Personaggi
12 settembre 2025 il CC De Falco lascia l’Ufficio Marittimo di Pantelleria – Intervista
“Pantelleria un’esperienza intensa e significativa, la mia prima di Comando, che mi ha permesso di crescere molto anche grazie al rapporto stretto con il personale: un legame umano e professionale che porterò sempre con me”
Il 12 settembre 2025 segnerà il passaggio di consegne dall’uscente Capitano di Corvetta, Vincenzo De Falco, a T.V. (CP) Giuseppe Claudio Marrone.
La cerimonia ufficiale si terrà alle ore 11,00, presso la Banchina Castello del Porto di Pantelleria.
Sarà un momento di commozione per tutti, di dispiacere, come ogni volta che va via qualcuno e di curiosità verso colui che prenderà la reggenza della Guardia Costiera isolana.
Abbiamo intervistato il Comandante Vincenzo De Falco, per un bilancio della sua permanenza a Pantelleria.
Comandante, dopo due anni, cosa può dire sull’isola e i suoi abitanti? Si è sentito accolto, a casa, oppure ha trovato “difficoltà” di qualche natura? “Fin dal primo giorno mi sono sentito accolto con calore e rispetto. Pantelleria è un’isola dal carattere forte, come i suoi abitanti: autentici e profondamente legati alla propria terra. Mi scuso se a volte sono sembrato un po’ assente: è dipeso sia da esigenze familiari, sia soprattutto dalla volontà di mettere al centro l’Istituzione e non la mia persona.
“Ho scelto di operare senza proclami, lavorando nell’ombra, perché credo che la Guardia Costiera debba parlare con i fatti. Indubbiamente Pantelleria è una realtà che, anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo, mette alla prova: lo ha fatto con me e con la mia famiglia, che per un anno è rimasta qui con me e poi è dovuta rientrare. È stata un’esperienza impegnativa ma al tempo stesso formativa.”
Quali sono stati i momenti più difficili che ha vissuto, con una realtà da avamposto come la nostra isola? Quale emergenza ha prevalso nella sua esperienza pantesca? “Pantelleria è, a tutti gli effetti, un avamposto, con tutte le difficoltà che questo comporta. I momenti più impegnativi sono stati quelli legati alle condizioni meteomarine estreme e agli interventi di soccorso in mare, che qui hanno sempre un livello di complessità maggiore.
“L’emergenza che ha prevalso è quella della salvaguardia della vita umana in mare: è il nostro compito primario e, in un contesto come questo, richiede prontezza, sacrificio e grande spirito di squadra. Ogni volta ho sentito forte il senso di responsabilità non solo verso chi era in difficoltà in mare, ma anche verso la comunità pantesca, che da sempre guarda alla Guardia Costiera come a un punto di riferimento di sicurezza e protezione.”
Dal suo punto di vista di uomo di mare e con la sua esperienza, cosa andrebbe migliorato a livello di nautica, di ambiente? C’è qualcosa che andrebbe corretta? “Da uomo di mare credo che si possa sempre migliorare sotto due aspetti fondamentali: la sicurezza della navigazione e la tutela dell’ambiente. Pantelleria vive molto di turismo nautico e questo porta con sé opportunità ma anche responsabilità: serve maggiore consapevolezza e rispetto delle regole da parte di chi frequenta il mare, sia residenti sia turisti e diportisti.
“Il disagio dell’isola, infatti, non può prescindere dal rispetto delle regole, che spesso non sono meri formalismi o cavilli burocratici ma derivano da norme nazionali o da corollari basilari per l’uso civile del mare. La prevenzione poi è fondamentale, perché un comportamento corretto riduce i rischi per le persone e protegge un patrimonio naturale straordinario ma fragile, che è il vero valore aggiunto dell’isola.
“Penso che solo con l’impegno congiunto delle istituzioni, degli operatori locali e dei cittadini si possa continuare a valorizzarlo e difenderlo.”
Se glielo proponessero, resterebbe o tornerebbe a Pantelleria? Con quale animo lascia questa isola? “Pantelleria rimarrà sempre una tappa importante della mia vita e della mia carriera, ma non credo che ci sarà un ritorno. È stata un’esperienza intensa e significativa, la mia prima esperienza di Comando, che mi ha permesso di crescere molto anche grazie al rapporto stretto con il personale: un legame umano e professionale che porterò sempre con me.
“Lascio con un po’ di dispiacere, perché separarsi da una comunità e da un equipaggio con cui si è condiviso tanto non è mai semplice, ma anche con la serenità di chi sa di aver fatto il proprio dovere al servizio della collettività tutelando soprattutto chi, in silenzio, rispetta le regole e non chiede favori, e certo di aver messo delle buoni basi per chi verrà dopo di me.”
Adesso dov’è diretto? cosa porterà con sè dell’esperienza isolana? “La mia prossima destinazione sarà la Capitaneria di Porto di Ortona, dove avrò l’onore di ricoprire l’importante incarico di Capo Servizio Operativo. È una nuova sfida che affronterò con lo stesso spirito di servizio che mi ha guidato qui a Pantelleria.
“Di quest’isola porterò con me tanto: la durezza e la bellezza di un contesto che mette alla prova, l’esperienza unica del mio primo Comando, il legame con il personale e il ricordo della vicinanza della comunità pantesca. Sono convinto che quanto appreso qui sarà un patrimonio prezioso anche per il mio futuro servizio.”
