento delle somme, l’assessorato ha deciso di avvalersi delle amministrazioni comunali.

«Investire sulle strutture e sui servizi di supporto è un passo essenziale per promuovere una cultura del rispetto e della tutela dei diritti di tutte le donne – dice l’assessore Nuccia Albano – contribuendo a costruire una comunità più sicura, inclusiva e solidale. Considerato che i costi dei centri antiviolenza possono differenziarsi a seconda dell’area geografica e della loro attività, abbiamo ritenuto opportuno acquisire il fabbisogno delle spese relative a un preciso periodo, fermo restando il limite massimo di contributo di 50 mila euro per ciascuna struttura. Il governo Schifani continuerà a lavorare con impegno affinché ogni donna possa trovare un riferimento stabile e una rete di protezione efficace, perché nessuno debba più subire in silenzio violenza o discriminazione».

Ciascuna amministrazione comunale dovrà presentare un prospetto delle spese redatto dal centro antiviolenza presente sul proprio territorio, così da consentire al dipartimento della Famiglia e delle politiche sociali di procedere al riparto delle somme. I Comuni dovranno trasmettere la documentazione tramite Pec, entro il prossimo 15 ottobre, all’indirizzo: dipartimento.famiglia@certmail.regione.sicilia.it. 
Il decreto è disponibile sul sito istituzionale della Regione Siciliana a questo indirizzo

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