Cronaca
12 marzo 2022: prima Giornata contro la violenza verso gli operatori sanitari

Record di “vittime” tra gli infermieri, “prima linea” nel contatto con le persone
Gli infermieri sono i professionisti della Sanità in assoluto più colpiti dagli atti di violenza sugli operatori sanitari.
L’89% è stato vittima di violenza sul lavoro e nel 58% dei casi si è trattato di violenza fisica: hanno subito violenza in generale sul posto di lavoro circa 180mila infermieri e per oltre 100mila si è trattato di un’aggressione fisica.
La situazione poi si sta aggravando perché accanto alle usuali violenze, durante la pandemia si sono create situazioni come quelle in cui non è stato possibile far avvicinare persone ai ricoverati che ha generato fortissime tensioni e numerose aggressioni e ci sono poi i no-vax che sono autori di continue aggressioni e minacce, anche di morte.
Di tutte le aggressioni al personale sanitario secondo l’INAIL, il 46% sono a infermieri e il 6% a medici (gli infermieri sono i primi professionisti a intercettare le persone che si rivolgono ai servizi, sia nel triage ospedaliero che a domicilio). Quindi le aggressioni a infermieri sarebbero circa 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali non sono neppure denunciate), 13-14 al giorno in media. Ma le mancate denunce e gli episodi non rilevati dimostrano che il numero è sicuramente sottostimato e in realtà le violenze (verbali e fisiche) sono almeno 10-15 volte più numerose.
Per questo, grazie al co-finanziamento della FNOPI, è stato realizzato da otto Università italiane lo studio nazionale multicentrico sugli episodi di violenza rivolti agli infermieri sul posto di lavoro (ViolenCE AgainSt nursEs In The workplace CEASE-IT).
Dalla ricerca – i cui dati complessivi saranno presentati all’Osservatorio contro la violenza sul personale sanitario – emerge che più della metà (il 54,3%) ha segnalato l’episodio, ma chi non l’ha fatto (l’altra metà dei professionisti coinvolti) si è comportato così perché, nel 67% dei casi ha ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio, nel 20% convinto che tanto non avrebbe ricevuto nessuna risposta da parte della struttura in cui lavora, il 19% ritiene che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perché si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire.
Le conseguenze in un’aggressione ci sono sempre: il 24.8% degli infermieri che ha segnalato di aver subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta un danno fisico o psicologico, e per il 96.3% il danno è a livello psicologico, compromettendo spesso anche la qualità dell’assistenza.
Il 10.8% dichiara poi che i danni fisici o psicologici hanno causato disabilità permanenti e modifiche delle responsabilità lavorative o inabilità al lavoro.
Ma la conseguenza professionale prevalente riguarda il “morale ridotto” (41%) e “stress, esaurimento emotivo, burnout” (33%).
“La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. E questo studio è il primo passo”.
Le cause del fenomeno sono multifattoriali e includono: personale ridotto (la carenza), elevato carico di lavoro, tipologia di pazienti. I principali fattori di rischio sono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza, che portano a danni fisici, ma anche disturbi psichici, negli operatori che subiscono violenza.
“Con lo studio – aggiunge Mangiacavalli – si descrivono le caratteristiche degli episodi di violenza vissuti dagli infermieri sul posto di lavoro negli ospedali italiani e sul territorio, per meglio identificare i fattori predittivi di violenza. Oggi purtroppo, nonostante le evidenze emerse durante la pandemia, si stanno affermando messaggi culturali che inducono la popolazione a coltivare una rabbia crescente verso gli operatori delle strutture. A questo concorrono le notizie spesso scandalistiche e molte volte false, sui servizi sanitari, che creano a priori un’aspettativa negativa nei confronti dei servizi, che a sua volta fomenta la frustrazione e la rabbia e mina il rapporto di fiducia tra cittadini e operatori”.
Contro la violenza, in particolare sulle donne che nella professione infermieristica sono quasi il 77% dei professionisti, FNOPI ha anche aderito alla campagna di sensibilizzazione e di promozione della salute #LOTTOcontrolaviolenza da poco avviata da Federsanità ANCI e Asl di Viterbo. “Un’iniziativa – chiosa Mangiacavalli – che dà il senso di un impegno che va oltre le semplici celebrazioni di facciata”.
Cronaca
Mediterranea, multa da 10mila euro e fermo per 60 giorni per la disubbidienza al Viminale

