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Economia

Aumento del prezzo dell’olio d’oliva: impatto su energia e consumatori

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Negli ultimi anni, l’olio d’oliva ha subito un forte aumento dei prezzi, influenzando non solo il settore alimentare, ma anche il bilancio energetico e familiare. Questo articolo esplora le cause del rincaro, le conseguenze per i consumatori e i legami tra l’olio d’oliva e il settore energetico.

Cause dell’aumento del prezzo dell’olio d’oliva
Ecco le principali ragioni dell’incremento dei costi:

Alcuni dati chiave secondo Codacons: 

Produzione mondiale dell’olio: -25% rispetto alla media degli ultimi 5 anni;
Prezzo medio in Italia (2025): 9 €/litro, contro i 6 €/litro del 2022.
Impatto sui consumatori
L’aumento del prezzo dell’olio d’oliva ha diverse ripercussioni sui consumatori:

Maggiore spesa alimentare: prodotto fondamentale nella dieta mediterranea, l’olio d’oliva più costoso incide sul budget alimentare delle famiglie;
Ricerca di alternative: alcuni consumatori potrebbero optare per oli più economici, come l’olio di semi, che però non offrono gli stessi benefici nutrizionali;
Rischio di frodi alimentari: l’aumento dei prezzi potrebbe incentivare la vendita di oli adulterati o di qualità inferiore spacciati per extravergine.
Secondo i dati ISTAT, il consumo medio annuo per famiglia è di circa 10 litri e la spesa per l’olio d’oliva è aumentata del 50% negli ultimi due anni, come si può ben notare dal grafico sotto riportato: 

Relazione tra olio d’oliva ed energia
La produzione di olio d’oliva è strettamente legata al settore energetico:

Consumo energetico nella produzione: la trasformazione delle olive in olio richiede energia per la molitura, l’estrazione e la conservazione. L’aumento dei costi energetici si riflette quindi sul prezzo finale del prodotto;
Biomassa da scarti di produzione: gli scarti della lavorazione delle olive, come la sansa, possono essere utilizzati per produrre energia rinnovabile, contribuendo a ridurre i costi energetici delle aziende agricole.
Strategie per i consumatori
Per affrontare l’aumento dei prezzi dell’olio d’oliva, i consumatori possono adottare alcune strategie:

Acquisto diretto dai produttori: rivolgersi a frantoi locali o mercati contadini può garantire prezzi più competitivi e prodotti di qualità;
Acquisto in grandi quantità: l’acquisto di latte o confezioni più grandi può risultare più economico nel lungo periodo;
Attenzione alle offerte: monitorare promozioni e sconti nei supermercati o negozi specializzati.

Sicuramente, per compensare l’aumento dei prezzi è necessario anche ottimizzare le spese energetiche domestiche. Ad esempio, ridurre i consumi elettrici attraverso piccoli accorgimenti quotidiani può farti risparmiare in bolletta e dunque liberare risorse per altre necessità familiari.

Prospettive future
Le previsioni indicano che i prezzi dell’olio d’oliva potrebbero rimanere elevati nel breve termine, a meno di un miglioramento delle condizioni climatiche e fitosanitarie. Adottare strategie di acquisto consapevoli e promuovere pratiche agricole sostenibili sono passi fondamentali per mitigare gli effetti di questa tendenza e garantire la disponibilità di un prodotto essenziale nella nostra alimentazione.

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/aumento-prezzo-olio/ 

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Ambiente

Ora solare 2025, stanotte si cambia. La storia nella Prima Guerra Mondiale

Redazione

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Le lancette andranno spostate indietro di un’ora, dalle ore 3 di notte andranno posizionate alle ore 2. Si avrà un’ora in più di luce al mattino e si dormirà un’ora in più. Nei sette mesi di ora legale che stanno per chiudersi, secondo Terna, c’è stato un risparmio economico di oltre 90 milioni di euro.

Mentre è caduta nell’oblio da sette anni, come un orologio fermo, la proposta della Commissione europea di abolire l’avvicendamento, era stata presentata nel 2018. Un po’ di storia Se l’invenzione dell’ora legale risale al Settecento e porta la firma di Benjamin Franklin, in Italia l’ora legale è stata istituita nel 1916 nel corso della Prima Guerra Mondiale proprio per un risparmio in termini energetici fino al 1920, tornando in occasione del Secondo conflitto mondiale tra il 1940 e il 1948. Dopo un primo passaggio nel 1965, è nel 1966 che viene introdotta ufficialmente nel nostro Paese per i mesi compresi tra maggio e settembre. Nel 1980 un accordo tra 14 Paesi, Italia compresa, anticipa il cambio che, da allora viene anticipato in concomitanza con la Pasqua.
Il doppio cambio dell’ora durante l’anno, da legale a solare, potrebbe però avere delle ricadute sull’alternanza sonno-veglia e da tempo è causa di dibattito non solo in Italia ma anche nell’Unione europea. Al centro la difficoltà di coniugare risparmio economico e le abitudini sociali e personali di ognuno di noi.

Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi

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Cronaca

La “guerra” dell’Ora Legale in Europa: Commissione UE vuole abolizione. Domani lancette indietro

Redazione

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Tra risparmio energetico nullo e impatti sulla salute, la Commissione Europea dichiara l’ora legale una “assurdità”, ma la necessaria maggioranza degli Stati membri continua a mancare
di Filomena Fotia da Meteoweb.eu

Il conto alla rovescia per l’abolizione del cambio stagionale dell’ora sembra essersi interrotto a metà strada, bloccato da un muro di veti incrociati nel Consiglio dell’Unione Europea. Nonostante la volontà popolare e la spinta della Commissione, l’alternanza tra ora solare e legale, nata negli anni ’70 per ragioni di risparmio energetico, continua a scandire le nostre vite 2 volte l’anno. La Commissione Europea, forte di un parere schiacciante espresso da 4,6 milioni di cittadini – un record per una consultazione pubblica UE – che si sono dichiarati a favore della fine di questa pratica, ha da tempo avanzato la proposta di abolizione. Il Parlamento Europeo ha fatto la sua parte, votando a favore nel 2019 e stabilendo il 2021 come anno limite per il cambiamento.

“Un ritmo che non conviene più”
Eppure, a diversi anni di distanza, nulla è cambiato. Il commissario UE per i Trasporti e il Turismo Sostenibili, Apostolos Tzitzikostas, ha ribadito a Strasburgo la posizione della Commissione: lo spostamento delle lancette “non ha più alcun fine“. “L’iniziativa nacque in risposta alla crisi energetica, ma oggi non produce più alcun risparmio energetico per nessun settore, ma anzi porta complicazioni inutili“, ha dichiarato il commissario, annunciando un’ulteriore “analisi più approfondita con uno studio dettagliato” per superare l’attuale stallo.

Le motivazioni della Commissione non sono solo economiche: l’attenzione si sposta sempre più sugli impatti sulla salute e sull’umore, in particolare per bambini e anziani, che “patiscono le conseguenze maggiori” di questo “mini-jet lag” semestrale. Recenti studi, infatti, suggeriscono un impatto negativo sui ritmi circadiani, che in alcuni Paesi del Sud Europa vengono mitigati dalla scelta di rimanere con l’ora legale permanente.

Il blocco degli Stati Membri
Nonostante il chiaro segnale dei cittadini, con Tzitzikostas che sottolinea come “i cittadini europei vogliono la fine di questa assurdità“, il processo decisionale si è incagliato. “Gli Stati membri al Consiglio non hanno ancora raggiunto una posizione univoca” ha concluso il commissario.

Il nodo cruciale risiede nel Consiglio, dove per definire una posizione è necessaria una maggioranza qualificata di Stati membri, consenso che al momento non esiste. L’assenza di tale maggioranza stoppa l’iter legislativo, nonostante la Spagna abbia recentemente riaperto la discussione a livello europeo, con il premier Pedro Sanchez, secondo cui il cambio d’ora “francamente non ha senso“.

In sostanza, per adottare la legislazione che porrebbe fine ai cambi stagionali è necessario l’accordo sia del Parlamento Europeo che del Consiglio. Fino a quando gli Stati membri non troveranno un terreno comune, la “battaglia” per un orario stabile è destinata a rimanere sospesa. L’orologio biologico e quello dell’economia europea continueranno a disallinearsi 2 volte l’anno, in attesa di una decisione che l’Europa, per ora, non riesce a prendere.

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Economia

Pantelleria tra 85 comuni con bus gratis per under 20

Direttore

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In provincia di Trapani: Pantelleria, Partanna, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Marsala, Favignana

L’ultima finanziaria regionale ha fissato in 85 i comuni siciliani che beneficeranno dell’intervento, grazie ad un fondo da due milioni di euro per coprire le spese del trasporto pubblico urbano dei giovani di età inferiore ai vent’anni.

L’intervento è riservato ai residenti nei comuni dotati di servizio di trasporto urbano e appartenenti a famiglie con un Isee non superiore a 25.000 euro. 
Saranno gli enti poi ad avviare i bandi comunali e ad assegnare il bonus in base alla cronologia delle domande presentate.

I contributi più consistenti per il bonus trasporti ai giovani sono andati alle tre Città metropolitane di Palermo (110.757 euro), Catania (67.846) e Messina (60.920). In provincia di Trapani, 33.432, così distribuiti: Pantelleria 13.050 euro; Partanna 13.167; Castellammare del Golfo 20.199; Castelvetrano 34.092; Marsala 45.864; Favignana: 6.099.

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