La redazione augura al nostro Comandante ogni miglior futuro professionale, come uomo e come papà: pochi giorni fa, infatti, veniva alla luce il suo secondogenito.
Appuntamento, dunque, per il passaggio di consegne previsto per il 12 settembre ore 11, Banchina Castello.
Cultura
Pantelleria, 7 dicembre cerimonia di svelamento del busto in bronzo in memoria del Dott. Michele Zurzolo
Opera del M° Michele Cossyro
La nota del nostro Sindaco Fabrizio D’Ancona
Alla cittadinanza, Il Sindaco comunica che il 7 dicembre, alle ore 16:00, in Piazza Perugia, nella contrada Tracino, avrà luogo la cerimonia di svelamento del busto in bronzo dedicato al Dott. Michele Zurzolo, medico che ha segnato in maniera indelebile la storia umana e sanitaria della nostra isola.
Originario della Calabria, il Dott. Zurzolo scelse di restare sull’isola, facendo della professione medica una vera e propria vocazione al servizio della comunità.Per decenni è stato un punto di riferimento costante per intere famiglie, raggiungendo anche le zone più difficili dell’isola con spirito di sacrificio, senso del dovere e profonda umanità. Il suo operare è stato caratterizzato da una presenza discreta ma instancabile, sempre vicino ai più fragili, spesso senza badare al compenso, ma solo al bisogno delle persone.
La realizzazione del busto rappresenta un segno concreto di riconoscenza pubblica verso un uomo che ha interpretato la medicina non solo come professione, ma come autentico servizio alla collettività, lasciando un’eredità morale che ancora oggi vive nella memoria dei panteschi.
La scelta di Tracino, luogo in cui il dottore visse e operò, conferisce a questo omaggio un valore ancora più profondo, legato al territorio e alla comunità che più direttamente ha beneficiato della sua dedizione. Un sentito ringraziamento è rivolto al maestro Michele Cossyro, autore dell’opera, che con sensibilità artistica ha contribuito a rendere permanente il ricordo di una figura così significativa per l’isola. La cittadinanza è invitata a partecipare a questo momento solenne di memoria e gratitudine collettiva.
Personaggi
Nicola Pietrangeli è morto: il primo azzurro a vincere uno slam
E’ morto a 92 anni il grande campione icona del tennis italiano: Nicola Pietrangeli, icona dello sport senza tempo.
Un talento con la racchetta, fu capitano della Davis vinta nel 1976, nonchè primo azzurro a vincere uno Slam, nel 1959 il trionfo al Roland Garros.
Nato a Tunisi l’11 settembre 1933, era figlio di padre italiano e madre di origini russe. La sua famiglia si trasferì a Roma dopo essere stata espulsa dalla Tunisia.
Il piglio volitivo, l’azzurro degli occhi era una presenza televisiva frequente con un passato sportivo straordinario.
Considerato fra i dieci migliori tennisti del mondo fra il 1957 e il 1964: arrivato al n.3 in classifica, ha vinto due volte lo Slam di Parigi (1959 e 1960), tre i successi al torneo di Monte Carlo e due agli Internazionali d’Italia.
Ha conquistato 67 titoli, ma continua a detenere il primato mondiale di tutti i tempi in Coppa Davis per partite giocate (164), incontri vinti in singolare e in doppio. Nel 1960 e nel 1961 ha raggiunto la finale della manifestazione, mentre da capitano ha guidato l’Italia alla prima storica conquista del trofeo nel 1976 in Cile.
In copertina immagine da facebook
Personaggi
E’ morta Ornella Vanoni, un’artista di grande di stile, simpatia e sagacia
“Io voglio vivere finchè do alla vita qualcosa”
Il mondo della musica perde una vera icona… “senza fine”
La voce tra le più imitate e seducenti della musica italiana si è spenta per sempre.
Ornella Vanoni è morta a 91 anni, nella sua casa di Milano, colpita da un arresto cardiocircolatorio. I soccorritori sono arrivati quando ormai era troppo tardi.
Classe ’34, con lei si chiude un sipario dello spettacolo senza tempo e senza repliche. L’artista, che aveva esordito nello spettacolo a teatro con Strehiler, non era solo una cantante, era un simbolo capace di attraversare epoche senza mai diventare fuori moda.
All’attivo si contano quasi settant’anni di carriera e oltre 55 milioni di dischi venduti, che hanno scolpito la sua voce nella memoria mondiale.
La personalità forte, caratterizzata spesso da sferzate pungenti, era dotata di grande intelligenza e capacità da riuscire a cantare sul palco duettando con giovani big della canzone italiana.
Negli ultimi anni era diventata la presenza fissa più attesa da Fabio Fazio, forse più della Littizzetto, che superava in simpatia e spontaneità.
Lo scorso giugno venne insignita della laurea honoris causa. Durante la cerimoni seppe manifestare la sua regale umiltà.
Parlando della morte, la cantante milanese così si è espressa “Io non voglio morire troppo grande. Io voglio vivere finchè alla vita do qualcosa e la vita mi dà. Il giorno in cui non dò più o non mi dà, io non voglio vivere.”
Ieri sera se ne è così come ha vissuto, con stile, senza clamore.
Di lei rimarranno le sue canzoni intramontabili, impresse addosso al suo pubblico come cicatrici dolci.
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