MEDITERRANEA IN CATENE PER DUE MESI E 10MILA EURO DI MULTA. “PROVVEDIMENTO PIANTEDOSI VENDETTA ABNORME E ILLEGITTIMA”
2 settembre 2025 – Il Prefetto di Trapani, per conto del Ministero dell’Interno, ha notificato al comandante e all’armatore della nostra nave MEDITERRANEA uno dei più pesanti provvedimenti in applicazione del Decreto Legge Piantedosi, che in questi tre anni abbiano colpito le imbarcazioni della flotta civile di soccorso: 10mila euro di multa e il fermo amministrativo per 60 giorni, cioè la nave in catene per due mesi.
Ci viene contestata la “grave, premeditata e reiterata” disobbedienza all’ordine del Viminale di raggiungere il lontano porto di Genova con naufraghi a bordo soccorsi a oltre 690 miglia di distanza, traumatizzati e provati non solo dalla detenzione libica, ma anche dal tentato omicidio di cui sono stati vittime in mare.
Secondo il governo, Mediterranea è colpevole di aver invece agito per garantire al più presto possibile le necessarie cure mediche e psicologiche a terra per queste 10 persone. Esseri umani, gettati con violenza in mare dai trafficanti e miliziani libici la notte di giovedì 21 agosto in acque internazionali al largo della Libia, persone da noi soccorse e sbarcate nel porto di Trapani nella serata di sabato 23. E dunque quale sarebbe il grave reato che abbiamo commesso? Abbiamo forse fatto del male a qualcuno, abbiamo distrutto qualcosa, abbiamo sparato addosso a qualcuno come fanno i “guardacoste” libici? Non eravamo in regola con qualche certificazione? Niente di tutto questo. La nostra colpa, la colpa di Mediterranea che oggi è agli arresti, è aver detto “SignorNO!” a un ordine assurdo e disumano, quello di raggiungere un porto inutilmente lontanissimo, mettendo al primo posto la salute e la salvaguardia delle persone, e rifiutando di giocare sulla loro pelle stupidi giochetti politici di bassa lega.
Mediterranea, il suo comandante, il suo capomissione, il suo equipaggio di mare e di terra, hanno agito secondo il diritto marittimo, nazionale ed internazionale, e secondo i principi di umanità e giustizia che dovrebbero caratterizzare ogni atto pubblico delle istituzioni, che al contrario usano i loro poteri per una continua e odiosa propaganda elettorale permanente.
Disobbedire a un ordine illegittimo ed illegale è questione di dignità, e anche di pratica dell’obiettivo: la nostra azione, che oggi causa le catene e l’arresto di una nave che soccorre per sessanta giorni, ha prodotto “qui ed ora” l’immediato sbarco in un porto sicuro di dieci naufraghi, il porto più vicino possibile, non il più lontano immaginabile, e questo era quello che ci interessava. A Piantedosi, alle sue catene, continueremo a rispondere “SignorNO!” perché non siamo sudditi.
Ricorreremo d’urgenza all’Autorità giudiziaria competente affinché questo provvedimento di “vendetta”, abnorme e illegittimo sotto ogni punto di vista, sia annullato. Mediterranea deve tornare in missione di ricerca soccorso in mare il prima possibile, perché ci sono tante vite umane a rischio. Le uniche catene che una nave può sopportare, sono quelle delle sue ancore: le altre, quelle che imprigionano, vanno spezzate.
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Cronaca
Trapani, finto dentista smascherato: l’Ordine dei Medici lancia l’allarme sulla salute dei cittadini

L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trapani esprime
forte preoccupazione a seguito della recente denuncia per esercizio abusivo della
professione odontoiatrica emersa nel territorio provinciale.
Il Presidente della Commissione Albo degli Odontoiatri, dott. Vito Sanci, ha
dichiarato: “Ringraziamo le Forze dell’Ordine, in particolare i Carabinieri, per
l’impegno e l’attenzione dimostrata nelle indagini. Episodi come questo destano un
profondo allarme sociale: leggere nel 2025 notizie di falsi dentisti e falsi tecnici, in un
contesto in cui tanti giovani colleghi qualificati faticano a trovare spazio nel mondo
del lavoro, è doppiamente doloroso”.
Il Presidente ha inoltre sottolineato i gravi rischi connessi a queste pratiche:
mancanza di autorizzazioni sanitarie, mancato rispetto dei protocolli di igiene,
sterilizzazione e sicurezza clinica. “Tutto ciò – ha aggiunto – si traduce in un grave
pericolo per la salute dei cittadini, che rappresenta invece il nostro principio guida e
la nostra priorità assoluta”.
L’Ordine invita pertanto i cittadini a segnalare prontamente eventuali situazioni
sospette e, in caso di dubbi, a rivolgersi all’Ordine stesso per verificare l’iscrizione e
la regolarità dei professionisti.
“Solo attraverso la collaborazione e la vigilanza reciproca – ha concluso il Presidente
– possiamo difendere il diritto alla salute e contrastare con fermezza l’esercizio
abusivo della professione”.
Questo nuovo episodio segue a distanza di tempo altre vicende analoghe, come il
caso della clinica Visodent, e conferma l’attenzione costante dell’Ordine nei
confronti della tutela della cittadinanza e della professione odontoiatrica.
Cultura
Pantelleria – IV edizione Cappero Fest: 10 settembre ricco programma per il nostro smeraldo, il cappero pantesco

CAPPERO FEST – IV edizione organizzata dall’Associazione Barbacane
Mercoledì 10 settembre 2025
Punta San Leonardo – Pantelleria
Un’intera giornata dedicata al cappero e alle tradizioni dell’isola, tra natura, storia, enogastronomia e musica.
Programma
Ore 09:30 – 13:00
Escursione naturalistica con guida ufficiale del Parco Nazionale di Pantelleria: Giardino Pantesco del FAI, Piana di Ghirlanda, Cappereto Bonomo e Cooperativa Capperi. Un percorso alla scoperta delle tecniche agricole e delle lavorazioni legate al cappero e alla vite ad alberello, patrimonio UNESCO.
Ore 10:00 – 12:00
Visita al bunker della Seconda guerra mondiale in via dello Scalo Scauri (parcheggio La Vela), a cura dell’Associazione Arma Aeronautica.
Ore 18:30 – 23:50
Inaugurazione ufficiale del Cappero Fest IV edizione e apertura stand beverage & food in collaborazione con i ristoranti Da Pina e Favarotta.
Ore 21:30 – 23:50
Spettacolo musicale con Ottoni Animati feat. Emmel.
Un appuntamento che unisce gusto, cultura e spettacolo per celebrare uno dei simboli più autentici di Pantelleria.
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